ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 maggio 2020

Se il sale perde sapore

Viene da chiedersi “A che serve la Chiesa se è diventata inutile?”

E’ incredibile. Allucinante, terribilmente, maledettamente serio. Quello che sta accadendo in Italia a livello politico è anche religioso un tentativo di colpo di stato strisciante messo insieme non da pericolosi fascisti, come suggeriscono e vorrebbero far credere gli imbecilli verniciati di giallo e di rosso, ma dalle élites intellettualoidi della sinistra radical chic choc, oggi, con molti più strumenti. In questa mistificazione mediatica recita un ruolo preponderante il Vaticano, con papa Francesco e i suoi accoliti che sono apertamente scesi in campo per sostenere il Premier Giuseppe Conte. 

Che la Chiesa cattolica stia passando per un periodo di gravissima crisi, peraltro lungo e finora senza intravvederne la fine, è sotto gli occhi di tutti, e chi oserebbe dire che tutto va bene rischierebbe di vedere perfino le pietre alzarsi e protestare. Pagare la corrente elettrica a gente che occupa un edificio abusivamente, a sostenere economicamente gruppi di transessuali latinoamericani vittime dell’emergenza coronavirus, non può essere una nota di merito altrimenti si finisce per giustificare tutto, persino il peccato,e la prostituzione non è cosa da poco, la rivolta collettiva di chi niente ha contro chi riesce a sopravvivere. Sia la Chiesa sia la sinistra sono unite nel tentativo di far entrare nel nostro paese le moltitudini africane e asiatiche e solo Dio sa da quante altre parti, in cerca di un futuro migliore dicono, senza che nessuna delle due si ponga alcun problema sulle possibilità che abbiamo di assorbirle e sulle conseguenze di questa sostituzione etnica. Chi non la pensa come loro, come la sinistra e la nuova Chiesa, viene definito un fascista un estremista, un non cristiano.


 Con un avanzare lento ma progressivo, fino alla esplosione di tutte le perversioni anticristiane proprio in questo ultimo decennio. Chi ancora vede il massimo del decadimento, non solo della civiltà cristiana in genere, ma della stessa Chiesa cattolica, proprio dal momento dell’insediamento di papa Bergoglio al soglio pontificio. Si, perché anche se si vuole affermare, con fare ottimista, che certe malvagità, peccati, abomini, omosessualità, imbrogli, omicidi, perversioni, tradimenti, ecc. sono sempre esistiti, sta di fatto che prima c’era almeno la consapevolezza che tutto questo era male e si cercava comunque il pentimento, e si trovavano ancora santi sacerdoti che ti assolvevano solo dopo determinate e ben precise condizioni. Adesso invece, con l’avvento al soglio pontificio di papa Bergoglio, vero o falso che sia, non solo stiamo assistendo al crollo di tutti i baluardi di protezione contro l’avanzata del male per farci stupidamente sommergere da una valanga di malvagità, ma vediamo che l’iniquità, l’impudicizia, l’omosessualità è considerata normale, anzi auspicabile. Ormai l’abominio della desolazione è entrato nel Tempio Santo di Dio soprattutto da quando vediamo una chiesa rammollita e inutile che si inginocchia e obbedisce ai poteri forti di questo mondo, con i quali sottoscrive false alleanze di pace che altro non sono che vili tradimenti e rinnegamenti della propria fede,"come si può vedere in questo periodo di arresti domiciliari per tutti Chiese chiuse sacramenti sospesi" alla faccia di quelle migliaia di santi martiri che hanno dato la vita per gli stessi ideali adesso “sdoganati” con tanta superficialità da Bergoglio stesso. E se la Chiesa diventa inutile, ipso facto diventa anche pericolosa perché anziché offrire ai fedeli acqua fresca di sorgente proveniente dalla volontà di Dio, dai Sacramenti e dalla Liturgia, offre acqua putrida, ,che anche se presentata in vasi di cristallo per ingannare ancora di più coloro che si abbeverano come idioti a queste falsità.Come non rendersi conto della graduale demolizione che papa Bergoglio e il suo staff sta compiendo di tutti gli organismi della Chiesa, dai Sacramenti, in primis la Santa Messa, ai Comandamenti, alle virtù, per scendere sempre più in basso verso la demolizione del sacerdozio, della vita consacrata, perfino dei monasteri che saranno assoggettati a nuovi regolamenti che li distruggeranno da dentro per lasciare i poveri consacrati/e alla mercé del mondo mentre i loro beni verranno incamerati dal Vaticano?
Come non rendersi conto che gli stessi uomini della gerarchia ecclesiastica stanno picconando inesorabilmente tutta la struttura della Chiesa cattolica, non solo per gettarla nelle braccia di Lutero e del governo mondialista, di cui il papa se ne fa promotore, ma peggio ancora, negli artigli del diavolo dove molti di loro purtroppo giocandosi l’anima per tutta l’eternità andranno.
Come non inorridire! Cosa possiamo fare allora noi, piccolo gregge, davanti al dilagare di tanta iniquità e perversione?Semplice! Rimanere fedeli come una roccia, ancorati al cuore di Gesù supplicandolo di venire presto in nostro aiuto. e finché ci sarà data la possibilità della Messa, andare a Messa, anche tutti i giorni, se è valida, cioè se almeno la formula della Consacrazione non viene manipolata, col rischio che non avvenga la “Transustanziazione”. Altrimenti rifugiarsi nella preghiera del Santo Rosario quotidiano, come minimo i tre Santi Rosari che la Chiesa recita da secoli: “GAUDIOSI, DOLOROSI E GLORIOSI” che hanno salvato i cristiani da molte calamità.

https://intuajustitia.blogspot.com/2020/05/viene-da-chiedersi-che-serve-la-chiesa.html#more
Oracolo del virologo: “Non è ora per la libertà di culto”.



I cattolici “saltano il turno”. Il premier Giuseppe Conte ha escluso le Sante Messe dalla “Fase 2” che prevede le riaperture di bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici, mentre il governo è al lavoro per riaprirle a maggio palestre, piscine e centri danza (Il Messaggero, 29 aprile).
La domanda che sorge è per quale motivo celebrare la Santa Messa sia considerato più rischioso rispetto a frequentare supermercati, tabaccai, librerie, bar, ristoranti e centri estetici, tanto da non avere una data certa o presunta per la riapertura? Per lo più sapendo che milioni di cattolici sentono il bisogno di nutrire la loro fede e il loro spirito e di tornare ai sacramenti nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.
A Fuori dal Coro, programma di informazione e attualità di Rete 4, abbiamo ascoltato una possibile risposta. Alla domanda del presentatore Mario Giordano «Perché viene consentito riaprire le fabbriche mentre non si possono celebrare le Messe», il dottore Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, ha risposto:
«Fare il distanziamento al teatro, al cinema, ai musei o in chiesa è complicato e non è prioritario rispetto a ciò che aiuta a ripartire l’economia e a mantenere posti di lavoro».
Prima di rispondere il dottor Galli ha premesso di avere il «massimo rispetto per coloro che hanno la fortuna di credere». Fortuna che lui non ha avuto. Riaprire le fabbriche e le aziende è dunque necessario nella “Fase 2” per far ripartire l’economia e per mantenere i posti di lavoro. Ma il rischio di contagi è tale che cinema, teatro, musei e chiese, dovranno ancora attendere.
La risposta sembra aver soddisfatto il presentatore che non ha battuto ciglio di fronte all’audacia e alla sfrontatezza con cui la Santa Messa veniva paragonata ad un teatro e a un cinema. Se questo è il massimo grado di rispetto che il dottore riesce a mostrare per coloro che hanno la “fortuna di credere”…
Dispiace che, oltre alla fede, manchi anche la fortuna del rispetto e della comprensione di cosa significhi la Santa Eucaristia. In effetti più che l’odium fidei è la divinarum ignoratione rerum (l’ignoranza delle cose divine) come affermava nel 1905, san Pio X nell’enciclica Acerbo Nimis, a provocare «l’odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi e dei gravissimi mali che quindi si derivano».
Intervistato da Il Messaggero il 28 aprile, l’infettivologo del Sacco di Milano, parlando «da ateo e da laico», ha affermato chiaramente: «Non si può in questo momento consentire la libertà di culto». Dunque, ha affermato il professore: «la Messa non è una priorità tale da rischiare di creare squilibri».
Inoltre si è improvvisato canonista e liturgista indicando la possibile istituzionalizzazione della “Messa in TV”: «Come gli ammalati possono “partecipare” alle messe in tv se si trovano in ospedale, altrettanto dovrebbe accadere adesso in questa prima fase 2. Se l’adempimento del sacramento è considerato assolto per chi sta in un letto di ospedale in quanto è impedito ad andare in chiesa, allo stesso modo dovrebbe capitare adesso visto che c’è il forte rischio che si ammali». Anche perché «distribuire la comunione attraverso il plexiglass o vedere un sacerdote tutto bardato non sarebbero un grande spettacolo».
Ringraziamo di cuore il dottor Primario per le sue considerazioni liturgiche e canoniche. Avremmo ad ogni modo preferito non venir considerati dei cinefili o dei tifosi da stadio mentre, anche noi attendiamo pazientemente, senza fretta, di poter tornare al cinema o allo stadio, dove tral’altro il rischio contagio – vorrà un giorno ammetterlo – è sicuramente più alto.
Qualche settimana fa si era espresso sull’argomento anche il noto microbiologo e virologo Roberto Burioni dell’università Vita-salute del San Raffaele di Milano.
Commentando il decreto del 13 marzo emanato dal Vicariato di Roma che disponeva la apertura delle chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate, il dottor Burioni affermava: «Sono sicuro che Dio vuole che tutti preghino da casa», definendo «una pessima idea” quella di mantenere aperte le parrocchie. «Visto che abbiamo chiuso tutto quello che non è indispensabile, penso che la parrocchia possa non aprire».
Il 20 aprile su Twitter affermava con sicurezza: «Se ci libereremo di questo virus sarà grazie alla scienza, non grazie alle buffonate dei cialtroni di ogni specie».
E l’anima? Sul suo sito medical facts, Burioni ha trovato anche tempo e spazio da dedicare alla cura dell’anima attraverso la “musicoterapia”. «Un angolo d’anima e dunque, forse, di salute. In mezzo al vociare non sempre consolante che ci assedia».
È la scienza dunque la nuova religione alla quale dobbiamo piegare le ginocchia e su cui dobbiamo riporre le nostre speranze in questo momento buio. Sono gli scienziati, nella fattispecie i grandi virologhi, che ci salveranno. Sacerdoti e pontefici di uno scientismo divenuto nuova religio licita.
Una volta sentenziata la morte di Dio (di Coronavirus) e con essa alla fine di ogni appiglio metafisico per la salvezza dell’uomo, i virologhi, entrando in chiesa per cantare il “Requiem aeternam Deo“, si presentano come la nostra ultima ancora di salvezza di fronte al grave lutto che ci getta nello spaesamento più totale.
Una (gaia) scienza che si presenta come l’alba di un nuovo giorno, che dissipa le tenebre e l’oscurità di ogni credenza metafisica e libera l’uomo dai lacci di ogni superstizione. Scienza che concede all’anima la gioia della musica come l’unica strada per elevare lo spirito dalla bassezza e dalla caducità della materia di cui è fatta.


Articolo originale su La Nuova Bussola Quotidiana (1 maggio 2020)
Sacerdoti della nuova religione: “Non è tempo per il libero culto”

Il coronavirus ha decretato la morte dell’onnipotenza scientifica, ma gli scienziati non si arrendono e usano il virus per uccidere Dio occupando il suo posto: l’infettivologo Galli ha affermato: «Non si può consentire la libertà di culto. La Messa non è priorità». Il virologo Burioni ha dichiarato: «Dio vuole che tutti preghino da casa…abbiamo chiuso quello che non è indispensabile, penso che la parrocchia possa non aprire». Il potere all’ignoranza.


I cattolici “saltano il turno”. Il premier Giuseppe Conte ha escluso le Sante Messe dalla “Fase 2” che prevede le riaperture di bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici, mentre il governo è al lavoro per riaprirle a maggio palestre, piscine e centri danza (Il Messaggero, 29 aprile).

La domanda che sorge è per quale motivo celebrare la Santa Messa sia considerato più rischioso rispetto a frequentare supermercati, tabaccai, librerie, bar, ristoranti e centri estetici, tanto da non avere una data certa o presunta per la riapertura? Per lo più sapendo che milioni di cattolici sentono il bisogno di nutrire la loro fede e il loro spirito, tornando ai sacramenti nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.

A Fuori dal Coro, programma di informazione e attualità di Rete 4, abbiamo ascoltato una possibile risposta. Alla domanda del presentatore Mario Giordano sul «perché viene consentito di riaprire le fabbriche mentre non si possono celebrare le Messe», il dottore primario Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, ha risposto: «Fare il distanziamento al teatro, al cinema, ai musei o in chiesa è complicato e non è prioritario rispetto a ciò che aiuta a far ripartire l’economia e a mantenere posti di lavoro».

Prima di rispondere il dottor Galli ha premesso di avere il «massimo rispetto per coloro che hanno la fortuna di credere». Fortuna che lui non ha avuto. Riaprire le fabbriche e le aziende è dunque necessario nella “Fase 2” per far ripartire l’economia e per mantenere i posti di lavoro. Ma il rischio di contagi è tale che cinema, teatri, musei e chiese dovranno ancora attendere.

La risposta sembra aver soddisfatto il presentatore che non ha battuto ciglio di fronte all’audacia e alla sfrontatezza con cui la Santa Messa veniva paragonata ad un teatro e a un cinema. Se questo è il massimo grado di rispetto che il dottore riesce a mostrare per coloro che hanno la “fortuna di credere”…

Dispiace che, oltre alla fede, manchi anche la “fortuna” del rispetto e della comprensione di cosa significhi la Santa Eucaristia. In effetti più che l’odium fidei è la divinarum ignoratione rerum (l’ignoranza delle cose divine) come affermava nel 1905, san Pio X nell’enciclica Acerbo Nimis, a provocare «l’odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi e dei gravissimi mali che quindi si derivano».

Intervistato da Il Messaggero il 28 aprile, l’infettivologo del Sacco di Milano, parlando «da ateo e da laico», ha affermato chiaramente: «Non si può in questo momento consentire la libertà di culto». Dunque, ha affermato il professore: «La Messa non è una priorità tale da rischiare di creare squilibri».

Inoltre si è improvvisato canonista e liturgista indicando la possibile istituzionalizzazione della “Messa in TV”: «Come gli ammalati possono “partecipare” alle Messe in tv se si trovano in ospedale, altrettanto dovrebbe accadere adesso in questa prima “fase 2”. Se l’adempimento del sacramento è considerato assolto per chi sta in un letto di ospedale in quanto è impedito ad andare in chiesa, allo stesso modo dovrebbe capitare adesso visto che c’è il forte rischio che ci si ammali». Anche perché «distribuire la comunione attraverso il plexiglass o vedere un sacerdote tutto bardato non sarebbero un grande spettacolo».

Ringraziamo di cuore il dottor primario per le sue considerazioni liturgiche e canoniche. Avremmo ad ogni modo preferito non venir considerati dei cinefili o dei tifosi da stadio mentre, anche noi attendiamo pazientemente, senza fretta, di poter tornare al cinema o allo stadio, dove tra l’altro il rischio contagio – vorrà un giorno ammetterlo – è sicuramente più alto.

Qualche settimana fa si era espresso sull'argomento anche il noto microbiologo e virologo Roberto Burioni dell'università Vita-salute del San Raffaele di Milano. Commentando il decreto del 13 marzo emanato dal Vicariato di Roma che disponeva la apertura delle chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate, il dottor Burioni affermava: «Sono sicuro che Dio vuole che tutti preghino da casa», definendo «una pessima idea" quella di mantenere aperte le parrocchie. «Visto che abbiamo chiuso tutto quello che non è indispensabile, penso che la parrocchia possa non aprire».

Il 20 aprile su Twitter affermava con sicurezza: «Se ci libereremo di questo virus sarà grazie alla scienza, non grazie alle buffonate dei cialtroni di ogni specie». E l’anima? Sul suo sito medical facts, Burioni ha trovato anche tempo e spazio da dedicare alla cura dell'anima attraverso la “musicoterapia”. «Un angolo d’anima e dunque, forse, di salute. In mezzo al vociare non sempre consolante che ci assedia».

È la scienza dunque la nuova religione alla quale dobbiamo piegare le ginocchia e su cui dobbiamo riporre le nostre speranze in questo momento buio. Sono gli scienziati, nella fattispecie i grandi virologhi, che ci salveranno. Sacerdoti e pontefici di uno scientismo divenuto nuova religio licita.

Una volta sentenziata la morte di Dio (di Coronavirus) e con essa alla fine di ogni appiglio metafisico per la salvezza dell'uomo, i virologhi, entrando in chiesa per cantare il "Requiem aeternam Deo", si presentano come la nostra ultima ancora di salvezza di fronte al grave lutto che ci getta nello spaesamento più totale.

Una (gaia) scienza che si presenta come l'alba di un nuovo giorno, che dissipa le tenebre e l'oscurità di ogni credenza metafisica e libera l'uomo dai lacci di ogni superstizione. Scienza che concede all'anima la gioia della musica come l'unica strada per elevare lo spirito dalla bassezza e dalla caducità della materia di cui è fatta.

Miguel Cuartero

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