C'è la "rivoluzione" sulla Messa. Preghiere e canti: cambia tutto
Il nuovo Messale romano si presta ai canti in Chiesa: pure il Padre Nostro entra nel dibattito tra i fedeli, che continuano a spaccarsi nonostante gli appelli del Papa
Il nuovo Messale romano si presta ai canti in Chiesa: pure il Padre Nostro entra nel dibattito tra i fedeli, che continuano a spaccarsi nonostante gli appelli del Papa
Dicono sia "colpa" del Concilio Vaticano II, ma forse i perché vanno ricercati altrove. Nella quotidiana contrapposizione tra progressisti e conservatori, la Chiesa cattolica si misura pure con il problema degli "abusi liturgici".
La sinistra ecclesiastica parla quasi di evoluzioni naturali. La destra si scandalizza. Lo abbiamo visto anche durante il lockdown, con delle forme di fantasia liturgica a cui i fedeli possono non essere abituati. Dalla corsa tra i banchi del prete sorrentino al liquidator per il battesimo, passando per le "messe rock": lo stato dell'arte non è questo, ma una certa tensione alla fantasia c'è. Per i tradizionalisti non esiste appello: il fenomeno, che non può più essere stroncato sul nascere perché datato, non è accettabile.
C'è un altro punto che risiede da un'altra parte: nello spazio destinato alle "urgenze" della fede. Il lockdown e le disposizioni delle autorità governative hanno costretto l'Ecclesia a sospendere le celebrazioni. Poi, anche in Italia, c'è stata un po' di polemica per via del restingimento delle misure da parte del governo giallorosso. Quello che in prima battuta non aveva previsto la "riapertura" delle chiese. "Ritornare all'eucaristia con gioia" è la strada indicata dal cardinal Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e per la disciplina dei sacramenti, così come ripercorso dalla Catholic News Agency. Il testo, che è stato condiviso con e da papa Francesco, nasconde una preoccupazione non da poco: che la pandemia possa ridurre la Messa ad un fatto occasionale, se non direttamente residuale. E per la Chiesa cattolica - questo è pacifico - un andazzo così non è concepibile.
Non si tratta tanto di evitare "abusi liturgici", insomma, ma di salvaguardare la celebrazione in sé e per sé. La diffusione del nuovo coronavirus ha sconvolto il piano delle cose da fare. Ma le rimostranze sulle originalità di certi preti persistono. Il nuovo Messale romano, secondo pure quanto riportato da Libero, si presta alla rivisitazione. Il testo rinnovato prevede alcune modifiche, come quella sul Padre Nostro (i fedeli non diranno più "non indurci in tentazione", bensì "non abbandonarci alla tentazione"), ma non sono gli aspetti dottrinali a preoccupare i parroci, soprattutto quelli legati all'ortodossia della celebrazione. I canti, in poche parole, sarebbero aumentati, fornendo un assist a chi intravede nell'apporto di novità a tutti costi un pendio scivoloso. Pure il Padre Nostro ora si presta alla musicalità ed al contributo del coro: c'è chi non è d'accordo e prova nostalgia per i tempi che furono. Ma l'andazzo è questo.
La Pontificia commissione Ecclesia Dei, quella che dovrebbe tutelare quelle realtà diocesane che richiedono la Messa antica, dovrebbe scomparire del tutto a breve. Il cosiddetto "rito tridentino" è divenuta una bandiera per la parte tradizionalista della Chiesa cattolica, ma le gerarchie ecclesiastiche propendono per la riforma e non per la restaurazione. E la Messa antica sembra destinata a finire nel dimenticatoio della fede, nonostante i movimenti ecclesiastici che la prediligono rimangano una fucina di vocazioni.
Stando a quanto ripercorso su Avvenire in relazione al nuovo Messale romano, "Per la prima volta le partiture entrano a pieno titolo nel corpo del testo e non finiscono in appendice come era accaduto nel Messale ancora in uso, quello datato 1983. Non solo. Aumentano i brani proposti. E si torna a privilegiare le formule ispirate al gregoriano evitando che il libro dell’Eucaristia diventi un luogo di sperimentazione". C'è chi esulta per l'estensione degli spazi destinati ai canti e chi storce il naso. Il pontefice argentino dice che dividere è opera del diavolo, ma il dibattito in seno alla Chiesa - è solo una fotografia del momento - prevede che due fronti dicano due cose diverse.
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VITTORIO SGARBI CHINA IL CAPO SOTTO IL CROCIFISSO DI MICHELANGELO (e parla del Cristianesimo e delle opere di Lorenzo Puglisi) di Francesco Pennetta
Un crocifisso, elevato al centro esatto della Sacrestia della splendida Basilica di Santo Spirito, opera di un giovane Michelangelo, lieve, armonico, che Vasari definì mirabile per “carnosità e morbidezza”. Di fronte un’altra croce, squadrata, nera, realizzata da Lorenzo Puglisi, un artista tra i pochi ad avere il coraggio di porre a confronto una sua opera, assolutamente contemporanea, con quella del grande genio protagonista del Rinascimento; un’opera essenziale, che, a detta di Sgarbi “per sottrazione pittorica dà prova del dialogo con il Cristo michelangiolesco”. E in effetti colpiscono i lampi di colore bianco come fossero manifestazioni dello Spirito: mani, piedi e una corona di spine, flash che emergono dal fondo, come a rivelarsi dall’oscurità del mistero, come ad indicare un’essenza di amore che si manifesta nel buio della conoscenza.
Vittorio Sgarbi si alza, si posiziona sotto il crocifisso di Michelangelo, china la testa in senso di ossequio. “Nessuna civiltà ha prodotto tanta bellezza come quella cristiana”, questa una delle prime frasi che proferisce in un prologo denso di richiami a favore della nostra cultura identitaria e dell’arte cristiana.
Commuovono le croci, e commuovono le parole del grande critico ferrarese, che trova il tempo per ricordare l’esempio di Don Roberto, angelo dei bisognosi, recentemente ucciso a Como, e che sottolinea come da un secolo a questa parte si stia assistendo agli eccessi di una “società a-cristiana”, che privilegia la “salute fisica mettendo da parte la salute spirituale” in un delirio materialistico “inquietante” che relega a fatto privato il Cristianesimo.
Sulla stessa linea anche le parole di Lorenzo Puglisi il quale ha affermato: “il mio tentativo di pittura si rivolge alla visione di qualcosa che è altro dal visibile empirico, ma col quale è inseparabilmente intrecciato. Crocifissione, umanità, mistero. È tutto in queste tre parole.”
A rendere surreale ed emozionante l’atmosfera ci ha pensato il poeta e drammaturgo Davide Rondoni, che ha recitato alcuni versi appositamente composti per descrivere la pittura di Puglisi:
“…
grida e ali che si aprono
preparazione al Suo volo per noi, smisurata festa”
Vittorio Sgarbi si alza, si posiziona sotto il crocifisso di Michelangelo, china la testa in senso di ossequio. “Nessuna civiltà ha prodotto tanta bellezza come quella cristiana”, questa una delle prime frasi che proferisce in un prologo denso di richiami a favore della nostra cultura identitaria e dell’arte cristiana.
Commuovono le croci, e commuovono le parole del grande critico ferrarese, che trova il tempo per ricordare l’esempio di Don Roberto, angelo dei bisognosi, recentemente ucciso a Como, e che sottolinea come da un secolo a questa parte si stia assistendo agli eccessi di una “società a-cristiana”, che privilegia la “salute fisica mettendo da parte la salute spirituale” in un delirio materialistico “inquietante” che relega a fatto privato il Cristianesimo.
Sulla stessa linea anche le parole di Lorenzo Puglisi il quale ha affermato: “il mio tentativo di pittura si rivolge alla visione di qualcosa che è altro dal visibile empirico, ma col quale è inseparabilmente intrecciato. Crocifissione, umanità, mistero. È tutto in queste tre parole.”
A rendere surreale ed emozionante l’atmosfera ci ha pensato il poeta e drammaturgo Davide Rondoni, che ha recitato alcuni versi appositamente composti per descrivere la pittura di Puglisi:
“…
grida e ali che si aprono
preparazione al Suo volo per noi, smisurata festa”
Davide ha voluto anche fare un richiamo forte ai credenti e alla Chiesa: “L’arte cristiana non c’è più perché i cristiani non credono più di essere la cosa più importante della storia e quindi si accontentano di rappresentazioni estetiche discutibili”.
Merita sicuramente un viaggio a Firenze questa esposizione splendidamente organizzata dalla splendida Francesca Sacchi Tommasi, nota e competente gallerista Toscana.
La Mostra “Lorenzo Puglisi davanti a Michelangelo – Crocifissione, umanità e mistero” sarà aperta da oggi 20 Settembre, tutti i giorni fino al 1 Novembre 2020. La sede e’ nella Basilica di Santo Spirito, nel magnifico quartiere dell’Oltrarno.
La Mostra “Lorenzo Puglisi davanti a Michelangelo – Crocifissione, umanità e mistero” sarà aperta da oggi 20 Settembre, tutti i giorni fino al 1 Novembre 2020. La sede e’ nella Basilica di Santo Spirito, nel magnifico quartiere dell’Oltrarno.
MASCARUCCI: LORETO E L’INEDITA DISSACRAZIONE DI AVVENIRE
19 Settembre 2020 73 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, l’articolo sulla Casa di Loreto a cui ha risposto come vi ricorderete il prof. Giorgio Nicolini, ha provocato anche la reazione di un amico di Stilum Curiae, Americo Mascarucci, che ci ha inviato questa riflessione di cui lo ringraziamo. Buona lettura.
§§§
Caro Tosatti
Ormai da tempo sto seguendo con grande attenzione il dibattito aperto dal professor Giorgio Nicolini in merito alla “verità storica” della santa Traslazione della Casa di Nazareth. In aperto contrasto con il padre Giuseppe Santarelli, Nicolini con grande devozione, professionalità e dovizia di documentazione storica, conferma il valore di “sacra reliquia” della Santa Casa di Loreto, affermando oltre ogni ragionevole dubbio che quella è la casa di Nazareth in cui visse la beata Vergine Maria, trasportata in volo dagli angeli per preservarla dalla distruzione ad opera dei saraceni, e collocata definitivamente nel centro marchigiano dopo varie soste in altri luoghi. Santarelli al contrario sostiene che la Casa di Loreto non sarebbe in realtà la Casa di Nazareth, ma sarebbe stata costruita utilizzando soltanto alcune pietre portate in Italia dai crociati.
Mi ha fatto un certo effetto apprendere che il quotidiano Avvenire, ovvero il giornale della Conferenza Episcopale italiana, si sia fatto promotore di una terza ipotesi, che va oltre le tesi stesse del Santarelli: ovvero che la Santa Casa di Loreto conterebbe al proprio interno soltanto alcune reliquie provenienti dalla casa di Nazareth. Quindi quella che sta a Loreto, secondo l’articolo di Avvenire, altro non sarebbe che una “copia” della casa di Maria, senza più neanche parte delle pietre originarie provenienti da Nazareth a comporre le pareti.
Mi sorprende, ma non troppo, il silenzio del direttore di Avvenire Marco Tarquinio che a quanto pare non avrebbe sentito il bisogno di dare spazio e voce alla replica del professor Nicolini, né di puntualizzare in ordine a quello che apparirebbe a tutti gli effetti un grossolano errore ad opera del principale quotidiano cattolico italiano.
In realtà la vicenda di Loreto e della nobile battaglia di Nicolini, tesa a difendere, conservare e promuovere l’originalità e la verità storica in ordine alla traslazione della Santa Casa di Maria da Nazareth in Italia, apre un altro importante tema, legato al significato stesso della parola fede, che significa “fidarsi”.
Gesù dice a Tommaso, che non crede alla resurrezione del maestro ma se ne convince soltanto dopo averlo visto e toccato di persona, il seguente monito : “Beati coloro che crederanno senza aver visto”; il che vuol dire “beati coloro che si fideranno senza cercare ossessivamente la prova-provata di ciò che viene loro annunciato”; perché “nulla è impossibile a Dio” come l’arcangelo Gabriele disse a Maria all’atto dell’Annunciazione. La stessa Maria rimasta incredula davanti alla notizia di aspettare un figlio senza aver “conosciuto uomo”.
Il vero grande dramma, oserei dire la tragedia della Chiesa di oggi, è quella di inseguire ossessivamente una “fede razionale”, ovvero una fede basata su ciò che è possibile spiegare in base alla logica. La razionalità porta inevitabilmente ad estromettere il mistero, il soprannaturale, il miracolo, l’impossibile, sulla base dell’assunto che non servono i miracoli per supportare la fede che deve essere fondata sulla “parola”.
Ecco così che una fede razionale basata sulla ragione e sulla logica non può accettare l’idea che realmente gli angeli possano aver trasportato la Santa Casa di Nazareth fino a Loreto e che quella possa essere a tutti gli effetti la casa in cui visse la beata Vergine Maria. Da qui tutte le tesi alternative che si sono susseguite nel corso degli anni, dalle pietre portate dai crociati, all’identificazione degli angeli con la famiglia “Degli Angeli” che avrebbe donato le pietre della Casa di Nazareth, poi mescolate con le altre per l’edificazione della Casa di Loreto. Cercare tesi alternative a quella che è una tradizione di fede, una credenza che, come spiega Nicolini è supportata da ampia documentazione storica e dal riconoscimento di vari pontefici, significa in una sola parola “non fidarsi”, o meglio accettare soltanto ciò che trova un fondamento razionale.
L’esigenza di coniugare fede e ragione, tipica di certo cattolicesimo progressista, ha portato nel corso degli anni a mettere in dubbio l’autenticità di tanti eventi miracolosi che vanno oltre la spiegazione razionale. E non soltanto da parte di storici atei quindi interessati a mettere in dubbio l’autenticità di tutto ciò che ha valore mistico e origine soprannaturale, ma da parte di studiosi cattolici, spesso uomini di Chiesa, come nel caso del padre Santarelli.
Ma la vicenda di Loreto è forse soltanto l’ultimo tassello di un percorso di ripensamento della fede in chiave razionale, con una fede sempre più ordinata per simboli e sempre meno per verità. Il diavolo non esiste, è soltanto un simbolo, ci fa sapere il Preposto generale della Compagnia di Gesù padre Arturo Sosa; poco più di una fiaba per spaventare i bambini insomma, e fa un certo effetto che dopo certe dichiarazioni padre Sosa sia rimasto al suo posto. Perché un’affermazione del genere di fatto mette in dubbio anche l’autenticità dei racconti evangelici dove Gesù nel deserto viene tentato dal diavolo in quanto essere personificato, non da un simbolo. E allora, come si può negare l’esistenza del demonio come persona, senza nel contempo negare tutti i racconti legati proprio alla figura del maligno e che hanno contraddistinto l’esistenza di molti santi della Chiesa, oltre che quella di Gesù?
E che dire del “sepolcro vuoto” ossia il mistero stesso della fede? L’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, teologo molto stimato da Papa Francesco, ci fa sapere che anche quello è un simbolo, che è stato utilizzato dalla letteratura evangelica per rafforzare l’evento della Resurrezione; fino a definire improbabile e di dubbia autenticità il racconto delle donne alla tomba e del loro incontro con l’angelo. Il sepolcro vuoto sarebbe insomma un artifizio narrativo per avvalorare la Resurrezione, che però senza la prova del sepolcro vuoto diventerebbe essa stessa un simbolo. Con Gesù resuscitato in maniera simbolica e spirituale e non in carne ed ossa come invece dimostra la tomba vuota. Ma una fede basata sulla razionalità è vera fede? Scontato credere in ciò che si vede o in ciò che si può spiegare con la logica.
Tutto ciò ha portato anche a disprezzare la fede fondata sulle tradizioni. Così ecco che San Francesco diventa un santino propagandistico pacifista e ambientalista, di cui si parla mettendo in evidenza aspetti della sua vita legati al politicamente corretto e di dubbia autenticità. Come l’incontro con il Sultano per esempio, tramandato dalla cultura di sinistra come primo esempio di tentativo di dialogo interreligioso, dimenticando il particolare che ad elevare il poverello d’Assisi agli altari a soli due anni dalla morte fu la stessa Chiesa che promuoveva le crociate. Una Chiesa quindi che difficilmente avrebbe riconosciuto come santo uno che alle crociate si opponeva considerando i musulmani “fratelli”, come vorrebbe far credere la storica atea Chiara Frugoni in aperto contrasto con le fonti francescane. Mentre si ignora, o si tende a considerare illogico, l’evento del “perdono di Assisi” ovvero l’incontro di Francesco con Gesù e la Vergine Maria avvenuto presso la Porziuncola nel 1216 nel corso del quale il santo chiese la concessione dell’indulgenza plenaria per tutti i peccatori pentiti che con viva fede si fossero recati in quel luogo a pregare.
Tornando a Tarquinio non c’è da stupirsi se l’esimio direttore non abbia compreso la gravità di quanto contenuto nell’articolo inerente la Santa Casa di Loreto, trasformata in un museo di oggetti non identificati della Casa di Nazareth. E non c’è neanche da stupirsi del fatto che l’articolista, non esperto in materia, abbia dichiarato di aver ricavato l’informazione dal sito stesso del santuario ammettendo di non conoscere la tradizione lauretana. Perché, ostinarsi a credere che a Loreto sia conservata l’autentica Casa di Nazareth trasportata dagli angeli è da “tradizionalisti” e tutti sanno quanto la Chiesa di oggi disprezzi i tradizionalisti che difendono le tradizioni. Quelle tradizioni tramandate nei secoli e avvalorate dai pronunciamenti di numerosi papi in qualità di vicari di Cristo; I quali però, secondo una vulgata dominante sempre negli ambienti catto-progressisti ispirati dalle teorie di Rahner e Kung, avrebbero confuso fede e politica, come nel caso del dogma dell’Immacolata Concezione, attribuito al tentativo di Pio IX di rafforzare il potere temporale nel momento di massima difficoltà. Perché secondo Kung credere all’Immacolata Concezione e all’Assunzione di Maria al cielo è da “irrazionali”. Perché la ragione umana non può accettare il racconto evangelico del concepimento verginale di Maria, fino ad ignorare che ciò che è impossibile in natura non è impossibile a Dio come l’angelo Gabriele annuncia alla Madonna. Quindi se ne deduce che anche Dio è un simbolo come lo è il diavolo, e che quindi non può esistere nulla di diverso da ciò che è spiegabile e reso possibile dalla razionalità e dalla scienza.
“Beati coloro che crederanno senza aver visto” dice Gesù all’incredulo Tommaso affinché l’uomo abbia fede nel mistero e nell’irrazionale. E noi siamo anche disposti a credere alla buona fede di Tarquinio. Più irrazionali di così!
Americo Mascarucci
L’ULTIMA GRAVE DISSACRAZIONE DELLA SANTA CASA
OPERATA DA “AVVENIRE”
L’8 settembre si è celebrata a Loreto la solennità della Natività di Maria, poiché vuole la tradizione che proprio nella Santa Casa di Nazareth, custodita nel Santuario Lauretano, la Vergine Immacolata abbia visto la luce, dalla mamma Sant’Anna.
Quest’anno tale celebrazione della Natività di Maria aveva un significato ancor più grande che nel passato, poiché si svolgeva nel pieno dell’Anno Giubilare indetto per il Centenario della proclamazione della Madonna di Loreto a “Patrona dell’Aviazione”, come dichiarato il 24 marzo 1920 dal papa Benedetto XV, nel riconoscimento ufficiale della verità storica dei “voli miracolosi” della Santa Casa.
In aggiunta, proseguendo una tradizione iniziata dal Card. Angelo Comastri nel 1998, quando era Vescovo di Loreto, una autorità dello Stato presiede ogni anno – nella festa della Natività – all’accensione della Lampada per l’Italia, che viene posta nella Santa Casa a simboleggiare la preghiera della Chiesa per la Nazione Italiana. Nell’8 settembre scorso per tale accensione è intervenuto lo stesso Capo dello Stato Sergio Mattarella, dando a tale accensione della Lampada un significato “mondiale” e non più esclusivamente di preghiera per l’Italia, anche in ragione dell’epidemia mondiale che ha coinvolto tutti i Paesi del mondo, e per cui pregare.
Era quindi un’occasione particolarmente felice e solenne per riproporre a tutto il mondo l’insegnamento della Chiesa riguardo alla autenticità della “reliquia” della Santa Casa unitamente a far conoscere l’approvazione secolare da parte della Chiesa della verità storica delle “Traslazioni Miracolose”, come attestano centinaia di studi secolari e di documentazioni storiche, archeologiche e scientifiche esistenti e dalla Chiesa sempre avallati.
E’ avvenuto però che il quotidiano AVVENIRE sembra aver colto questa opportunità straordinaria del Giubileo e della presenza del Capo dello Stato a Loreto per la festa della Natività, non per far conoscere ed esaltare ancor più la Santa Casa, ma per pubblicare un articolo che – al di là delle intenzioni dell’autore – risulta essere dal punto di vista storico e devozionale il più dissacrante sulla Santa Casa, da quando dal 1984 il Padre Giuseppe Santarelli inventò le “false ipotesi” del trasporto umano di “alcune sante pietre” della Santa Casa, negando in tal modo sia l’autenticità della reliquia nazaretana che la verità delle Traslazioni Miracolose, e dando così inizio alla dissacrazione della storia della Santa Casa.
Nel giorno più solenne dell’8 settembre, però, AVVENIRE è andato anche “oltre” queste falsificazioni e mistificazioni lauretane operate negli ultimi decenni dalla Basilica Lauretana, “inventando” nuovi e non identificati “resti” dell’umile abitazione di Maria, e facendo scomparire del tutto persino l’esistenza stessa della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
E’ stato, infatti, con immensa tristezza che i lettori del quotidiano cattolico, che è il giornale ufficiale dei Vescovi italiani, hanno dovuto leggere in AVVENIRE del 9 settembre 2020 – nel dedicare a pag.5 un ampio “Primo Piano” all’evento dell’accensione della Lampada per l’Italia -, l’articolo principale del quotidiano, che ha riportato per l’ennesima volta e più gravemente la MENZOGNA dissacratrice circa la stessa Santa Casa, ove si scrive: “La lampada, simbolo dell’invocazione quotidiana del popolo alla Vergine, subito dopo l’accensione è stata posta sopra l’altare, di fronte all’immagine della Madonna, dentro la Santa Casa in cui SONO CONSERVATI I RESTI che la tradizione cristiana riconduce all’umile abitazione della Madonna a Nazareth, IVI TRASPORTATI E POSTI IN SALVO DAI CROCIATI NEL 1291”.
L’articolista, non competente dal punto di vista storico, come lui stesso ha riconosciuto umilmente in un successivo contatto diretto con me – come più sotto preciserò –, e quindi senz’altro “in buona fede”, si era “fidato” di quanto vagamente letto nel sito Internet del Santuario di Loreto, demandando peraltro all’esame del direttore di AVVENIRE, o da chi da lui delegato, la eventuale correzione delle parti storiche dell’articolo, ove fossero state erronee. Ma né il direttore MARCO TARQUINIO né altri da lui eventualmente delegati hanno eccepito nulla sui contenuti dell’articolo e quindi hanno autorizzato lo scritto senza porre alcuna obiezione o precisazione, dimostrando in quella frase sopra denunciata e lasciata pubblicare tutta l’ignoranza e l’irriverente pressapochismo di AVVENIRE a riguardo della straordinaria storia della Santa Casa.
L’articolista di AVVENIRE, infatti, con l’avallo della direzione di AVVENIRE, ha affermato che “DENTRO la Santa Casa” “SONO CONSERVATI I RESTI” dell’“umile abitazione della Madonna a Nazareth”. Quindi, per AVVENIRE quella che è chiamata “la Santa Casa” per antonomasia, cioè le “tre Pareti” custodite nel Santuario, ora non sono più in realtà la “Santa Casa” di Nazareth bensì le tre Pareti sono solo “una casa” “dentro la quale” “sono conservati “i resti della Casa di Maria”. Poiché “dentro” le tre Pareti non vi è però alcun’altra Casa né “resti” di essa, quali sarebbero allora “i resti” dell’umile abitazione della Madonna a Nazareth “conservati” “dentro” la Santa Casa, cioè “dentro” le tre Pareti? Forse la ciottola di Gesù Bambino esposta dietro l’altare? qualche arnese da cucina? altre suppellettili domestiche? oppure il crocifisso? o la statua della Madonna?… o cos’altro?… Non è precisato e quindi non ci è dato di saperlo.
Ciò che invece fa intendere ai lettori la semplicistica e contraddittoria frase surriferita riportata da AVVENIRE è che la “Santa Casa vera”, cioè le tre Pareti che sono appunto “la Santa Casa di Nazareth”, sono solo il contenitore di “resti” della Casa di Nazareth “contenuti però dentro” quelle tre Pareti, che quindi, secondo logica, quelle tre pareti non hanno alcun riferimento alla Santa Casa di Nazareth, e quindi non sono la Santa Casa di Nazareth, perché “i resti” di quella Santa Casa Nazaretana sono contenuti “dentro” le tre Pareti, ove però non ci sono “resti” di alcunché!
Questa nuova “interpretazione” non l’aveva mai affermata nessuno prima d’ora, neppure il padre Santarelli. Quindi, AVVENIRE è andato addirittura molto più avanti e in modo radicale nella distruzione e dissacrazione totale della Santa Casa, che era stata avviata ed operata dalla stessa Basilica Lauretana negli ultimi tre decenni di “apostasia”. Infatti, AVVENIRE ora afferma che le tre Pareti sono solo dei “contenitori” di “resti non precisati” della Casa di Nazareth, custoditi però – tali “resti” – all’interno di quelle tre Pareti, che quindi non hanno più – le tre Pareti – alcun riferimento alla stessa Santa Casa di Nazareth. Quindi non ci sono più a Loreto neppure le “alcune sante pietre” della Casa di Nazareth, smontate e rimontate e frammiste ad altre “non originali” che il Padre Santarelli nei suoi falsi studi aveva “ipotizzato” a riguardo della composizione delle tre Pareti.
L’articolista di AVVENIRE sicuramente non voleva dire tutto questo, ma la logica inequivocabile delle parole del suo scritto dice però esattamente proprio “tutto questo”, con l’approvazione della direzione di AVVENIRE, che evidentemente o non legge ciò che lascia pubblicare o è talmente superficiale e incompetente da non capire la mostruosità distruttiva di poche frasi che lascia pubblicare con colpevole noncuranza e pressapochismo.
Nella suddetta frase pubblicata, inoltre, con perentoria sicurezza l’articolista afferma che quegli “non identificati resti” contenuti “dentro” le “tre Pareti” – ritenute perciò ora erroneamente come “la Santa Casa” – furono trasportati (tali “resti”) e messi in salvo dai Crociati, di cui però non viene fornita alcuna documentazione, perché infatti non esiste al riguardo nessuna documentazione, in quanto tale trasporto dei Crociati non è mai avvenuto; mentre, al contrario, esistono migliaia di documentazioni storiche, archeologiche e scientifiche – anche in mio possesso -, nonché centinaia di approvazioni per sette secoli di tutti i Papi, di innumerevoli Santi e Sante e persino molte “rivelazioni mistiche” – oltre agli innumerevoli miracoli e persino “apparizioni mariane” (poco conosciute) avvenute dentro la Santa Casa – che attestano inequivocabilmente la “verità storica” delle molteplici “Traslazioni Miracolose” della Santa Casa avvenute in almeno cinque luoghi diversi tra il 1291 e il 1296. L’articolista ignora tutto questo, e lo ignora anche il Direttore di AVVENIRE che ha autorizzato nella circostanza della massima solennità Lauretana, costituita appunto dalla Natività di Maria, la pubblicazione di una così rinnovata e colossale MENZOGNA STORICA DISSACRATRICE.
In aggiunta, la crassa ignoranza sulla storia della Santa Casa – che disonora AVVENIRE che la riporta e l’avalla – è il riferimento alla data del trasporto umano a Loreto, indicato avvenuto nel 1291, mentre in Italia la reliquia della Santa Casa, cioè proprio le tre Pareti originarie di Nazareth, giunsero e si spostarono in più luoghi “miracolosamente” solo negli anni 1294-1296. L’anno 1291 è invece l’anno in cui le tre Pareti (e non i “non identificati” “alcuni resti”) giunsero a Tersatto, presso l’attuale città di Fiume in Croazia, da cui poi furono traslate “miracolosamente” nelle Marche in più luoghi, appunto negli anni 1294-1296.
La gravità di tutta questa DISINFORMAZIONE DISSACRATRICE, in quello che era il giorno più bello, più solenne e più sacro di Loreto per la festa della Natività di Maria, però non si è esaurita qui da parte di AVVENIRE.
Supponendo infatti – da parte mia – che l’autore dell’articolo, di nome Angelo Picariello, scrivendo cose così assurde ed erronee sulla Santa Casa fosse del tutto “ignaro” della stessa “vera storia” della Santa Casa – e quindi si fosse solo e superficialmente “fidato” di qualche nozione letta qua e là -, prima di scrivere il presente articolo di “replica” ho cercato di rintracciarlo attraverso “Facebook” il giorno dopo la pubblicazione in AVVENIRE, riuscendo a mettermi in contatto direttamente con lui, il quale – venuto a conoscenza dei suoi gravi errori storici – si è dichiarato con me profondamente rammaricato, spiegandomi che quelle errate informazioni le aveva apprese, anche se riportate in modo distorto, dal sito stesso del Santuario di Loreto e che comunque aveva affidato al Direttore di AVVENIRE, o a responsabili della Redazione del quotidiano, il controllo della correttezza di quanto aveva scritto al riguardo, per non incorrere in errori.
Fornitogli allora una grande quantità di documentazioni e articoli da me pubblicati e conferenze da me tenute in varie città – e trasmesse nella mia WebTv TELE MARIA (www.telemaria.it), e pubblicate nel mio sito “LA VOCE CATTOLICA” (www.lavocecattolica.com) – sulla vera storia delle Traslazioni Miracolose, il Picariello mi aveva pregato di attendere di scrivere e di pubblicare la mia presente “replica” (ancora non composta), al fine di avere il tempo di contattare la Direzione e la Redazione di AVVENIRE per proporre di pubblicare da parte sua un nuovo articolo, che smentisse e correggesse quanto aveva scritto nel giorno della Natività, permettendo così ai lettori di AVVENIRE di venire a conoscere il vero insegnamento del Magistero Ordinario della Chiesa riguardo all’approvazione del miracolo avvenuta innumerevoli volte per sette secoli da tutti i Papi (cfr. www.lavocecattolica.it/muller.pdf), sia riguardo all’autenticità della reliquia nella sua integralità come della verità storica delle molteplici Traslazioni Miracolose avvenute tra il 1291 e il 1296.
Tuttavia, l’articolista Angelo Picariello infine mi telefonava che anche il suo lungo e sofferto tentativo di trovare un accordo con la Redazione di AVVENIRE per convincere il Direttore a permettergli di fargli fare un nuovo articolo correttivo di quanto aveva scritto con imprudente superficialità – seppure in buona fede e perché ingannato dagli scritti “falsi” pubblicati dallo stesso Santuario di Loreto -, non aveva trovato alcun accoglimento da parte del Direttore, il quale – in tal modo – ha inteso così “mantenere” e “confermare” ai lettori la FALSITA’ dissacrante di quanto era stato già pubblicato il giorno 9 settembre u.s.
Nel frattempo io stesso avevo già tentato in tre giorni per tre volte un contatto telefonico e diretto con il Direttore MARCO TARQUINIO, perché intervenisse e smentisse con un nuovo articolo quanto pubblicato in quello scritto infausto del 9 settembre. Ma dalla Segreteria del Direttore di AVVENIRE mi è giunta sempre la risposta (palesemente “pretestuosa”) o che il Direttore “stava per partire” (una volta in aereo, un’altra volta in treno) o che in quel momento era occupato. Ho comunque lasciato, da parte mia, l’incarico all’interlocutore telefonico di richiedere al Direttore di chiamarmi appena avesse avuto un momento libero dai suoi viaggi ed impegni; ma l’interlocutore della Segreteria, imbarazzatissimo, mi faceva allora capire che il Direttore non intendeva affatto chiamarmi, dimostrando così l’ipocrisia di un comportamento esecrabile ed irresponsabile del Direttore Marco TARQUINIO, che – dopo il diniego alle richieste correttive dell’articolista – ha deliberatamente rifiutato ogni colloquio chiarificatore con il sottoscritto, lasciando così mantenere un gravissimo e dissacrante errore del suo giornale sulla storia della Santa Casa, senza alcuna volontà di volerlo smentire e correggere, omettendo gravemente anche ad un suo dovere professionale, in quanto ha voluto e vuole lasciare nell’inganno e nel “falso” i suoi lettori e venendo meno anche al compito istituzionale di AVVENIRE di dover pubblicare e testimoniare soltanto il vero insegnamento del Magistero della Chiesa, anche a riguardo del “miracolo” della Santa Casa di Loreto.
Ancona, 12 settembre 2020
Prof. GIORGIO NICOLINI
Direttore di TELE MARIA (www.telemaria.it)
Posta Elettronica: direttore@telemaria.it
APPELLO AL VESCOVO DI LORETO MONS. FABIO DAL CIN
ED ALLE AUTORITA’ ECCLESIASTICHE RESPONSABILI PER UN INTERVENTO
Riguardo all’articolo menzognero pubblicato in AVVENIRE del 9 settembre u.s. sulla storia della Santa Casa bisogna denunciare anche che ciò sia stato possibile in quanto esso ha avuto origine da quanto ancora viene pubblicato nel Sito Internet del Santuario di Loreto nonché in pannelli illustrativi, libri e libretti lasciati a disposizione dei pellegrini che accedono al Santuario stesso.
Qui, perciò, non posso non rivolgermi direttamente e pubblicamente al Vescovo di Loreto Mons. Fabio Dal Cin, al Vescovo di Ancona Mons. Angelo Spina (Metropolita sotto la cui giurisdizione e responsabilità ricade il Vescovo di Loreto), alle Congregazioni Vaticane (la “Congregazione per il Culto Divino”: cfr. http://www.telemaria.it/LettereAperteNicoliniSarah.pdf e la “Congregazione per la Dottrina della Fede”: cfr.www.lavocecattolica.it/muller.pdf), per chiedere loro – anche dopo questo nuovo articolo di AVVENIRE – se si sentono “in coscienza” sereni di presentarsi davanti a Dio nel giorno del giudizio, pur continuando ad OMETTERE DI INTERVENIRE, mantenendo e perpetuando ancora una così COLOSSALE E DISSACRANTE MENZOGNA CONTRO LA VERA STORIA DELLA SANTA CASA, iniziata – come una “vera apostasia” dalla verità – nel 1984 con l’avvio delle pubblicazioni false e falsificatrici del Padre Giuseppe Santarelli, del quale a tutte le Autorità sopraddette ho “denunciato” e “documentato” in ogni modo (cfr. www.lavocecattolica.it/denuncia.canonica.pdf), con centinaia di Lettere, articoli, conferenze, video, libri documentativi antichi di secoli e libri moderni consegnati, nonché con incontri personali, per ormai oltre 20 (venti) anni, profondendo e spendendo tutti i miei proventi lavorativi (mai “rifusi” da alcuno delle Autorità sopraddette, anzi, togliendomi talvolta ingiustamente il lavoro stesso necessario alla mia sussistenza, al fine di farmi tacere! (cfr. www.lavocecattolica.it/querela.vescovo.htm). Ma non ho mai taciuto e mai tacerò, finché “la verità” non sarà ristabilita, perché anche Santa Caterina da Siena ci sprona, gridando anche agli ecclesiastici di oggi: “Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”! E forse che anche la Basilica Lauretana nell’ultimo trentennio di “apostasia dalla verità” non è anch’essa “marcita”, cioè abbandonata e dimenticata dai fedeli e dissacrata?
Anche San Pio X, che si oppose con forza agli inizi del secolo scorso all’opera dissacratrice sulla Santa Casa di Ulisse Chévalier (di cui il Padre Giuseppe Santarelli si è fatto invece in questi decenni mallevadore), combatté persino con l’istituzione di “un Collegio di Difesa” – cfr. www.lavocecattolica.it/collegio.difesaSantaCasa.pdf -, le falsità e mistificazioni di Ulisse Chévalier, perché fu scritto che “intaccare” “la verità” della “presenza” della Santa Casa di Nazareth a Loreto e “la verità” della sue Miracolose Traslazioni era “un ingiurioso attentato alla Santa Casa e alla fede semplice dei devoti della Madonna di Loreto”, così come è stato fatto anche con l’ultimo dissacrante articolo pubblicato da AVVENIRE il 9 settembre u.s.. Non si comprende più – dalle Autorità Ecclesiastiche odierne – questo “attentato” “grave” che viene inferto alle “fede semplice” dei devoti, di cui da tanti di essi ho avuto attestazione personale in tanti anni?…
Poiché esiste il dovere morale “grave” di correggere, di smentire e di condannare tutto ciò che di falso o di erroneo viene propagato nella Chiesa, perciò anche a riguardo della reliquia della Santa Casa e della sua straordinaria storia miracolosa, vorrei ricordare alle Autorità Ecclesiastiche sopraddette che il papa Felice III (citato anche da Leone XIII e da San Tommaso d’Aquino) aveva chiaramente sentenziato che “NON OPPORSI AD UN ERRORE SIGNIFICA APPROVARLO e NON DIFENDERE LA VERITA’ SIGNIFICA SOPPRIMERLA” e che “CHIUNQUE MANCA DI OPPORSI AD UNA PREVARICAZIONE MANIFESTA PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN COMPLICE”.
Di tutto questo, perciò, si dovrà rendere conto davanti al Tribunale di Dio.
Riguardo alla “prevaricazione manifesta” non posseggo più il conto delle “denunce” canoniche ed “istanze”presentate e ripetute innumerevoli volte per oltre 20 anni sulla “questione lauretana” ad innumerevoli Autorità Ecclesiastiche, oltre a quelle sopraddette, e delle quali il Diritto Canonico obbliga ad un intervento repressivo anche a riguardo dei “delitti di falso” in ambito ecclesiastico, come sta scritto in modo molto chiaro: “Può essere punito con giusta pena, a seconda della gravità del delitto: 1° chi redige un documento ecclesiastico falso, o ne altera uno vero, lo distrugge, lo occulta, o si serve di un documento falso o alterato; 2° chi si serve in materia ecclesiastica di un altro documento falso o alterato; 3° chi asserisce il falso in un documento ecclesiastico pubblico” (canoni 1389 e 1391).
E dalla Basilica Lauretana, ancora oggi, da quel 1984 iniziale, sono stati pubblicati e diffusi a profusione libri e documenti falsi e falsificati, ma ciononostante ancora si continua nell’indifferenza omissiva e colpevole delle Autorità Ecclesiastiche responsabili interpellate e “consapevoli” dei “falsi” stessi, come a loro dimostrato innumerevoli volte (cfr. Ettore Gotti Tedeschi: Atti falsi per smontare il miracolo di Loreto: in https://d9i1c.emailsp.com/frontend/nl_preview_window.aspx?idNL=239).
Quei documenti falsi e falsificati hanno ingannato anche l’inconsapevole articolista di AVVENIRE, ma al Direttore del “Giornale dei Vescovi”, MARCO TARQUINIO, la cosa non gli ha interessato, omettendo gravemente anche ad un suo dovere professionale – oltreché morale – di “verità” e di “correzione” di una “notizia falsa” pubblicata, negando per opportunismo ogni possibilità di una replica correttiva, come gliene era stata richiesta caldamente la possibilità.
E’ forse necessario ricordare che esiste un Comandamento che dice: “NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA”? e che in “materia grave” – e la “questione lauretana” è una “materia grave”! – MENTIRE su tale “questione” è oggettivamente UN PECCATO MORTALE?… E così pure è necessario ricordare ancora che esiste anche il PECCATO DI OMISSIONE, che – sempre in caso di “materia grave” – è anch’esso oggettivamente un PECCATO MORTALE?…
Credo quanto mai opportuno ricordare qui il discorso sempre attuale di San Paolo VI al Sacro Collegio, il 18 maggio 1970: “Oggi, una grande grazia noi dobbiamo implorare con fervore dallo Spirito Santo. L’ora che suona al quadrante della storia esige effettivamente da tutti i figli della Chiesa un grande coraggio, e in modo tutto speciale il coraggio della verità, che il Signore in persona ha raccomandato ai suoi discepoli, quando ha detto: «Che il vostro sì sia sì, il vostro no, no» (cfr. Mt.5,37). (…) Il coraggio di proclamare la verità è anche la prima e indispensabile carità che i pastori di anime debbono esercitare. Non ammettiamo mai, anche sotto il pretesto della carità verso il prossimo, che un ministro del Vangelo annunci una parola puramente umana. Ne va di mezzo la salvezza degli uomini. (…) Noi vogliamo fare appello a tutti i pastori responsabili affinché alzino la loro voce quando è necessario, con la forza dello Spirito Santo (cfr. At.1,8), per chiarire ciò che è torbido, raddrizzare ciò che è distorto, riscaldare ciò che è tiepido, riconfortare ciò che è debole, illuminare ciò che è tenebroso. Questa, più che non mai, è l’ora della chiarezza per la fede della Chiesa”.
Anche l’amato Papa Emerito Benedetto XVI, che più volte si adoperò per far ripristinare la verità nella Basilica Lauretana rimanendo purtroppo sempre inascoltato dai “responsabili”, nel discorso del 2 ottobre 2005 (nella Basilica di San Pietro per l’apertura della XI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi) aveva ammonito: “La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l’Europa e l’Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell’Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: “Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto“ (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: “Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”
Infine la Parola di Dio, con San Paolo, con severità ci ricorda e ricorda a tutti gli Ecclesiastici odierni “responsabili”: “… O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; sdegno ed ira contro coloro che per ribellione RESISTONO ALLA VERITA’ e obbediscono all’ingiustizia“ (Rom.2,4-8).
Torni perciò il Vescovo di Loreto, e la Chiesa tutta, abbandonando ogni ipocrisia ed opportunismo, a far risuonare nella Basilica Lauretana l’insegnamento del grande Pontefice Beato Pio IX, che scrisse nella Bolla “Inter Omnia” del 26 agosto 1852: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, FABBRICATA NELLA GALILEA, FU PIU’ TARDI DIVELTA DALLE FONDAMENTA E, PER LA POTENZA DIVINA, FU TRASPORTATA OLTRE I MARI, PRIMA IN DALMAZIA E POI IN ITALIA. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.
Pertanto, anche a seguito del rinnovato articolo dissacratore di AVVENIRE del 9 settembre u.s., in ascolto della mia “coscienza”, richiamo per l’ennesima volta e pubblicamente tutte le Autorità Ecclesiastiche “responsabili” della “questione lauretana”, e in primis il nuovo e stimato Vescovo di Loreto Mons. Fabio Dal Cin, al “grave” obbligo di coscienza di FAR RIPRISTINARE CON AUTORITA’ nella Basilica Lauretana e di riaffermare le VERITA’ IRRINUNCIABILI e INELUDIBILI che riguardano la vera storia della Santa Casa, memori di quel severo monito della Parola Divina: “Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato” (Gc.4,17).
Essendo la Santa Casa di Loreto e la sua “straordinaria storia” un bene inestimabile per tutta la Chiesa e per tutta l’Umanità, di cui ognuno di noi cristiani non può non sentirsi “responsabile”, chiedo perciò di nuovo, con umile franchezza e fermezza, per il bene delle anime redente dal Sangue di Cristo e ad onore e gloria della Santa Chiesa, di:
- BANDIRE per sempre dalla Basilica Lauretana le “false ipotesi” di un trasporto umano di sole “alcune semplici pietre” della Santa Casa di Nazareth, facendo togliere o correggendo le relative pubblicazioni e “falsificazioni” in esse presenti che lo propongono, e che hanno “ingannato” e continuano ad “ingannare” milioni di pellegrini e l’intera Chiesa.
- RIPROPORRE solennemente l’insegnamento del Magistero Ordinario della Chiesa, che si è pronunciata al riguardo da sette secoli, “approvando” in un modo ininterrotto e inequivocabile, con centinaia di scritti e Bolle Papali “ufficiali” e “solenni”, “la verità” delle “traslazioni miracolose” della Santa Casa (cfr. www.lavocecattolica.it/muller.pdf).
- FAR CONOSCERE gli scritti e le documentazioni “autentiche”, sia delle “approvazioni pontificie”, come degli studi storici, archeologici e scientifici comprovanti la verità storica delle “miracolose traslazioni”.
- CHIARIRE in modo inequivocabile che a Loreto non ci sono solo delle “pietre” “prelevate” dalla Santa Casa di Nazareth, ma che a Loreto vi sono invece proprio le “tre Sante Pareti” “integre”, che a Nazareth costituivano la “Camera di Maria”, addossata davanti ad una grotta, ove la Vergine Santissima ricevette l’annuncio angelico e ove avvenne l’Incarnazione nel suo seno del Figlio di Dio.
- RIPRISTINARE E FAR CELEBRARE il 10 dicembre di ogni anno “la Liturgia della Miracolosa Traslazione”, così come l’ha voluta nei secoli la Santa Chiesa e in sincera obbedienza ad essa, senza più “equivoci” riguardo alla “miracolosità” di questa opera divina e cessando, perciò, di farla confondere con le false ipotesi di un trasporto umano di “semplici pietre” della Santa Casa di Nazareth, che negano la “reale presenza” a Loreto della autentica “reliquia” nazaretana della Santa Casa.
Questo è il vero ed unico modo per ottenere da Dio “le grazie” del Giubileo Lauretano, nell’occasione del Centenario della proclamazione della Madonna di Loreto a “Patrona dell’Aviazione” e per non incorrere nel suo Giudizio!…
Ancona, 12 settembre 2020
Prof. GIORGIO NICOLINI
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