ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 18 marzo 2020

“Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare”?

Coronavirus. Un’istruzione della CEI ai sacerdoti, perché non facciano “i don Abbondio”


Dopo che papa Francesco aveva più volte esortato i sacerdoti ad avere “il coraggio di uscire e andare dagli ammalati portando l’eucarestia”, e ringraziato quelli che “hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare i don Abbondio”, è suonata come una nota stridente, su “L’Osservatore Romano” dato alle stampe il 16 marzo, la voce del vescovo di Bergamo Francesco Beschi, il quale ha detto, come rassegnato:

“Non possiamo nemmeno più dare l’unzione agli infermi: i sacerdoti nelle parrocchie cercano di avvicinare i malati ma c’è la preoccupazione di non portare il virus insieme con il Signore Gesù, quindi c’è anche un po’ di prudenza”.
In assenza di incontri reali tra i sacerdoti e i malati, il vescovo di Bergamo ha prospettato l’estensione di un ricorso ai sacramenti – l’eucaristia, la confessione, l’unzione degli inferni – fatto solo di “voto”, di “desiderio”, in attesa di tempi migliori nei quali tornare dal virtuale al reale.
Ma già per le messe trasmesse in streaming – quindi con la sola comunione spirituale – avviene oggi qualcosa di simile, col rischio messo in luce, tra gli altri, da una personalità non sospetta di nostalgie come Enzo Bianchi del monastero di Bose, per il quale “la virtualizzazione della liturgia significa morte della liturgia cristiana, che è sempre incontro di corpi e di realtà materiali”.
Ebbene, i “Suggerimenti per la celebrazione dei sacramenti in tempo di emergenza Covid-19” che la segreteria della conferenza episcopale italiana ha inviato a tutti i vescovi martedì 17 marzo sembrano proprio voler contrastare questo rischio, a giudicare da quel che è scritto nei tre paragrafi iniziali:
“I suggerimenti proposti si armonizzano con la tradizione della Chiesa per cui, se non sussistono le condizioni per poter amministrare il sacramento, ’supplet Ecclesia’, affidandosi al ‘votum sacramenti’, come del resto il ‘battesimo di desiderio’ insegna.
“Nello stesso tempo, la storia della Chiesa testimonia che, in situazioni estreme di guerra o di epidemia, i sacerdoti non sempre hanno potuto avvicinarsi ai fedeli che necessitavano di ricevere i sacramenti indefettibili, ma tutte le volte che è stato possibile lo hanno fatto con gli accorgimenti e le dotazioni che avevano a disposizione.
“Lo scopo di questa nota, diretta ai sacerdoti impegnati nel servizio pastorale al di fuori dei presidi ospedalieri e degli istituti di ricovero e cura, è duplice: assicurare ai fedeli che ricevono i sacramenti una adeguata protezione dal possibile contagio virale; prevenire una eventuale infezione del ministro del sacramento”.
L’istruzione è molto dettagliata e spiega come fare nel celebrare la messa, nel portare il viatico, nell’amministrare il battesimo, la confessione, l’unzione degli infermi, col massimo di attenzione per evitare il contagio ma senza rinunciare a un contatto personale con i malati. Nello spirito di un san Carlo, se non con le sue maniere.
(Nel sito ufficiale della CEI l’istruzione ancora non compare, ma può essere letta per intero nel sito dell’arcidiocesi di Bari e Bitonto).
Settimo Cielo
di Sandro Magister 17 mar


Preghiera alla Madonna dei Soldati

                                         
                               
                  
Di Sabino Paciolla

Tale è la testimonianza dei santi nei tempi della prova. Siate come Santa Monica.

“Agostino ci dice che, mentre di solito sono i navigatori esperti a confortare e rassicurare i passeggeri spaventati e in pericolo di vita, è stata la sua vulnerabile madre a “tenere alto il morale dei marinai” e a promettere “che sarebbero arrivati sani e salvi in porto”. Tale è la testimonianza dei santi nei tempi della prova. Non siate avvolti dalla fede di Babilonia. Siate come Santa Monica.” 
Così C.C. Pecknold in questo interessante articolo pubblicato su First Thing che propongo alla vostra attenzione nella mia traduzione. 
La peste del 1630
Possiamo pensare ora a qualcosa di diverso da grafici pandemici, scaffali vuoti, chiusure di scuole, eventi rimandati e il nostro stato di emergenza globale? Mentre alcuni rimangono a vari stadi di negazione, e altri hanno forti febbri da panico esistenziale, la maggior parte di noi è a casa a cercare di capire come possiamo istruire i nostri figli, fare il nostro lavoro, evitare il contagio e sopportare una sentenza incerta di un internamento inaspettato. 
In molte conversazioni sentiamo dire che siamo in “acque inesplorate”. Questo è vero nel senso che la maggior parte di noi non ha mai sperimentato questo tipo di sconvolgimento disorientante della vita quotidiana. Possiamo leggere le storie delle pandemie del 1918 o del 1957, ma non toccano la nostra esperienza. Siamo stati stravolti nelle nostre abitudini quotidiane, e siamo tutti sconvolti. Tutto ciò che sembrava solido sembra improvvisamente traballante. L’unica cosa certa ora è che dobbiamo parlare del Coronavirus. 
Stranamente, tutto questo ci è caduto addosso al tempo della Quaresima, una specie di deserto nella Chiesa, paragonabile ai quaranta giorni e quaranta notti delle tentazioni di Cristo nel deserto e al deserto dell’esilio di Israele. Molte chiese sono state chiuse la domenica. Si celebrano messe senza fedeli. Piazza San Pietro è vuota. I cristiani di tutto il mondo si trovano non solo a distanza sociale, ma anche a distanza dal sacro culto e dalla comunione sacramentale. Per certi versi, i cristiani di questa Quaresima sono come Israele in esilio babilonese, privi di terra e di tempio. Così ho cercato di sfuggire un po’ al Coronavirus ritirandomi nel significato dell’antico esilio di Israele. 
Nelle sue famose omelie sulla creazione e la caduta, In principio, il cardinale Joseph Ratzinger scrive che Israele è stato a lungo “preoccupato per le sofferenze o le speranze della propria storia”, ma è stato solo con l’esilio babilonese che la creazione si è cristallizzata come tema dominante. Come molti cristiani oggi, gli antichi israeliti di Babilonia furono sopraffatti da un timore quasi ineluttabile che tutti i confini fossero stati spostati, che il centro non tenesse più, che non ci fosse più terra sotto i loro piedi, né un sacro baldacchino sopra le loro teste, furono esiliati nel timore che tutte le loro vulnerabilità sarebbero state gradualmente sopraffatte. Come osserva Ratzinger, era qualcosa di “incomprensibile”. 
È per questa disperazione dovuta all’esilio che i profeti hanno mostrato a Israele che il loro Dio non era come gli altri dei, “era il Dio che regnava su ogni terra e popolo”. Egli è stato il Dio che ha fatto non solo la terra sotto i loro piedi, ma tutto ciò che si vede e non si vede. Dio ha fatto tutto in cielo e in terra. Dio era la terra solida sotto di loro, così come il loro rifugio. 
Ma questa fede viva e vera rimaneva chiusa, per così dire, dentro le porte di Babilonia. Babilonia aveva le sue liturgie della creazione nell’Enuma Elish, che raffigurava il mondo che emergeva da una lotta tra potenze opposte. Marduk, il dio della luce, apparve all’inizio per dividere un drago primordiale per dividere il cielo e la terra, e modellò gli esseri umani dal sangue del drago. Come osserva Ratzinger, “All’origine stessa del mondo si annida qualcosa di sinistro, e nella parte più profonda dell’umanità si trova qualcosa di ribelle, demoniaco e malvagio. In questa visione delle cose solo un dittatore, il re di Babilonia. . . può reprimere il demonio e riportare il mondo all’ordine”. 
L’esilio babilonese è quindi un recinto teologico per la fede di Israele, ed è anche una tentazione nel deserto. Eppure la fede di Israele si è confrontata con questi miti pagani. Il mondo non è nato dal caos e dal conflitto. Piuttosto, esso “sorse dalla Ragione di Dio e riposa sulla Parola di Dio”. Così Ratzinger chiama il racconto della creazione di Israele il decisivo “illuminismo”. 
L’Illuminismo di Israele contrasta anche con il nostro moderno Illuminismo, che tipicamente vede il male e la sofferenza come la prova che non possiamo dipendere da Dio. Il laicista si fa beffe della preghiera come irrazionale, irrilevante, inefficace e, in ultima analisi, irresponsabile. Ma implicito nella loro derisione è un altro tipo di fede: la fede babilonese. 
Il racconto secolare della creazione è anche un recinto per noi cristiani ed ebrei. Non è proprio come il racconto babilonese, ma presenta alcune somiglianze. Vede il mondo come tendente all’entropia, e così ogni crisi è una sorta di perdita totale dalla quale non ci si riprenderà mai. Nella “cornice immanente” del recinto secolare, il centro non regge mai perché non c’è il Logos che tiene insieme l’intero cosmo. Il mondo è senza direzione, e sta a noi fare il mondo, sostenere il mondo, mantenerlo vivo contro la sinistra entropia che è in agguato al suo interno. Tutto è “gestito” dal caso e dai grafici, e nulla di tutto ciò può spiegare la ragionevolezza della creazione, e non può nemmeno tener conto della pretesa di Israele che, per riprendere in prestito da Ratzinger, “la creazione è orientata al sabato”. 
Quindi non c’è da stupirsi che in un’epoca secolare ci sentiamo costantemente esausti e vulnerabili, senza terra e senza tempio. Sentiamo il panico di questa pandemia all’interno di una sorta di recinto babilonese. Eppure il cristiano deve testimoniare una fede diversa. Il nostro racconto della creazione è lo stesso di quello dell’antico Israele in esilio. Come insegnava Sant’Agostino, Dio ha creato e sostiene il mondo attraverso la sua Parola eterna. Immensamente diversa dalla fede babilonese, la creazione non è caotica e capricciosa, ma ha misura, ordine e peso – la creazione è ragionevole, ha uno scopo. E anche la sofferenza ha uno scopo.
Quest’ultima affermazione è quella che la cornice immanente dell’epoca secolare rifiuta con più fervore. Il recinto babilonese insegna al mondo che il male e la sofferenza rendono nulla la nostra fede in Dio, poiché un Dio che non può fermare la sofferenza non è affatto Dio. Solo la “scienza” può aiutare. Ma una tale fede è palesemente vuota e perduta. Lascia le persone senza speranza e senza scopo, senza terra e senza tempio.
Come ci insegna Sant’Agostino, Dio non è la causa di alcun male, il male non è altro che la privazione del bene. Dio ha reso il mondo “molto buono”. Eppure, a causa della nostra caduta primordiale, Dio permette di soffrire – non come un limite a se stesso, come insisterebbe la fede secolarista – ma proprio per rivelare il suo amore e il rispetto per la sua creatura come causa a sua immagine e somiglianza. Come Dio può far uscire il bene più sovrabbondante dal male, per mezzo di Gesù Cristo, così ci ha resi capaci di far uscire il bene dai mali temporali con la sua grazia.
Così la fede di Israele nella creazione, che è anche la fede della Chiesa, porta con sé una dottrina della provvidenza. Dio ha creato il mondo, e governa il mondo. Questa è la fede che rompe le tenebre babilonesi e la paura dell’apocalisse. Il cristiano affronta la sofferenza in modo diverso perché vediamo il Creatore e la creazione attraverso il Verbo fatto carne, attraverso Cristo crocifisso, attraverso la speranza del Signore risorto che è la nostra via e il nostro fine.
Mi viene in mente l’anziana Santa Monica, che fece un lungo e pericoloso viaggio dal Nord Africa a Milano per raggiungere suo figlio, appena diventato retore imperiale in quella capitale. Il viaggio era talmente pericoloso che anche i marinai al comando erano spaventati e incerti di riuscire ad arrivare in porto. Agostino ci dice che, mentre di solito sono i navigatori esperti a confortare e rassicurare i passeggeri spaventati e in pericolo di vita, è stata la sua vulnerabile madre a “tenere alto il morale dei marinai” e a promettere “che sarebbero arrivati sani e salvi in porto”. Tale è la testimonianza dei santi nei tempi della prova. Non siate avvolti dalla fede di Babilonia. Siate come Santa Monica.
Di Sabino Paciolla
https://www.sabinopaciolla.com/tale-e-la-testimonianza-dei-santi-nei-tempi-della-prova-siate-come-santa-monica/


«Chiesa Aperta» (IV puntata) — La toccante supplica del Sindaco di Venezia a Santa Maria della Salute. Nella speranza che nessuno urli all’oltraggio verso il “dogma” dello Stato laico …


— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —
Offriamo ai nostri Lettori questo terzo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 
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TESTO DEL VIDEO
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Giovanni Zanchi

I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.
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Benvenuti alla quarta puntata di Chiesa Aperta!
In questi difficili giorni nella nostra Italia le chiese fatte di pietre e di mattoni rimangono aperte, come segno della Chiesa che resta presente e operante in mezzo al nostro popolo (cf Conferenza Episcopale Toscana, 14 marzo 2020); le chiese rimangono aperte anche se non vi si svolgono celebrazioni pubbliche. In una di queste chiese aperte si è svolta una preghiera del tutto particolare, della quale vogliamo ora parlare.
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La Basilica di Santa Maria della salute a Venezia fu edificata dal governo e dal popolo di Venezia come adempimento del voto fatto alla Madonna per la cessazione della peste del 1630; terminata l’epidemia per intervento della Santa Vergine, i veneziani eressero con grande impegno uno splendido monumento di spiritualità e di arte, ove ringraziare perennemente Dio per la ritrovata salute.
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Il 13 marzo ultimo scorso il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, si è recato ufficialmente alla Chiesa della salute per affidare la sua Città alla protezione della Madonna in questo tempo di epidemia, recitando la preghiera composta dal Patriarca di Venezia [ vedere video QUI].
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Il Sindaco di Venezia ha compiuto un gesto significativo e vero. Ce lo insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica:
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Numero 1884: «Dio non ha voluto riservare solo a sé l’esercizio di tutti i poteri. Egli assegna ad ogni creatura le funzioni che essa è in grado di esercitare, secondo le capacità proprie della sua natura. Questo modo di governare deve essere imitato nella vita sociale. Il comportamento di Dio nel governo del mondo, che testimonia un profondissimo rispetto per la libertà umana, dovrebbe ispirare la saggezza di coloro che governano le comunità umane. Costoro devono comportarsi come ministri della Provvidenza divina».
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Numero 2244: «Ogni istituzione si ispira, anche implicitamente, ad una visione dell’uomo e del suo destino, da cui deriva i propri criteri di giudizio, la propria gerarchia dei valori, la propria linea di condotta. Nella maggior parte delle società le istituzioni fanno riferimento ad una certa preminenza dell’uomo sulle cose. Solo la Religione divinamente rivelata ha chiaramente riconosciuto in Dio, Creatore e Redentore, l’origine e il destino dell’uomo. La Chiesa invita i poteri politici a riferire i loro giudizi e le loro decisioni a tale ispirazione della Verità su Dio e sull’uomo».
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Recandosi ufficialmente a pregare in Santa Maria della salute il Sindaco di Venezia ha messo in pratica le verità appena ricordate e ha dimostrato di avere a cuore il vero bene comune dei suoi concittadini. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda infatti anche un’altra verità molto importante:
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Numero 2244: «Le società che ignorano questa ispirazione o la rifiutano in nome della loro indipendenza in rapporto a Dio, sono spinte a cercare in se stesse oppure a mutuare da una ideologia i loro riferimenti e il loro fine e, non tollerando che sia affermato un criterio oggettivo del bene e del male, si arrogano sull’uomo e sul suo destino un potere assoluto, dichiarato o non apertamente ammesso, come dimostra la storia (cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 45; 46)».
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In questo tempo la diffusione di un microscopico virus ha reso evidente che la pretesa degli uomini di bastare a se stessi prescindendo da Dio è falsa. Una società che nega Dio diventa inevitabilmente tirannica e si ritrova sola di fronte alle catastrofi, incapace di promuovere e salvaguardare il vero bene degli uomini che la compongono. Bene quindi ha fatto il Sindaco di Venezia a chiedere l’aiuto di Dio nelle presenti necessità.
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In Italia non mancano autorità politiche si dichiarano cattoliche; ci attendiamo che nell’esercizio delle loro funzioni siano coerenti con la fede cristiana che professano, compiendo gesti simili a quelli del Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Il gesto vero da lui compiuto nell’adempimento del suo alto Ufficio ricorda a tutti noi di mettere in pratica 2 altri insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica.
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Numero 1900: «Il dovere di obbedienza impone a tutti di tributare all’autorità gli onori che ad essa sono dovuti e di circondare di rispetto e, secondo il loro merito, di gratitudine e benevolenza le persone che ne esercitano l’ufficio».
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Numero 2240: «L’Apostolo ci esorta ad elevare preghiere ed azioni di grazie “per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità» (1Tm 2, 2).
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Per questa intenzione i cattolici pregano solennemente ogni Venerdì Santo, ma specialmente in questo tempo di grande difficoltà è indispensabile supplicare il Signore affinché illumini, guidi e sostenga le pubbliche Autorità, così che possano agire prontamente e con successo per il bene di noi tutti. Nelle chiese aperte, sia quelle di pietra e di mattoni, sia quelle domestiche che sono le nostre case non manchi questa preghiera.
A risentirci domani per una nuova puntata di Chiesa Aperta.
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Sansepolcro (Arezzo), 18 marzo 2020
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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)
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