Premetto per chiarezza che come “cristiano praticante” (CP), la messa è una costante di ogni festività (e quando possibile anche nella settimana).
E’ necessario precisarlo perché oggi tutti hanno da dire (come accade per il calcio) sulla vita della Chiesa, anche se cristiani non praticanti, semplici credenti, o addirittura solo “atei devoti”, alla Giuliano Ferrara o Marcello Pera (aspettiamo solo l’ingresso della nuova categoria dei tifosi… o degli “una tantum”… ). La partecipazione ai riti è invece importante in un articolo non solo “culturale”, ma anche “cultuale”, su cose che ognuno può scorgere nella realtà quotidiana solo “se pratica”. Sono infatti sempre più convinto che per verificare la grandezza dei “migliori chef e delle loro migliori ricette” non resta che… assaggiarle; la teoria in certi casi si misura solo dalla bontà della pratica, quasi in via “sperimentale” (“un albero si riconosce dai frutti” è stato detto autorevolmente).
Orbene il punto della presente riflessione è la diffusione del pericoloso “virus orizzontalista” che sta determinando la “scomparsa di Dio” nella vita personale ed ecclesiale: Dio non è morto solo per Nietzsche o per i filosofi moderni, ma sembra morto anche per tanti cristiani (CP e non CP e persino consacrati). A causa di questo “virus orizzontalista”, la fede viene “appiattita”, viene ridotta alle sole attività materiali, agli obblighi morali verso i fratelli, verso la povertà, verso l’ambiente ecc. Non che sia sbagliato in sé, ma sembra per tanti che il compito principale – se non unico – del cristiano sia quello di essere solidale con i fratelli, con chi soffre…Sembra che la caratteristica principale del cristiano sia l’amore verso il prossimo….E se non troviamo nessuna stranezza in questa definizione del cristiano, allarmiamoci: è segno che questo “virus orizzontalista” sta influenzando anche noi in quanto la fede cristiana è ben altro dal moralismo dei comportamenti e dalla correttezza sociale a cui oggi il mondo la vuole ridurre (essendo per il mondo sempre comodo avere, al bisogno, i “cristiani-crocerossine” che riparino i suoi errori e disuguaglianze). Il cristianesimo è ben altro: a differenza delle altre religioni che tendevano a “tenersi buoni” gli sconosciuti Dei con sacrifici vari, esso invece nasce dalla Rivelazione che Dio ci ha creati, ci ama e cerca un rapporto con noi. Lo stesso Figlio di Dio ha sostituito la precedente “paura del Dio nascosto” con la speranza e la gioia di sapere che è un Padre che ci ama e ci attende. Lo stesso Gesù, per evitare la riduzione della fede a semplici comportamenti, (ai formalismi della religione ebraica, pur vicina al vero DIO), rispose chiaramente alla domanda dello scriba:
«Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. (Mc 12, 29-34)
Ma, a causa del virus orizzontalista, di questo primo e più importante comandamento che apre ad immensi scenari sembrano essersi perse le tracce, quasi che Dio non esista in sé, quasi che noi, da creature e figli, non avessimo necessità di un rapporto con Lui, da cui tutto parte nella vita.
Sono tanti i segni di questo virus che “riduce la fede in Dio alle buone azioni verso il prossimo” (naturalmente con le dovute eccezioni di tanti cristiani e sacerdoti), ed è un virus pericoloso in quanto se recidiamo il rapporto con Dio, riduciamo tutto alle nostre misure e la fede si riduce ad un comportamento più o meno virtuoso, ad un’”etica dei devoti”. La fede è invece un incontro ed un rapporto con DIO, che ci trasforma e dà luogo ad una vita diversa.
Sono tanti i segni di questo virus che “riduce la fede in Dio alle buone azioni verso il prossimo” (naturalmente con le dovute eccezioni di tanti cristiani e sacerdoti), ed è un virus pericoloso in quanto se recidiamo il rapporto con Dio, riduciamo tutto alle nostre misure e la fede si riduce ad un comportamento più o meno virtuoso, ad un’”etica dei devoti”. La fede è invece un incontro ed un rapporto con DIO, che ci trasforma e dà luogo ad una vita diversa.
Facciamo degli esempi, per aiutarci a mettere a fuoco i sintomi di questo virus, che riduce la fede ad un fare, a prescindere dal rapporto con Dio.
Nelle nostra vita personale:
1) Quanto Tempo dedichiamo a Dio all’inizio della giornata? Il buongiorno si vede dal mattino…
2) Quanto tempo riserviamo alla sua Parola? (dovrebbe essere questa la nostra Prima Colazione)
3) Apriamo la giornata con un momento di preghiera in famiglia o comunitaria in Chiesa?
4) o almeno un semplice saluto ed affidamento a Cristo, vivo e presente nel tabernacolo?
Anticipo la prevedibile eccezione “del tempo che non c’è”, visto che per il cappuccino al Bar, e magari per leggere il giornale, lo troviamo. (Sul tema consiglio il recente libretto “ Cattolici nel mondo uso e manutenzione” – ed. Il Timone – con l’esperienza di un sapiente benedettino) (leggi qui). Ed ancora:
5) Quante volte pensiamo a Lui o ci affidiamo al suo aiuto durante la mattinata, nel tempo del lavoro?
(abbiamo rapporti con colleghi e clienti, ne abbiamo con Lui?: per la “preghiera continua” leggi qui).
6) Passiamo al momento del pranzo – magari in famiglia- una pausa in cui sarebbe ideale il ringraziamento a DIO che – magari per gli impegni lavorativi – abbiamo trascurato?
Non so se nelle case si ringrazia Dio tutti insieme, prima del pranzo, ma noto che nel ristorante o mensa, tutti ci “guardano strano” quando con mia moglie facciamo la Croce in un momento di ringraziamento: ci riterranno di qualche setta particolare che mette Dio al primo posto “del menù”).
7) Ma almeno la sera – senza più gli obblighi lavorativi – avremo il tempo per la lettura della parola di DIO? Per una sana riflessione – magari in famiglia – dedicata a noi ed a Dio? Se invece prevale il divano e la TV …anche qui il primo comandamento e l’amore per DIO, vanno a farsi…. benedire.
Ma anche nella vita ecclesiale notiamo che l’Amore per Dio è la “questione dimenticata”.
8) A quanti incontri si partecipa in ambito parrocchiale o nei gruppi ed associazioni cattoliche?
Si organizzano i momenti forti dell’anno liturgico o sociale, si anima la messa, si provano i canti, si organizza il catechismo, le attività missionarie, si progettano i campi estivi (oggi gr.es) ecc.
Decine di incontri, con centinaia di “credenti doc” che donano il proprio tempo alle iniziative più diverse…. Ma quanti di questi incontri iniziano o terminano con una preghiera a DIO? con un ringraziamento per la Sua Presenza nella nostra amicizia e nelle nostre vite ed attività?
Organizziamo iniziative e pensieri per tutti, ma non per Dio? Ci è tanto estraneo?
Nelle nostra vita personale:
1) Quanto Tempo dedichiamo a Dio all’inizio della giornata? Il buongiorno si vede dal mattino…
2) Quanto tempo riserviamo alla sua Parola? (dovrebbe essere questa la nostra Prima Colazione)
3) Apriamo la giornata con un momento di preghiera in famiglia o comunitaria in Chiesa?
4) o almeno un semplice saluto ed affidamento a Cristo, vivo e presente nel tabernacolo?
Anticipo la prevedibile eccezione “del tempo che non c’è”, visto che per il cappuccino al Bar, e magari per leggere il giornale, lo troviamo. (Sul tema consiglio il recente libretto “ Cattolici nel mondo uso e manutenzione” – ed. Il Timone – con l’esperienza di un sapiente benedettino) (leggi qui). Ed ancora:
5) Quante volte pensiamo a Lui o ci affidiamo al suo aiuto durante la mattinata, nel tempo del lavoro?
(abbiamo rapporti con colleghi e clienti, ne abbiamo con Lui?: per la “preghiera continua” leggi qui).
6) Passiamo al momento del pranzo – magari in famiglia- una pausa in cui sarebbe ideale il ringraziamento a DIO che – magari per gli impegni lavorativi – abbiamo trascurato?
Non so se nelle case si ringrazia Dio tutti insieme, prima del pranzo, ma noto che nel ristorante o mensa, tutti ci “guardano strano” quando con mia moglie facciamo la Croce in un momento di ringraziamento: ci riterranno di qualche setta particolare che mette Dio al primo posto “del menù”).
7) Ma almeno la sera – senza più gli obblighi lavorativi – avremo il tempo per la lettura della parola di DIO? Per una sana riflessione – magari in famiglia – dedicata a noi ed a Dio? Se invece prevale il divano e la TV …anche qui il primo comandamento e l’amore per DIO, vanno a farsi…. benedire.
Ma anche nella vita ecclesiale notiamo che l’Amore per Dio è la “questione dimenticata”.
8) A quanti incontri si partecipa in ambito parrocchiale o nei gruppi ed associazioni cattoliche?
Si organizzano i momenti forti dell’anno liturgico o sociale, si anima la messa, si provano i canti, si organizza il catechismo, le attività missionarie, si progettano i campi estivi (oggi gr.es) ecc.
Decine di incontri, con centinaia di “credenti doc” che donano il proprio tempo alle iniziative più diverse…. Ma quanti di questi incontri iniziano o terminano con una preghiera a DIO? con un ringraziamento per la Sua Presenza nella nostra amicizia e nelle nostre vite ed attività?
Organizziamo iniziative e pensieri per tutti, ma non per Dio? Ci è tanto estraneo?
9) Già la distinzione in Italia tra chi si professa solo credente ma non praticante (25,5% contro il 71% , vedi “rapporto Eurispes del 2016” ) ci fa comprendere che per tanti Dio non è considerato “un Padre o Amico che si vuole incontrare” ed a cui dedicare tempo insieme, qualche volta alla settimana (sempre meno di quanto ne condividiamo con amici il sabato sera). No: Dio si sopporta al massimo come idea, da “estrarre e riporre nel cassetto” quando serve (es: in caso di malattia, morte, difficoltà varie).
10) Almeno il Rispetto per DIO? E’ triste notare che oggi è assente non solo il desiderio di Dio, ma persino il giusto “timor di DIO” che dovrebbe portare al rispetto Suo ed almeno dei Suoi figli (pensiamo ai “Suoi piccoli” abortiti per i motivi più vari). E così finisce che diamo più rispetto al nostro dentista o commercialista (o a qualsiasi onorevole o “potente di turno”): con loro non salteremmo mai un appuntamento (a differenza dei nostri appuntamenti settimanali con Dio).
11) Ma limitiamoci ai “cattolici praticanti“ (“le forze d’élite della Chiesa”) ed anche qui possiamo trarre alcune considerazioni sul “virus orizzontalista” che rischia di nascondere la presenza di Dio, persino nella Messa, (momento centrale della vita cristiana).
12) Naturalmente sorvolo sui temi teologico-pastorali relativi al suo vero significato, limitandomi ad una osservazione principale che la “inquadri”:
(… “Per Cristo con Cristo e in Cristo, a Te Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria…” così termina la preghiera Eucaristica, elevando ed offrendo a Dio il vino ed il pane consacrati, cioè Cristo). Orbene nella mentalità corrente del “popolo di Dio” spesso la messa non è vissuta come il Sacrificio di Cristo che si ripete: di fronte ai nostri peccati che continuano nei secoli, di nuovo l’Agnello di Dio nella messa continua ad offrirsi al Padre in espiazione delle nostre colpe (colui che “prende su di sé il peccato del mondo”, meglio di “toglie il peccato”, non essendo Cristo uno smacchiatore). Oggi invece la messa spesso è ridotta ad un semplice “banchetto tra credenti”, ad una convivialità tra fedeli in preghiera o simili, quasi ad una specie di “terapia di gruppo settimanale”. E’ invece il momento del miracolo quotidiano in cui Cristo torna fisicamente tra noi ed in noi, nel pane e nel Vino consacrati (la Madonna a Medjiugorje ha ricordato alle veggenti: “Figli miei, se dovete scegliere tra l’apparizione e la Santa Messa scegliete sempre la Santa Messa, perché durante la Santa Messa mio Figlio è con voi!”. (leggi qui) La grandezza della Messa è appena descritta da Catarina Rivas (mistica stigmatizzata) in una sua visione (leggi qui). Ma tale ricchezza è vissuta a fondo? Vediamo, nella pratica, una “messa tipo”:
13) Preliminarmente anche l’orario in cui è celebrata induce a sottovalutarne l’importanza: come mai quella feriale è prevista al massimo entro le ore 19? Un orario impossibile per chiunque lavori, sembra “fatto apposta” per limitarla ai pensionati. Perché non posticiparla di una o due ore, dopo la chiusura di studi e negozi per dare a tutti la possibilità di parteciparvi? ….Sorvoliamo.
14) L’arrivo in Chiesa è spesso in ritardo e non con l’anticipo dovuto ad un momento così importante, che richiede riflessione, silenzio, per l’incontro con Dio.
Persino al Cinema ci rechiamo prima e ci sorbiamo 15 minuti di pubblicità e poi di trailers per non rischiare di perdere l’inizio del film… (a Messa ci accontentiamo di arrivare al Vangelo, così non “l’abbiamo persa”, non siamo “costretti a ripeterla”: quasi fosse un’operazione chirurgica e non un piacevole incontro con Cristo).
15) In Chiesa si preferiscono i banchi di dietro, quelli “meno impegnativi” (spesso i primi restano desolatamente vuoti nonostante la gente in piedi in fondo alla Chiesa): come mai ci si vuole allontanare dall’altare del sacrificio?
16) la Parola di DIO a volte viene proclamata male e velocemente – e spesso ascoltata altrettanto distrattamente – in un clima tutt’altro che di silenzio, di rispetto, di riflessione…
17) Per non parlare dell’omelia: a volte improvvisata e non frutto di riflessione e preghiera; spesso piena delle solite “frasi fatte” che a volte non si riferiscono nemmeno al Vangelo proclamato.
Ecco alcune “autorevoli perle ” a conferma di questa impressione personale:
– il Card. Ratzinger affermava: “Il miracolo della Chiesa è di sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime omelie”. Oppure:
-“nella messa, la Chiesa ha posto il Credo dopo l’omelia per invitarci a credere, nonostante ciò che abbiamo ascoltato” (card. Tomas Spidlik);
10) Almeno il Rispetto per DIO? E’ triste notare che oggi è assente non solo il desiderio di Dio, ma persino il giusto “timor di DIO” che dovrebbe portare al rispetto Suo ed almeno dei Suoi figli (pensiamo ai “Suoi piccoli” abortiti per i motivi più vari). E così finisce che diamo più rispetto al nostro dentista o commercialista (o a qualsiasi onorevole o “potente di turno”): con loro non salteremmo mai un appuntamento (a differenza dei nostri appuntamenti settimanali con Dio).
11) Ma limitiamoci ai “cattolici praticanti“ (“le forze d’élite della Chiesa”) ed anche qui possiamo trarre alcune considerazioni sul “virus orizzontalista” che rischia di nascondere la presenza di Dio, persino nella Messa, (momento centrale della vita cristiana).
12) Naturalmente sorvolo sui temi teologico-pastorali relativi al suo vero significato, limitandomi ad una osservazione principale che la “inquadri”:
(… “Per Cristo con Cristo e in Cristo, a Te Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria…” così termina la preghiera Eucaristica, elevando ed offrendo a Dio il vino ed il pane consacrati, cioè Cristo). Orbene nella mentalità corrente del “popolo di Dio” spesso la messa non è vissuta come il Sacrificio di Cristo che si ripete: di fronte ai nostri peccati che continuano nei secoli, di nuovo l’Agnello di Dio nella messa continua ad offrirsi al Padre in espiazione delle nostre colpe (colui che “prende su di sé il peccato del mondo”, meglio di “toglie il peccato”, non essendo Cristo uno smacchiatore). Oggi invece la messa spesso è ridotta ad un semplice “banchetto tra credenti”, ad una convivialità tra fedeli in preghiera o simili, quasi ad una specie di “terapia di gruppo settimanale”. E’ invece il momento del miracolo quotidiano in cui Cristo torna fisicamente tra noi ed in noi, nel pane e nel Vino consacrati (la Madonna a Medjiugorje ha ricordato alle veggenti: “Figli miei, se dovete scegliere tra l’apparizione e la Santa Messa scegliete sempre la Santa Messa, perché durante la Santa Messa mio Figlio è con voi!”. (leggi qui) La grandezza della Messa è appena descritta da Catarina Rivas (mistica stigmatizzata) in una sua visione (leggi qui). Ma tale ricchezza è vissuta a fondo? Vediamo, nella pratica, una “messa tipo”:
13) Preliminarmente anche l’orario in cui è celebrata induce a sottovalutarne l’importanza: come mai quella feriale è prevista al massimo entro le ore 19? Un orario impossibile per chiunque lavori, sembra “fatto apposta” per limitarla ai pensionati. Perché non posticiparla di una o due ore, dopo la chiusura di studi e negozi per dare a tutti la possibilità di parteciparvi? ….Sorvoliamo.
14) L’arrivo in Chiesa è spesso in ritardo e non con l’anticipo dovuto ad un momento così importante, che richiede riflessione, silenzio, per l’incontro con Dio.
Persino al Cinema ci rechiamo prima e ci sorbiamo 15 minuti di pubblicità e poi di trailers per non rischiare di perdere l’inizio del film… (a Messa ci accontentiamo di arrivare al Vangelo, così non “l’abbiamo persa”, non siamo “costretti a ripeterla”: quasi fosse un’operazione chirurgica e non un piacevole incontro con Cristo).
15) In Chiesa si preferiscono i banchi di dietro, quelli “meno impegnativi” (spesso i primi restano desolatamente vuoti nonostante la gente in piedi in fondo alla Chiesa): come mai ci si vuole allontanare dall’altare del sacrificio?
16) la Parola di DIO a volte viene proclamata male e velocemente – e spesso ascoltata altrettanto distrattamente – in un clima tutt’altro che di silenzio, di rispetto, di riflessione…
17) Per non parlare dell’omelia: a volte improvvisata e non frutto di riflessione e preghiera; spesso piena delle solite “frasi fatte” che a volte non si riferiscono nemmeno al Vangelo proclamato.
Ecco alcune “autorevoli perle ” a conferma di questa impressione personale:
– il Card. Ratzinger affermava: “Il miracolo della Chiesa è di sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime omelie”. Oppure:
-“nella messa, la Chiesa ha posto il Credo dopo l’omelia per invitarci a credere, nonostante ciò che abbiamo ascoltato” (card. Tomas Spidlik);
-“la predica è utile perché mette a dura prova la fede di chi ascolta” (Julien Green);Ma facciamo “la prova del nove” con noi stessi o con amici presenti: chiediamoci all’uscita della messa quale sia stato il contenuto delle letture…o il versetto del salmo recitato, o il contenuto della predica? (prima di scriverlo qui, ho provato, anche con amici partecipanti…un disastro).
18) La consacrazione: persino sul foglietto è scritto “in ginocchio” perché è il centro della Messa e dovrebbe richiedere il massimo della nostra attenzione e preghiera. Ora mi chiedo: perché la maggior parte della gente che pur si alza “a comando” negli altri momenti prescritti, solamente alla consacrazione non si inginocchia davanti al Dio che viene? Purtroppo vi è una consapevole, deliberata “sufficienza” di fronte al Mistero a cui si partecipa: sembra “non meritare l’umiliazione” di mettersi in ginocchio (ma, di solito, chi si inginocchia davanti a Dio, non lo fa per nessun altro e viceversa).
Ma perché nemmeno i sacerdoti fanno rispettare queste prescrizioni del rito cattolico? Strano?
Eppure sulle mascherine o sull’amuchina da mesi nessuno dimentica le prescrizioni “laiche” puntualmente ripetute…. (la salvezza verrà dall’Amuchina più che dall’Eucarestia?).
19) per non parlare delle persone che chiacchierano tra loro o dei telefonini accesi che continuano a squillare nei momenti diversi (e nonostante i vistosi cartelli affissi all’entrata e gli avvisi ripetuti ad inizio messa). E’ segno che la sacralità del luogo e la presenza di DIO sono un ricordo?
Proviamo però a chiacchierare o a non spegnere i cellulari al cinema….
20) L’Eucarestia: E’ Dio che viene in noi (e tanti miracoli eucaristici sono lì a sottolinearlo), richiede il massimo di cura ed attenzione. Come mai da anni (e ben prima del Covid), in Italia si è passati dalla regola dell’ostia ricevuta in bocca, a quella in mano? (concessa dopo il Vaticano II, solo come eccezione per il nord Europa dove era già utilizzata)? E se nella consacrazione dovremmo inginocchiarci di fronte a Dio che si fa pane e vino, tanto più dovremmo farlo quando tocchiamo Dio, quando addirittura viene in noi… Cosa ha cambiato questa cura ed attenzione secolare, se non questo “virus che tutto banalizza? Perché poi tanti sacerdoti da anni rifiutano di consegnare la comunione (in mano o in bocca) a chi volontariamente si inginocchia per rispetto? (sono tanti i video che circolano a conferma).
21) ma almeno dopo la Comunione ci si aspetta un momento di silenzio per la preghiera di lode e ringraziamento al Signore: va bene il canto corale di comunione, ma terminata la Comunione perché farne un secondo che impedisce o interrompe l’unico momento di silenzio e preghiera personale a Cristo che è in noi? (e sorvoliamo anche sui canti, spesso non liturgici, o “eseguiti in solitario” senza la partecipazione del popolo, ecc.).
18) La consacrazione: persino sul foglietto è scritto “in ginocchio” perché è il centro della Messa e dovrebbe richiedere il massimo della nostra attenzione e preghiera. Ora mi chiedo: perché la maggior parte della gente che pur si alza “a comando” negli altri momenti prescritti, solamente alla consacrazione non si inginocchia davanti al Dio che viene? Purtroppo vi è una consapevole, deliberata “sufficienza” di fronte al Mistero a cui si partecipa: sembra “non meritare l’umiliazione” di mettersi in ginocchio (ma, di solito, chi si inginocchia davanti a Dio, non lo fa per nessun altro e viceversa).
Ma perché nemmeno i sacerdoti fanno rispettare queste prescrizioni del rito cattolico? Strano?
Eppure sulle mascherine o sull’amuchina da mesi nessuno dimentica le prescrizioni “laiche” puntualmente ripetute…. (la salvezza verrà dall’Amuchina più che dall’Eucarestia?).
19) per non parlare delle persone che chiacchierano tra loro o dei telefonini accesi che continuano a squillare nei momenti diversi (e nonostante i vistosi cartelli affissi all’entrata e gli avvisi ripetuti ad inizio messa). E’ segno che la sacralità del luogo e la presenza di DIO sono un ricordo?
Proviamo però a chiacchierare o a non spegnere i cellulari al cinema….
20) L’Eucarestia: E’ Dio che viene in noi (e tanti miracoli eucaristici sono lì a sottolinearlo), richiede il massimo di cura ed attenzione. Come mai da anni (e ben prima del Covid), in Italia si è passati dalla regola dell’ostia ricevuta in bocca, a quella in mano? (concessa dopo il Vaticano II, solo come eccezione per il nord Europa dove era già utilizzata)? E se nella consacrazione dovremmo inginocchiarci di fronte a Dio che si fa pane e vino, tanto più dovremmo farlo quando tocchiamo Dio, quando addirittura viene in noi… Cosa ha cambiato questa cura ed attenzione secolare, se non questo “virus che tutto banalizza? Perché poi tanti sacerdoti da anni rifiutano di consegnare la comunione (in mano o in bocca) a chi volontariamente si inginocchia per rispetto? (sono tanti i video che circolano a conferma).
21) ma almeno dopo la Comunione ci si aspetta un momento di silenzio per la preghiera di lode e ringraziamento al Signore: va bene il canto corale di comunione, ma terminata la Comunione perché farne un secondo che impedisce o interrompe l’unico momento di silenzio e preghiera personale a Cristo che è in noi? (e sorvoliamo anche sui canti, spesso non liturgici, o “eseguiti in solitario” senza la partecipazione del popolo, ecc.).
22) Ma dopo la benedizione (alcuni vanno via prima quasi non serva…) inizia o il fuggi fuggi prima del canto finale (dopo la comunione sì… ma ora il canto non vale più? ).
23) Dopo la messa inizia invece il chiacchiericcio tra chi rimane, quasi che – finito il rito magico – non fossimo più alla Presenza di Dio.
23) Dopo la messa inizia invece il chiacchiericcio tra chi rimane, quasi che – finito il rito magico – non fossimo più alla Presenza di Dio.
Chiedo venia per i tanti esempi, non voglio essere giudice di nessuno (valgono prima di tutto per me), ma bisogna vigilare per evitare la routine, per non banalizzare la maggiore meraviglia del Creato. Ognuno di noi può verificare nella propria esperienza se e quanto di questo avviene ( e speriamo di no), ma se avviene alla presenza (o nel silenzio) dei sacerdoti, vuol dire che il rispetto, la preghiera, l’amore verso DIO passa in secondo luogo, rispetto agli appelli per l’ambiente, la solidarietà, il rispetto, le iniziative di carità ecc. Con il “virus orizzontalista” il rapporto con Dio rischia di essere svuotato, o sostituito da nuovi idoli, fosse pure dal “rito sociale” domenicale o dalle iniziative di solidarietà (che tacitano la coscienza e “fanno tendenza”).
Preoccupa che questa tendenza sembra arrivare (o derivare da?) ai piani alti della Chiesa.
Preoccupa che questa tendenza sembra arrivare (o derivare da?) ai piani alti della Chiesa.
Ultimo, tra i tanti possibile esempi, la Pontificia Accademia per la Vita (Pav) (creata dopo lo smantellamento della precedente, ed ora affidata a Mons. Paglia) nel suo documento del Luglio 2020 sulla Pandemia, in oltre 4.000 parole si parla di tutto, ma mai di Dio, di Cristo e della fede per affrontare un momento così difficile; quasi bastasse la forza morale umana o l’accoppiata Amuchina-Mascherina a dare un senso alla esistenza in questo disastro. Se la stessa Chiesa, nei suoi documenti ufficiali “di vertice”, non ricorda l’affidamento a Dio, in momenti così drammatici, chi dovrà farlo? Così in alto è arrivato questo virus? (leggi qui).
E’ invece l’aprirsi a DIO, seguendo il suo primo “Consiglio (Comandamento) che amplia le nostre vedute anche alla “dimensione verticale” della vita, finalmente sollevata dal nostro limite.
La grandezza della vita è prima di tutto la possibilità del rapporto con Dio (il Querere Deum), come attestano le migliaia di persone che addirittura scelgono di “lasciare il mondo” proprio per avvicinarsi a Dio nella pace dei monasteri o delle clausure.
La grandezza della vita è prima di tutto la possibilità del rapporto con Dio (il Querere Deum), come attestano le migliaia di persone che addirittura scelgono di “lasciare il mondo” proprio per avvicinarsi a Dio nella pace dei monasteri o delle clausure.
E’ Dio la vera Energia inesauribile e gratuita, per noi e per la Chiesa: se rinunciamo a questa perdiamo l’unica vera forza che può cambiare noi ed il mondo (e solo i cristiani possono accederVi, ordinariamente, con l’Eucarestia). Come naturale conseguenza accadrà che questo Amore che discende da Dio, sarà tale che non riusciremo a contenerlo, a trattenerlo, e traboccherà naturalmente verso il prossimo: è per l’appunto questo il secondo comandamento, perché senza il rapporto con Dio, tutto si poggerebbe solo sulla nostra traballante volontà (ed i risultati già li vediamo nella società).
E la storia di tanti santi ci dimostra che è proprio questo “rapporto verticale con Dio” a rendere forte quello “orizzontale” verso gli altri (altrimenti in che modo una piccola, povera e sola donna avrebbe potuto fare, ed in terra straniera, quello che ha fatto Madre Teresa?).
Ma allora viene spontanea la riflessione finale: se Dio ha addirittura inviato l’unico Suo Figlio – pur sapendo come “lo avremmo trattato” – non lo ha fatto per Se stesso (in quanto non ha bisogno di nulla), ma per dare a noi “una rotta certa” e l’energia buona che potesse guidare il suo popolo e la Chiesa tra le tempeste della storia. Se quindi dimentichiamo di mettere Dio al primo posto e di avere un rapporto con Lui, se trascuriamo questa “traccia”, smarriamo noi stessi tra i mille inganni di una società che – con il suo “virus orizzontalista” – vuole “depotenziare”, a semplice solidarietà umana, persino l’Amore di Dio. Ma l’alternativa c’è (e ci attende).
Come dimenticar-Lo?
Come dimenticar-Lo?
In Pace
di Gianni Silvestri
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