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martedì 12 maggio 2020

Tales patres

Silvia Romano, i vescovi italiani: "La sentiamo nostra figlia"

Vescovi, sacerdoti e comunità islamiche all'unisono su Silvia Romano: molti esponenti religiosi si felicitano per il ritorno della cooperante rapita

Il cardinal Gualtiero Bassetti, vertice dei vescovi italiani, non ha molti dubbi sul caso di Silvia Romano: il presidente della Conferenza episcopale italiana pensa che la cooperante di ritorno dalla Somalia sia una "figlia".
Anzi, usando le parole esatte del presule italiano, si può affermare che i vescovi del Belpaese sentono Silvia Romano alla stregua di una loro "figlia".


In queste ore, sono stati molti gli esponenti della Chiesa cattolica italiana che hanno accolto con grande favore il ritorno in patria della ragazza che era stata rapita 18 mesi fa dagli estremisti islamici di Al Shabaab. Il giudizio sulla tempra della Romano è altrettanto diretto,e proviene sempre dal presidente dei vescovi italiani: "Questa - ha continuato Bassetti, stando a quanto riportato pure dalla Lapresse - è una ragazza che ha una grande grinta e questa forza interiore sicuramente l'ha salvata, una ragazza spinta da fortissimi motivi anche religiosi ma umanitari e questo l'ha aiutata a sopravvivere". Per quanto alcune questioni di questa vicenda appaiano come irrisolte, i consacrati si stanno soffermando per lo più sul "ritorno" in Italia della Romano. L'evento in sé ha suscitato una serie di reazioni positive.
Tra coloro che si sono distinti per il plauso all'operazione c'è padre Giulio Albanese, un comboniano che, come ripercorso dalla Sir, ha ammesso di aver pregato molto per Silvia Romano. Il padre comboniano ha sottolineato come quella della giovane cooperante in Somalia non sia stata "di certo" una vacanza "alle Maldive". Si può registrare insomma un'unanimità di pareri attorno al caso proveniente della Romano. Un coro che proviene da parte ecclesiastica. Di Silvia Romano ha parlato anche Andrea Riccardi, della Comunità di Sant'Egidio. La fonte sopracitata evidenzia come Riccardi abbia commentato positivamente la notizia della liberazione: "È una notizia che ci riempie di gioia e che condividiamo con la famiglia di Silvia e tutti i suoi amici: i volontari e il mondo della cooperazione rappresentano una delle parti migliori dell’Italia".
La Romano ha svelato di essersi convertita alla religione musulmana, ma ha anche aggiunto di aver compiuto questa scelta senza essere sottoposta a pressioni. E anche l'Unione delle Comunità islamiche d'Italia ha voluto prendere parte "alla felicità dei genitori di Silvia Romano e dell’Italia nel riaverla a casa". La stessa Unione ha anche ringraziato l'esecutivo presieduto dal professor Giuseppe Conte ed i servizi d'intelligence per la riuscita dell'intervento internazionale.
La felicità, insomma, prescinde dall'appartenenza religiosa. Il commento che risulta più in grado di far capire quanta soddisfazione ci sia negli ambienti confessionali per il ritorno della Romano, però, rimane quello del cardinal Gualtiero Bassetti, l'arcivescovo di Perugia, che sembra esprimere l'opinione dell'intero emisfero cattolico: "" C'è stata un'accoglienza, una festa da parte di tutti perché è stata una nostra figlia che ha corso pericoli enormi, che ha avuto coraggio e l'abbiamo potuta abbracciare almeno col cuore perché ora non si può fare con le braccia e con le mani e io che sono un tipo affettuoso patisco tanto", ha concluso il cardinale.

Non possiamo più chiamarla Silvia, ma dovremmo chiamarla Aisha.

Silvia Romano

E’ notizia di queste ore che Silvia Romano, l’operatrice umanitaria che tutti pensavamo rapita e in pericolo di vita se non addirittura morta, è ritornata in Italia e ha potuto ricongiungersi con i suoi familiari.
Come in altre circostanze simili a questa, l’Italia tutta, il che vuol dire anzitutto persone umili e semplici, prima ancora di governanti e politici, hanno “tifato” per lei, hanno appeso manifesti con la sua immagine, reclamandone la liberazione e portando prima di ogni altra motivazione, semplicemente quella della dignità della persona umana.
Silvia Romano, da quanto ci è dato sapere, è cresciuta in un ambiente buono e sereno, dove c’è stato posto anche per l’aspetto della fede, una fede che è maturata di pari passo con il suo crescere in età.
Ha frequentato anche l’oratorio e ci viene spontaneo pensare che il nome di Gesù risuonasse in quegli spazi, che la parola Chiesa non fosse interdetta, che pensieri come fedeltà a Cristo, al Vangelo e alla fede siano state provocazioni che ha sentito dai suoi sacerdoti, catechisti, educatori.
Come dicevo poco sopra, abbiamo avuto altri casi in passato di persone che erano state sequestrate in circostanze oscure, con motivazioni che lasciavano intravvedere anche l’odio verso il fatto che erano cristiani e appartenevano ad organizzazioni che si rifacevano alla fede cristiana.
Sempre, abbiamo fatto il possibile affinchè i loro volti e le loro storie non andassero dimenticati; abbiamo anche pregato, chiedendo a Dio di custodire la loro vita, di preservarli da quegli orribili pericoli che solo a pensarli fanno venire i brividi.
Abbiamo anche chiesto a Dio che potessero ritornare a casa, per riabbracciare i loro cari.
A volte questo è successo, altre volte no.
Per Silvia Romano, il “tifo” e la preghiera hanno avuto un riscontro positivo e di questo, noi, ringraziamo Dio e quanti si sono adoperati per concretizzare questa bella notizia.
Il ritorno a casa di Silvia però, è segnato da alcuni dispiaceri che non possono passare inosservati.
Non possiamo più chiamarla Silvia, ma dovremmo chiamarla Aisha, perché, durante il tempo del suo “sequestro” ha deciso di abiurare alla Fede cattolica e convertirsi all’islam.
Questa decisione, comporta l’abbandono del suo nome di Battesimo e di tutte quelle belle realtà che hanno animato la sua vita fino ad oggi.
Noi però, continueremo a chiamarla Silvia, perché così è registrata all’anagrafe dello Stato Italiano, quello Stato fatto di persone umili e semplici che ha pagato più di 4 milioni di euro per il suo riscatto.
Inoltre, per noi cristiani, il Sacramento del Battesimo come tutti gli altri Sacramenti ha il carattere indelebile.
Silvia, potrà anche dire di aver abbracciato liberamente, senza forzature, la fede islamica, ma ciò non toglie che il Battesimo che ha ricevuto permane nella sua vita e da oggi in poi, quel Battesimo, sarà pietra d’inciampo per ricordarle il gravissimo peccato che ha compiuto, rinnegando la fede del suo Battesimo, la fede che i suoi genitori hanno chiesto per lei, in forza della loro fede, la fede che lei stessa ha portato avanti per buona parte della sua vita, per lo meno da quando è stata capace di intendere e volere.
C’è un altro dispiacere che fa piangere i nostri cuori, soprattutto quando pensiamo ai martiri di questi ultimi anni, morti dilaniati dall’odio di quegli islamici che si definiscono appartenenti all’isis o ad altre compagini criminali.
Ci dispiace apprendere che hanno suonato le campane a festa nel suo paese di origine e che magari si organizzerà una festa negli ambienti dell’oratorio che lei ha frequentato.
Non è per questioni di razzismo che dico questo, ma per rispetto a tutte le vittime cristiane dell’odio islamico.
Bisognerebbe ogni tanto dare la parola ai sacerdoti e ai vescovi che vivono in quei paesi, per sentire quanto contenti sono del dialogo che la Chiesa cattolica porta avanti con il mondo islamico!
La verità del pensiero di questi testimoni, non la sentiremo mai nelle aule dei sinodi, negli uffici della segreteria di Stato, nelle udienze che il Papa concede loro.
Anzi, e sono sempre di più a dirlo, sono ormai anni che a malincuore sono costretti ad usare due linguaggi.
Uno, di opportunità, per timore di ritorsioni che ormai sono all’ordine del giorno!
Un altro, di profonda verità, che lasciano uscire dalle loro labbra quando sono lontani dai sacri palazzi che di sacro non hanno più nulla, se non quando, per far valere il loro potere e volere, dicono di tenere loro in mano “le chiavi”.
Le campane del paese di Silvia Romano avrebbero dovuto suonare a morto, quando si è saputo della sua abiura nei confronti della fede cristiana cattolica e sulle tante zone d’ombra che ci stanno dietro a questa vicenda!
Ma dov’è finita la dignità della nostra fede e quella di coloro che dovrebbero essere i primi difensori della fede cristiana cattolica?
A coloro che chiedono lo “sbattezzo”, le nostre Curie inviano una lettera dove mettono in evidenza la gravità del peccato e la conseguente scomunica “lataesententiae”; a questa donna, hanno voluto riservare il privilegio del suono delle campane e magari non le hanno suonate per tutti coloro che sono morti di corona virus in queste settimane!
Questa, non è una cosa buona e nessuno potrà dire che lo è; va contro le più elementari regole del buon senso, dell’onore cristiano e di quella riconoscenza che dobbiamo avere nei riguardi dei testimoni della fede di ieri e di oggi.
Qui, non si tratta di essere dispiaciuti perché uno di “fede interista è passato al tifo milanista”; qui si tratta di piangere, perché una figlia di Dio ha deciso, in circostanze oscure, di abbandonare la sua fede per abbracciarne un’altra che sgronda sangue, e coloro che avrebbero dovuto mostrare un dolore che potrebbe essere stato una predica, non hanno detto niente.
Ma d’altra parte, di cosa ci meravigliamo, se è pane quotidiano sentire che non si deve più evangelizzare con impegno, tenacia e sacrificio?
Evangelizzare è diventato sinonimo di proselitismo!
Ma nella Chiesa c’è sempre stato solo il desiderio di condurre tutti a Cristo e ora, che è venuto meno questo pensiero, questo desiderio, stiamo assistendo ai più schifosi teatrini, dove sacro e profano vanno di pari passo.
Si ha paura di “consacrare” un paese a Maria Santissima, di sfruttare in modo bello il giorno in cui si ricorda la prima apparizione della Madonna a Fatima per aiutare il popolo di Dio a rivolgersi a Colei che invochiamo come aiuto dei cristiani e ripeto, dei cristiani!
C’è intraprendenza però, per costruire un giorno di preghiera e digiuno con chi non ha niente da condividere con noi e anzi, non aspetta altro che il momento per eliminarci!
Cristo non si può smentire: “Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno”.
Chi salverà la fede, la Chiesa, la nostra libertà?
Non certo chi ci viene in mente d’istinto!
La salverà Cristo, la testimonianza dei martiri della prima ora e di queste ore e la fede semplice di milioni di cristiani che tengono duro, aspettando tempi migliori, come hanno fatto tanti nostri fratelli e sorelle in quei paesi del mondo che hanno conosciuto la dittatura e la persecuzione nei confronti della fede.
Ora, la persecuzione è dentro la Chiesa; vorremmo essere profetici e coraggiosi e denunciare tutto, ma non è facile!
Tuttavia, ci sono i fatti che parlano, le scelte di campo che ogni giorno vanno a demolire quello che altri hanno costruito e quel continuo bisogno di difendersi da questo e da quell’altro, accusando di complotti a destra e sinistra, tutte cose che non si erano mai sentite nella Chiesa.
La vera umiltà, nella sostanza e nella forma, sta nell’inserirsi nella scia del cammino che quanti ci hanno preceduto, hanno percorso.
Ci dispiace tutto questo; piangiamo, ma ci ricordiamo di quello che ha detto Gesù: “Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno; rallegratevi e gioite, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
Siamo felici che tu sia viva e stia bene, cara Silvia; noi, ti affidiamo ancora al cuore di Dio e alla sua misericordia come ciascuno di noi.

Anselmus
IL RILASCIO DELLA SILVIA ROMANO, UN GRANDE SUCCESSO MEDIATICO PER I TERRORISTI DELLA AL-SHABAAB
Ci corre l’obbligo di commentare la vicenda della giovane Silvia Romano, sequestrata da un commando della Jihad Islamica e ritornata in libertà grazie all’opera dei servizi italiani che hanno pagato il riscatto e trasferito la ragazza in Italia.
Gli autori del sequestro sono gli jihadisti dell’organizzazione al-Shabaab che opera in Somalia con frequenti incursioni anche in Kenia. Una organizzazione di ideologia wahabita/salafita, ispirata e finanziata dall’Arabia Saudita al fine di estendere l’influenza di questo paese nell’Africa ed ottenere il controllo e la conversione della masse africane al fanatismo salafita, una distorsione estremista della religione islamica sconfessata e condannata dalle fonti ufficiali del modo islamico.
Il riscatto pagato e il clamore mediatico conseguente alla liberazione della ragazza ha reso un enorme favore e una grande pubblicità in tutto il mondo a questi fanatici estremisti jihadisti. Un vero successo per la al-Shabaab che può rivendicare una accresciuta influenza nel paese africano ed un apporto finanziario che consente acquisto di armi, attrezzature per espandere i loro attacchi contro popolazioni civili e distruzione delle comunità pacifiche di quel paese.



Silvia Romano plagiata dagli Jihadisti

Nel caso della disgraziata ragazza, convertitasi anche all’Islam wahabita grazie all’opera dei suoi carcerieri, non si può commentare altro se non stigmatizzare il suo comportamento irresponsabile attuatosi con la complicità della ONG che la ha inviata in Africa, ben sapendo i rischi a cui era esposta. Inutile prendersela con lei, la Silvia, in quanto affetta dalla chiara sindrome di Stoccolma, innamoratasi dei suoi carcerieri. La ONG che ha assoldato la Silvia dovrebbe essere perseguita dalla magistratura in quanto responsabile indirettamente di vari reati.
Al contrario per il governo italiano questa vicenda si concretizza in una caduta di prestigio per un servizio reso ai terroristi della al-Shabaab che hanno ottenuto, oltre ai milioni, una legittimazione politica per aver trattato con il governo italiano, sia pure sottobanco.
Questo espone altri cittadini italiani a possibili sequestri e ad essere considerati prede ambite da parte di tutti i gruppi fanatici che infestano Africa e Medio Oriente.



Terroristi dello al-Shaaab in Somalia

Soltanto la superficialità e l’ignoranza del ministro Di Maio potevano arrivare a concludere un pasticcio di questa portata che renderà l’Italia come paese sempre più inaffidabile per quei paesi che combattono sul serio il terrorismo jihadista, come la Siria, come il Libano, come l’Iraq e come la Russia di Putin. Sono quelli paesi seri che non trattano con i terroristi jihadisti ma che li affrontano con le armi in pugno e li colpiscono nei loro covi, annientandoli prima ancora che possano fare danni.
Ma queste sono cose che Luigino Di Maio non può neanche comprendere nella sua superficialità ed ignoranza della geopolitica.
Da questa vicenda si dimostra quale sia il danno all’immagine dell’Italia che può arrecare una compagine di arruffoni e incompetenti come quella capitanata dal premier Conte al governo del paese.

VIETATO CRITICARE CONTE E DI MAIO: PER FACEBOOK È ODIO ONLINE - Luca Marfé #Byoblu24


La sua penna, o meglio la sua tastiera, è famosa per essere pungente e provocatrice, ma uno stile potrebbe mai giustificare una censura? A quanto pare sì ed è quello che è accaduto a Luca Marfé firma di Il Mattino. Da buon giornalista sempre sul pezzo, anche Marfé ha deciso di commentare sul proprio profilo Facebook la notizia del ritorno in Italia di Silvia Romano, la ragazza rapita in Kenya nel 2018. Nel post incriminato Marfé osservava come il Presidente Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio, nell’accogliere la ragazza, non avessero rispettato nemmeno una delle misure di distanziamento stabilite proprio dal Governo, baciandosi e abbracciandosi appassionatamente. Una critica che gli è valsa la cancellazione del post da parte di Facebook. Il motivo: incitamento all’odio. Ma di odio non c’è traccia nelle poche righe del post. C’è forse l’obiettivo di silenziare qualsiasi opinione non allineata a un certo pensiero? Ne parliamo su #Byoblu24.

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