ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 17 giugno 2020

Chiamare le cose con il loro nome

Che fare?
Dire la verità. Parlare da cristiani: Sì Sì No No.



di Mons. Carlo Maria Viganò




Introduzione di Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, Come vi ricorderete Pezzo Grosso ha rivolto una lettera aperta a mons. Carlo Maria Viganò, chiedendogli: che cosa dobbiamo fare, in questi tempi così difficili per la Chiesa e la fede? Ecco la risposta. Buona lettura.



La lettera

15 giugno 2020

Caro Tosatti,

            ho letto con interesse l’Appello che Pezzo Grosso mi ha rivolto dalle pagine di Stilum Curiae. Trattandosi di una questione molto grave, che sta giustamente a cuore e preoccupa molti Suoi lettori, mi affretto a rispondere.

La risposta che si impone immediatamente al mio animo è quella che troviamo nel Vangelo: “Estote parati, quia nescitis diem, neque horam” (Mt 24, 44). Dobbiamo essere preparati non solo alla venuta del Figlio dell’uomo, ma anche alla prova che la precederà e che ci obbligherà a scegliere da che parte stare: o con Cristo, o contro Cristo.

Se è vero che “Colui che bada al vento non semina mai e chi scruta le nuvole non miete” (Eccle 11, 4), è altrettanto vero che il tempo a nostra disposizione non ci permette di attendere né che cali il vento, né che le nubi che offuscano la Chiesa si diradino, se vogliamo seminare un po’ di bene e raccoglierne il frutto, con la grazia di Dio. Possiamo comportarci come le vergini prudenti: attendere con le lampade accese la venuta dello Sposo – con le lampade della Fede e della Santa Messa, dei Sacramenti e della preghiera. Le vergini stolte, che non si preoccupano di alimentare le loro lampade con l’olio della vita di grazia e della virtù, troppo tardi scopriranno di non poter andare incontro al Signore che viene.

Un’altra cosa importante è saper decifrare quello che sta accadendo in questo momento storico. Dobbiamo imparare a conoscere e valutare i fatti, non soltanto presi in se stessi come singole tessere, ma anche nella loro collocazione nel mosaico complessivo che, alla luce della Fede, ci permette di scoprire l’intero disegno.

Decenni di parole inflazionate che hanno enfatizzato una generica dimensione escatologica dell’esistenza, trascurando la predicazione sui Novissimi, non ci hanno certo preparato a fronteggiare la prova finale, lasciandoci impreparati a difenderci dal nemico, e persino nell’incapacità di riconoscere lui e i suoi subdoli inganni. Alle vuote frasi di chi cerca di circuirci, opponiamo con ferma determinazione le parole eterne del Verbo di Dio contro le quali si schiantano i discorsi politically correct delle vergini stolte. Secondo alcuni, quella del Vangelo è una visione semplicistica che fa orrore a chi, amando il mondo e la sua mentalità falsa e ipocrita, non può amare il Signore, Verità sfolgorante che non ammette deroghe, divisiva come lo è la luce rispetto alle tenebre, il bene rispetto al male.

Impariamo a chiamare le cose con il loro nome, con semplicità e pacatezza; smettiamola di assecondare per quieto vivere le illusioni di chi ci parla di tolleranza e accoglienza solo quando si tratta di far spazio all’errore e al vizio; smettiamola di far nostre le parole magiche come dialogo, solidarietà e libertà, che nascondono l’inganno dell’avversario e celano lo sfruttamento, la tirannide e la persecuzione dei dissenzienti.

Siamo Cristiani, parliamo la lingua di Cristo! “Sia il vostro parlare: Sì, sì. No, no. Il resto viene dal Maligno”. Ci troviamo in guerra contro un nemico che vuole persino decidere le armi con cui eventualmente possiamo resistergli. Lo abbiamo lasciato penetrare fino a profanare i nostri altari, i sacramenti, la SS.ma Eucarestia! Le regole ci sono state imposte per favorire spudoratamente la parte avversa. È venuto il momento di rifiutarci di accettare questa oscena invasione e quanto rende impossibile qualsiasi azione efficace da parte nostra per cacciarlo fuori!

Ecco, la prima cosa da fare è avere la consapevolezza di essere in guerra contro il mondo, la carne e il diavolo. In questa guerra non possiamo rimanere neutrali, né negarla, né tanto meno schierarci col Nemico. Ci troviamo nell’assurda situazione in cui lo stesso nostro comandante pare rifiutarsi di guidarci, anzi sembra quasi flirtare con l’avversario, additandoci come nemici della concordia e fomentatori di scismi, mentre i nostri generali si alleano con l’avversario e ordinano alle truppe di deporre le armi. È evidente che, senza l’aiuto di Dio, cade ogni speranza. Eppure dobbiamo combattere, essere pronti, tenere le lampade accese e i fianchi cinti, certi che con Cristo abbiamo già vinto. Tutto quello che possiamo fare – la preghiera, specialmente il Santo Rosario, la fedeltà ai propri doveri di stato, le responsabilità verso le persone a noi affidate, la testimonianza di Fede e di Carità, l’impegno sociale – si deve attuare secondo le possibilità di ciascuno e conformemente a quanto la Provvidenza avrà voluto disporre. Lasciamoci guidare con totale fiducia dal Signore e comprenderemo cosa ci è richiesto, giorno dopo giorno, momento per momento.

Con Pezzo Grosso riprendo la bellissima Oratio universalis di Clemente XI: Redde me prudentem in consiliis, constantem in periculis, patientem in adversis, humilem in prosperis. Rendimi prudente nei consigli, forte nei pericoli, paziente nelle avversità, umile nella riuscita. Discam a Te quam tenue quod terrenum, quam grande quod divinum, quam breve quod temporaneum, quam durabile quod aeternum. Che io impari da Te quanto è fragile ciò che è terrestre, quanto è grande ciò che è divino, quanto breve ciò che accade nel tempo, quanto durevole ciò che è nell’eternità.

+ Carlo Maria Viganò


Testo della lettera pubblicata sul sito di Marco Tosatti
Stilum Curiae



http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3635_Mons-Vigano_Che_fare.html


Lettera di Mons. Tomas de Aquino
a Mons. Carlo Maria Viganò

+ PAX

Nova Friburgo, RJ, 13 giugno 2020 – Festa di Sant’Antonio di Lisbona, confessore e dottore

Eccellenza,

Le scrivo dal Brasile, per felicitarmi con lei per il suo scritto del 9 giugno.
La sua lucidità e il suo coraggio ci hanno molto edificato e consolato.

Io fu ordinato da Mons. Marcel Lefebvre nel 1980 e consacrato vescovo da S. Ecc. Mons. Richard Williamson nel 2016.
Risiedo in Brasile, nel monastero benedettino della Santa Croce (Mosteiro da Santa Cruz, in portoghese), di cui sono il Superiore.
Qui noi seguiamo da sempre gli orientamenti di Mons. Lefebvre, che ha sempre combattuto sia il modernismo sia il sedevacantismo.

Noi abbiamo apprezzato la sua chiarezza nel denunciare la “Chiesa parallela”, che un cardinale ha chiamata “Chiesa conciliare”. Benché questa realtà sia difficile da definire, noi ci troviamo di fronte a due realtà distinte, con dei fini distinti, delle dottrine distinte, delle morali distinte, delle liturgie distinte, ecc., nonostante il fatto che capo delle due Chiese vi sia un solo Papa, il quale protegge l’una (la modernista) e perseguitata l’altra (la cattolica).

In una conferenza, Mons. Lefebvre, parlando di ciò che avrebbe fatto se fosse stato convocato a Roma, disse:
“Quale Chiesa siete voi? Con quale Chiesa abbiamo a che fare – vorrei sapere – se ho a che fare con la Chiesa cattolica o ho a che fare con un’altra Chiesa, con una contro-Chiesa, con una contraffazione della Chiesa?…
Ora, io credo sinceramente che noi abbiamo a che fare con una contraffazione della Chiesa e non con la Chiesa cattolica.
Perché? Perché essi non insegnano più la fede cattolica. Essi non difendono più la fede cattolica. Non solo non insegnano più la fede cattolica e non difendono più la fede cattolica, ma essi insegnano altra cosa, essi stanno trascinando la Chiesa in qualcosa di diverso dalla Chiesa cattolica. Non è più la Chiesa cattolica. Essi sono assisi sulla sede dei loro predecessori, tutti questi cardinali che sono nelle Congregazioni e tutti questi segretari che sono in queste Congregazioni o nella Segreteria di Stato; essi sono assisi là dov’erano i loro predecessori, ma non continuano i loro predecessori. Essi non hanno più la stessa fede, né la stessa dottrina, né la stessa morale dei loro predecessori.
Allora, questo non è più possibile. E principalmente, il loro grande errore è l’ecumenismo. Essi insegnano un ecumenismo che è contrario alla fede cattolica”.
(Conferenza ai seminaristi dell’8 giugno1978).

Mons. de Castro Mayer non era meno esplicito:
“Noi diciamo che il modo migliore per abbandonare la Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, è di accettare senza riserve ciò che ha insegnato e proposto il concilio Vaticano II. Esso è l’anti-Chiesa“
(Giornale Heri et Hodie nº 33 - settembre 1986).

Questa citazione di Mons. de Castro Mayer è stata tradotta dal portoghese.

Prima di terminare, io le assicuro di nuovo il mio sostegno, le mie preghiere e le preghiere di tutti i monaci del nostro monastero, al pari di quelle dei fedeli che sono con noi e dei seminaristi brasiliani della Tradizione.

Augurandole il coraggio che solo Dio può dare, io le assicuro, Eccellenza, la mia totale dedizione.

Nel Sacro Cuore e nel Cuore Immacolato.

Tomas de Aquino, OSB

U.I.O.G.D.

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