Il documento è un disatro dottrinale di rara portata. Riprendiamo con grassettature nostre dalla fonte ufficiale VaticanNews.
Invitiamo a leggere anche l’articolo: Tutto il peggio di “Querida Amazonia”.
Innanzitutto il tema cruciale. Bergoglio precisa che
non intende né sostituire né ripetere il Documento finale che invita a leggere “integralmente”, auspicando che tutta la Chiesa si lasci “arricchire e interpellare” da esso e che la Chiesa dell’Amazzonia si impegni “nella sua applicazione”.
Ancora più esplicite le parti successive:
Il Papa volge lo sguardo più in profondità indicando le “vie di inculturazione in Amazzonia”. (70-74). I valori presenti nelle comunità originarie, scrive, vanno tenuti “in conto nell’evangelizzazione”. E nei due paragrafi successivi si sofferma sulla “inculturazione sociale e spirituale” (75-76). Il Papa evidenzia che, vista la condizione di povertà di tanti abitanti dell’Amazzonia, l’inculturazione deve avere “un timbro fortemente sociale”. Al tempo stesso, però, la dimensione sociale va integrata con quella “spirituale”.
L’Esortazione indica poi i “punti di partenza per una santità amazzonica” (77-80) che non devono copiare “modelli da altri luoghi”. Sottolinea che “è possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico”. Si può valorizzare, aggiunge, un mito “carico di senso spirituale” senza necessariamente considerarlo “un errore pagano”. Vale lo stesso per alcune feste religiose che, sebbene richiedano un “processo di purificazione”, “contengono un significato sacro”.
Altro passaggio significativo di Querida Amazonia è sull’inculturazione della liturgia (81-84). Il Pontefice constata che già il Concilio Vaticano II aveva richiesto uno sforzo di “inculturazione della liturgia nei popoli indigeni”. Ricorda inoltre, in una nota al testo, che nel Sinodo “è emersa la proposta di elaborare un rito amazzonico”. I Sacramenti, esorta, “devono essere accessibili, soprattutto ai poveri”. La Chiesa, sottolinea richiamando Amoris laetitia, non può trasformarsi in una “dogana”
Ancora:
Dopo i Sacramenti, Querida Amazonia si sofferma sulle “comunità piene di vita” (91-98) in cui i laici devono assumere “responsabilità importanti”. Per il Papa, infatti, non si tratta “solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati”. Un obiettivo “limitato” se non si suscitasse “una nuova vita nella comunità”. Servono, dunque, nuovi “servizi laicali”. Solo attraverso “un incisivo protagonismo dei laici”, ribadisce, la Chiesa potrà rispondere alle “sfide dell’Amazzonia”. Per il Pontefice un posto speciale hanno pure i consacrati, mentre ricorda il ruolo delle comunità di base che hanno difeso i diritti sociali e incoraggia in particolare l’attività della REPAM e dei “gruppi missionari itineranti”.
QUERIDA AMAZONIA. CUORI DOLORANTI, E SOSPETTI FUTURI.
Marco Tosatti
Come avrete visto è ampio il dibattito sui social e sui giornali intorno all’esortazione apostolica Querida Amazonia, su quanto e come e se abbia disatteso le aspettative riguardo a viri probati, celibato opzionale per i latini e diaconato femminile e più in generale di una qualche non meglio precisata riforma. Se Antonio Spadaro coraggiosamente – seguito da altri, a cui ha dato la linea – cerca di vedere aperture positive, nuovi orizzonti e nuovi cieli laddove altri tirano un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, è interessante riportare quello che afferma “Noi siamo Chiesa”, nella sua sezione italiana. Del comunicato vi riportiamo ciò che riguarda la parte sulla Chiesa (neretto nostro):
“Il quarto capitolo (“Un sogno ecclesiale”) contiene invece quanto riguarda più direttamente la Chiesa. Parla ampiamente dell’inculturazione, si sofferma sulla assoluta necessità ed opportunità che laici, e donne in particolare, continuino nel ruolo che già svolgono di dare continuità alla vita di tante piccole e disperse comunità. Forte è la sottolineatura dell’importanza dell’Eucaristia come momento indispensabile della vita del Popolo di Dio. Ma il passaggio fondamentale, ed il più atteso, che permetterebbe veramente di andare nella direzione dell’inculturazione, quello dell’accettazione della proposta dei viri probati viene ignorato , cioè bocciato. Si ricorre a una descrizione del ruolo del “sacerdote” (non del “presbitero”) che sembra scritta dall’ex S.Uffizio. Per quanto riguarda il diaconato femminile, dopo molti riconoscimenti ai ruoli femminili, identica posizione negativa. Dice il testo, “ in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo”. Sorprendente davvero questa affermazione che boccia il diaconato femminile ben aldilà dei confini dell’Amazzonia. Ci appare evidente una contraddizione tra la proclamata volontà di accettare pienamente sensibilità e culture che vengono da lontano e che esigono riconoscimenti ed accoglienza con il dovere di riconoscere nuovi ministeri e, in particolare, di facilitare l’assemblea eucaristica comunitaria , il cui ruolo, peraltro, viene enfatizzato”.
Piuttosto chiaro, no? Ma ancora più chiare le reazioni che vengono dal Reno, che evidentemente senza che ce ne accorgessimo ha cominciato a confluire nel Rio delle Amazzoni. Secondo il reportage di LifeSiteNews
“Il cardinale Reinhard Marx ha sottolineato che l’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” non intende sostituire il documento finale del sinodo amazzonico pubblicato lo scorso ottobre. Il documento finale aveva chiesto l’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati che vivono nella regione amazzonica. Durante la presentazione della “Querida Amazonia” ai media tedeschi a Bonn, il presidente uscente della Conferenza episcopale tedesca ha sottolineato che l’Esortazione apostolica pubblicata oggi “non vuole sostituire né ripetere” il documento finale del Sinodo”.
Dunque la questione del celibato “Non è assolutamente fuori discussione con la pubblicazione dell’esortazione! Piuttosto, Papa Francesco parla del suo desiderio di “presentare ufficialmente il documento finale” insieme alla Lettera Apostolica, e ci invita “a leggerlo per intero”, ha detto Marx.
Invece il Comitato Centrale dei Laici tedeschi – l’ala marciante della super progressista conferenza episcopale, ha espresso il suo disappunto: “Il Papa non trova il coraggio di attuare vere riforme. Ci dispiace moltissimo che abbia rafforzato le posizioni esistenti della Chiesa romana in termini di accesso al sacerdozio e di partecipazione delle donne ai ministeri”.
Ma il quadro, anche se necessariamente tutt’altro che esaustivo, non sarebbe completo senza l’opinione del principale protagonista dell’operazione Viri Probati, il cardinale Claudio Hummes, che ha riversato nell ‘operazione sforzi incredibili, andando dalla sua bella residenza di San Paolo praticamente in tutte le diocesi dell’Amazzonia, per incitare i vescovi a scrivere a Roma spingendo per chiedere l’ordinazione di viri probati. Intervistato da Vatican News, Hummes ha detto:
“Sarà difficile dire se frustrerà o meno. Non posso dirlo. Le persone che diranno di essere frustrate dovrebbero dire che non c’è nulla che possa frustrare le persone. Lo ripeto perché il Papa ha chiarito che l’intero documento, non alcuni numeri, sì e altri no, ma l’intero documento sia messo in pratica.
Il Papa ha anche chiarito che si tratta di un processo. E quindi, torniamo anche con tutta questa documentazione – sia che si tratti del Documento finale o dell’Esortazione del Papa, torneremo alle basi lì, ancora una volta, per iniziare insieme alla gente, per iniziare a costruire questi percorsi. Come, quindi, costruire questi percorsi ora, a questo punto del processo – un processo che aveva un punto alto, sì, al Sinodo, ma non si è concluso qui. È un percorso che dobbiamo ancora percorrere, continuare a percorrere, come la Chiesa deve sempre fare nella storia ”.
Dalle parole del porporato traspare la delusione per un qualche cosa che non è avvenuto. Ma che non si tratti di una partita totalmente chiusa, ce lo spiega don Nicola Bux in questa intervista. Secondo don Nicola Bux l’esortazione apostolica Querida Amazonia presenta delle fessure, a dispetto della riaffermazione dell’unicità del ruolo del sacerdote nella gestione dei sacramenti. Ma è interessante la risposta alla domanda:
Il libro di Benedetto XVI e Sarah ha esercitato il suo peso?
Sebbene sia stato detto dalle fonti ufficiali che il documento era pronto prima, da dicembre, mi consta che non è così: anzi, che proprio il libro in oggetto ha spinto a rivedere drasticamente la quarta parte dell’Esortazione, la quale comunque presenta fessure nelle quali infilare quanto è rimasto fuori.
Cosa possiamo ricavare dalla vicenda?
Benedetto XVI e il card. Sarah hanno testimoniato l’importanza del pensiero cattolico. Far pensare è il compito della filosofia, diceva Paul Ricoeur. L’attivismo oggi prevalente nella Chiesa e oltre, non aiuta anzi allontana tanti. Chi è cattolico deve, con determinazione, affermare la verità, e attendere con pazienza il tempo della grazia che la Provvidenza prepara. La Chiesa nella sua totalità non può incorrere nell’eresia. Se siamo membra di un corpo: non vi sono leggi sociologiche e politiche ma prevale la realtà della grazia, realtà ontologica e soprannaturale che rende l’uomo santo e gradito a Dio.
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Infine, un ultima notazione: i commentatori di sinistra, a cominciare da Luigi Accattoli e a finire al Manifesto, parlano senza esitazione di uno stop, di un rinvio a tempi indefiniti, a risposte non date a domande e proposte precise contenute nel documento finale, che non entra però a far parte dell’Esortazione, e resta là, domanda inevasa. Vedremo se dal Sinodo della Germania – che certamente si trova privo di una stampella importante, e sulla quale forse contava – verranno altre provocazioni.
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