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sabato 21 novembre 2020

 LA COLPA DEI CRISTIANI MEDIOCRI


La colpa dei cristiani mediocri è di non sperare più. Verso la "grande prova"? E' facendo leva sulla paura della morte che i malvagi poteri globalisti hanno gettato sull’umanità l’incantesimo maligno della pandemia da Covid-19                                                                                              di Francesco Lamendola  

 

 

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Abbiamo detto e ripetuto, in svariate occasioni, che le forze del Male non prevarranno; che i figli delle tenebre sono più deboli, e non più forti, dei figli della luce; che non bisogna sgomentarsi davanti agli apparenti trionfi del principe del mondo, perché i suoi giorni sono contati, e la sua disfatta definitiva è assolutamente certa, così come la ricompensa per quelli che avranno saputo perseverare in tempo di oscurità e di persecuzione. Dobbiamo però aggiungere, nel caso non lo avessimo sottolineato abbastanza, che la grande prova sarà comunque assai dolorosa; e che per i cristiani è indispensabile recuperare la giusta prospettiva sul mondo, su se stessi e su ciò che si oppone al regno di Cristo. 


Da troppo tempo si comportano come se non avessero più in se stessi il tesoro più prezioso, la speranza cristiana; da troppo tempo ripongono le loro speranze in cose fallaci, come se avessero perso il sale della fede. La morte, in particolare, li atterrisce: e in ciò si comportano come gli atei, che non credono vi sia nulla dopo di essa, e vivono perciò con il cuore attanagliato da una segreta disperazione. Invece i cristiani dovrebbero sempre ricordare  l’esortazione di San Paolo (1 Tess. 4, 13-18):  

13 Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. 14 Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. 15 Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. 16 Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17 quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. 18 Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

 

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Ecco dunque da dove viene la fede; da dove vengono la fermezza, il coraggio, la speranza cristiana: non da una teoria ma da un fatto, il fatto della divina Incarnazione, ciò che è scandalo per i giudei e follia per i pagani!

 

Ora, è proprio facendo leva sulla paura della morte che i malvagi poteri finanziari globalisti hanno gettato sull’umanità l’incantesimo maligno della pandemia da Covid-19, ipnotizzando la gente come il topolino resta ipnotizzato dallo sguardo del serpente che si appresta a divorarlo. E la cosa più triste è che i primi a dare lo spettacolo indecoroso di questa paura totalmente  irrazionale, che in termini di fede è una mancanza di speranza, sono stati proprio loro: i cosiddetti pastori del gregge di Cristo; quelli che avrebbero dovuto spendersi in ogni maniera per confortare, rassicurare, innalzare lo spirito dei fedeli, come facevano san Luigi Gonzaga, san Camillo De Lellis e san Carlo Borromeo, i quali andavano in giro per le loro città sconvolte dalla pestilenza (quella vera, non questa farlocca, inventata dall’OMS), a celebrare la santa Messa, a raccogliere gli appestati abbandonati lungo le strade. Oggi invece sospendendo la celebrazione della santa Messa, chiudendo addirittura le chiese al primo cenno (illegittimo) del governo, e sostituendo l’acqua benedetta con l’amuchina, questo miserando clero senza fede, senza orgoglio, senza dignità, ha mostrato a tutti il tristo spettacolo di una Chiesa tradita dai suoi pastori, di un popolo cristiano da essi abbandonato all’angoscia e alla disperazione nel momento del massimo bisogno. Ve li immaginate san Camillo, san Luigi e san Carlo rivolgersi ai fedeli, dicendo loro: «Cari voi, fratelli tutti, il contagio galoppa; anche oggi ci sono stati tanti e tanti nuovi malati: chiudetevi in casa, disinfettatevi bene e aspettate che passi! Ma non andate in chiesa, per carità: bisogna evitare ogni assembramento. Cosa volete che sia, perdere la Messa? La Messa è un rito cattolico, e Dio non è cattolico, lo dice anche il santo padre Francesco. L’importante è la salute, l’importante è la sicurezza, l’importante è il rispetto delle disposizioni vigenti. Su, mostratevi buoni cittadini e fate vedere che i cattolici non sono secondi a nessuno quando si tratta di riconoscere il vero dio, signore onnipotente, dispensatore di morte o di salvezza: la scienza».

Fierezza, dunque dignità, coraggio; queste sono le armi del cristiano, insieme alla pazienza, alla misericordia e alla mansuetudine. Ma le seconde senza le prime non sono più virtù: sono semplicemente la veste ordinaria dell’uomo fiacco, debole, pauroso. Lo spirito del cristianesimo è uno spirito guerriero: non lo sapevate? Che cosa vi hanno fatto credere, questi miseri preti seguaci della nuova religione del Concilio Vaticano II: che il cristianesimo è solo perdono, buonismo e inclusione a un tanto il chilo? Che è solo dialogo, anche coi sordi, anche con chi non vuole affatto dialogare, ma semmai tagliare la gola a tutti i cristiani? Anche coi sedicenti fratelli maggiori, che mai si sono pentiti per il crimine orrendo della condanna a morte di Gesù, e che da duemila anni covano il rancore e la brama di vendetta contro i seguaci del Galileo? Ma non è vero affatto. Anche i Santi più grandi, anzi specialmente i Santi più grandi, come san Francesco d’Assisi, del quale si è indegnamente “appropriato” l’inquilino di Casa Santa Marta, tutti, tutti, avevano in cuore quello spirito guerriero. E la loro fierezza, il loro coraggio, la loro capacità di lottare avevano una radice molto semplice: il mistero sublime dell’Incarnazione, del Verbo che è sceso fra gli uomini in un corpo di uomo, ed è vissuto per noi, è morto per noi, è risorto per noi. Come si può non essere fieri e coraggiosi, come si può non avere un animo guerriero, quando si considera questo immenso dono, questo ineffabile atto di amore di Dio verso di noi, le sue creature? Ora si avvicina il santo Natale: ebbene, il Natale è innanzitutto questo: la venuta del Figlio Unigenito; e dunque il coraggio, la forza, la capacità di lottare che Egli generosamente dona a tutti gli uomini di buona volontà (sottolineiamo: non a “tutti”, ma a tutti quelli di buona volontà, cioè a tutti quelli che sono disposti ad accoglierlo, senza scandalizzarsi di Lui).

 

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La colpa dei cristiani mediocri è di non sperare più !

 

Scriveva il padre domenicano Raymond Léopold Bruckberger nella sua Storia di Gesù Cristo (titolo originale: L’histoire de Jésus-Christ, Èditions Bernard Grasset, 1965; traduzione dal francese di Gino Rampini, Milano, Garzanti, 1967, pp. 68-69):

La pace del Natale è una pace vittoriosa. È l’assicurazione che il nemico degli uomini e di Dio, il pensieroso faraone che regna sopra le tenebre, sarà liquidato e che i giorni del suo regno sono ormai contati. Questo bambino, adagiato nella mangiatoia d’una stalla, è un guerriero già vittorioso che porterà al culmine la gloria di Dio, che estenderà il suo dominio più lontano di quanto abbiano fatto i re, oltre lo sterminio e la morte fino a una seconda creazione dell’universo.

«Poiché i tuoi figli fossero illesi da ogni male, / tutto il creato, obbedendo ai tuoi ordini, / prese forme interamente nuove, nel suo genere» (Sap. 19, 6).

San Paolo ha ripreso la stessa concezione grandiosa di una liberazione, ad opera di Gesù Cristo, non soltanto dell’umanità ma dell’universo intero (Rom. 8, 19,23):

«Il creato attende con ansia la rivelazione dei figli di Dio. Se esso, infatti, fu assoggettato alla caducità – non per voler suo, ma di Colui che l’assoggettò – lo fu con la speranza che anche le creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che finora tutto il creato gene e soffre le doglie del parto. Né soltanto esso, ma anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito gemiamo dentro di noi anelando all’adozione come figli e alla redenzione del nostro corpo.»

 

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Gesù disse anche: "Sono venuto a portare non la pace, ma la spada!". Lo spirito del cristianesimo è uno spirito guerriero: non lo sapevate?

 

Bisogna prendere questi testi alla lettera: essi portano in sé la loro luce e la nostra speranza. La colpa dei cristiani mediocri è di non sperare abbastanza. Figli di Dio in Gesù Cristo, noi siamo solidali con l’universo e lo trasciniamo verso la stessa salute. Ma io non mi faccio nessuna illusione: so benissimo come può comprendere tale speranza la maggior parte dei cristiani del mio tempo. Non è tutta colpa loro. Lo spirito del cristianesimo è spirito di conquista e di vittoria, ma da trecent’anni i cristiani chiedono scusa d’esistere e stanno sulla difensiva. Solidali con l’universo intero, come il poeta si sente tutt’uno con l’universo, con i fiori, con gli animali selvatici, con gli alberi, con le montagne, con l’alba, con la pioggia e con la folgore, solidali con l’universo per la nascita, per la more e per la risurrezione di Gesù Cristo: ecco che cosa vuol dire cattolicesimo; ma solo i poeti possono sentire una take solidarietà che, infatti, è i natura poetica. Quanti cristiani ritengono più importante un conto in banca di tale poesia e di tale solidarietà?

Io penso che la Sacra Scrittura considerata come poema sia più profondamente vera e, in senso assai stretto, più obbligatoria di quando sia considerata solamente come Legge; eppure, quanti cristiani si preoccupano di leggere la Sacra Scrittura? Ignorano che essa dà forma ed espressione alla nostra fede e alla nostra speranza. Dell’universo medesimo essa ci dà un’intelligenza che nessun’altra scienza potrà mai darci. Nel momento in cui le nubi nascondono il campo d’Israele al nemico, nel momento in cui il Mar Rosso si apre per lasciar passare il popolo eletto, nel momento in cui la natura itera protegge gli amici di Dio ed obbedisce loro, la Bibbia ci si mostra nella sua profonda verità. È il miracolo che è nell’ordine, poiché esso è nell’ordine di Dio.

Divenendo Figlio dell’Uomo la Parola onnipossente di Dio assoggetta tutta la natura sensibile all’obbedienza degli uomini di buona volontà, protegge tutti gli uomini di buona volontà sotto la nube della sua luminosa Presenza, tutti gli uomini di buona volontà ormai possono attraversare a piedi asciutti il Mar Rosso del peccato, della sofferenza e della morte. È dunque giusto che questa nascita sia celebrata con musica e canti. La benedizione promessa ad Abramo non si limita più alla sua razza, ma si estende all’infinito, nello spazio e nel tempo, dappertutto ove c’è un uomo di buona volontà.

 

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Oggi la neochiesa ha sostituito l’acqua benedetta con l’amuchina: è un miserando clero senza fede, senza orgoglio, senza dignità, che mostra al mondo il tristo spettacolo di una Chiesa tradita dai suoi pastori!

 

Anche se per altri versi la figura di Bruckberger non ci persuade – basti vedere che volle per il suo libro la presentazione del pessimo cardinale Tisserant, uno dei registi della grande frode ecumenista al Vaticano II – qui ci sentiamo di condividere al cento per cento le sue parole e la sua prospettiva teologica. E quanto ci sentiamo di approvare e sottoscrivere incondizionatamente un’osservazione come questa: Lo spirito del cristianesimo è spirito di conquista e di vittoria, ma da trecento anni i cristiani chiedono scusa d’esistere e stanno sulla difensiva! Peccato che al Concilio i padri progressisti se ne siano del tutto scordati, o, peggio, abbiano inteso deliberatamente indirizzare i lavori nella direzione opposta: quella delle scuse verso tutti, e in particolare ai cosiddetti “fratelli maggiori”, che poi “fratelli” non sono, in quanto seguaci della vera religione, ma da essi tradita e abbandonata, e perciò regredita al livello delle false religioni; né “maggiori”, se con ciò s’intende un riconoscimento di primogenitura davanti a Dio, poiché tali si possono considerare solo i pochi che riconobbero il Cristo venturo nel Cristo venuto, mentre tutti gli altri scelsero di essere, coi loro discendenti, i più implacabili e subdoli nemici della Chiesa di Cristo.  

 

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Verso la "grande prova"? E' facendo leva sulla paura della morte che i malvagi poteri globalisti hanno gettato sull’umanità l’incantesimo maligno della pandemia da Covid-19: le forze del Male non prevarranno! 

 

Ecco dunque da dove viene la fede; da dove vengono la fermezza, il coraggio, la speranza cristiana: non da una teoria ma da un fatto, il fatto della divina Incarnazione, ciò che è scandalo per i giudei e follia per i pagani. È così. Altro che domandare scusa a destra e a manca; altro che scoraggiarsi per un’influenza che provoca una moralità dello zero virgola qualcosa: ci vuole ben altro per far tremare un guerriero di Cristo, quando è pienamente cosciente del dono incommensurabile che ha ricevuto, e che si rinnova ogni volta che si accosta a Sacrificio Eucaristico. Ed ecco il sospetto, più che legittimo, che questo brutto clero modernista e infedele abbia colto l’occasione della cosiddetta pandemia per lasciare il popolo di Dio senza il suo nutrimento soprannaturale, senza ciò che conferisce forza, coraggio e speranza a chi è debole, stanco e scoraggiato. Non soltanto vili, ma anche traditori; non soltanto millantatori ed eretici, ma anche perfidi e maligni, nella loro volontà di togliere ai credenti le armi per sostenere il combattimento spirituale. Dio, giusto giudice, li ripagherà secondo ciò che hanno meritato. Ma se essi hanno tradito, Lui non tradisce, non inganna, non abbandona neppure una delle sue pecorelle; Lui che disse: Sono venuto a portare non la pace, ma la spada, sa che abbiamo bisogno delle armi per combattere contro il Nemico. Come dice, ancora, san Paolo (Ef. 6,11 e 13-15):

11 Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. (...)13 Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. 14 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, 15 e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. 

 

 

La colpa dei cristiani mediocri è di non sperare più 

di Francesco Lamendola

 

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