ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 28 febbraio 2020

La derisione delle genti"

Stop alle Messe, il balletto tra Governo e vescovi

Diocesi in ordine sparso: a Milano il Duomo riapre solo ai turisti, non al culto; a Venezia si chiede di riavere almeno le Messe feriali. Ma non c'è mai stato un ordine di chiusura delle chiese perché avrebbe contrastato con il Concordato e con la Costituzione, che non contemplano stop per ragioni di salute pubblica. Nel decreto sul Coronavirus, il Governo non parla di Messa, ma genericamente di eventi religiosi in luoghi pubblici. Semmai sono stati i vescovi a dare un'interpretazione fin troppo rigida alle ordinanze locali, regalando allo Stato un precedente.





Al quinto giorno di sospensione forzata delle Messe in tutto il nord Italia qualcuno ha iniziato a rialzare la testa: «Riaprite le chiese», chiede il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia appellandosi alla comprensione del governatore Zaia. «Almeno la Messa feriale, dove di solito c’è meno gente, speriamo che comprenda». A Milano invece il Duomo riaprirà lunedì ma solo ai turisti, non per il culto. A Bologna ci saranno le Messe, ma il vescovo esonera comunque dal precetto festivo. 

Si va in ordine sparso, con la scusa dei decreti regionali. 

Il punto è che i governatori potrebbero riaprire le chiese per il semplice fatto che non hanno nessuna autorità nel chiuderle e non avevano nessuna autorità nel predisporre la sospensione forzata delle Messe.

Così non si comprende se a dettare questa settimana “surreale” - come l’ha chiamata Moraglia - di digiuno eucaristico, sia stata più la forzatura del governo centrale nell’esigere dalla Chiesa di rinunciare al culto pubblico o la disponibilità incondizionata dei vescovi a svuotare le chiese prim’ancora di aver capito se il governo potesse effettivamente chiederglielo.

La questione è meramente giuridica, ma si è giocata a livello politico.

I vescovi hanno agito in ordine sparso perché in questa vicenda non c’è stato un coordinamento centrale da parte della Cei. Così ogni vescovo ha emesso disposizioni autonome - diverse le une dalle altre - in qualità di moderatore della liturgia della diocesi, giustificandosi con le disposizioni regionali, che nascono dal decreto urgente del governo approntato per fronteggiare l’epidemia di Coronavirus.


Ma nel decreto legge 6/2020 - che ora è in riconversione parlamentare - non si parla affatto di sospensione di Messe. All’articolo 1, comma c, si parla di «sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico».

Il punto è capire se le S. Messe rientrino nelle categorie di “manifestazioni, eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato”.

Se anche fosse stato nelle sue intenzioni, il Governo non avrebbe potuto includervi le chiese per il semplice motivo che questo contrasta con la lettera tanto del Concordato tra Stato e Chiesa quanto della Costituzione. E in secondo luogo avrebbe dovuto esserci a monte un accordo tra lo Stato italiano e l’autorità ecclesiastica, solitamente rappresentata dal presidente della Cei o dalla Segreteria di Stato vaticana. Tutto questo non è avvenuto: c’è stata più semplicemente una adesione/iniziativa spontanea delle Diocesi piuttosto che un adempimento di un ordine dell’autorità civile.

Ordine che non sarebbe potuto nemmeno partire. L’articolo 2 del Concordato del 1984 stabilisce che “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare, è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”.

Vi è poi la Costituzione che non permette alcuna limitazione della libertà religiosa per motivi di igiene o salute pubblica. L’articolo 19 ad esempio, stabilisce che tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitare in privato e in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

È la contrarietà al buon costume l’unico limite per i riti, non è quindi prevista la salute pubblica, che invece pone limitazioni alla libera circolazione nell’articolo 16, che è alla base del decreto del governo.

Questo non significa che l’autorità pubblica non possa limitare quando non proibire manifestazioni religiose tout court. Se, ad esempio, si trattasse di processioni o anche di Messe svolte in un luogo pubblico, uno stadio o un palasport, il questore potrebbe vietarle anche per ragioni di sanità pubblica come dice l’articolo 26 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza.

Ma la Messa in chiesa è una cosa diversa.  

In luogo pubblico significa all'aperto. Al limite una chiesa può essere considerata un luogo aperto al pubblico, non un luogo pubblico perché gode di una sorta di extraterritorialità garantita dalla legge. Si tratta di una distinzione sancita da una sentenza della Corte Costituzionale del 1957 (la n° 45) che affermò – a proposito di una confessione evangelica – che per le cerimonie e processioni in luogo pubblico c’è obbligo di preavviso del questore, mentre l’autorità civile non ha alcun potere se le cerimonie si tengono in un luogo non pubblico.


Insomma: leggendo i riferimenti normativi sembra proprio che Governo, Regioni e sindaci non avessero alcun potere di vietare le Messe con concorso di popolo negli edifici di culto. Di conseguenza, la decisione di sospenderle è direttamente attribuibile ai Vescovi.

Resta da capire la ratio con la quale il governo ha citato nel suo decreto anche gli eventi a carattere religioso. Se non ha pensato ai limiti posti dalla Costituzione e dal Concordato o se invece ci ha pensato, ma ha voluto eluderli, usando termini niente affatto chiari: in effetti, parlando di "riunioni in luogo pubblico o privato anche di carattere religioso" svolti in "luoghi chiusi aperti al pubblico" potrebbe far intendere di riferirsi anche alle funzioni religiose (la Messa) svolte all'interno delle chiese senza dirlo espressamente, proprio perché sapeva che non poteva affatto vietarle. E i vescovi avrebbero potuto aspettare - perlomeno - prima di applicare queste misure draconiane anche in diocesi dove ad oggi non c’è un solo contagiato da Coronavirus.

Una cosa è chiara: il Governo non aveva un diritto pieno nel pretendere la chiusura delle chiese, i vescovi lo hanno, diciamo così, aiutato, sacrificando le normative concordatarie e costituzionali. È un precedente che potrebbe costare caro quando lo Stato dovrà tornare a farsi vivo per impedire o limitare un diritto di culto in forza di una qualunque altra esigenza di igiene o ordine pubblico.

Andrea Zambrano

- LA PROCESSIONE DI PADRE GIAMBATTISTA, NOVELLO SAN CARLO 

- VERSO LA RECESSIONE E IL "GOVERNISSIMO", di Ruben Razzante

- ISLAM, STOP AL PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA di Stefano Magni

https://lanuovabq.it/it/stop-alle-messe-il-balletto-tra-governo-e-vescovi
Perché rubarci la Messa, se questa sola guarisce dal male?

«La fede è il più sicuro antidoto alle nostre angosce, malattie e fragilità e la Chiesa ha sempre sfidato le malattie pur di stare a contatto con gli ultimi: è quindi sbagliato vietare le celebrazioni eucaristiche. So che esprimendo quanto penso posso dare un dispiacere a tutte le forze in campo sia politiche, sia civili, sia religiose, ma non posso non ravvisare un potere subdolo e totalitario, che vuole rubare il suo posto alla Chiesa»


Ho pensato di condividere con voi il mio SCONCERTO riguardante la situazione creatasi a motivo del Coronavirus che, in questi giorni, ha praticamente paralizzato mezza Italia in quasi tutte le sue attività.

Per carità, può succedere: bisogna prevenire e tutelare la comunità il più possibile, ma non vi pare che sia tutto un po’ eccessivo? La mia rimostranza riguarda infatti la sospensione delle celebrazioni a carattere religioso. So che, pur ammirando il loro impegno e costante servizio, esprimendo quanto penso posso dare un dispiacere a tutte le forze in campo sia politiche, sia civili, sia religiose.

Tuttavia quanto sta succedendo ha dell’INCREDIBILE!!! Scusate, ma la Fede e la Religione non hanno costituito lungo i secoli l’ossatura della nostra stessa vita? La fede non è, per eccellenza, il più sicuro e certo antidoto alle nostre angosce, malattie, fragilità? E la Chiesa non è l’istituzione che, per eccellenza, si è sempre occupata degli ammalati, del sostentamento degli anziani e dei più poveri, della tutela dei bambini, di rispondere ai disagi più estremi che possono colpire tutti gli uomini?

Da sempre la Chiesa è stata in prima fila nel dare sostengo e conforto a chi soffre. Anzi, attraverso i suoi numerosi missionari è sempre stata presente proprio laddove il male, l’angoscia e la paura assalgono la gente. In molti casi anche sfidando le leggi della natura pur di non abbandonare gli uomini ai loro mali oscuri che spesso li divorano. E allora perché chiudere le chiese, mentre si lasciano aperti bar e negozi? Perché proibire la celebrazione eucaristica e togliere ad un popolo parte della sua vita religiosa?

Lo Stato ha invece il compito di proteggere le classi più deboli, di gestire l’economia, la finanza, le regole per la convivenza sociale e per la garanzia dei diritti e doveri di tutti, di incentivare lo sviluppo e la crescita di ogni settore sociale, senza eccezione e a favore del Bene Comune. Permettete allora una domanda: perché lo Stato si occupa di religione quando questa risponde ad una dimensione totalmente altra dalla sua? Di più: lo Stato non ha invece il compito di tutelare la libertà religiosa e di culto di ogni suo cittadino? Non dovrebbe essere l’istituzione che tutela quei beni NON NEGOZIABILI perché legati al diritto alla vita, alla dignità e alla spiritualità di ogni persona?

Pare che si stia invece scivolando verso un delirio collettivo in cui la religione, la fede e la spiritualità sono considerate fatti marginali alla vita della gente. Perciò chiedo ancora: Non è che così facendo si rischia, dietro le spoglie della laicità, una deriva autoritaria in nome del Bene Comune? Beh, qualche dubbio viene, data la pretesa dello Stato di intervenire su tutto: sulla vita, la morte, l'aborto, la sessualità, la droga, l'educazione da impartire, la famiglia e religione.

Infine, perché ora si pretende di togliere alla persona, ad ogni persona, la possibilità di scegliere se andare o meno a Messa, quando invece la fede, la preghiera, sono, per eccellenza, portatrici di BENE, di CONFORTO, di SPERANZA, nonché di GUARIGIONE DAL MALE. Ripeto che il dubbio è che molte Istituzioni, o altre forme di potere, stiano veicolando un totalitarismo ben mimetizzato, che in modo subdolo e sottile ci rende schiavi di molti signori e padroni!

Vi lascio con la Parola di Dio, letta ieri durante la SANTA MESSA del Mercoledì delle Ceneri, comunque celebrata da un uomo di Dio: "Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti…Il Signore vostro Dio…si impietosisce riguardo alla SVENTURA…Perdona Signore il tuo popolo…e non esporlo alla derisione delle genti" (Gioele 2, 12-17).

Buona Quaresima.

* Suora, fondatrice della Comunità Shalom-Regina della Pace
https://lanuovabq.it/it/perche-rubarci-la-messa-se-questa-sola-guarisce-dal-male

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.