SHOCK SULLE UNIONI CIVILI
Papa e gay, frasi sconcertanti, ma il fedele è obbligato a pensare il contrario
La frase pronunciata da papa Francesco sulle unioni civili è priva di verità e quindi falsa. Non obbliga l’assenso di un fedele, anche se l’ha detta il papa. Anzi il fedele è obbligato a pensare il contrario, anche se non lo dice questo papa, perché lo hanno detto tutti gli altri papi prima di lui. Il fedele non si deve sentire a disagio rifiutando questo insegnamento sbagliato. Così viene travolto il diritto naturale e divino, scardinata la legge morale naturale, sconvolto il concetto di legge e l’autorità viene fatta coincidere con il potere.
Ieri è stata resa nota la seguente frase pronunciata da papa Francesco: “Gli omosessuali hanno diritto di essere una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere buttato fuori o essere infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Si tratta di una frase priva di verità e quindi falsa. Essa non obbliga l’assenso di un fedele come per esempio il sottoscritto, anche se l’ha detta il papa. Anzi il fedele è obbligato a pensare il contrario, anche se non lo dice questo papa, perché lo hanno detto tutti gli altri papi prima di lui. Il fedele non si deve sentire a disagio rifiutando questo insegnamento sbagliato. Deve essere molto preoccupato, perfino angosciato per la situazione della Chiesa che questa frase mette a nudo, questo sì, ma non a disagio. A disagio deve sentirsi il papa per avere detto una cosa opposta a quella detta da tutti gli altri papi.
Non esamino qui tutti i problemi che derivano da questo sconcertante intervento di papa Francesco. Non esamino di che livello di magistero si tratti, ci penseranno i canonisti. Non esamino la spaccatura verticale che viene provocata nella Chiesa, ci penseranno i teologi. Non esamino lo scandalo provocato in tante anime, specialmente dei giovani. Non esamino le aperture che questa frase comporta: la procreazione artificiale, il sacrificio di embrioni umani, la filiazione in laboratorio, il sacrificio di bambini dati in adozione sull’altare di desideri innaturali, l’utero in affitto e così via.
Sono conseguenze aberranti implicite in quella frase, ma se ne parlerà, non ora. Non esamino le contraddizioni con altre affermazioni dello stesso papa Francesco, del quale non vado alla ricerca della coerenza logica. Non esamino ora niente di tutte queste tragedie che ieri hanno avuto inizio con quella frase. Né mi interessano ora le eventuali possibili precisazioni degli addetti vaticani alla stampa. Cosa c’è mai da precisare davanti ad un cataclisma di questo genere? Né per ora possiamo indagare il mistero di cosa abbia permesso ad un papa di dire cose di questo genere. Qui ora mi interessa solo una cosa: affermare che quella frase è falsa e ingiusta e dire perché io non la accetto né la applicherò mai.
La rivelazione, l’insegnamento perenne della Chiesa e la retta ragione hanno sempre concordato nel dire che la famiglia è l’unione indissolubile di un uomo e di una donna fondata sul matrimonio e aperta alla vita. Questo è di diritto naturale e divino e nessuno lo può cambiare, nemmeno un papa. Per farlo deve farci credere che la tradizione della Chiesa sia caduta in errore e che la stessa ragione umana su questo si è sempre sbagliata. Ad una autorità della Chiesa che mi vuole far credere questo io non posso aderire, ed essa, chiedendomi questo, cessa di essere autorità.
Ora il papa sostiene che anche le persone omosessuali [credo che si intenda “dalla condotta omosessuale”] hanno diritto ad avere una famiglia, con il che chiama famiglia anche queste unioni alla pari di quella vista sopra. Egli quindi accetta l’esistenza di più tipi di famiglia, il che è inaccettabile. Sarebbe come dire che la creazione su questo punto è stata zoppa, che i testi sacri sono caduti in errore e che l’ordine naturale e sociale non è più finalistico ma convenzionale in dipendenza dalle situazioni esistenziali. Tutte cose che un papa non può sostenere, pensando, così facendo, di fare il papa.
L’autorità politica non può riconoscere per legge ciò che non rispetta l’ordine naturale e finalistico della società umana, perché in questo caso lavorerebbe per il male comune e non più per il bene comune. Non basta un desiderio per fare di due individui una famiglia, né se questo desiderio è naturale né, a maggior ragione, se è innaturale. Occorre invece una vocazione che faccia in modo che le due persone non si accostino come due individui, ma si uniscano completandosi secondo un ordine che non dipende da loro. Ammettere una famiglia di due persone omosessuali significa considerare la società come una somma di individui accostati l’uno all’altro sulla base di desideri individuali, e questo nessuna legittima autorità politica può ammetterlo. La famiglia e poi la società non sono un mucchio di individui asessuati o dalla sessualità diversamente fungibile, ma nascono da una complementarietà polare maschio-femmina aperta alla vita.
Nessuno ha diritto ad una famiglia. Essere figli di Dio, come dice papa Francesco, non ci dà il diritto ad avere una famiglia. La famiglia è un dovere e il dovere è vocazione e non un diritto, i doveri non li definiamo noi, ci si impongono per la loro moralità e ci attraggono per la loro bontà. Cosa che l’omosessualità non permette. La frase di papa Francesco sconvolge il rapporto tra diritti e doveri ed è incapace di fondare i doveri nell’ordine finalistico delle cose. L’idea di diritto contenuta in questa frase del papa è radicale e anarchica, non è cristiana né conforme alla tradizione filosofica e teologica cristiana.
In quelle poche righe viene travolto il diritto naturale e divino, scardinata la legge morale naturale, sconvolto il concetto di legge e l’autorità viene fatta coincidere con il potere. Tutte le basi della Dottrina sociale della Chiesa vengono così negate in poche battute e oltre cento anni di insegnamenti vengono cancellati con un colpo di spugna.
Il papa non parla di matrimonio ma di unioni civili per tutelare giuridicamente la coppia omosessuale. Ma questo punto è già stato chiarito dalla Chiesa e dalla retta ragione: non è possibile tutelare giuridicamente la relazione omosessuale, è possibile tutelare gli individui che, in quanto tali, sono già tutelati dall’ordinamento giuridico. Non solo quella omosessuale ma nessuna unione "di fatto", anche eterosessuale, può avere il riconoscimento giuridico, perché o è tra due persone dello stesso sesso oppure perché rifiuta il matrimonio o per ambedue i motivi.
Quando l’autorità politica dà questo riconoscimento è come se attestasse che quella relazione è funzionale al bene comune, cosa impossibile perché solo l’unione familiare vera e propria è capace di questo ruolo, le altre provocano sempre sopraffazione e violenza. Bisogna essere ciechi per non vederlo. Quando questo viene trascurato la società si disgrega. Papa Francesco in quella frase nega la tradizione, rifiuta la retta ragione, mina la Chiesa e dissolve la società.
Stefano Fontana
- «SERVE UNA LEGGE». TSUNAMI “FRANCESCO” di Nico Spuntoni
- PAROLE INEDITE DI UN'INTERVISTA TAGLIATA di Andrea Zambrano
Papa Francesco apre alle coppie gay
Controcanto di oggi dedicato in apertura alle parole di Francesco che si batte per le unioni civili degli omosessuali. Sul Corriere decisivo pezzo con i consigli giusti per evitare il diffondersi del contagio, mentre il cazzuto Cazzullo combatte virilmente i complottisti e i negazionisti Su Repubblica torna il pista Tonia Mastrobuoni con la sua ossessione per i "vegani-neonazisti", all'interno di una edizione imperdibile impreziosita dalla inaspettata presenza del sommo Scalfari in versione infrasettimanale. Il Fatto di Travaglio infine dà i numeri...(quelli veri)
https://www.youtube.com/watch?v=JLSm0DIc3bg
Unioni omosessuali / L’errore di Bergoglio, l’applauso del mondo e lo scoramento dei figli della Chiesa (nel giorno in cui ricordiamo san Giovanni Paolo II)
Una volta ancora, purtroppo, papa Francesco si muove sul crinale scivoloso dell’ambiguità e consegna i fedeli all’errore. Come ha già fatto di recente con l’enciclica Fratelli tutti a proposito dell’idea di fratellanza, di nuovo confonde i figli della Chiesa, questa volta in materia di unioni civili tra persone dello stesso sesso.
In ciò che Bergoglio sostiene nel docufilm intitolato Francesco, di Evgeny Afineevsky, c’è un elemento di verità, e cioè che anche gli omosessuali sono certamente figli di Dio a tutti gli effetti e che nessuno va allontanato a causa della sua condizione. Del resto, la Chiesa l’ha sempre sostenuto. In quanto voluta da Dio a sua immagine e somiglianza, ogni creatura possiede una dignità originaria e inalienabile. Tuttavia, la Chiesa cattolica insegna che le relazioni omosessuali sono “gravi depravazioni” e gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” e “contrari alle legge naturale” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2357). Di qui il no, sempre ribadito, alle unioni omosessuali e, più ancora, al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Trattare dunque gli omosessuali con rispetto, come chiede Bergoglio e come raccomanda il Catechismo, non implica ritenere legittima l’unione omosessuale.
Nel 2003 la Congregazione per la dottrina della fede, allora guidata dal cardinale Joseph Ratzinger (il pontefice era san Giovanni Paolo II, del quale ricorre oggi la festa liturgica), ribadì che in base alla legge naturale, alla ragione e alla salvaguardia del bene comune non vi è alcuna possibile giustificazione per il riconoscimento giuridico di qualsiasi tipo di unione tra persone dello stesso sesso. Motivo per cui il sostegno a tale tipo di riconoscimento è gravemente immorale.
Ma ora ecco che Bergoglio afferma: “Quella che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili”, così che gli omosessuali siano “legalmente coperti”.
E così, con una sola frase, il papa regnante frantuma l’insegnamento della Chiesa, lasciando i fedeli disorientati e confusi.
Le considerazioni della Congregazione per la dottrina della fede sono cristalline quando spiegano: “Il riconoscimento legale delle unioni omosessuali o la loro collocazione sullo stesso piano del matrimonio significherebbe non solo l’approvazione di comportamenti devianti, con la conseguenza di farne un modello nella società odierna, ma oscurerebbe anche i valori fondamentali che appartengono all’eredità comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere questi valori, per il bene degli uomini e delle donne e per il bene della società stessa”. Altrettanto chiara è la conseguenza: “Bisogna astenersi da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste e, per quanto possibile, alla cooperazione materiale sul livello della loro applicazione. In questo settore, tutti possono esercitare il diritto all’obiezione di coscienza”.
Il papa, dunque, nel docufilm che gli è stato dedicato ha detto qualcosa di sbagliato alla luce dell’ininterrotto magistero della Chiesa. Tuttavia occorre ricordare che, poiché la sua dichiarazione è arrivata in un contesto che non può in alcun modo essere considerato ex cathedra, si tratta di un parere personale, al quale il cattolico non deve sentirsi per nulla vincolato.
Ovviamente la grancassa mediatica laicista sta rilanciando con il massimo rilievo le parole del papa, e qui si innesta un altro tipo di considerazione. Il figlio della Chiesa, il battezzato, anche se sa che certe prese di posizione papali non lo vincolano, si sente francamente affranto per questo continuo appoggio del successore di Pietro al pensiero mainstream e alla mentalità dominante, per questo suo desiderio di piacere al mondo, di accogliere le idee del mondo e di riceverne l’applauso. Proprio mentre la barca della civiltà cristiana occidentale, sottoposta ad attacchi concentrici di tipo ideologico, politico, culturale e religioso, rischia di naufragare, ecco che Pietro non fa che aprire altre falle. Tutto ciò è motivo di profondo scoramento e lascia i cattolici sbigottiti.
Il senso di scoramento, unito a una profonda irritazione, si fa poi ancora più forte dinnanzi a commenti da grillo parlante come quello del padre gesuita James Martin, paladino dei “diritti” Lgbt, il quale scrive via Twitter: “Che cosa rende i commenti di papa Francesco a sostegno delle unioni civili omosessuali oggi così importanti? Innanzitutto il fatto che li esprime in quanto papa, non come arcivescovo di Buenos Aires. Secondo, il fatto che sta chiaramente sostenendo, non semplicemente tollerando, le unioni civili. Terzo, il fatto che lo sta dicendo davanti a una telecamera, non in privato. Storico”:
Ecco la confusione, volutamente alimentata. Ecco l’errore, portato avanti tenacemente e con sfrontatezza.
Grazie al cielo non tutti ci cascano. Abbiamo già pubblicato la pronta reazione di monsignor Carlo Maria Viganò. Ieri sera poi, subito dopo aver appreso le parole di Bergoglio, il vescovo di Providence, monsignor Thomas Tobin, ha scritto nel sito della diocesi: “La dichiarazione del Papa contraddice chiaramente quello che è stato sempre l’insegnamento della Chiesa sulle unioni dello stesso sesso. La Chiesa non può sostenere l’accettazione di relazioni oggettivamente immorali. Gli individui con attrazione per lo stesso sesso sono amati figli di Dio e devono vedere i loro diritti umani e civili riconosciuti e protetti dalla legge. Tuttavia, la legalizzazione delle loro unioni civili, che cercano di simulare il santo matrimonio, non è ammissibile”.
Monsignor Tobin si è mostrato coraggioso, ma l’impressione è che queste puntualizzazioni siano accolte a Santa Marta con una beffarda alzata di spalle. Bergoglio va avanti per la sua strada, a forza di parole che piacciono al mondo. Se poi tanti figli della Chiesa si sentono disorientati, scoraggiati e perfino traditi, peggio per loro. Ciò che sembra stare a cuore al successore di Pietro è l’applauso del mondo, è il favore della grande stampa progressista, degli intellettuali laicisti. È smantellare un patrimonio di sapienza e di fede costruito lungo i secoli. È destrutturare e disarticolare tutto (la dottrina, il papato stesso) dipingendo come “rigido” ciò che è semplicemente cattolico e giustificando ogni follia del mondo.
Leggiamo nel Vangelo: “Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti”. Ma a quanto pare a Santa Marta non si tengono in conto nemmeno questi avvertimenti.
E allora che fare? Primo, pregare per il papa. Secondo, non sentirsi vincolati a quelle che sono idee personali di Jorge Mario Bergoglio. Terzo, non lasciarsi scoraggiare. Quarto, ringraziare il papa che, paradossalmente, anche se ci fa soffrire, con le sue intemerate ci permette di puntualizzare che cosa insegna veramente la Chiesa e che cosa hanno insegnato i pastori fedeli. Come san Giovanni Paolo II, che quarantadue anni fa, il 22 ottobre del 1978, apriva il pontificato con quelle celebri parole: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”.
Aldo Maria Valli
di Sabino Paciolla
“Gli omosessuali hanno il diritto di far parte di una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Lo afferma papa Francesco nel docufilm “Francesco“ di Evgeny Afineevsky, presentato ieri in anteprima mondiale al Festival del cinema di Roma, nella sezione Eventi Speciali. Il lungometraggio oggi sarà insignito, nei Giardini Vaticani, del Premio Kinéo, giunto alla 18ma edizione.
Ieri, quando ho riportato la notizia ripresa dalla CNA, non volevo quasi crederci, anche perché alla richiesta di commento avanzata dalla CNA, il Vaticano non aveva risposto. Ma la notizia è stata confermata in toto dal giornale dei vescovi italiani Avvenire, oltre che da altre autorevoli testate internazionali e da video, e Vaticannews, facendo un servizio sul docufilm, non accenna affatto alla questione. Avvenire ha fatto un articolo spiegando che sono “Parole che stupiscono solo chi dimentica la coerenza degli interventi di papa Francesco in questi anni sul tema omosessualità”. Come dire, era un copione già scritto e che si è sviluppato nella sua chiarezza pian pianino lungo tutti questi anni di pontificato, a cominciare da quel famoso «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», passando poi per Amoris Laetitia, finendo al documentario di oggi.
E’ vero, mentre era arcivescovo di Buenos Aires, Francesco appoggiò le unioni civili per le coppie gay come alternativa ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, non si era mai espresso pubblicamente a favore delle unioni civili come papa, e nessun pontefice prima di lui lo ha fatto.
E questo, inoltre, è in netta opposizione con quanto la Chiesa ha affermato fino ad oggi.
Infatti, nel 2003, sotto la guida del cardinale Joseph Ratzinger e sotto la direzione di Papa Giovanni Paolo II, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) del Vaticano ha stabilito che:
La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.
(passaggio precedente a quello di sopra, ndr) In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza. (neretto mio, ndr)
Se dunque solo 17 anni fa si riaffermava che la Chiesa in nessun modo può approvare il “riconoscimento legale delle unioni omosessuali”, oggi sentiamo dire da Papa Francesco che ciò che “dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo.”
Dunque, una inversione ad “U”.
Da queste parole dobbiamo concludere che il bene comune non esige più, come affermava la CDF nel 2003, che “le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società.”, ma che venga riconosciuta, anche legalmente, l’unione omosessuale, anzi, occorre addirittura battersi per questo. Non bisogna dunque preoccuparsi del fatto che tali approvazioni legali offuscano “valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità”. Nooo, bisogna invece che la Chiesa difenda tali valori, si faccia promotrice di questi valori, si batta per questi valori, e ciò per il bene degli uomini e di tutta la società.
Si capisce bene che non si può non rimanere sconcertati ed anche avviliti.
Ed allora la mente va indietro a solo qualche anno fa quando, il 30 gennaio del 2016, riuniti al Circo Massimo di Roma per il Family Day in centinaia di migliaia di persone per sostenere la famiglia naturale, contro la proposta di legge della Cirinnà sulle unioni civili, ci sentimmo “soli” e abbandonati, senza alcuna paternità, senza alcuna vicinanza da parte delle alte sfere della Chiesa. Infatti, quel giorno non giunse neanche un telegramma di saluto.
E’ superfluo notare che tali valori, come quelli delle unioni omosessuali, sono quelli sostenuti dal mondo LGBT. E non a caso è proprio questo mondo che sta esultando di gioia. E fanno salti di gioia anche tutti quegli esponenti del mondo cattolico sostenitore o collaterale al mondo LGBT, a cominciare dal gesuita James Martin che, non a caso, fu ospitato il 30 settembre del 2019 dal Papa, un incontro che ebbe grande evidenza mediatica. Allora, scrissi che la foto di quell’udienza privata con il Papa segnava un evento, una specie di “cambio di paradigma” mediatico (leggi anche qui).
Padre Martin, in proposito, ha scritto: “un importante passo avanti nel sostegno della chiesa alle persone LGBT”. “I commenti positivi del Papa sulle unioni civili inviano anche un forte messaggio ai luoghi in cui la chiesa si è opposta a tali leggi”, ha detto Martin in una dichiarazione, riferendosi a paesi come la Polonia.
Chiaro che anche esponenti del mondo politico che si è battuto per le unioni civili, come la Cirinnà, possono cantare vittoria. La Boschi, ad esempio, scrive che avevano ragione quattro anni fa a difendere dalle critiche la legge Cirinnà visto che “Papa Francesco difende le leggi sulle unioni civili”.
Questo endorsement da parte di Papa Francesco avrà anche il “merito”, se così si può dire, di accelerare l’approvazione della Legge sull’omotransfobia. Infatti, il suo primo firmatario, Alessandro Zan, ha scritto sul suo profilo Twitter queste parole:
Allo stesso modo, anche le Nazioni Unite salutano con soddisfazione le parole del Papa.
Un portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che è un cattolico devoto, ha descritto le osservazioni del Papa come “una mossa molto positiva”.
“Il segretario generale si è pronunciato con forza contro l’omofobia a favore dei diritti LGBTQ, secondo cui le persone non dovrebbero mai essere perseguitate o discriminate solo per chi amano”, ha detto il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric.
E sicuramente innalzeranno canti di lode anche i vescovi tedeschi che da gennaio scorso sono nel Cammino sinodale, all’interno del quale è stato ribadito e messo chiaramente in agenda il tema della benedizione in chiesa delle coppie omosessuali. Dopo le parole del Papa, i vescovi tedeschi si sentiranno rinvigoriti e confortati perché, penseranno, il passo dall’approvazione delle unioni civili alla benedizione delle coppie omosessuali in chiesa non potrà che essere breve. Ma questo significa un forte incremento del rischio di scima innescato dalla Chiesa tedesca.
P.S. – Un fatto curioso:
Nel lungometraggio si parla della storia di Andrea Rubera e Dario Di Gregorio, che hanno tre figli piccoli avuti con la pratica dell’utero in affitto fatta in Canada. Questi avevano chiesto al Papa come superare l’imbarazzo legato al loro desiderio di portare i figli in parrocchia alle lezioni di catechismo. La risposta di Papa Francesco è stato inequivocabile: i bambini vanno accompagnati in parrocchia superando eventuali pregiudizi e vanno accolti come tutti gli altri. Giusto, i bambini devono andare in parrocchia. Ma chissà se hanno detto al Papa che Andrea Rubera e Dario De Gregorio erano intervenuti al programma Fuori Onda, in onda su La7 il 31 gennaio 2017, e alla domanda di Costanza Miriano che chiedeva dove fosse la mamma che era stata negata ai bambini, Rubero aveva così risposto: «Miriano, la madre non c’è. La madre è un concetto antropologico…» (qui il video).
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