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venerdì 27 marzo 2020

Il chiodo fisso

LE FOLLI POLEMICHE DI BARTOLOMEO SORGE. UN COMMENTO.


Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’amico Miguel Cuartero ci ha inviato una riflessione tanto severa quanto giusta sull’incredibile esternazione di Bartolomeo Sorge, sj, in merito al fatto che il coronavirus sembra abbia contagiato le regioni ricche – come la Lombardia e il veneto – piuttosto che i clandestini. “Sfido chiunque a negare il fatto che la diffusione del virus in Italia sia cominciata non da un porto riaperto ai naufraghi, ma dalla Regione più ricca”. Questo uso spudorato di una tragedia di cui vediamo ogni giorno le conseguenze per promuovere e difendere il traffico di esseri umani ha sollevato come era naturale una valanga di risposte. e Sorge sj allora ha voluto assumere il ruolo della vittima. Ma leggiamo Cuartero.

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PORTI APERTI: Le folli polemiche del gesuita: Non i migranti ma il ricco nord contagia l’Italia.
Lo ha fatto di nuovo. Non è certo nuovo a questo tipo di performance, ma questa volta il gesuita padre Bartolomeo Sorge l’ha sparata grossa. Spargendo il fuoco della polemica politica sui social mentre l’Italia è in ginocchio alle prese con una emergenza sanitaria senza precedenti nella sua breve (159 anni oggi) e pur travagliata storia.
Pochi giorni fa, il premier Giuseppe Conte, in un intervista al Corriere della Sera, sentenziava: «Alimentare polemiche non è sterile, è folle”, volendo così mettere a tacere le voci che oggi, mosse dalla rabbia e dall’impotenza denunciano gli errori commessi e l’inefficienza del governo, errori che si stanno evidenziando mano a mano che l’emergenza del coronavirus si estende per il paese. Non è dunque un appello del tutto disinteressato quello di un Premier che lavora per ripulire la propria immagine politica (regalandosi un ruolo di condottiero con quei “pieni poteri” che in tempi non sospetti hanno fatto stracciare non poche vesti) e quella di un governo che ha dimostrato la sua fragilità e si è trovato in bilico fino all’arrivo dell’emergenza sanitaria mondiale.
Di certo non è il momento delle polemiche politiche e lo sanno bene anche i leader dell’opposizione che cercano di contribuire all’emergenza, consigliando, suggerendo idee e soluzioni e alzando anche la voce (a dire il vero senza venir troppo considerati come una simile situazione esigerebbe).
I dati oggettivi riguardanti contagi e decessi (mai numeri ma persone e storie interrotte bruscamente dalla feroce pandemia) non lasciano spazio a polemiche. Ed è questione di buon senso. Secondo il bollettino di martedì sera, sono 2.503 le vittime del coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a lunedì di 345 morti. Un bollettino di guerra. Nella città di Roma si contano a decine e decine le ambulanze che sfrecciano per le strade deserte dell’Urbe. In Lombardia il sistema sanitario (virtuoso e per certi versi esemplare) rischia il collasso. Le provincie di Bergamo e Brescia sono strette in un vortice di contagi (200 dipendenti positivi al covid19 nel solo ospedale di Brescia) e piangono centinaia di morti. Il personale sanitario, in prima linea, è stremato e lamenta la mancanza di sostegno logistico. Lentamente ma progressivamente l’emergenza si sposta verso il sud della Penisola.
È chiaro a tutti dunque che, di fronte a questo scenario, è il momento di lasciar perdere tutte le questioni che sino al mese scorso animavano le diatribe politiche. Di tutto ciò torneremo verosimilmente ad occuparci ad emergenza finita e sarà il momento di analizzare, di giudicare e di raccogliere (politicamente) ciò che si è seminato. Probabilmente la storia porterà al pettine molti nodi da sciogliere e molte presunte certezze si scioglieranno come neve al sole.
Il buon senso però, lo abbiamo ormai imparato, non è dato a tutti. Nonostante la situazione di estrema emergenza, il novantunenne padre gesuita attacca su twitter per rilanciare la battaglia sui “porti aperti”, chiodo fisso della sinistra e di una parte delle gerarchie ecclesiastiche (in primis dai seguaci di sant’Ignazio). Sorge approfitta così per togliersi – a modo suo – qualche sassolino dalle scarpe e attaccare frontalmente avversari politici (posto che un sacerdote possa avere avversari politici, ma in questi anni, ahimè, la cosa non desta sorpresa soprattutto se i nemici sono a destra).
Sfido chiunque a negare il fatto che la diffusione del virus in Italia sia cominciata non da un porto riaperto ai naufraghi, ma dalla Regione più ricca.
Mentre il tweet ottiene centinaia di condivisioni e (incredibilmente) più di mille e settecento “mi piace”, tra cui quello del fondatore della comunità di Bose, fratel Enzo Bianchi, il messaggio ha ricevuto numerosissime critiche dagli utenti che commentano tra sgomento ed incredulità. Può un sacerdote parlare in questo modo mentre centinaia di italiani perdono la vita a causa della gravissima pandemia? Una brutta caduta di stile. Uno sberleffo in faccia ai defunti e ai morenti. Qualcuno ricorda che anche in Lombardia vivono persone in condizioni economiche disagiate. Poveri. Qualcun altro ricorda quando a fine gennaio Sorge criticava il sud retrogrado (lett. “fermo al palo”) che sceglieva la destra contrapponendolo alla “benestante” Emilia Romagna che – rinvigorita dalle Sardine, che Sorge ha paragonato ai primi cristiani – “guarda al futuro” votando il PD. Non manca i commenti scandalizzati di chi “ho lasciato la chiesa per preti cone lei” e gli insulti (che purtroppo non mancano mai). Infine, pochi utenti si mostrano indulgenti perché, si sa, l’età fa brutti scherzi.
Dura la risposta dell’ex ministro della difesa e deputato di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa che risponde cosi al gesuita:
#PadreSorge dice che temevamo per l’immigrazione selvaggia ma Il #Covid19 è arrivato dalla Lombardia. A parte che qualcuno qui lo ha portato e che c’entra poco col tema sicurezza e immigrazione, dico a padre Sorge che un vero prete dovrebbe non aver paura di portare conforto agli ammalati anziché da casa seminare odio sui social. Ma quei preti amano fra Cristoforo, lui sta molto al di sotto anche di don Abbondio.
Proprio quel don Abbondio, individualista, pavido e uomo di poca fede, citato da papa Francesco, che durante l’omelia a Domus Santa Marta ha ringraziato “i tanti preti che pensano a mille modi di stare vicino al loro popolo”, perché “hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare il don Abbondio”.
In precedente tweet l’anziano gesuita aveva sentenziato che il Covid-19 avrebbe già sconfitto “l’individualismo sovranista”. Cosa per lo meno opinabile se si guarda a come, di fronte all’emergenza, gli stati europei si siano attrezzati immediatamente per chiudersi a difesa del proprio territorio nazionale e della salute dei propri cittadini. Piuttosto è vero il contrario. Il Covid-19 sta facendo emergere il nazionalismo insito nel DNA degli stati occidentali mentre sgretola le basi del globalismo europeista, della sinistra progressista, dell’ecologismo gretista e del mito dell’onnipotenza dell’uomo ateo, svincolato da ogni legame religioso e guidato dal principio di autodeterminazione.
Forse è ora che, per il suo bene e per il bene di molti che leggendolo si scandalizzano (Mt 18,7), qualcuno consigli a padre Sorge (in camera caritatis) di ritirarsi in preghiera, di concentrarsi su ciò che realmente conta, di lasciar perdere la politica e – soprattutto – l’utilizzo dei social media.
Miguel Cuartero
Marco Tosatti
27 Marzo 2020 Pubblicato da  17 Commenti --

1 commento:

  1. Non so se Sorge Bartolomeo sia uso a queste dichiarazioni miserabili.
    Ora ha 91 (novantuno) anni.
    Pietà di lui.
    E pietà di tutti quei pietosi che gli hanno messo un like (!)

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