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domenica 19 luglio 2020

L’intolleranza dei tolleranti solo per sé

VOGLIONO LA GUERRA CIVILE?


Se vogliono la guerra civile, sono sulla strada giusta. Perché nell’Italia del governo Conte Bis e della pseudo-chiesa del signor Bergoglio, i cattolici se vogliono riunirsi devono dare ampie assicurazioni di non essere omofobi 
di Francesco Lamendola  

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Le parole sono pietre e non bisogna mai adoperarle con leggerezza. In questo caso, però, quel che è successo a Lizzano in provincia di Taranto il 14 luglio scorso, sembra aver tutte le caratteristiche per giustificare l’affermazione del titolo di questo articoloSe è la guerra civile che vogliono, sono sulla strada giusta. Anche se, per fortuna ovviamente, non è scorsa neppure una goccia di sangue, anzi non c’è stato neppure un graffio al dito o un occhio nero ai danni di alcuno. 

Però gli ingredienti della guerra civile: l’odio viscerale, ideologico; la sfida, la provocazione; l’intervento a gamba tesa della pubblica autorità, in questo caso del primo cittadino (nel lessico politicamente coretto: della prima cittadina) non per mettere pace, ma per aizzare gli animi; addirittura l’esortazione alle forze di sicurezza a scendere in campo contro dei cittadini pacifici, talmente pacifici che se ne stavano in chiesa a pregare, mentre gli energumeni erano fuori: ebbene questi ingredienti micidiali c’erano tutti, e a innescarli, come sempre, era proprio quella parte politica che da anni sta conducendo una campagna moralizzatrice, per non dire ultrapuritana, per condannare i cosiddetti crimini d’odio. Lasciando tuttavia vedere, una volta di più, che l’odio a quei signori dà fastidio solo se è altro da quello che essi nutrono per tutti quanti non la pensano come loro; meglio ancora, se essi nel loro furore giacobino scambiano per odio la legittima espressione di un pensiero diverso o, addirittura, di un diverso sentire.

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Perché, nell’Italia del governo Conte Bis e della pseudo-chiesa del signor Bergoglio, i cattolici, se vogliono riunirsi per recitare il Rosario, devono anzitutto giustificarsi e dare ampie assicurazioni di non essere omofobi, bifobi, transfobi ecc. ecc.

I fatti sono molto semplici e, in se stessi, quasi banali. Un gruppo di fedeli aveva chiesto e ottenuto dal parroco della chiesa di San Nicola, don Giuseppe Zito, di potersi riunire in chiesa a pregare per la famiglia naturale, minacciata da un’iniziativa legislativa – il decreto di legge Zan-Scalfarotto, prossimo all’approvazione in Senato – che metterà il bavaglio a chiunque osi dire che la famiglia naturale è quella formata da un uomo e una donna con dei bambini, e aprirà la strada a una contro-educazione sessuale nelle scuole, basata sull’ideologia gender e sulla pubblicità del transessualismo. Apriti cielo! L’orribile notizia è subito giunta agli orecchi dei locali attivisti LGBT, i quali si sono precipitati alla parrocchia di San Nicola, hanno circondato l’edificio con le loro bandiere arcobaleno e si sono spinti fino al porticato, affiggendo sulla bacheca dei manifesti recanti scritte come questa: Perché ci volete discriminare, voi che vi dite seguaci di Gesù Cristo? Si è così creata una situazione di disagio e di tensione, coi fedeli assediati da quelle persone ben decise a insegnare loro cosa è veramente il cattolicesimo e cosa ha veramente detto Gesù Cristo in materia di morale sessuale. Il parroco, temendo il peggio, ha telefonato ai carabinieri: i quali sono arrivati, hanno preso atto della situazione e, com’era loro dovere, hanno chiesto agli attivisti LGBT di identificarsi, tanto più che la loro manifestazione non era stata autorizzata. A quel punto però è piombata sul luogo del fattaccio il sindaco Antonietta D’Oria, che con fare arrogante e quasi oltraggioso ha chiesto al comandante dei carabinieri con quale diritto prendeva il nome degli astanti, invitandolo semmai a farsi dare le generalità degli altri: di quelli, cioè, che dentro la chiesa stavano recitando il Rosario. Il tutto con aria da padrona che si crede in diritto di dare ordini anche alle forze dell’ordine, e insegnar loro il mestiere, come i suoi amici LGBT si sentivano autorizzati a insegnare ai cattolici che cosa è il Vangelo e per quali ragioni è lecito pregare, e per quali non lo è. Questo, il fatto. La signora in questione, non soddisfatta della propria performance, ha voluto poi far sentire la sua voce anche per mezzo dei social e ha ripreso e rilanciato la posta, deprecando il comportamento di quei cattolici; mentre il parroco si è limitato a ribadire che la veglia di preghiera non era diretta contro qualcuno e tanto meno era intesa a discriminare qualcuno, ma era semplicemente a difesa della famiglia naturale. Perché, nell’Italia del governo Conte Bis e della pseudo-chiesa del signor Bergoglio, i cattolici, se vogliono riunirsi per recitare il Rosario, devono anzitutto giustificarsi e dare ampie assicurazioni di non essere omofobi, bifobi, transfobi ecc. ecc.

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Col decreto legge Zan-Scalfarotto, prossimo all’approvazione in Senato si metterà il bavaglio a chiunque osi dire che la famiglia naturale è quella formata da un uomo e una donna con dei bambini, e aprirà la strada a una contro-educazione sessuale nelle scuole, basata sull’ideologia gender e sulla pubblicità del transessualismo!

Dicevamo che ci sono tutti gli ingredienti per una prossima guerra civile, basta immaginare che fatti del genere abbiano per sfondo non un piccolo paese di provincia, ma l’intera comunità nazionale. In primo luogo c’è l’intolleranza di coloro che da sempre invocano la tolleranza per se stessi, ma ci vedono rosso se qualcuno osa manifestare opinioni diverse: non esiste infatti una più becera intolleranza di quella progressista, specialmente in questa fase storica, allorché tutti i simpatizzanti e militanti della ex sinistra, prodigiosamente convertiti in fautori appassionati del globalismo finanziario di spoliazione e di manipolazione totale, ritengono il solo fatto che esistano delle isole non ancora toccate dai fulgidi raggi del Nuovo Ordine Mondiale come un insulto e una sfida. La guerra civile, del resto, i progressisti ce l’hanno nel sangue: per loro è il normale prolungamento dell’idea di progresso, che svolge le funzioni di un credo religioso. Dunque, battersi per il Progresso è un imperativo categorico, si potrebbe dire kantiano (Kant, non a caso il massimo esponente della filosofia illuminista): Tu devi perché devi, e non domandare altro. Nel 1936, in Spagna, il loro slogan era: Oggi qui, domani in Italia: la guerra civile del 1943-45 l’avevano già in mente da sette o otto anni prima che cominciasse, anzi da prima ancora, da quando avevano perso la prima mano nel 1919-21, e sognavano la vendetta e la rivincita. E come nel 1943-45 non è che abbiano vinto la guerra civile da essi, e non dal fascismo, caldamente voluta, attesa, preparata, ma semplicemente si sono trovati dalla parte dei vincitori/invasori stranieri, i quali hanno lasciato loro una settimana d’impunità, a fine aprile 1945, per regolare tutti i loro conti in sospeso, e sfogare tutto l’odio belluino dal quale erano animati, così anche adesso i loro legittimi eredi della “sinistra” globalista e arcobaleno non avrebbero alcuna speranza di poter imporre le loro “riforme”, come la legge Zan-Scalfarotto, se non potessero contare sul sostegno pieno e incondizionato dei poteri forti globali, grazie ai quali sono arrivati imporre un governo non eletto, e che non intendono mollare la presa, anche a costo d’inventarsi un’emergenza sanitaria da prolungare sino alla fine dell’anno, in modo da giustificare l’occupazione del potere a tempo indeterminato.

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Il popolo italiano, da molto tempo, sta mostrando un’immensa pazienza nei confronti delle continue angherie e provocazioni della minoranza progressista la quale, non si sa come, riesce sempre a stare al governo, contro la volontà della maggioranza degli italiani. La pazienza, però, non è infinita, e la corda è tesa quasi al punto di rottura!

Sono quasi sempre i progressisti a incominciare le guerre civili: quella della Vandea, nel 1793; quella di Secessione americana, nel 1861-65; quella che va sotto il nome di Rivoluzione messicana, negli anni ’10 e ’20 del Novecento, ivi compresa la sanguinosa repressione dei Cristeros; e quella che va sotto il nome di Rivoluzione culturale cinese, nel 1966-76, la quale fu ben poco culturale ma in compenso provocò, forse – ma le cifre esatte non le sapremo mai – qualcosa come sette milioni di morti. E anche la guerra civile spagnola, forse la più nota di tutte, si crede generalmente che sia stata scatenata dai reazionari: mentre l’insurrezione militare fu, di fatto, una risposta alla rivoluzione diffusa che le sinistre avevano già scatenato nel Paese, invadendo le terre e massacrando religiosi e altri “nemici del popolo”. Anche in questo caso, come in tutti gli altri, la cultura dominante si è impadronita del fatto e lo ha raccontato a suo piacere, senza possibilità di contraddittorio, riservando ai progressisti la parte migliore e lasciando il ruolo dei criminali a quelli che si opponevano loro. Ed è logico che sia così: l’ideologia del Progresso è di per se stessa rivoluzionaria, perché si contrappone alla Tradizione; mentre le guerre civili liberano un enorme potenziale rivoluzionario, che prima era compresso e per così dire allo stato latente. I conservatori non hanno ragioni di scatenare una guerra civile, i progressisti ne hanno sempre parecchie, più o meno rivestite di nobili pretesti, come la liberazione dei negri americani dalla schiavitù. Anche il Risorgimento italiano è stato un processo storico di tipo rivoluzionario, e infatti dietro le quinte era mosso dalle logge massoniche di Londra e, in subordine, di Torino. Distruggere il Regno di Napoli, colpire al cuore lo Stato della Chiesa e, attraverso di esso, scardinare l’influenza del cattolicesimo sul popolo italiano, erano atti rivoluzionari, peraltro già sperimentati in varie parti del mondo, in particolare nelle colonie spagnole del Sud e del Centro America; e prima ancora nelle Tredici Colonie inglesi del Nord America. Senza contare che con ciò si spianava la strada, nell’un caso e nell’altro, di là e di qua dall’Atlantico, alla diffusione del sistema imperiale britannico e alla penetrazione del capitale britannico sui mercati nazionali in formazione. Non è un caso che, subito dopo la nascita del (massonico) regno d’Italia, sotto la (massonica) dinastia dei Savoia, oltre a una immediata politica di espropriazioni e soppressioni anticattoliche e ad una guerra civile non dichiarata da parte dello Stato unitario contro i contadini (cattolici) del Sud, e declassata a semplice “brigantaggio”, sia iniziata l’emigrazione di massa del popolo italiano verso i cinque continenti: era lo scotto che la nazione italiana ha dovuto pagare ai poteri forti che hanno favorito la nascita del nuovo Stato, con la concorrenza insostenibile dei prodotti agricoli americani, specialmente del grano, frutto di un’agricoltura già industrializzata, a quelli nostrani, frutto di un’agricoltura di tipo pre-industriale.

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Il falso papa e l’eretica dichiarazione di Abu Dhabi? credeva di aver placato e tacitato l’invadenza e l’insolenza islamica, mentre come risposta Erdogan in questi giorni decide di destinare nuovamente a moschea l’ex basilica di Santa Sofia !


Se vogliono la guerra civile, sono sulla strada giusta 
di Francesco Lamendola
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"Niente bus gratis agli anziani". Per padre Zanotelli tocca solo ai migranti

Per padre Zanotelli gli anziani italiani non hanno diritto alle agevolazioni per autobus in Trentino, che dovrebbero essere invece date agli stranieri richiedenti asilo

Cos'è il paradosso? Per spiegarlo si può utilizzare una storia che arriva dal Trentino, dove padre Zanotelli, religioso camboniano si è stupito della decisione della Giunta della Regione autonoma di permettere la fruizione gratuita degli autobus solo agli anziani over 70 e non più agli extracomunitari.
Lo ha detto nel corso di una lunga intervista concessa al Corriere del Trentino, dove auspica la ripopolazione della regione mediante i migranti.
"Sono rimasto colpito dalla vicenda dei bus: togliere la gratuità dei viaggi ai richiedenti asilo per darla agli anziani che non ne hanno necessità", ha tuonato padre Alex Zanotelli, missionario originario dell'area dolomitica che ora lavora a Napoli, precisamente nel Rione Sanità. Ha quasi 82 anni ma nessuna empatia verso i suoi coetanei, verso gli uomini e le donne che col loro lavoro hanno ricostruito l'Italia e le hanno permesso di essere, in passato, una potenza industriale ammirata nel mondo. Poco importa a padre Zanotelli, lo stesso che solo pochi mesi fa affermò che "I militari vittime dell'attentato a Nassiriya non andrebbero definiti 'martiri". Per lui prima i migranti, poi gli italiani. Sempre, anche se questi hanno già sulle spalle il peso di una vita di lavoro e la chioma bianca.
Sono poche le politiche di agevolazione agli anziani nel nostro Paese, nonostante in Italia l'età media e l'aspettativa di vita siano tra le più alte del Vecchio Continente. "Il Trentino ha bisogno di missione, di tornare al Vangelo, a quei valori che erano parte della società trentina", tuona ancora padre Zanotelli, per il quale non c'è Vangelo e non ci sono valori nel garantire agevolazioni agli italiani più deboli, offrendo loro strumenti per una vita maggiormente dignitosa. Lo spettro di visione del missionario camboniano prevede un futuro senza identità per il Paese: "I tanti paesi semivuoti del Trentino dovrebbero promuovere un progetto come quello di Riace, ripopolarsi con i migranti. L'orizzonte è un'umanità plurale, come diceva Pierre Lucien Claverie".
Padre Zanotelli nella stessa intervista ha ribadito anche la sua assoluta contrarietà al pensiero salviniano: "Quando ascolto certi slogan e la loro declinazione politica mi chiedo come un cristiano possa effettuare certe scelte elettorali". Il missionario Zanotelli si batte da una vita contro le situazioni di più estrema povertà e contro chi è complice di tanta miseria e il suo impegno è rispettabile, ma non può essere condiviso il suo sfogo contro gli anziani, solo perché italiani. Gli over 65 sono tra i soggetti a maggiore rischio povertà nel nostro Paese e ci sono situazioni di estrema indigenza nel nostro Paese, che il coronavirus ha acuito. In molti casi gli anziani non devono mantenere solo se stessi ma sono costretti ad aiutare i figli in difficoltà vittime della crisi.
Mai "prima gli italiani", in Italia, per padre Zanotelli. "Fui ammaliato dall'America tanto che quando tornai in Italia quasi disprezzavo gli italiani, li consideravo cittadini di seconda classe", ed è evidente dalle sue parole che il suo pensiero attuale non si discosta poi tanto da quello del ragazzino che tornò nel Paese che gli aveva dato i natali. Dalla sua amata Livo in provincia di Trento ha deciso di partire per il mondo ed è oggi impegnato in uno dei rioni più complicati di Napoli, da dove predica dal suo pulpito: "Il nord è sempre più ricco e indifferente all'altro. L'autonomia differenziata del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia significa uccidere il meridione. Ma il sud può insegnarci tanto, ha una ricchezza culturale immensa e una capacità di entrare in relazione non comune. Peccato che i suoi giovani la abbandonino". Ma finché non si darà priorità alle misure di agevolazione per i giovani, per aiutarli a trovare lavoro, ma a forme di assistenzialismo per gli stranieri, i giovani saranno costretti a lasciare le loro case per tentare la sopravvivenza altrove.

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