Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Dopo Santa Sofia, il presidente turco Erdoğan ha deciso di trasformare in moschea anche lo splendido museo Kariye Cami, già monastero di Cristo Salvatore a Chora. La decisione è stata pubblicata il 21 agosto sulla Gazzetta ufficiale della Turchia.
Il decreto presidenziale si basa sulla decisione presa dal Consiglio di Stato nel novembre 2019, secondo cui l’uso dell’edificio come museo era “contrario alla legge”.
Nel maggio scorso, com’è noto, lo stesso Consiglio aveva dato il nulla osta a Erdoğan per trasformare in moschea Santa Sofia.
Il museo Kariye Cami si trova nel quartiere di Fatih, il più popoloso di Istanbul. Con questa decisione, il museo passa alle competenze della potentissima Direzione degli affari religiosi, che provvederà ai lavori per la sua trasformazione in moschea.
Il monastero fu costruito nel 534, durante il periodo bizantino. Le mura interne, i pilastri e le cupole sono interamente coperte da mosaici e affreschi risalenti all’undicesimo secolo.
In modo simile a quanto avvenuto per Santa Sofia, dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, il monastero fu trasformato in moschea nel 1511. Nel 1945 però il Consiglio dei ministri della Repubblica di Turchia convertì la moschea in un museo.
Il monastero di Chora costituisce uno dei più rari esempi dell’arte bizantina in fatto di mosaici e affreschi, un punto di riferimento per il patrimonio culturale mondiale.
Parte dei suoi splendidi affreschi e mosaici – che al momento della trasformazione in moschea nel sedicesimo secolo furono coperti da intonaco – vennero riportati alla luce nel 1958, dopo un lavoro di recupero condotto da archeologi americani con il contributo di studiosi turchi.
La decisione di Erdoğan rientra nella politica del presidente turco, deciso a utilizzare sempre di più la religione a fini di potere.
Una strategia, commenta AsiaNews, che “trova purtroppo larga tolleranza da parte dei politici dei cosiddetti Paesi civili occidentali, dediti a curare più i loro interessi economici e finanziari che la dignità della persona umana”.
Da segnalare il continuo rafforzamento, voluto da Erdoğan, della Direzione degli affari religiosi, struttura di controllo dell’Islam turco, specie attraverso la formazione e la nomina degli imam nonché di tutto quanto si svolge nelle moschee. Con un budget di tre miliardi di euro e centomila dipendenti, la Direzione è presente ovunque, anche nelle scuole religiose, e gestisce, sia pure non in modo diretto, centinaia di moschee in Europa, soprattutto in Germania.
Di recente Al-Arabiyya per definire il progetto di Erdoğan ha parlato di nazionalismo turco di matrice islamica con l’obiettivo di porsi a guida di un movimento politico-religioso pan-islamico antitetico all’Occidente.
A.M.V.
Nella foto: Anastasis (Risurrezione), San Salvatore in Chora, cappella Parekklesion
Cina: la realtà dei fatti due anni dopo l’Accordo segreto
Ritorniamo sulla tragica situazione della Chiesa Cattolica in Cina, angariata dal Partito Comunista e tradita dal Vaticano modernista. Abbiamo già offerto ai Lettori uno studio che mette in evidenze le radici vaticanosecondista della nuova ecclesiologia che giustifica l’Accordo Roma-Pechino, oggi diamo ancora una volta notizia della sua esiziale messa in pratica.
Lacroce brucia mentre sventola la bandiera cinese
Il 22 settembre scadrà l’Accordo provvisorio firmato nel 2018 tra Santa Sede e Cina sulla nomina dei vescovi, ha annunciato monsignor Claudio Maria Celli, presidente emerito del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali e uno dei negoziatori dell’accordo.
Dalla firma di questo Accordo, tuttora tenuto segreto, Mons. Celli ha riconosciuto che “non è un percorso facile”, visto che ci sono “ostacoli che rimangono” e “situazioni che ci lasciano più che preoccupati, direi addirittura allarmati”. Ma la Santa Sede “vuole andare avanti e arrivare a una normalità in cui la Chiesa cattolica cinese possa esprimere pienamente la sua fedeltà al Vangelo e anche il fatto di essere cinese”. – Come immaginare la lealtà alla Chiesa cattolica e al Partito comunista cinese che regna sovrano sul Paese?
“La Chiesa cattolica in Cina deve essere completamente cinese, ma anche pienamente cattolica! Non ci sono sconti da fare”, ha detto monsignor Celli senza battere ciglio in un’intervista alla televisione italiana TGCOM24 il 7 giugno. Precisando: “Penso che probabilmente dovremo riconfermarlo [l’Accordo Provvisorio] per uno o due anni, ma la Santa Sede non ha ancora preso una decisione in merito da comunicare alle autorità cinesi”.
Testimonianze schiaccianti
Di fronte alle utopie della diplomazia vaticana, emerge la realtà dei fatti tragici. Infatti, l’agenzia italiana AsiaNews del Pontificio Istituto Missioni Estere, ha avviato un’indagine sulla situazione della Chiesa in Cina, a due anni dall’accordo tra il governo cinese e la Santa Sede. L’indagine è condotta tra vescovi, sacerdoti e fedeli laici, chiedendo loro di raccontare come è cambiata la vita delle loro comunità e come è cambiata la loro fede dopo l’Accordo. Queste testimonianze sono state pubblicate, utilizzando pseudonimi per motivi di sicurezza, man mano che arrivavano in redazione, da metà luglio 2020. Di seguito alcuni estratti.
Marie, Cina settentrionale: “Qualche anno fa, quando sono state rimosse le croci nello Zhejiang, ho sentito che si stava avvicinando una crisi e che prima o poi questo pezzo di terra sarebbe stato sommerso. Dal 2018, le parrocchie della provincia di Henan hanno iniziato a vivere nell’ansia. (…) Abbiamo fatto molti compromessi accettando qualsiasi richiesta, per quanto difficile, elaborando risoluzioni e continuando a scendere a compromessi, senza sapere quando il limite della fede sarebbe stato superato. Le pareti esterne della parrocchia sono ricoperte da molte norme riguardanti la cultura cinese e l’amministrazione della Chiesa; la bandiera [comunista cinese] sventola sul campanile, accanto alla croce, come se sostituisse la luce della croce. Le chiese hanno appena riaperto dopo la pandemia. [I rappresentanti del governo] sono già venuti più volte la domenica, con il pretesto di effettuare controlli per il Covid-19, e imponendo numerose limitazioni: i minori non possono entrare in parrocchia; le iscrizioni dei fedeli ammessi in parrocchia non sono complete; bisogna disegnare le linee di spaziatura sul pavimento, ecc. Il tutto con la ripetuta minaccia di chiusura più volte.
“Quanto all’Accordo, voglio credere che il Papa voglia lottare per noi, per garantirci un po’ più di spazio. Ma tutto ciò non impedisce loro di voler controllare ogni cosa. Non so se senza l’Accordo la situazione sarebbe stata peggiore. Forse è così. Ma una cosa è certa: con l’Accordo non è migliorata. Non avrei mai immaginato che il Papa o chiunque altro nella Chiesa potesse capire e assumersi la responsabilità di tutto ciò che dobbiamo sopportare. Ma sono sicura che con la preghiera di tutta la Chiesa, Gesù Cristo ci salverà”.
Padre François, Cina nord-orientale: “Dopo la firma dell’Accordo sino-vaticano, non solo le politiche religiose della nostra diocesi non si sono ammorbidite, anzi, sono si ulteriormente aggravate. Le autorità spesso radunano preti per corsi di formazione, spingono i preti clandestini ad aderire all’Associazione patriottica, li arrestano portandoli in luoghi segreti per cambiare mentalità. Prima dell’Accordo, alcune parrocchie potevano celebrare la Messa nelle case dei fedeli; dopo l’Accordo, i luoghi temporanei di preghiera sono stati chiusi; i fedeli che ospitano messe vengono minacciati, arrestati e multati, e sono costretti a firmare un documento in cui promettono di non accogliere più i sacerdoti. In virtù l’Accordo, invece, i vescovi della diocesi clandestina vengono arrestati illegalmente. La Chiesa sotterranea e la sua fede affrontano le maggiori difficoltà”.
Padre John, sacerdote, Cina settentrionale: “Il punto più critico è che il Papa potrebbe aver sottovalutato la sete di potere di alcuni, il loro desiderio di controllo totale della Chiesa. Posso garantire che la pressione sulla Chiesa aumenterà, fino a quando non verrà distrutta o almeno la sua influenza non sarà indebolita. A meno che la Chiesa non sostituisca il suo oggetto di fede con “Grande leader Kim il-sung” [soprannome ironico di Xi Jinping. N.D.L.R.]. In alcuni luoghi hanno già completato questa sostituzione. In un certo senso, l’Accordo ha dato un’identità quasi legittima al perseguimento di questo obiettivo. Se non fosse stato per il Papa che ha giustificato inconsciamente questa identità, avrebbero continuato a farlo senza riserve, con l’unica differenza che gli sarebbe mancato uno schermo per nascondere la loro intenzione.
Un esempio: una parrocchia ha già vietato l’ingresso ai minori; in seguito, poiché gli standard della chiesa non soddisfacevano le norme di prevenzione e controllo per il coronavirus, la chiesa è stata chiusa al pubblico. (…) Penso che il Papa non possa salvarci da questa situazione. La cosa migliore è voltare pagina, o forse aspettare [una soluzione] nella prossima generazione”.
“La Chiesa cattolica in Cina deve essere interamente cinese”
Le autorità cattoliche della provincia di Shandong, nella Cina orientale, stanno preparando un seminario sulla “sinizzazione” della Chiesa in Cina, annuncia l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi, Eglises d’Asie (EDA), il 1 agosto. L’Associazione patriottica cattolica cinese di Shandong (CPA) e il Comitato provinciale per gli affari della Chiesa (CAC) hanno intitolato questa sessione “Teologia cattolica insegnata in una nuova era”. Il 17 luglio, una nota diffusa dagli organizzatori ha invitato i sacerdoti a preparare insegnamenti sull’interpretazione della fede cattolica e del pensiero adeguati alla tradizione e alla cultura cinese. Il messaggio è stato inviato alle nove diocesi dello Shandong.
Due sacerdoti hanno reagito a questa operazione di reclutamento ideologico. Padre Pierre afferma che coloro che partecipano al programma di sinizzazione tradiranno la Chiesa partecipandovi. “Non posso accettare l’autorità di un partito ateo, è assurdo”, spiega, aggiungendo che i cristiani possono accettare la pittura, l’architettura e la letteratura cinesi in sé stesse, come espressioni di fede. Tuttavia, ritiene che i tentativi di utilizzare la cultura tradizionale cinese come strumento per interpretare la fede cristiana abbiano lo scopo di rafforzare la sottomissione della Chiesa al Partito.
Da parte sua, padre Joseph denuncia il ruolo degli organizzatori del seminario. “L’Associazione patriottica dei cattolici cinesi non è affatto un ponte tra il Governo e la Chiesa. È un fantoccio manipolato dal Governo”, ha detto. E aggiunge che gli attuali vescovi sono stati resi obbedienti al potere centrale di Pechino, partecipando alle attività del Partito e indossando abiti con i colori del Partito per i fotografi.
Zhang Qiang, cattolico dello Shandong, ha detto che il numero dei fedeli sta diminuendo nella regione, perché “i preti non evangelizzano”. “Ogni morte significa un cattolico in meno. Anche il numero dei sacerdoti sta diminuendo”, si lamenta.
(Fonti: cruxnow/oldyosef/asianews/eda – DICI n° 399, août 2020) da fsspx.news
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