ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 4 giugno 2020

Sulla barca...

Il Faro provvidenziale ai Naviganti nella Tempesta



Ripropongo oggi, per i veri ricercatori, un esempio di come si dovrebbe interpretare la Scrittura scorgendone l'aspetto sostanziale. Normalmente, di questa si coglie solo il senso letterale o allegorico e non ci si sofferma, se non di rado, sul senso profondo ed esoterico che la caratterizza.

L'umanità ormai preda dell'indifferenza più totale verso il "sacro", e dell'apostasia che ha travolto in modo drammatico persino i maggiori responsabili della Chiesa di Roma, si trova oggi in uno stato talmente "soporifero" da non essere in grado nemmeno di discernere che il "capo supremo" ‒ «venuto dalla fine del mondo» ‒ è il Falso Profeta, la "bestia venuta dalla terra" descritta nell'Apocalisse. (Cfr. QUIQUIQUI e QUI).

Per questo, è indispensabile più che mai collegarsi direttamente al Cielo (cfr. QUI e QUI) e in particolar modo al dolcissimo Gesù (checché ne dica Bergoglio*), cercando di approfondire da soli (visto che siamo Scintilla divina; cfr. QUI e QUI) il senso e lo scopo dell'esistenza, chiedendo aiuto allo Spirito Santo affinché ci illumini il cuore e la mente.

[* Il "papa" davanti a 33.000 persone, il 25 giugno 2017, ha sostenuto che è dannoso e pericoloso il "fai da te", ossia il rapporto diretto con Gesù al di fuori di "santa romana chiesa" (il minuscolo è dovuto, dal momento che è FALSA), cfr. video seguente]:



Ecco dunque l'analisi di una parabola evangelica, quella della "Tempesta sedata" (Mc. 4, 35-41), che nell'attuale criticità del mondo induce a riflettere e a sostenere la fede di quanti, investiti da momenti difficili pronti a travolgerli, possono trovare la "VIA" sicura per non soccombere e disperare.

"In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare Gli obbediscono?»."




Mentre l'acqua nel suo ritmo normale rappresenta la purezza, la trasparenza e la calma, quando è alterata, torbida e tempestosa, come dice il Profeta nel Vecchio Testamento, raffigura le passioni e le insidie della vita. Isaia 57,20 («Gli empi sono come il mare agitato»).

Il Vangelo di Marco delinea con precisione il quadro iniziale: «È sera!» Questo ci suggerisce subito che la possibilità di vedere chiaro è molto limitata e che le Forze Oscure hanno nelle tenebre il vantaggio maggiore.

Ciò rivela molto bene il contesto animico in cui ogni individuo vive, cioè nella propria «barca» che è costretto a condurre nel mare della vita.

Il Signore invita i discepoli «a passare all'altra riva». Infatti, nel percorso evolutivo del ciclo vitale noi possiamo distinguere due sponde: una umana-materia ed una divina-spirito.

Gesù invita i «suoi» ossia «il piccolo resto» a prendere il largo, a «passare» dall'altra parte, quella spirituale. Si tratta di un invito alla Risurrezione della Pasqua, che significa «passaggio», come quello del mar Rosso per il popolo eletto liberato dalla schiavitù  e  condotto  alla  libertà.

Quando nella notte, simbolo di cecità e ignoranza, le forze del male si scatenano per farci affondare, la scelta più saggia è quella di rifugiarsi presso «l'altra riva»... dove c'è la Luce perenne, la visione illuminata dallo Spirito e la Conoscenza delle cose.

Ognuno, nella sua più intima essenza, è Particella che è stata emessa dal Creatore a Sua immagine e simiglianza (non somiglianza, perché essere simili è diverso dal somigliare), quindi il Divino è presente in noi.




Ma l'essere umano pensa di essere solo nella sua «barchetta», non sapendo (Spirito addormentato) che Gesù abita in lui. Importantissimo leggere QUI, come scoprirLo! 

Proseguendo l'analisi del testo di Marco, si può dire che, lasciata la confusione (la folla), i discepoli fanno salire il Cristo «così com'era» nell'imbarcazione.

Non si sono cioè preoccupati per nulla di approfondirne la Conoscenza sostanziale, accettandoLo così, come superficialmente Lo avevano conosciuto. Mancava loro la Consapevolezza profonda della Sua vera Identità.

Ecco «levarsi un gran turbine di vento» (simbolo degli imprevisti e delle prove ardue che ogni persona deve affrontare), tanto che il rischio di un naufragio è reale.

Se l'individuo, quindi, non è cosciente della Presenza Divina in lui (cfr. QUI), rappresentato dal Cristo addormentato, è «come nave senza nocchiero in gran tempesta»  (Dante: Purgatorio,  canto VI ‒ verso 77). 

Notare che il Signore si trova a poppa, nella parte posteriore, dove, come Ego Spirito dovrebbe essere «ben sveglio» tenendo saldamente in mano il timone e quindi il dominio. Ne consegue il fatto che l'uomo si terrorizza, si dispera e teme per la sua incolumità non sapendo come salvarsi.

Alla richiesta sconfortata dei discepoli «Maestro, non ti dai pensiero che stiamo per perire?», il Cristo si desta, sgrida il vento dicendo al mare: «Silenzio! Taci!» e la tempesta si placa.

Gesù dunque non interviene se non viene chiamato, così come il «pulsate et aperietur vobis» ‒chiedete e vi sarà dato ‒ impone.

È rappresentata l'umanità che nel momento del pericolo chiama in soccorso il Divino, ma la sua fede è debole e opportunista, tanto che il Maestro replica: «Perché siete paurosi? Non avete ancora fede?» Cioè, non avete ancora capito chi Io sia?

Ecco la similitudine tragica nella quale essa si trova, pellegrina come un marinaio senza meta che non conosce da quale porto viene e verso quale lido va, in balìa del mare in tempesta... e del "Falso Profeta" che sta al timone della "barca di Pietro", ved. QUI.

Sembra incredibile! Ma pochissimi ancora si preoccupano di sapere dove stiano andando!




Allora  non è forse arrivato il momento di accorgerci  che tutti noi abbiamo a bordo un «passeggero» speciale e così importante che, con un cenno soltanto, potrebbe neutralizzare  qualsiasi  evento  contrario  e  minaccioso?

Nel passo di Gv. 14,12 c'è scritto:

«In Verità, in Verità vi dico: chi crede in Me anch'egli compirà le opere che Io compio, anzi ne farà di maggiori...»

Non è questa la conferma lampante e definitiva della nostra splendida, anche se relativa, Divinità?

Non si scandalizzi il lettore di questa asserzione perché è Verità indiscutibile che noi, Spiriti con un corpo, un giorno ritorneremo al nostro regale Genitore, alla «Casa» da cui siamo partiti tanto tempo fa, come figli ribelli, per raggiungere l'apoteosi finale dopo tanta tribolazione.

Sebirblu, 4 giugno 2020


“VERRÀ UN GIORNO…NON SEGUITELI”. UNA CHIESA PAGANA?

4 Giugno 2020 Pubblicato da  2 Commenti --


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, risuona come una chiamata alle armi spirituale l’invito alla riflessione che Gian Pietro Caliari ci ha inviato, e di cui vi rendiamo con piacere partecipi. Buona lettura.

§§§

Venient dies quando desideratis videre unum diem
di Gian Pietro Caliari

Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli” (Luca 17, 22-23).
L’evangelista riporta questo monito del Salvatore, al termine di un breve colloquio fra Gesù e i farisei, sul tempo della venuta del Regno di Dio, dopo che, in realtà, il Cristo aveva già fornito una precisa indicazione: “γὰρ ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ ἐντὸς ὑμῶν ἐστιν”, “infatti il Regno di Dio è fra/dentro di voi” (Luca 17, 21).
Sappiamo che l’espressione Regno di Dio ricorre 122 volte nei testi del Nuovo Testamento e che i Padri della Chiesa hanno interpretato questa espressione in tre dimensioni.
La prima strettamente cristologia che indica appunto l’auto-basileia di Cristo stesso, vale a dire la piena e completa rivelazione di Dio e del suo Regno in Cristo stesso.
Una seconda più mistica che indica la presenza della Verità di Cristo nell’interiorità stessa dell’uomo credente.
La terza, infine, ecclesiologica che indica nella Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica” l’attuarsi del Regno di Dio nella Storia.
Pur non oscurando o tralasciando affatto le prime due accezioni dell’espressione neo-testamentaria – anzi riaffermandole! – fu proprio la terza e ultima dimensione che il Concilio Vaticano II volle riaffermare in senso dogmatico, come dottrina da credersi e credere certa per chiunque sia realmente cattolico.
“Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l’avvento del regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura […] La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio” (Lumen Gentium, 5).
Questa precisa scelta fu profetica perché, a ben vedere, forse qualcuno aveva previsto che dopo la stagione del “Cristo sì, Chiesa no!” sarebbe giunta quella, ben più drammatica, dell’”anche Cristo e del suo Regno no!”.
Il tempo, vale a dire, del paganesimo di ritorno o del neo-paganesimo all’interno stesso della Chiesa Cattolica e come nucleo centrale della contemporanea predicazione!
Scriveva nell’inverno del 1958 – sic! – un allora giovane prete e teologo: “Limmagine della Chiesa moderna è caratterizzata essenzialmente dal fatto di essere diventata e di diventare sempre di più una Chiesa di pagani in modo completamente nuovo: non più, come una volta, Chiesa di pagani che sono diventati cristiani, ma piuttosto Chiesa di pagani, che chiamano ancora sé stessi cristiani ma che in realtà sono diventati da tempo dei pagani. Il paganesimo risiede oggi nella Chiesa stessa e proprio questa è la caratteristica della Chiesa dei nostri giorni come anche del nuovo paganesimo: si tratta di un paganesimo nella Chiesa e di una Chiesa nel cui cuore abita il paganesimo” (Joseph RatzingerDie neuen Heiden und die Kirche, in Hochland, LV, 51, 1958-1959, p. 1).
Che cosa poteva intendere già nella seconda metà del secolo scorso, quel giovane teologo? Per comprenderlo, dobbiamo intenderci sul significato di paganesimo moderno o neo-paganesimo.
Si tratta, secondo W. Doniger e M. Eliade di “diversi movimenti spirituali che, pur distinguendosi dai rituali magici propri degli antichi lottano per far rivivere autentici pantheon e rituali di antiche culture, spesso attraverso un approccio deliberatamente eclettico e ri-costruzionista, e attraverso un particolare atteggiamento contemplativo e celebrativo” (in: Merriam-Websters Encyclopedia of World Religions, Merriam-Webster, 2000, pp. 794-795 ).
Ancor più indicativa e precisa la definizione che ne da il filosofo italiano Salvatore Natoli per il quale benché si tratti di un movimento che ha distinte visioni teologiche, cosmologiche e antropologiche, ha un comune e preciso approccio naturalistico, umanistico e relativistico (cfr. La salvezza senza fede, Torino, 2007).
Molti cattolici, e giustamente, si sono scandalizzati e infuriati quando hanno dovuto assistere al disgustoso e satanico rituale di frati e suore allegramente prostrate in atto d’apostatica adorazione della Pachamama e di un idolo fallico, nei giardini vaticani e alla presenza del Successore di Pietro e del Vicario di Cristo. O alla lugubre processione di vescovi che, non curanti di essere tali solo perché successori degli apostoli, dall’altare della Confessione, portavano a spalla le stesse effigi idolatriche fino all’aula del Sinodo.
E, a ben dire, non si trattava di semplice folclore pan-amazzonico!
Troppi cattolici, invece e ingiustamente, non s’indignano per una martellante, dilagante e sempre più disonesta predicazione che ha del tutto espunto, se non addirittura escluso, l’annuncio di Cristo e del suo Regno per imporre, al contrario, un neo-dogma pagano il cui contenuto è sfacciatamente naturalistico, umanistico e relativistico.
Questo, invece, è a ben vedere il nucleo centrale della “Chiesa in uscita” libera e dell’”andare oltre la Chiesa” che deve evitare “ogni autoreferenzialità” in nome “dell’ecologismo integrale”, “del neo-umanesimo”, della “situazione concreta”  e della “fraternità universale”, sempre e doverosamente integrale.
Basta sostituire integrale con dogmatico e il gioco e fatto!
Che fare, allora, per chi non vuole da cattolico cadere nella sinuosa trappola di coloro che additano neo-paganamente “Eccolo là, o: eccolo qua”? Certo “non andateci, non seguiteli” (Luca 17,23), ma come concretamente?
Tre elementi appaiono e sembrano almeno essenziali.
Il recupero, innanzi tutto, della sacralità liturgica di fronte alla banalizzazione del Sacrum, cioè di Dio stesso Trinità Santissima! Anche perché proprio in questo si è manifestato il totale fallimento della riforma liturgica post-conciliare.
“Il fondamento – infatti . dellunione delluomo con Dio è la piena distinzione tra luomo e Dio. Per questo la pienezza dell’unione è data dalla Rivelazione cristiana, che pone lunione tra Dio e luomo a partire dalla piena distinzione tra Dio e luomo. Latto redentore è un atto unico, latto del solo Cristo: un atto inter-trinitario in cui il Figlio offre la sua umanità e lumanità del mondo in sacrificio al Padre in un atto di assoluta adorazione. Qui solamente il Mistero trinitario è manifestato nella sua verità” (G. Baget Bozzo, LAnticristo – il principe delle tenebre opera nella storia da piccole fessure, Milano, 2001 p.46).
Nella liturgia, infatti, è stata ed è ancora inferta la ferita più grave e letale alla fede e al popolo cattolico, nella sua dimensione più originaria e imprescindibile di Mysterion, cioè il Sacrum.
Il non conformismo, poi, come dimensione essenziale della fede cattolica: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Romani 12, 2).
L’ammonimento dell’Apostolo delle Genti era così commentato dall’allora cardinal Ratzinger: “Dobbiamo riscoprire il coraggio del non conformismo davanti alle tendenze del mondo opulento. Invece di seguire lo spirito dell’epoca dovremmo essere noi a marchiare di nuovo quello spirito con l’austerità evangelica. Noi abbiamo perduto il senso che i cristiani non possono vivere come vive chiunque. L’opinione stolta secondo cui non esisterebbe una specifica morale cristiana è solo una espressione particolarmente spinta della perdita di un concetto base: la differenza del cristiano rispetto ai modelli del mondo” (V. Messori, Rapporto sulla fede, Roma, 1985, p. 64).
È questa la necessaria riscoperta di un’identità cattolica, nutrita della semplice ma radicale gioia di aver incontrato Colui che solo è “Via, Verità e Vita”, (Giovanni 14, 6) ma anche di umile fierezza di essere ancora “una patria dell’anima” per coloro che sono “affaticati e oppressi” dall’oppressione sempre più pervasiva ed esiziale del neo-paganesimo dominante.
Riscoprire, infine, il carattere martiriologico-missionario della nostra fede senza infondate e sospettose remore di proselitismo, anch’esso integrale e dunque dogmatico.
Scriveva ancora Ratzinger: “La cultura atea dell’Occidente moderno vive ancora grazie alla libertà dalla paura dei demoni portata dal cristianesimo. Ma se questa luce redentrice del Cristo dovesse spegnersi, pur con tutta la sua sapienza e con tutta la sua tecnologia il mondo ricadrebbe nel terrore e nella disperazione. Ci sono già segni di questo ritorno di forze oscure, mentre crescono nel mondo secolarizzato i culti satanici” (V. Messori, cit, p. 79).
Non è sufficiente, insomma, farsi prossimo al prossimo nel nome di un neo-umanitarismo integrale e caritatevole, infarcito di Gaudium et Laetitia. “Ciò resta sempre insufficiente” – scriveva infatti Paolo VI – “perché anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata – ciò che Pietro chiamava dare le ragioni della propria speranza – esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù. […] Non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati” (Evangelii Nuntiandi, 22).
Si tratta, in fin dei conti, di soli tre apparentemente banali, spunti di riflessione. E a ben vedere, non siamo proprio certi che anch’essi bastino ad evitare “l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele” (Matteo 24, 15).
Di una cosa siamo, tuttavia, certi non sono temi per masse osannanti e festose – altri di questi tempi affannosamente le ricercano – ma per cercare la via a un parvulus grex, forte, gioioso e fiero del suo Signore che ancor oggi lo rinfranca a resistere e lo invita a non disperare: Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno” (Luca 12, 32).
«Simili ipotesi hanno ovviamente allentato in molti la tensione missionaria. Qualcuno ha cominciato a chiedersi: “Perché disturbare i non cristiani inducendoli al battesimo e alla fede in Cristo, visto che la loro religione è la loro via di salvezza nella loro cultura, nella loro parte del mondo?”. In questo modo si è dimenticato tra l’altro il legame che il Nuovo Testamento instaura tra salvezza verità, la cui conoscenza (lo afferma Gesù in modo esplicito) libera e quindi salva. o, come dice san Paolo: “Dio nostro salvatore vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”. La quale verità, prosegue subito l’Apostolo, consiste nel sapere che “uno solo è Dio e uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tim 2, 4-7). È quanto dobbiamo continuare ad annunciare – con umiltà ma con forza – al mondo d’oggi, sull’esempio impegnativo delle generazioni che ci hanno preceduti nella fede».

6 commenti:

  1. Userei estrema prudenza in merito a certe esternazioni fate dall'articolista del blog Sebir blu:in maniera particolare l'affermazione che ognuno di noi è Particella che il Creatore ha messo dentro di noi....quindi il Divino è presente in noi!!!ATTENZIONE e qui mi rivolgo ai cattolici;questa è una visione panteistica del cosmo,una visione condannata dalla chiesa cattolica,una visione eretica!E' CONTRARIA ALLA NOSTRA FEDE!!IL DIVINO IN NOI E' PRESENTE ESCLUSIVAMENTE QUANDO SIAMO IN GRAZIA DI DIO E RICEVIAMO DEGNAMENTE LA SANTISSIMA EUCARESTIA!Il resto sono teorie erronee contrarie alla fede cattolica e sicuramente sbagliate.Chi contesta Bergoglio giustamente per il fatto che non è papa ed è apostata come uomo di chiesa,non si accorge che abbraccciando certe teorie del" divino presente in ogni cosa "avvalora la teoria che nel giorno del giudizio tutto finirà in grande abbraccio da parte di DIO nei confronti di tutte le creature(ivi incluse satana e tutti gli spiriti maligni):tale visione infantilesca bergogliana altro non è che la versione panteistica del "divino"che alla fine dei tempi si riunisce a tutte le sue creature(particelle),NIENTE DI PIU' SBAGLIATO!!Il cristiano cattolico che riceve lo Spirito Santo con la Santa Cresima,combatte una battaglia(da qui la giusta definizione di Chiesa militante)contro satana e gli altri spiriti maligni che a perdizione dell anime vanno errando per il mondo;tutti i richiami che ci vengono dai vangeli,ma anche dalle lettere degli apostoli, da san Paolo fino ad arrivare all'Apocalisse di San Giovanni non fanno altro che richiamare a questa BATTAGLIA così come la vita di tutti i santi della Chiesa di Cristo:NON SCORDIAMOCELO MAI! Il richiamo di Cristo è chiaro;sforzatevi di entrare nella porta stretta,perchè MOLTI ci proveranno e non ci riusciranno:NON C'E' NESSUNA AFFERMAZIONE DA PARTE DEL FIGLIO DI DIO CHE IN NOI E' PRESENTE IL DIVINO E CHE LUI SIA VENUTO A "RISVEGLIARLO"!Solo il suo sacrificio in croce ha riaperto quella porta che ha consentito all'uomo di "riappacificarsi"con il suo CREATORE:MA TALE RIAVVICINAMENTO E QUINDI SALVEZZA E'POSSIBILE SOLO SE SI CREDE CHE GESU'E' FIGLIO DI DIO E SOLO ATTRAVERSO DI LUI CI SI PUO' SALVARE DALL'ETERNA DANNAZIONE!

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  2. Lei, signor "Innominato"... di manzoniana memoria... non si ricorda che: "lo Spirito soffia dove Vuole? Di Lui se ne ode la Voce, ma non si sa donde venga né dove vada"? Come può lei giudicare così sommariamente traendo conclusioni altrettanto affrettate senza nemmeno conoscermi? Che ne sa lei della mia vita interiore?

    Come considera il Dono divino dello Spirito? Molto spesso dei bagliori si accendono qua e là: sono fiamme rosseggianti che NON danno luce intensa, ma danno "calor di materia".

    Questi bagliori continuano ad attrarre ed attrarranno ancora gli uomini verso una meta falsa e bugiarda, e ciò vuol dire che, della capacità di discernere, l'individuo NON vuole raccogliere il divino Palpito, ma lo respinge, lieto di rimanere nell'oscurità.

    L'Amore del Padre porta ai Suoi figli la Fiaccola della Luce, luce che abbacina, che vivifica e che conduce alla sommità.

    Molti sono i "chiamati" attorno alla face, ma tanti sono anche coloro che ostinatamente soffiano su di essa cercando di spegnere la inestinguibile Fiamma. Guai a loro! L'Amore del Padre è Giustizia.

    Attenzione! Prima di emettere giudizi e lasciarsi attrarre da Satana nel voler stoltamente soffocare la Luce dello Spirito, onde distogliere da essa coloro che ne fanno una ragione di vita, bisogna signor Innominato compiere un profondo esame di coscienza e dopo, se si è veramente onesti, ci si asterrà da simili comportamenti che disonorano chi pensa d'essere un "vero cattolico".

    Pregherò per lei, affinché Dio come Spirito Santo l'aiuti a ritrovare la saggezza e il discernimento necessari nel Nome di Nostro Signore Gesù Cristo per non emettere giudizi e sentenze fuori luogo, perché se con le sue parole anche UNA SOLA ANIMA andrà perduta, lei ne renderà conto alla Divina Giustizia! E questo avverrà molto presto ormai... Le conviene pensarci, finché è in tempo!

    Al Padre l'ultima Parola, e vedremo allora da che parte sta il Vero!

    Sebirblu

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  3. "Ognuno, nella sua più intima essenza, è Particella che è stata emessa dal Creatore a Sua immagine e simiglianza (non somiglianza, perché essere simili è diverso dal somigliare), quindi il Divino è presente in noi.."

    Questa frase è eretica, frutto di dottrine gnostiche ( le correnti valentiniane ad esempio) condannate già nei primi secoli dai Santi Padri ( Ireneo di Lione ad esempio..).
    ..inutile sottolineare che tutto il testo trasuda di gnosi "spuria" ( per dirla con don Ennio Innocenti), di quell' approccio emanazionista e, dunque, radicalmente panteista come hanno già fatto notare.
    E' quantomeno insolito che il sito "ApostatiSiDiventa", ne proponga la lettura in rassegna...tanto vale pubblicare "i bei testi" di Teilhard de Chardin sine glossa facendoli passare per cattolici... anche perché, sarà pure stato panteista il buon vecchio Teilhard.. ma aveva del livello e non sbrodolava le sue eresie in modo così grossolano.

    Invece di delirare su quanto rischi di dannarsi chi contraddice le sue stronzate esoteriche, si riveda e cerchidi capire, se può, un buon commento al De Deo Creante, la distinzione tra Creatore e creature, il rapporto tra natura e Grazia così come insegnato dalla Chiesa, e cerchi, sempre nella misura del possibile, di capire cosa sia l'inabitazione della Santissima Trinità nell'anima del giusto per la Grazia....tutto fuorché le scempiaggini che riporta.

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  4. Confesso che anche a me la la frase sulla "particella" aveva suscitato le stesse perplessità ed obiezioni citate sopra.

    Se ho ritenuto utile dare spazio all'articolo di Sebirblu (della quale tanti non condivido, ma che altri mi paiono animati da spunti condivisibli) é per la semplice ragione che ho voluto intendere la "particella" come "ANIMA" infusaci da Dio Padre,NON nel senso "profondo ed esoterico" scritto dall'autrice(che non condivido).

    In tal senso poi leggerei quindi "abbiamo a bordo un «passeggero» speciale e così importante che, con un cenno soltanto, potrebbe neutralizzare qualsiasi evento contrario e minaccioso?".. Cristo suo Creatore.

    E la frase "noi, Spiriti con un corpo" sarebbe più corretta scriverla "corpi con uno Spirito"..


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  5. Mentre ringrazio lei gentile signor Sauro Brontolo dell'ospitalità che ogni tanto mi concede e dispiacendomi per le critiche inoltrate al suo blog che l'hanno indotta a giustificarsi, non posso esimermi dal constatare quanto la pretesa di sciorinare una certa cultura con relativo insegnamento su come io dovrei indottrinarmi, sia in contraddizione profonda con le volgarità e i giudizi sommari espressi, non rispettando per nulla il pensiero e la sintesi altrui.

    A questo punto, rimando con forza e con profonda convinzione quanto ho già detto:

    ‒ al Padre l'ultima Parola, e vedremo allora da che parte sta il Vero!

    Sebirblu

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  6. «Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.» (Rm 10,9-13).

    La salvezza appartiene a Gesù e non certo alle tonnellate di scritti prodotti dalla Chiesa in due millenni di storia. L'unico punto fermo è il Vangelo. I cristiani fanno bene a rispettare i dettami della Chiesa, ma non possono pretendere che il Signore debba giudicare secondo quanto scritto dagli uomini.

    Se facciamo inoltre una lettura escatologica delle lettere alle sette chiese di Asia, fatta eccezione per la Chiesa delle persecuzioni (Smirne = "mirra" = "amarezza") e per il resto d'Israele (Filadelfia = "amore fraterno"), quando il falso profeta avrà portato a termine il suo progetto di divisione della Chiesa e di creazione della nuova Chiesa universale (Laodicea = "come piace agli uomini"), troviamo solo condanne di infedeltà ai primi insegnamenti, di idolatria, di secolarizzazione e di apostasia.

    Per cui, è il caso di dire: "da quale pulpito!".
    Ad maiora.

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