ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 maggio 2020

Una pagina del Corano” al giorno, leva il Cristo di torno.

                                     PRESE AL VOLO

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La vicenda che riguarda l’esperienza della così detta “cooperante”, Silvia Romano, rapita in Kenia, il 20 novembre 2018, da bande che si rifanno al terrorismo islamico, liberata e tornata in Italia l’11 di maggio c. a., si presta a molte considerazioni, politiche, psicologiche, culturali. Ma come tutti hanno visto, e sentito, dai servizî giornalistici e tv, l’aspetto predominante che fa peso su tutto è la sua “conversione” all’Islam che – state attenti e calmi - non è frutto di costrizioni esterne, fisiche, morali ma, come afferma costei, è la conclusione di un’intima e personale riflessione, un cammino condotto gradualmente a mèta con la quotidiana lettura del Corano, in un contesto libero (?) seppur vigilato.


La comunità cattolica, da quel che appare, non sembra scossa granché per questa defezione, prevalendo la cultura della assoluta libertà di scelta religiosa per la quale anche le sfere alte della Gerarchìa e l’Episcopato, pur mostrando rincrescimento e dispiacere, hanno attestato alla novella musulmana cordiale simpatìa riconoscendole la piena legittimità del cambio di fede.

Noi, diversamente, diciamo che l’atto volontario con cui la Romano ha rinnegato il proprio battesimo cristiano, va chiamato “apostasìa” sic et simpliciter. Compiuto per convinzione, o per astuta strategìa, non importa poiché tale atto si ripercuote e si incide come canceroso “vulnus” sulla santa realtà fisica/metafisica della Chiesa, cioè sul Corpo Mistico. E, ancora diversamente, rammentiamo i moniti di Gesù che, al riguardo, così tuona: “Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt. 10, 32/33) ribadendo: “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio, la troverà” (Mt. 16, 25).

Non vogliamo tediare il lettore con il riporto dai diversi documenti del CVII, in cui si fa apologìa dell’Islam e delle altre confessioni “religiose”, perché è sufficiente rammentare un particolare di prospettiva simmetrica che dà, in fin dei conti, giustificazione alla condotta della convertita cooperante.

In una confidenza “ecumenica”, 12 dicembre 1986, Papa Giovanni Paolo II ebbe a rivelare al Gran Muftì di Siria, Ahmed Kaftaro: “leggo, ogni giorno, una pagina del Corano” il che – leggi oggi, leggi domani - lo portò, poi, il 14 maggio 1999 a baciare quel libro davanti a una delegazione irachena.

Perché, allora, meravigliarsi o indignarsi di Silvia Romano, si domanda il fedele, ingenuo cristiano, se proprio il Vicario di Cristo anticipò quello che la giovane fece, leggere cioè giorno per giorno il libro di Mohammed?

Quanto al santo Papa, buon per lui l’aver tolto di mezzo, con opportuna lungimiranza, nel 1983, l’inquisitore “avvocato del diavolo” ché certamente non sarebbe uscito indenne, nel processo di canonizzazione, dall’accusa di apostasìa.


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Da qualche tempo, precisamente da quando s’è scatenata la pandemìa “covid 19”, tv2000, l’emittente della CEI, e RAI 1 trasmettono, in diretta, alle ore 7,00, la Santa Messa officiata da Papa Francesco nella cappella della sua residenza, la Casa di Santa Marta. L’intento manifesto di questa iniziativa è, ovviamente, quello di impetrare, ed ottenere, dal Signore Dio la cessazione del flagello mortale che sta stravolgendo ogni ordine umano: individuale, sociale, culturale, economico, familiare.

Al Vangelo segue una breve omelìa, tenuta dal Papa stesso che, collegandosi più o meno strettamente alle due letture, tratta tematiche orientate molto spesso sul versante sociologico. E ciò non suoni critica dacché la situazione sanitaria mondiale, così come oggi appare, è cagione di crisi a cui la scienza non sa opporre rimedio efficace e definitivo. Accade, però, che talora egli prediliga citare dati di forte impatto emotivo oscurandone altri di maggior gravità, ed assiologicamente superiori.

Questa mattina, 14 maggio, Sua Santità, concludendo l’omelìa, ha ricordato che, se è vero che centinaia di migliaia sono i decessi causati dal “coronavirus”, ben più disastrosi e numerosi sono quelli dovuti alla fame: 4 milioni. Una immane tragedia di cui poco si parla.

Noi non obiettiamo alcunché sulla esattezza della cifra e sulla causa della stessa, ma restiamo fortemente critici nei confronti di chi dovrebbe possedere la capacità di valutare, e mostrare, la maggiore gravità di altri fatti afferenti a valori di specie trascendente quale, ad esempio, quello della vita.

Papa Bergoglio è colui che, nell’intervista a “Civiltà Cattolica”, del 20 settembre 2013, affermò che “non si può parlare solo di aborto, omosessualità e di contraccettivi”, esternazione a cui fece séguito un’offensiva e indegna battuta di mons. Nunzio Galantino che, nel maggio 2014, intervistato sul tema dell’aborto ebbe a dire di “non identificarsi con i visi inespressivi di quanti recitano il Rosario davanti alle cliniche abortiste”.

Offensivo e indegno non tanto e solo riferito ai visi inespressivi quanto alla B. V. Maria, titolare del santo Rosario e al sacro valore della vita.

Riteniamo giusto e doveroso piangere per i 290.000 morti per causa del virus, giusto e doveroso per i 4 milioni di morti per fame, ma più giusto e doveroso piangere per milioni e milioni di persone uccise “legalmente” nel buio prima di nascere alla luce.

Si manifesta, senza dubbio, in questo suo cauto silenzio, la malcelata simpatia del Papa argentino per i governi laici, vulgo: “di sinistra”, simpatia che gli fa remora di criticare l’infame legge 194, che lo porta ad esaltare i poteri forti del Nuovo Ordine Mondiale, che lo rende estimatore di personaggi di nota e praticata omosessualità, che lo fa amico colloquiale dei più acerbi nemici di Dio, atei, gnostici, materialisti.
Meglio, invece, più comodo e maggiormente redditizio in termini di applauso, sopprimere l’Ordine dei Francescani dell’Immacolata, rei di celebrare la santa Messa “vetus ordo”, rifiutare stizzosamente udienza ai quattro cardinali – Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner - autori dei famosi “dubia”, prendersela con il politico “di destra” che agita il Rosario, o irridere il bimbo che prega a mani giunte.
Con il CVII la Chiesa – o più correttamente la Gerarchìa della Chiesa - ha spalancato le porte al mondo, allo spirito dei tempi, all’antropologìa laica, convinta di modificarne le anomalìe e le storture. Si ritrova, invece a fare comunella con la massonerìa e a tacere sulla legge omicida 194.

Non si disturba il manovratore che – non è difficile capirlo – è il “principe di questo mondo” (Gv. 12, 31), Satana, “omicida fin dal principio . . . e padre di menzogna” (Gv. 8, 44).

Articolo di
 L. P.


Il Papa sui migranti in pandemia: "Come Gesù: costretti a fuggire"

La pandemia da Sars-Cov2 non modifica la pastorale del Papa, che anzi rilancia sui migranti: "Accogliere, promuovere, proteggere ed integrare"

Papa Francesco ha sempre a cuore le sorti dei migranti. Anche oggi, poco dopo la discussa regolarizzazione dei braccianti irregolari disposta via decreto dal governo giallorosso, Jorge Mario Bergolio ha posto l'accento sulla necessità della "solidarietà globale", che deve impedire che "gli invisibili" vengano lasciati fuori dal sistema economico-sociale del globo terrestre.
Il Santo Padre si era già espresso in favore della sanatoria, che è poi stata ufficializzata due sere fa dal ministro Bellanova. La ratio ribadita dal pontefice argentino è questa: i migranti non sono numeri. Così come non lo sono gli sfollati. "Si tratta di persone", ha tuonato il vescovo di Roma,come ripercorso dall'Adnkronos.
L'assist per il ragionamento di Francesco è stato offerto dalla presentazione del messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Come ogni anno, il Vaticano annuncia con largo anticipo le argomentazioni della riflessione papale. La pandemia da Covid-19 rischia - secondo la visione del Santo Padre - di estromettere i periferici, ossia "gli ultimi" ed i "penultimi" del pianeta. Quello che Bergoglio vorrebbe per il futuro è chiaro. Ma la pandemia ha prodotto pure "silenzio". E nel silenzio le grida di coloro che rischiano di rimanere indietro diventano percepibili: "Un silenzio drammatico e inquietante, che però ci ha offerto l'occasione di ascoltare il grido di chi è più vulnerabile, degli sfollati e del nostro pianeta gravemente malato. E, ascoltando, abbiamo l'opportunità di riconciliarci con il prossimo, con tanti scartati, con noi stessi e con Dio, che mai si stanca di offrirci la sua misericordia", ha evidenziato il successore di Benedetto XVI.
I migranti, allora, diventano nell'analisi pontificia le possibili vittime di una "economia dello scarto", che non aspetta nessuno e tende a dimeticarsi di chi è già stato dimenticato. C'è stato spazio anche per l'analogia tra la "condizione" dei profughi ed una parte della vicenda vangelica di Gesù Cristo. Bergoglio aveva già operato in passato un paragone tra le tratte percorse da coloro che cercano rifugiano sulle coste occidentali e la fuga in Egitto del fondatore del cristianesimo: "Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà", ha aggiunto Bergoglio in questa circostanza. L'asssociazione, all'epoca, era stata criticata. Vedremo se in questo caso la medesima comparazione solleverà perplessità teologiche di sorta.
Il titolo stesso del messaggio dell'ex arcivescovo di Buenos Aires è esemplificativo: "'Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati internì. Un "dramma spesso invisibile". Le parole chiave, le indicazioni della disamina pontificia, sono quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi quasi sette anni dall'ultimo Conclave, e appunto: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.
Jorge Mario Bergoglio ha anche insistito affinché le crisi che attraversano il pianeta non finiscano nel dimenticatoio delle agende politiche per via della pandemia da Sars-Cov2, che rischia di sovrapporsi a tutto: "Questa crisi, - ha fatto presente Francesco, riferendosi alla pandemia - per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali. Ma 'non è questo il tempo della dimenticanza" . Soprattutto perché "nei loro volti (quelli dei migranti e dei rifugiati, ndr) siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella".

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