ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 12 settembre 2020

Mercati liberi e persone schiave

La guerra civile del Covid-19 e la necessità urgente di una lotta sul territorio


La pandemia del Covid-19 è la più grande opera di ingegneria sociale mai messa in atto nella storia. Attuata dai poteri dominanti del Mondo contemporaneo, i grandi capitali che stanno dietro a Big-Tech e Big-Pharma, in alleanza col Partito Comunista Cinese. Lo scopo è continuare il processo di globalizzazione e superare le contraddizioni del pensiero liberale: mercati liberi e persone schiave. Moderni schiavi digitali, quelli che Paolo Barnard chiamava “Tech-Gleba Senza Alternative“. Il modello cinese è quello a cui le elites economiche occidentali guardano, e qui si snoda la questione del controllo della tecnologia 5G, fondamentale per l’attuazione del piano a livello globale.

I fini cervelli, eredi di Edward Bernays, che hanno architettato l’operazione lock-down sono partiti da un punto fondamentale: la paura della morte. Un virus letale fa paura, se quel virus è un’influenza fa ancora più paura perchè l’influenza se la sono presa tutti. E ogni anno ritorna.
I nuovi sacerdoti globali che governano la paura della morte hanno ordinato ai loro discepoli che l’unico modo per proteggersi dal pericolo è l’utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale. Se un tuo vicino di casa, un tuo amico o un tuo parente non indossa la mascherina e non rispetta il distanziamento sta attentando alla tua salute, anzi, sta cercando di ucciderti. Il tuo nemico non è più il virus, ma chi veicola il virus. Il nemico siamo potenzialmente tutti noi, a meno che non rispettiamo i dogmi imposti dai nostri nuovi sacerdoti, che governano la tecnica, la “scienza”: nuova indiscussa religione della “Grande Società” globale.
E’ cosi che se tieni la mascherina sotto il naso la signora al banco della frutta ti dice di tirarla su. Così come la cassiera, il barista, il tabaccaio. C’è a chi è capitato che questo succedesse anche in famiglia o con gli amici.
Durante la quarantena se ti sedevi in una panchina per riposarti e poggare le buste della spesa dai balconi dei palazzi attorno al giardino arrivavano le grida di chi ti intimava di andartene a casa. Grida d’odio, verso un nemico che può uccidermi, perchè si siede nella panchina sotto casa mia.
Ma come gli eredi di Bernays sanno, non tutti credono alla vulgata, alla narrazione ufficiale dei massmedia. Loro sapevano che si sarebbe formata una resistenza culturale, una fetta di opinione pubblica ancora in possesso di spirto critico, che non si sarebbe bevuta la narrazione della pandemia mortale. Ma loro sapevano anche che questa fetta di società non avrebbe avuto i mezzi necessari per contrastali. Un esempio storico, un altro esperimento di ingegneria sociale di dimensioni epiche, gli ha dato la sicurezza che ciò avvenisse: l’11 Settembre. Negli anni successivi al crollo del World Trade Center si è creata una spaccatura nella società, fra quelli che credevano alla versione ufficiale dell’attento islamico e quelli che credevano alla versione della cospirazione. In entrambi i casi però le elites hanno vinto, perchè i secondi, rendendosi conto dell’onnipotenza del Potere che ha attuato quel grande inganno si sentivano impotenti. “Come faccio a combattare un Potere così forte, capace di creare una macchinazione tanto gande?”.
Oggi con la crisi Covid-19 si ha avuto lo stesso risultato: la parte di società che si è resa conto delle falle della narrazione ufficiale è impotente. Come fai a dire ai tuoi parenti anziani che non ha senso mettersi la mascherina? Che il virus non uccide così come hanno detto nei telegiornali? Come fai ad andare a comprare il pane se l’addetto alla sicurezza del supermercato ti impone di impone di metterti la mascherina? Ho bisogno di comprare il pane e non ho tempo, e non ho l’influenza per convincere l’addetto della sicurezza di farmi entrare senza.
Come argomentato in questo eccellente articolo di Moravagine sul “regime sanitario“, non è solo la paura della morte a creare la spaccatura, ma è la condizione socio-economica delle varie categorie sociali. Non ho visto particolari resistenze in nessun lavoratore del settore pubblico, anzi, il contrario. Non ho visto dottori imporsi contro le regole assasine della cura del virus, cha hanno ucciso di più del virus stesso. Non ho visto insegnanti opporsi all’assurdità inquietante della didattica a distanza o del distanziamento sociale degli alunni. Non ho visto impiegati dei vari uffici pubblici scontenti del telelavoro, anzi. Non ho visto le forze dell’ordine allentare la morsa sui cittatidini rispetto alle direttive del ministero, anzi, ogni multa “fa curriculum”.
E’ così che le elites hanno creato un esercito che le difende, un esercito che non viene pagato al soldo. Sono tutti volontari.
E noi che stiamo dall’altra parte siamo impotenti, come sempre. E siamo in netta minoranza, come dimostra l’attività dei politici, dove nessuno ancora sostiene le nostre tesi. La politica è morta. Chi crede che Salvini o Meloni siano antisistema nutre speranze in una grande fregatura. Sono tutti allineati, cambia solo il colore delle mascherine, il tricolore per la Meloni, il nero per Salvini (che però al Festival di Venezia indossava quella col simbolo della Serenissima). Attori, che dicono quello che le loro agenzie di analisi e comunicazione gli dicono di dire. E se si comportano così, è perchè i loro esperti della comunicazione gli hanno detto che non c’è ancora l’humus per fare una campagna contro le mascherine e la quarantena. La paura della morte è troppo forte, e se sfidi la morte perdi voti.
Sento che il tempo scorre inesorabile e noi stiamo rimanendo troppo indietro.
Quando il nemico diventa il tuo vicino di casa, il tuo amico, collega, la cassiera del supermercato, il barista, il carabiniere, siamo sconfitti in partenza. Dobbiamo bloccare sul nascere questa guerra civile. E se pensiamo di farlo con la “libertà dell’informazione indipendente del web” ci sbagliamo, non c’è partita.
Dobbiamo riprenderci ciò che è nostro.
Il centro di produzione della RAI più grande è quello a Saxa Rubra, il Centro radiotelevisivo Biagio Agnes in Largo Villy De Luca, 4, 00188 Roma.
Organizziamoci.

Ruggero Arenella 
Comedonchisciotte.org
Il candidato Premio Nobel: "VIRUS MAI ISOLATO: dittatura basata su tamponi fake" - Stefano Scoglio.

SCARICA LO STUDIO IN ESCLUSIVA SU BYOBLU: https://go.byoblu.com/StefanoScoglio 12/09/2020 Candidato al premio Nobel per la medicina nel 2018, Stefano Scoglio pubblica su Byoblu il suo ultimo studio dal titolo “La pandemia inventata, la nuova patologia dell’asintomaticità e la non validità del test per il Covid19”. Il ricercatore scientifico e Direttore del Centro di Ricerche Nutriterapiche di Urbino, in questa lunga intervista, arriva ad affermare con certezza che: “Il SarsCov2 non è mai stato isolato”. Sebbene ci siano degli studi che affermino il contrario, il professore con dati e carte alla mano, spiega come il processo di separazione del virus non sarebbe mai stato realizzato: “Ho esaminato tutti gli studi che affermano di aver isolato e persino testato il virus, ma tutti hanno fatto qualcosa di molto diverso: hanno preso il liquido faringeo o bronco-alveolare dei pazienti, lo hanno centrifugato per separare le molecole più grandi dalle molecole più piccole, come appunto i presunti virus; hanno poi preso il surnatante (la parte superiore del materiale centrifugato) e hanno chiamato quella matrice estremamente complessa ‘virus isolato’.” Il fatto che il SarsCov2 non sia stato isolato pone ulteriori dubbi sulla veridicità-efficacia dei tamponi e dei test sierologici, spiega Scoglio rivelando un altro fatto estremamente grave e alla base della decisione di chiudere l’intero Paese: “Esistono 78 tipologie di tamponi, alcune delle quali importate dalla Cina; nessuna di queste è mai stata controllata o ispezionata né convalidata, è la Commissione europea ad affermalo” nel Working Document del 16 aprile scorso. https://www.youtube.com/watch?v=v-VsVp2mfGg

“PandMedia” – Nuovo paradigma di governo globale
di Zory Petzova
comedonchisciotte.org
L’approccio comparativo fra la pandemia attuale e le epidemie dell’ultimo ventennio permette non solo di visualizzare meglio l’attuazione di un nuovo modello di governo sociale, ma di rilevare alcune incongruenze tecno-scientifiche sostanziali anche se poco conosciute che confermano il carattere a-tipico della pandemia, che forse sarebbe più congruo chiamare, appunto, “PandMedia”.
I) Nell’esperienza globale di recente ma breve memoria, l’attuale situazione pandemica si era già verificata 10 anni fa, con le stesse identiche modalità, ma con una importante differenza- gli stati non erano ancora preparati ad accogliere i suggerimenti di una nuova strategia politica, per cui l’impatto mediatico non è stato così forte e incisivo da assumere il ruolo determinante nella ‘diffusione del virus’ e, di conseguenza, nel condizionamento comportamentale dell’intera società.
L’influenza suina, dichiarata pandemica nel mese di giugno 2009- per cui da annoverare come la prima pandemia del secolo, aveva creato tutte le premesse per mettere in campo le prime radici di un nuovo paradigma di governo, salvo poi la stessa reperibilità del virus A-H1N1. Nella sua attuazione, la pandemia della Covid19 è riuscita a correggere questo ‘errore’ e a confermare che tali tentazioni non erano solo aspirazioni, ma potevano diventare molto efficienti, a condizione di un’adeguata comunicazione mediatica, dove a livello semantico dovevano essere inseriti e ribaditi nuovi concetti e categorie di dubbio fondamento scientifico (come quello degli asintomatici contagiosi), in modo da prolungare l’emergenza anche in assenza di un patogeno virulento. Con un unico sconveniente- che nel campo della verifica empirica, nonostante tutte le precauzioni, si sono rivelati degli schiarimenti ‘nemici’, non solo fra gli scienziati eretici già squalificati dalla vulgata officiale, ma anche fra esponenti accreditati dai media che, pur appartenendo all’establishment medico-sanitario, non hanno esitato a dimostrare lealtà e onestà intellettuale.
Tornando al periodo 2009/10, siamo in tempi in cui organi specialistici come The British Medical Journal possono ancora permettersi di accusare la OMS per aver dichiarato una pandemia sotto le pressioni delle case farmaceutiche per fare aumentare i loro profitti, ma anche in tempi in cui il Parlamento europeo e altre istituzioni EU, come la Commissione sanità del Consiglio d’Europa, possono ancora fare inchieste e avanzare altrettante accuse di “falsa pandemia”. Questa è stata la posizione del presidente della Commissione sanità di allora- il tedesco Wolfang Wodarg, secondo cui “per promuovere i loro farmaci brevettati e i vaccini contro l’influenza, le case farmaceutiche hanno influenzato scienziati e organismi officiali, competenti in materia sanitaria, e così allarmato i governi in tutto il mondo: li hanno spinti a sperperare le ristrette risorse finanziarie per strategie di vaccinazioni inefficaci e hanno esposto inutilmente milioni di persone al rischio di effetti collaterali sconosciuti per vaccini non sufficientemente testati.” (W. Wodarg ha mantenuto la stessa posizione anche nel contesto dell’attuale pandemia, ma oggi la compattezza ideologica delle istituzioni europee è molto maggiore e, inoltre, il neo concetto di “negazionismo”, usato anche nei suoi confronti, ha dimostrato un’ineccepibile efficacia nella squalifica di ogni dissenso, senza alcuna possibilità di un oggettivo dibattito istituzionale, né a livello europeo, né al livello nazionale.)
Durante l’emergenza della pandemia suina, i funzionari della OMS per conto del governo tedesco calcolano uno spostamento di risorse finanziarie verso le case farmaceutiche che ammonta a circa 18 miliardi di dollari, ottenuto sulla scia di previsioni catastrofiche che stimano gli imminenti decessi da un decimo a un terzo della popolazione mondiale, quando l’epidemia suina si rivela molto più innocua dell’influenza (per la durata di nemmeno un anno causa 18 449 decessi su scala mondiale), ma l’allarme non viene solo dagli Usa dove, insieme a Messico, c’è l’epicentro dell’influenza, bensì anche da paesi come Francia, Danimarca e Giappone che stimano il nuovo virus come molto pericoloso. Anche se l’influenza suina non è una novità in termini di infondato catastrofismo previsionale, visti i precedenti sia dell’epidemia di aviaria del 2005/06 (con enormi stoccaggi di vaccini rimasti inutilizzati) che quella della Sars del 2002/03 (emarginatasi spontaneamente), ciò non impedisce ai governi di spendere ingenti somme di denaro pubblico per accaparrarsi i nuovi vaccini. (In Italia, dove si contano 229 vittime, questo compito spetta al governo Berlusconi, con una spesa di circa 184 milioni, stipulata con Novartis: contratto giudicato dalla Corte dei Conti “troppo penalizzante per gli interessi sanitari nazionali”, il che è un mero eufemismo.)
E’ curioso sapere che la direttrice della OMS di quel periodo è la cinese Margaret Chan che, sfidata dagli attacchi rivolti alla sua organizzazione, dichiara che “l’attuale pandemia sarà usata come arma contro i sistemi che governano i mercati finanziari, l’economia e i commerci internazionali”, preannunciando quella che sarebbe diventata la configurazione di una nuova governance sovranazionale, con le nuove linee guida riassunte qualche anno dopo in modo ineccepibile da Patrick Zylberman (“Tempetes microbiennes”, anno 2013) nei seguenti tre punti: 1) costruzione, sulla base di un rischio possibile, di uno scenario fittizio, in cui i dati vengono presentati in modo da permettere azioni di governo come in caso di emergenza (ossia- superamento di diritti costituzionali e procedure democratiche); 2) adozione della logica del “peggior caso” come regime di razionalità politica (ossia- propaganda della paura come costante condizione psicofisica per far accettare qualsiasi governo); 3) rafforzamento dell’integrità sociale attraverso l’adesione a un modello di civismo superlativo, dove gli obblighi imposti vengono presentati come prove di altruismo e dove il cittadino non ha più il diritto alla salute (health safety), ma l’obbligo alla salute (biosecurity), ossia- omologazione e controllo sociale. Paradossalmente, proprio nel momento in cui la OMS perde credibilità internazionale, essa assume apertamente il ruolo di imposizione del nuovo paradigma, dichiarando arrogantemente che, da quel momento in poi, per annunciare una pandemia non sarà più necessario che essa sia ad alto rischio di mortalità. In altre parole- la dichiarazione di una pandemia sarà una prerogativa politica, e non più una decisione basata su parametri e valutazioni sanitari.
II) A livello di dati statistici e tecnici, nella gestione delle precedenti epidemie, fortunatamente, il numero delle vittime non è stato manipolato e falsificato, così come non è stata distorta la presentazione delle rispettive dinamiche epidemiologiche, reperibili da fonti officiali, il che ci permette quantomeno di poter fare dei confronti con la situazione attuale, confronti da quali possono scaturire tante domande e altrettante perplessità. Come confermato dalle stesse dichiarazioni da parte di cariche istituzionali come il governatore Luca Zaia, per l’attuale pandemia sono stati adottati (imposti) nuovi criteri di conteggio- sia dei malati, dove con il termine “casi” vengono indicati anche gli asintomatici positivi al tampone (test tecnicamente non raccomandabile a fini diagnostici), sia dei decessi, dove chiunque deceduto positivo al test viene dichiarato vittima del Covid, ma sembra che dietro quei nuovi criteri sia stato messo in opera il vero amplificatore dei numeri della pandemia, ossia- gli incentivi di un maggiore accredito di spesa sanitaria agli ospedali per ogni malato di Covid.
Dato che il virus ritenuto responsabile della malattia pandemica Covid è stato iscritto allo stesso genogruppo del già conosciuto Sars-Cov-1, sarebbe interessante sovrapporre alcuni dati che riguardano le due epidemie e i rispettivi agenti virali. Anche l’epidemia della Sars (2002/03) inizia in Cina, probabilmente a novembre, rintracciata grazie a un sistema di allerta elettronico del network adoperato dall’OMS che è in grado, in base a parole chiave usate comunamente nelle richieste di aiuto medico, di individuare eventuali focolai influenzali. E’ strano che questo sistema non sia stato adoperato anche nel caso dell’insorgenza dell’epidemia a Wuhan, ufficialmente stimata a dicembre 2019, visto che su questo aspetto della vicenda nel mese di maggio 2020 è stata pubblicata una ricerca della Harvard Medical School of Boston, svolta in modo retrospettivo, da quale ricerca, in base a immagini satellitari, rintracciabilità algoritmica di messaggi di richiesta d’aiuto e esame dell’occupazione ospedaliera risulta inequivocabilmente che la situazione sanitaria a Wuhan era insostenibile in termini di epidemia già fra l’agosto e l’ottobre 2019.
Nell’autunno del 2002 l’allerta iniziale da parte dell’OMS, presieduta a quei tempi dal norvegese Brundland, non viene accolta dal governo cinese, per cui ci vogliono diversi mesi di pressione affinché ufficiali internazionali possano investigare l’emergenza sul luogo: si tratta degli ospedali militari di Pecchino che vertono in condizioni di notevole precarietà. (Tali ispezioni internazionali sul luogo di insorgenza, dovute per protocollo, non sono state richieste dalla OMS presieduta da Tedros nel caso dell’epidemia di Wuhan). Il Sars-Cov-1 si diffonde principalmente in Cina, Hong Kong, Taiwan, Canada, Singapore e Vietnam, essendo quest’ultimo il paese dove il virus viene isolato (nell’ospedale universitario di Hanoi) dal microbiologo italiano Carlo Urbani che, infettandosi, adopera i propri campioni per identificare la minaccia e comunicarla al governo locale e alla OMS, facendo giusto in tempo per delineare i protocolli di contenimento dell’epidemia prima di diventare lui stesso una vittime della Sars. I protocolli prevedono isolamento e quarantena per gli infetti e controllo dei sintomatici sospetti. Nessun lock down in nessun luogo è stato messo in pratica, solo brevi chiusure delle scuole a Singapore e a Hong Kong. E qui sorge la domanda: perché, nonostante i riconoscimenti internazionali e gli attestati di eccellenza etico- professionale conferiti post mortem al medico italiano, tali protocolli non siano stati adottati come misure standard anche nell’occasione dell’ultima pandemia, iniziando dal luogo della sua insorgenza? Perché attraverso un lock down postdatato e molto rigido è stata costretta alla privazione della libertà anche la popolazione sana?
A questo punto sarebbe interessante fare una comparazione tecnica fra il Sars-Cov-1 e il Sars-Cov-2, vista la parentela fra i due. Il Sars-Cov-1 viene isolato e sequenziato, e successivamente iniettato su cavie di mammiferi, dopo di che in base ai risultati ottenuti lo studio conclude di aver soddisfatto i postulati di Koch (lo studio è visibile sul sito di Nature), mentre lo studio che riguarda l’identificazione e il sequenziamento del Sars-Cov-2 (pubblicato su New England Journal of Medicine il 24 gennaio 2020) appartiene a un istituto di ricerca cinese, dove sono gli stessi autori a concludere che lo studio non soddisfa i postulati di Koch; ancora meno soddisfa i postulati di Evans, il che significa che, stando al paradigma scientifico del nesso causale microrganismo-malattia, si potrebbe affermare che il Sars-Cov-2 non può essere ritenuto la causa primaria, e ancora meno quella esclusiva, della malattia chiamata Covid19. Inoltre, le foto dell’osservazione del virus sotto microscopio (visibili nel documento dello studio) aumentano la perplessità, perché, stando alla spiegazione di esperti, le immagini, ricavate da una sezione di tessuto, e non da una coltura cellulare (trattandosi di un microorganismo non isolato), mostrano delle particelle tondeggianti, indicate come identificative del Cov-2, che però hanno delle dimensioni inferiori rispetto agli standard dei Corona virus (100nm rispetto a un range di 120-160 nm) stabiliti dal Comitato internazionale per la tassonomia dei virus. I corona virus si distinguono proprio per questo- che la loro dimensione è straordinariamente grande per un virus a Rna, quindi il nuovo coronavirus sars-cov-2 non dovrebbe essere un’eccezione. Come mai lo è?
C’è un altro dato comparativo ancora più curioso, quello del fattore R0- l’indice di contagio di un patogeno. I modelli scientifici hanno stabilito un nesso inverso fra contagiosità e tasso di mortalità, nel senso che più un virus risulta contagioso, meno viene la sua incidenza letale, e viceversa. Il R0 attribuito al Sars-Cov-1 è di 2,8, sceso in seguito a 2, mentre quello iniziale del Sars-Cov-2 è stato stimato a 2,6, sceso successivamente nel mese di maggio a “0 virgola” (a secondo della regione), ma stranamente fin dall’inizio della pandemia il nuovo Cov-2 viene narrato dai media come più contagioso (il che stando ai dati non è vero, anzi, lo è di meno) ma meno letale del Sars-Cov-1. E qui nasce la domanda: se il Sars-Cov-1, senza l’adozione di lock down, è riuscito a diffondersi nel tempo di un anno (da novembre 2002 a novembre 2003) in 26 nazioni del mondo, contagiando più di 8000 persone e facendo circa 800 di morti, perché il Sars-Cov-2 in pochi mesi aveva abbondantemente superato tali numeri? Dovrebbe, quantomeno, essere meno mortale del Cov-1, ma come mai, nonostante le severissime misure di lock down e accanimenti preventivi su asintomatici positivi, risulta enormemente più diffuso, ma anche molto più letale? Secondo quale modello scientifico o epidemiologico? Inoltre, al Sars-Cov-2 viene attribuito un periodo di incubazione doppiamente più lungo rispetto al Sars-Cov-1 (fino a 14 giorni contro 4-7), il che dovrebbe ritardare ulteriormente la diffusione del nuovo virus, e non viceversa.
Non è chiara nemmeno l’identificazione sintomatologica della malattia Covid19, in quanto sembra che si basi sulla somma dei sintomi presenti in malattie già esistenti, e che non abbia nemmeno un corredo sintomatico che la possa contraddistinguere da altre influenze e polmoniti in modo inconfondibile ed esclusivo, tanto è che l’unico studio prodotto per definire il Modello Covid-19 (da parte di Department of Biological Science, University of Southern California, pubblicato su Frontiers nel mese di agosto) impiega complicatissimi modelli comparativi e algoritmi matematici per elaborare la lista dei primi 4 sintomi, concludendo che non rappresentano una costante e che ci sono larghi margini di soggettività. Fin ora a nessun’altra malattia virale, pur di impatto globale, è stato attribuito un tale grado di soggettività, e a nessun virus- tanta capacità di mutamento, fino ai massimi del relativismo scientifico, tanto da far escogitare da parte di alcuni esperti l’idea che, per capire come si comporta questo ‘misterioso’ virus, bisogna adottare un approccio personalizzato a ogni singolo caso attraverso studi genetici. Ma una tale soggettività genetica come può essere compatibile con la campagna pressante di vaccinazione obbligatoria di massa, quando nemmeno per il Sars-1, dove almeno è stato ottenuto l’isolamento del virus e stabilito un nesso causale con la patologia, si è potuto creare un vaccino?
Alla fine, la comparazione fra l’epidemia Sars e la pandemia attuale non può esimersi dal confronto fra l’eccellenza etico-professionale dell’medico e scienziato Carlo Urbani e le mezze figure di scienziati ed esperti che dominano il discorso mediatico da mesi, diffondendo contraddizioni e falsità ‘scientifiche’ per coprire le gravi incongruenze fra evidenze empiriche e narrazione mediatica. Che le dinamiche di questa pandemia non siano del tutto “naturali”, ma conformi a un paradigma di governo sovranazionale e anti democratico, promosso per via mediatica, lo dimostra anche il fatto che la nuova emergenza non è stata affrontata con lo spirito di collaborazione e di solidarietà fra scienziati ed esperti nazionali, che dovrebbero essere uniti per la causa comune invece di essere divisi dalla discriminazione mediatica (e quella delle carriere), per non parlare dello spirito dell’agire politico, con un lunghissimo elenco di dichiarazioni e di azioni che provano la corruttibilità e la mala fede di un governo già problematico di fondo. Usando un neo concetto molto in uso in questo periodo, si potrebbe dire che il vero negazionismo è quell’atteggiamento che rifiuta di porsi delle domande su cose evidenti, ma oltre tutto quello che nega a priori l’esercizio della ragione critica. Purtroppo ogni confronto con chi, per vari motivi, nega l’esercizio della ragione critica è una causa persa in partenza.
Zory Petzova, di origini bulgare, si considera un’emigrata del comunismo, anche se è venuta in Italia un po’ dopo il suo crollo, nel ’93. Laureata in Scienze Politiche, lavora nel settore dell’economia reale, commercio e arredamento.
Pubblicato da Tommesh – ComeDonChisciotte.org

Il mondo dei codardi

di Avv. Marco Mori
studiolegalemarcomori.it
Da qualche mese la nostra realtà è diventata distopica. In nome dell’auto proclamata emergenza sanitaria politica e media hanno ammaestrato il popolo ad accettare quella che chiamano “la nuova normalità”. La leva con cui ammaestrarci è stata la paura, più precisamente la paura di morire di un virus letale che ci farebbe letteralmente soffocare nel nostro respiro.
La paura ha privato le persone della più basica razionalità, si accettano regole completamente insensate e le si elevano a dogmi da accettare per fede, come avviene per le religioni. La paura di un evento che è assolutamente certo per ciascuno di noi, appunto la morte, viene elevata al punto di diventare un ostacolo a proseguire nel vivere quotidiano. La storia umana è piena di tragedie di ogni genere e specie, anche di pandemie, mai però la civiltà aveva deciso di fermarsi, e quindi inevitabilmente di autodistruggersi, per la paura di morire. Chi non vive per paura della morte in sostanza è già morto e la sua permanenza in vita è socialmente inutile.
Parte della Magistratura da corda a questo delirio pensando addirittura di indagare gli amministratori che osassero di decidere di non sospendere le libertà personali in forza dell’emergenza, o di processare i privati che contestano le misure di “distanziamento sociale”, con un approccio che sfiora il ridicolo. Anche perché se la ratio giuridica fosse quella che impone, per la presenza di una malattia infettiva, di fermare il mondo, allora andrebbe applicata in ogni caso e ciò a prescindere dal numero complessivo dei morti che quella malattia genera. Dovresti fermare il mondo anche per una sola vita stroncata da qualsivoglia patogeno di natura infettiva. Vi ricordo che anche le complicazioni dell’influenza finiscono per uccidere migliaia di persone ogni anno e che per l’influenza è già capitato di avere le sottodimensionatissime terapie intensive al collasso. Quindi se passasse questa follia chi è andato a lavorare, e lo abbiamo fatto tutti, con la febbre facendo proseguire il contagio dovrebbe essere processato per epidemia colposa. Anche la Giustizia è dunque entrata nella distopia, la sopravvivenza della nostra civiltà con questa linea sarebbe impossibile perché le malattie infettive esisteranno sempre e non si può impedire alla gente di vivere libera perché esse esistono. Il mondo dei codardi sarebbe destinato ad una rapida fine e la specie umana, ridotta all’ipocondria, alla naturale estinzione.
La cosa che poi oggi mi fa più rabbia è comunque quella di dover prendere atto che quanto sta accadendo, se fosse avvenuto anche solo trent’anni fa, non avrebbe trovato neppure spazio mediatico, tanto insignificanti sono i numeri di questa malattia a livello assoluto. E questo nonostante che tali numeri siano stati enormemente gonfiati dall’aver considerato morti per covid tutti coloro che erano positivi al virus che, come i pochi normodotati hanno capito da tempo, per fortuna non fa nulla al 99,9% della popolazione con cui viene a contatto, esattamente come capita con l’influenza stagionale. Per inciso in Italia muoiono normalmente seicentocinquantamila persone l’anno, ma agli ipocondriaci manca il senso dei numeri, sono incapaci di valutazioni critiche anche davanti ai dati oggettivi.
Qui sento già partire l’anatema di chi ormai si trova in quadro psicologico patologico in forza del trauma che ha subito dall’aggressiva campagna mediatica di terrorismo, anatema che suona più o meno così: “fa schifo chi non pensa ai 35.000 morti”. Queste persone sono talmente devastate psicologicamente da aver appunto perso il senso delle proporzioni e anche la visione d’insieme delle cose. La visione d’insieme è perduta laddove si preferisce distruggere la società per evitare 35.000 morti per (o più realisticamente con) covid, azione che comporterebbe e comporterà se procrastinata, una perdita di vite decisamente ed immensamente maggiore. Come detto si parla della distruzione completa della nostra civiltà. Il senso delle proporzioni è perduto anche laddove non ci si rende conto che questi numeri sono assolutamente il linea, spesso addirittura largamente inferiori, a decine di altre patologie che non sono mai state “pompate” mediaticamente per terrorizzare la popolazione. Solo il fumo, ho già fatto questo esempio in un precedente articolo, uccide nel mondo ogni anno dieci volte di più di quanto ha fatto il covid nonostante i numeri ampiamente gonfiati quasi da tutti i paesi. Eppure i governi non solo consentono di fumare, ma addirittura hanno considerato l’acquisto di sigarette come valido motivo per sfuggire al lockdown. Vedere una persona con la mascherina abbassata per fumare è un immagine raccapricciante, che mette in dubbio che la nostra specie possa definirsi intelligente. Se sei un fumatore il covid dovrebbe essere l’ultima delle tue preoccupazioni.
L’altro anatema classico di chi ormai ha perso la ragione è quello di enfatizzare il come si muore per covid.  Al netto delle cure sbagliate che inizialmente sono state somministrate. Anche su questo i media hanno lavorato molto bene specificando la crudezza dei trattamenti di terapia intensiva. Ancora una volta il “non patologico” rammenta alla massa ipocondriaca che purtroppo non si muore mai stando bene e la morte è pressoché sempre dolorosa. Se vogliamo una volta sedati hanno sofferto meno i pazienti covid, che nulla ricordano dei trattamenti subiti, piuttosto dei malati di cancro il cui calvario viene affrontato in assoluta lucidità. Ma appunto il pericolo inculcato nella testa delle masse è il covid e non il dieci volte più letale cancro al polmone. Ma si potrebbero fare milioni di esempi sulla perdita del senso delle proporzioni.
Un ruolo fondamentale nella commedia del terrore e nel rendere la popolazione una massa inerme di codardi lo hanno poi le note mascherine. Completamente inutili per arginare un vero virus letale, lo ribadiva anche l’oms, restano utilissime a far percepire alla gente psicologicamente fragile l’esistenza visibile di un grave pericolo. Senza mascherine i più avrebbero già dimenticato il covid per la semplicissima ragione che in pochissimi sono stati toccati direttamente o nelle proprie conoscenze da questa malattia. Come detto nonostante le dichiarazioni catastrofiche non abbiamo le cataste di morti per le strade. Ergo serviva qualcosa di diverso per convincere la gente. Le mascherine in questo sono davvero perfette oltre ad essere un evidente simbolo di sottomissione. Lo schiavo, codardo, è grato al suo padrone che gli consente di vivere e per questo deve tenere la bocca rigorosamente chiusa. I codardi e chi ha sviluppato la patologia dell’ipocondria accettano le mascherine senza alcun senso critico, accettano comportamenti che, come ben evidenziato anche da Vittorio Sgarbi, sono mere ostentazioni, dei rituali. Il più patetico? Entrare in un bar o in un ristorante mascherati come dei coglioni per poi togliersi tutto una volta arrivati al tavolo o al bancone, come se a quel punto il virus letale smettesse di esistere. A logica ci togliamo le mascherine nel punto più pericoloso ma così facendo rispettiamo e divulghiamo il rituale della paura.
Lo stesso dicasi per le mascherine all’aperto dopo le 18:00. Come se ci trovassimo, anche questa l’avete già sentita, innanzi ad un virus vampiro che entra in servizio solo con il calare delle tenebre. E non dite che è per la “movida”, gli assembramenti ci sono ovunque e tutti i giorni, i contagi sono cento volte di più di quelli scoperti e comunque i morti nelle strade non ci sono.
A questo punto una persona che non ha perso lucidità in questa situazione distopica avrà ben chiaro che questa crisi è necessariamente ed esclusivamente uno strumento politico. Si usa una malattia che esiste, ma che per fortuna non spaventa più di tante altre, per imporre un nuovo ordine mondiale in cui la paura diventa la leva per cancellare diritti fondamentali in capo ai cittadini, diritti che avevamo conquistato con il sangue quando il mondo non era ancora popolato solo da codardi o da ipocondriaci. Il covid sta completando quanto era stato iniziato attraverso l’economia.
La dittatura che verrà sarà feroce, specie con i dissidenti. Quindi non pensate che continuare a “comportarvi bene” vi darà dei vantaggi. Non sono le multe che rischia chi disobbedisce il pericolo da scampare… in gioco c’è la nostra libertà e la nostra stessa vita e quella delle persone che amiamo.
Come vorrei avere torto, almeno questa volta… ma purtroppo non sarà così.
Pubblicato da Tommesh – ComeDonChisciotte.org
FONTE: https://www.studiolegalemarcomori.it/mondo-dei-codardi/

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