ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 maggio 2020

Tutte le vie portano a Roma?

La via al Corano di Silvia Romano e quella a Maria del beato Bartolo Longo



(Cristina Siccardi) La consegna di Silvia Romano al pubblico ludibrio, a cui il presidente del Consiglio Conte e il ministro degli Esteri Di Maio (per essere autoreferenzialmente loro sul palcoscenico) l’hanno sottoposta, è stato sia un indegno spettacolo, sia uno straordinario mezzo propagandistico per la milizia di Al-Shabaab, uno dei più grandi gruppi terroristici islamici che opera in Africa. Silvia, che dice di aver chiesto di leggere il Corano, dopo 18 mesi (!) di sequestro in mano a quella gente si è sottomessa alla loro religione… Il Signore abbia pietà di Silvia, vittima di chi non l’ha dissuasa a fare quella pericolosa scelta di volontariato; vittima di chi non l’ha protetta; vittima di pessimi maestri occidentali, appartenenti ad una cultura euro-globalista, alla quale molti pastori della Chiesa sono votati, attenta ad islamizzarsi piuttosto che a ricristianizzarsi.

Anche il beato Bortolo Longo (1841-1926), terziario domenicano, apostolo del Santo Rosarioe fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei (che l’8 maggio abbiamo festeggiato), volle leggere un libro, un testo che lo condusse ad un temporale momento di perdizione: Le Vie de Jesus del filosofo positivista Ernest Renan (1823-1892), che si allineò, fin da subito, alle teorie di Darwin.
Iscrittosi alla Facoltà di giurisprudenza della Regia Università di Napoli, Longo divenne un accanito anticlericale e prese a frequentare le lezioni, d’impronta positivista e anticattolica, di alcuni professori di Lettere e Filosofia come Augusto Vera (1813-1885), Bertrando Spaventa (1817-1883), Luigi Settembrini (1813-1876).
La vivace e curiosa intelligenza di Longo lo condusse ad andare oltre. Lo scientismo, a quell’epoca, era intenzionato a spiegare razionalmente i fenomeni dell’oltretomba attraverso lo spiritismo, perciò iniziò a frequentare quegli ambienti, nel territorio napoletano, imbattendosi persino in un movimento spiritista di carattere satanico. Ligio e attento, si impegnò così tanto da divenire, dopo circa un anno e mezzo, un «sacerdote satanista». Tuttavia, il Signore non lo volle abbandonare. Fu colto da un periodo di tragica crisi spirituale, psicologica e fisica. Così, mentre un suo compagno satanista trovò la soluzione ai propri drammi nel suicidio, lui si salvò nello spirito e nel corpo grazie ad un professore molto religioso, Vincenzo Pepe, il quale lo mise sotto la direzione spirituale di padre Alberto Radente, membro dell’Ordine domenicano. Fu proprio nella Famiglia domenicana che Bartolo si convertì da capo a piedi, divenendo un devotissimo figlio di Maria Vergine e un amante del Santo Rosario, attraverso il quale sperimentò sulla propria anima l’ideale cura, tanto prodigiosa, quanto incomparabile.
Scoperto il tesoro, andò dai suoi excompagni satanisti con la gioia nel cuore e la volontà di portare e donare loro ciò che lui aveva scoperto, ma fu accolto soltanto dalle loro demoniache irrisioni. È Nostro Signore a scegliere, con le vie e i mezzi Suoi, dove inviare la Sua grazia salvifica.
Longo si laureò in giurisprudenza nel 1864, quindi fece ritorno al suo paese d’origine, Latiano, in provincia di Brindisi, per svolgere la professione forense, che durò ben poco perché prese a dedicarsi alle opere caritative. Fece voto di castità e seguì le indicazioni del redentorista padre Emanuele Ribera (1811-1874), che gli presagì di essere destinato da Dio ad un’alta missione in terra. Un giorno, mentre si trovavanella Valle di Pompei, sentì la voce della Madre di Dio, che gli disse: «Se propaghi il Rosario, sarai salvo!» e subito dopo percepì l’eco di una campana lontana che suonava l’Angelus, allorasi inginocchiò per pregare e provò una grande pace interiore, mai sentita prima. Fu proprio dopo quella locuzione interiore che progettò la costituzione di una pia società intitolata al Santo Rosario, iniziativa da cui sorgerà il pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario, il principale luogo di culto cattolico di Pompei, situato nella città metropolitana di Napoli, dove vi faranno visita san Ludovico da Casoria, san Luigi Guanella (1842-1915), san Giuseppe Moscati (1880-1927), san Leonardo Murialdo (1828-1900), san Padre Pio da Pietrelcina (1887-1968), santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), san Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941).
Disse Benedetto XVI al Santuario di Pompei domenica 19 ottobre 2008: «Chi avrebbe potuto pensare che qui, accanto ai resti dell’antica Pompei, sarebbe sorto un Santuario mariano di portata mondiale? E tante opere sociali volte a tradurre il Vangelo in servizio concreto alle persone più in difficoltà? Dove arriva Dio, il deserto fiorisce! Anche il beato Bartolo Longo, con la sua personale conversione, diede testimonianza di questa forza spirituale che trasforma l’uomo interiormente e lo rende capace di operare grandi cose secondo il disegno di Dio. La vicenda della sua crisi spirituale e della sua conversione appare oggi di grandissima attualità».
Proprio perché l’opera di Longo fu voluta da Dio, essa ebbe un successo incredibile. Oggi si contano circa 40 chiese in tutto il mondo, senza considerare quelle in Italia, dedicate alla Madonna di Pompei. Gli scritti dell’apostolo del Rosario sono stati diffusi ovunque: Bartolo Longo, infatti, divenne uno scrittore di Maria Santissima e seppe mettere in movimento una prodigiosa macchina editoriale. Si legge, in una sua chiosa a margine di un libro della sua biblioteca: «… qual è la mia vocazione? Scriver di Maria, far lodare Maria, far amare Maria» (cfr. G. Croiset, Esercizi di pietà, in «Opere Complete», VolVII, Livorno 1846, p. 261) ed ecco articoli, opuscoli, libri… «Pure la mariologia dovrà fare i conti con Bartolo Longo, non solo per rendere giustizia alla sua opera promozionale del culto mariano nella chiesa, nonché alla sua acculturazione popolare e al suo influsso nella preghiera e spiritualità delle masse; ma anche per evitare errati luoghi comuni» (S. De Fiores, Maria nell’esperienza e negli scritti di Bartolo Longo, in Atti del Convegno Storico «Bartolo Longo e il suo tempo», Vol. I, Edizione di Storia e Letteratura, Roma 1983, p. 137), ovvero che i più diffusi testi di mariologia siano solo Le glorie di Maria di sant’Alfonso Maria de Liguori oppure il Trattato delle vera devozione a Maria di san Luigi Maria Grignion de Montfort, ma dobbiamo invece ricordare che il primato della stampa mariana spetta ad un libretto tascabile di 50 pagine, scritto nel 1879 da Bartolo Longo: Novena d’impetrazione alla SS. Vergine del Santo Rosario di Pompei, che nel 1974 uscì nella sua 1153ª edizione, raggiungendo diversi milioni di copie.Enorme diffusione ebbe anchel’importante e profondo libro I Quindici Sabati del Santissimo Rosario (contenente la celebre Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei), scritto nel 1877 e che raggiunse nel 1981 la 75ª edizione.
Proprio lui, che aveva aderito alla religione satanista leggendo un libro, divenne mezzo provvidenziale, con i suoi scritti, per la conversione a Cristo, passando per Maria Vergine, di un numero incalcolabile di anime. Prima di morire, l’ultimo pensiero di Bartolo Longo fu per la Madre di Dio: «Il mio unico desiderio è quello di vedere Maria, che mi ha salvato e mi salverà dalle grinfie di Satana». Possa la Beata Vergine del Rosario di Pompei intercedere per Silvia Romano che, per sua volontà o per imposizione, ha letto il Corano. 
https://www.corrispondenzaromana.it/la-via-al-corano-di-silvia-romano-e-quella-a-maria-del-beato-bartolo-longo/

“Tutti, in questo momento, la sentiamo nostra figlia”. No, noi no


Fonte:
CulturaCattolica.it
A nessuno è chiesto di entrare nel cuore di Silvia Romano, delle ragioni della sua scelta, per molti discutibile. Non siamo passati attraverso il suo misterioso e drammatico cammino. Ma non possiamo pensare che l'avere abbracciato l'islam e così rinunciato alla fede cristiana (stando alle parole riportate dai social) ci esima dal giudizio. P. Albanese riconosce giustamente: "Io credo ... che per Silvia ci voglia pudore, rispetto, [altrimenti] è un accanimento verso una persona che viene fuori da un inferno..."
Con questo siamo contenti della sua liberazione

Premessa: a nessuno di noi tocca giudicare, nessuno ha passato questa terribile esperienza.

C’è un però: non possiamo però neppure fare l’apologia di quella che, in termini oggettivi, si chiama «apostasia».


apostasia
 Secondo il Codice di diritto canonico, ripudio totale della fede cristiana. Perché da parte di un cattolico battezzato ci sia il delitto di apostasia, tale ripudio deve essere pienamente consapevole, liberamente voluto e manifestato esternamente in modi non equivoci. La pena per l’apostasia è la scomunica latae sententiae, cosicché vi si incorre per il fatto stesso di aver commesso il delitto di apostasia (in forma di grave violazione esterna). [http://www.treccani.it/enciclopedia/apostasia/]

Come dice Maryan Ismail, somala, che ha avuto il fratello massacrato da quelle belve Jihadiste: «Non è un caso che per mesi ho tenuto la foto di Silvia Romano nel mio profilo fb. Sapevo a cosa stava andando incontro. Si riesce soltanto ad immaginare lo spavento, la paura, l’impotenza, la fragilità e il terrore in cui ci si viene a trovare?
Certamente no, ma bastava leggere i racconti delle sorelle yazide, curde, afgane, somale, irachene, libiche, yemenite per capire il dolore in cui si sprofonda.
Comprendo tutto di Silvia.
Al suo posto mi sarei convertita a qualsiasi cosa pur di resistere, per non morire. Mi sarei immediatamente adeguata a qualsiasi cosa mi avessero proposto, pur di sopravvivere.
E in un nano secondo.»

Ma il dolore e la compassione per una scelta così drammatica e per certi aspetti incomprensibile non possono farci dire le parole di quello che dovrebbe essere pastore della nostra fede, soprattutto riferimento per i tanti giovani che desiderano un cammino vero anche di fronte alle difficoltà dell’oggi.

Forse davvero «un bel tacer non fu mai scritto»! E certe situazioni chiedono questo atteggiamento, questo rispetto e questa compassione. Elogi o calunnie non fanno parte della nostra cultura!


“Tutti, in questo momento, la sentiamo nostra figlia”: il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha parlato così di Silvia Romano. Lo ha fatto intervistato dal sito Umbria24. “Una nostra figlia che ha corso dei pericoli enormi, che ha avuto coraggio e forza d’animo” ha aggiunto l’arcivescovo di Perugia.
https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2020/05/12/tutti-in-questo-momento-la-sentiamo-nostra-figlia-no-noi-no

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