ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 7 aprile 2020

Reductio ad hominem

Perché Bergoglio ce l’ha con Maria?





La domanda nasce dalla ripetizione di concetti semplici e facilmente comprensibili che Bergoglio esprime con cadenza periodica. Non appena se ne presenta l’occasione egli non manca di ricordare che la Madonna è stata, in realtà, una donna come le altre e che i titoli e gli attributi a lei assegnati nei secoli sarebbero solo delle iperboli create dai fedeli che considerano colei che ha dato la vita terrena e ha cresciuto Gesù, come una donna eccezionale.

L’ultima occasione si è presentata lo scorso venerdì della prima settimana di Passione, 3 aprile, giorno in cui la liturgia cattolica commemora i “Sette Dolori di Maria”. Bergoglio ha ribadito gli stessi concetti, sottolineando che non si deve parlare di Maria come “co-redentrice”. Maria, dice Bergoglio, è solo discepola e Madre.
Concetti semplici: Madre, perché è innegabile che ella ha dato alla luce terrena il Bambino Gesù; discepola, perché ha seguito il Figlio nel corso dei tre anni del Suo ministero pubblico. Elementare.
Ma perché Bergoglio si rifiuta di soffermarsi, per esempio, sul fatto che, come Madre di Gesù, ella è inevitabilmente anche Madre di Dio? Si potrebbe pensare che lo fa perché vorrebbe negare la maternità trascendente di Maria, ma la cosa è invece molto più semplice: lo fa perché non riesce a capire il senso della “Maternità di Dio”, che è veramente difficile da capire e che giustamente viene definito “mistero”, e non riesce a capire questo mistero perché il suo intelletto non riesce ad andare oltre il concetto elementare di genitrice umana. Per Bergoglio, Gesù è nato uomo per mezzo di una donna, come accade per tutti gli uomini: niente di più e niente di complicato.

Cosa indica questa semplicità? Indica che Bergoglio vive entro un orizzonte limitato alla natura e al terreno, dal quale sfugge ogni elemento soprannaturale e celeste.
Non che lui non lo conosca e non ne riconosca la portata, ma perché per lui l’unica cosa che c’è di certo e di importante in tale elemento soprannaturale e celeste è la poesia, la genialità umana di abbellire gli accadimenti umani, avvolgendoli in un alone di fulgore in grado di far sognare e di deliziare l’immaginario.
Quando, per esempio, in questa occasione egli sottolinea che Maria non può essere co-redentrice perché il Redentore è uno solo è “questo titolo non si raddoppia”, non fa altro che guardare a Maria solo con gli occhi umani, non con gli occhi del cuore e tantomeno con gli occhi della fede: Maria è una Madre che vede morire suo Figlio e, come tutte le madri, è addolorata.
In questa visione non può esserci posto per il dolore soprannaturale di Maria, che Bergoglio non riesce neanche a supporre. Ed accade che non può esserci posto neanche per la mortalità soprannaturale di Gesù, per la Sua immolazione come atto sacrificale da offrire al Padre per il riscatto dei peccati degli uomini. Per Bergoglio, Gesù muore solo perché è un uomo che dà la propria vita  per gli altri uomini, come San Martino che si toglie il mantello per offrirlo a chi ha freddo e non ce l’ha.
E’ evidente che per lui la stessa idea del Padre che accetta il sacrificio del Figlio per la soddisfazione della giustizia divina, è un’idea irreale, un’idea e basta, che magari fa sognare l’uomo peccatore, ma che non corrispondere ad alcunché di soprannaturale.
Lo stesso dicasi per la fede. Bergoglio la fede ce l’ha, ma ha la fede in ciò che vede, in ciò che tocca, in ciò che sente, in se stesso, che sente respirare. La fede intesa come adesione dell’intelletto e della volontà alla Rivelazione di Dio, è cosa che Bergoglio vive alla sua maniera, visto che la Rivelazione lui la concepisce a seconda della possibilità del suo intelletto, la realtà di ciò che sfugge a questa possibilità non lo sfiora nemmeno.

Da qui si capisce perché Bergoglio è convinto che Dio giudicherà gli uomini, non per i loro peccati che arrecano offesa a Dio, ma per la loro azione caritatevole nei confronti dei poveri e dei meno fortunati.
La visione di Bergoglio è talmente rinchiusa nell’orizzonte terreno che non riesce neanche a capire perché, oltre alla terra, possa esserci anche il cielo. E se è costretto a guardare in alto e a constatare che la terra è circondata dal cielo, egli lo vede come atmosfera, come la parte meno pesante della stessa terra, come l’ambito in cui la terra vive e palpita e che pertanto va preservato in chiave meramente ecologica, come si usa dire oggi. Insomma: se c’è il cielo è perché esso fa parte della natura creata, l’habitat in cui vive l’uomo, che va preservato come “madre terra”.
Impossibile spiegare a Bergoglio che esiste una dimensione sopra-naturale, perché lui non riesce a cogliere questa possibilità neanche per se stesso: la sua anima è un mero modo di dire per indicare quella parte non tangibile della sua esistenza, che lui percepisce, ma non capisce.
Dunque, Maria non può essere che Madre, perché non si potrebbe parlare del Figlio se non come generato da una madre. E l’Incarnazione per mezzo dello Spirito Santo? Cosa verissima concepisce Bergoglio, ma come poesia prodotta dall’uomo per esaltare un atto semplicemente naturale. E la Verginità di Maria? Cosa verissima, concepisce Bergoglio, ma come elemento immaginario che conferisce alla nascita di Gesù un alone di fulgore atto a farla percepire come una cosa naturale eccelsa, in grado di entusiasmare gli uomini e soddisfare il loro bisogno di sognare.

Nessuna cattiveria, quindi, nessuna mala volontà, Bergoglio non nega alcuna verità trascendente per il semplice motivo che non la concepisce neanche. Per lui parlare di Maria come co-redentrice è come parlare di Gesù come Figlio di Dio. La prima è semplice Madre che piange la morte del Figlio, il Secondo è semplice uomo che dà eroicamente la propria vita per altri uomini. E, attenzione, questa stessa accezione di eroicità, per lui va vista alla luce del sentimento umano che si nutre di iperboli in grado di abbellire un atto umano. In realtà, ciò che conta è che un uomo si è privato di qualcosa di suo per offrirlo a chi ne soffre la mancanza: un pezzo di pane ad un affamato.
L’amore per il prossimo in nome dell’amore per Dio? Un modo di dire per indicare quanto sia importante aiutare i bisognosi. E il “non si vive di solo pane“? Un modo di dire per indicare che dare un pane a chi non c’e l’ha è cosa meritoria agli occhi degli uomini. E “si vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio“? Un’iperbole che trasferisce nell’immaginario la considerazione meramente umana che per vivere bisogna pur mangiare e che tutti dobbiamo essere solidali in questa necessità: come la madre che si priva di un pezzo del suo pane per darlo al figlio che ha fame.

Questa concezione minimalista e pesantemente umana del soprannaturale è prodotto di sessant’anni di erudizione sviluppatasi nel moderno mondo cattolico a partire dalle idee pseudo-cattoliche concepite e sviluppate dai duemila vescovi troppo umani del Vaticano II.
Si volle accantonare il superiore per esaltare l’inferiore, il soprannaturale per esaltare il naturale, il divino per esaltare l’umano. E Bergoglio è il tipico prodotto di questa operazione di reductio ad hominem, prodotto che mai, in tempi normali, sarebbe arrivato a collocarsi sul trono di Pietro e che invece vi è giunto sulla spinta sovversiva prodotta da Ratzinger con la sua rivoluzione del concetto stesso di Papato, e sulla base della volontà dei cardinali vestiti da cattolici che tra tutti scelsero il più adatto a predicare un Gesù e una Maria solo umani a scapito del Figlio e della Madre di Dio.
E Bergoglio è partito in quarta e mentre pone sulla polvere il Signore e la Madonna, colloca sugli altari gli idoli che rappresentano la “madre terra”, e arriva perfino a scrivere delle false encicliche per invitare i fedeli cattolici ad adorare l’ambiente e a sacrificare al riscaldamento climatico, nuove divinità che invano nutrono la pretesa di sostituirsi al vero Dio. E ciò nonostante, il signore argentino abitante in Vaticano non smette di interpretare in senso minimalista il Vangelo e l’insegnamento di Gesù, non smette di accantonare la salvezza delle anime per predicare la salvezza dei corpi: saremo giudicati – ha detto ultimamente – per come ci siamo comportati con i poveri. Non per come ci siamo comportati con Dio, quindi, No. Il centro del Vangelo, sostiene Bergoglio, è l’insegnamento che Gesù sarà presente nei poveri. Non che Gesù sarà presente in mezzo a chi lo invocherà e pregherà con Figlio di Dio e Redentore degli uomini, no.
Sarà presente nei poveri, dice Bergoglio; perché la sua visione di Dio lo porta a vederLo in terra, confuso sentimentalmente con i poveri, e non in Cielo, trionfante sulla povertà e sulla morte, ed elargente la grazia per nutrire la povertà dell’anima che così potrà salvarsi e portare in Cielo anche il corpo terreno, trasfigurato nella luce divina.
La concezione bergogliana non riesce ad andare oltre l’orizzonte terreno e concepisce il Cielo solo come fonte di luce e di calore per il benessere del corpo.

Ingiusti e irriverenti? No. Realisti, e ci piacerebbe esserlo ancora di più parlando di Bergoglio che crede in Dio, ma è lui stesso che afferma di non credere nel Dio cattolico, perché Dio non ha aggettivi, Dio per Bergoglio è senza aggettivi come è senza attributi la Madonna e come è senza gloria celeste Gesù Cristo. Dio è un concetto, un’idea, non una realtà, e la stessa idea la si ritrova presso tutti i popoli: dal popolo di Roma ai popoli dell’Amazzonia.
E come potrebbe essere diversamente, visto che Bergoglio guarda il cielo e vi vede la terra?



di
 Belvecchio

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