POVERA CHIESA
Papa e unioni gay, la Segreteria di Stato peggiora le cose
Una lettera della Segreteria di Stato vaticana diretta alle Conferenze episcopali di tutto il mondo pretende di spiegare e chiarire le frasi di papa Francesco sul riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, ma in realtà peggiora ancora la questione: conferma le frasi del Papa, conferma che è a favore delle unioni civili e che con i suoi criteri rivoluziona la teologia morale cattolica.
Il 30 ottobre scorso la Segreteria di Stato ha fatto pervenire ai Nunzi di tutto il mondo, perché la trasmettessero alle Conferenze episcopali, una lettera con le direttive su come vadano interpretate le famose frasi di papa Francesco sul riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. Alcune fonti di informazione, come per esempio Aleteia.org, hanno titolato: “Vaticano chiarisce le affermazioni del papa sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso”. A noi sembra invece che non sia stato chiarito proprio niente, anzi che la cosa sia stata aggravata.
Nella lettera si ricordano aspetti ormai arcinoti delle frasi del Papa contenute nel documentario “Francesco”. Si ricorda ancora che si è trattato di un montaggio di frasi decontestualizzate e accostate tra loro strumentalmente. Poi che le frasi sul “diritto alla famiglia” delle persone omosessuali si riferivano alla famiglia di origine e non alla coppia omosessuale.
Infine che la frase in cui il papa si schiera a favore del riconoscimento e dice di essersi battuto per questo è stata presa da una intervista di alcuni anni prima e rispondeva alla domanda su una legge locale di dieci anni fa in Argentina sui “matrimoni egualitari di coppie dello stesso sesso”, che aveva trovato l’opposizione dell’allora vescovo di Buenos Aires [senza però ricordare che lo stesso Bergoglio era però a favore delle unioni civili].
A quella domanda il papa rispose con la ormai notissima affermazione che “è un’incoerenza parlare di matrimonio omosessuale”, aggiungendo: “Quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; hanno il diritto di essere legalmente coperti. L’ho difeso anch’io”. Dove stanno i chiarimenti? Si tratta piuttosto di conferme: il papa si era espresso allora per riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
La novità della lettera sta nel ricordare un altro passo preso da una intervista al Papa del 2014 in cui si legge: “Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolamentare varie situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di regolare aspetti economici tra le persone, come per esempio garantire l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di natura diversa e dalle varie forme delle quali non saprei fare un elenco. Bisogna esaminare i vari casi e valutarli nella loro diversità”.
Ma come potrebbe questo passo alleggerire il peso? Semmai aggrava la pesantezza della situazione.
Prima di tutto toglie ogni dubbio che l’oggetto della questione siano non gli individui ma le coppie omosessuali, ossia le unioni civili o patti di convivenza. Le varie situazioni economiche o sanitarie che il Papa auspicava fossero coperte per legge non riguardano gli individui in quanto tali ma gli individui in quanto coppia. Implicano, quindi, il riconoscimento giuridico della coppia.
Alla impossibilità che questo avvenga dal punto di vista cattolico e della retta ragione non si sfugge né sostenendo che non si tratta di matrimonio, né sostenendo che si fanno valere diritti degli individui ma non della coppia. Non è sufficiente distinguere la coppia omosessuale dal matrimonio tra uomo e donna per renderla accettabile. Dire che “è una incongruenza parlare di matrimonio omosessuale” non permette di ammettere il riconoscimento delle coppie omosessuali, anche se non lo si chiama matrimonio.
Ed è un raggiro sostenere che c’è bisogno di garantire diritti individuali quando invece si tratta di diritti di coppia. Nel passo visto sopra il papa afferma la ragionevolezza di provvedere a queste coperture legislative, cosa che consiglia di fare “caso per caso”.
Questo criterio del “caso per caso” è anch’esso molto pesante, e tale da rivoluzionare la teologia morale cattolica. Viene citato qui come una scappatoia ed invece è una pesante zavorra. I casi sono diversi per le circostanze in cui avvengono. Le circostanze sono accidentali e non possono mutare la natura di un’azione. Possono in qualche caso cambiare la specie di una azione rendendola peggiore, come quando uno ruba in chiesa e quindi oltre ad essere ladro è anche sacrilego, ma non possono mai trasformare una azione cattiva in una buona. Se il patto di convivenza tra omosessuali è ingiusto, nessuna circostanza può trasformarlo in giusto e renderlo passibile di regolazione giuridica, come il Papa invece sostiene.
Il punto è fondamentale per la teologia morale cattolica. Mediante la via del “caso per caso”, si nega la possibilità di conoscere la relazione omosessuale come una situazione immorale oggettiva, indipendente dalle circostanze, e si afferma che le circostanze possono diventare eccezioni, ossia trasformare un’azione ingiusta in una giusta. Si noti che, mentre le circostanze sono accidentali, le eccezioni postulano una nuova legge, in quanto cambiano la specie dell’azione.
Questo, come è noto, è il cambiamento realizzato da Amoris laetitia che proprio perciò ha rivoluzionato la teologia morale cattolica. Anche per i divorziati risposati si era detto che non è possibile conoscere la tale situazione oggettiva e che vanno considerati caso per caso con il famoso discernimento. Siamo sullo stesso piano.
La lettera della Segreteria di Stato, quindi: conferma le frasi del papa, conferma che lui è contrario al matrimonio omosessuale ma non alle unioni civili, conferma che egli parla di diritti della coppia omosessuale e non di diritti individuali, conferma che dando il criterio del caso per caso afferma l’impossibilità di conoscere una situazione oggettiva ingiusta, che rivoluziona la teologia morale cattolica di sempre.
“Vaticano chiarisce le affermazioni del Papa sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso”: è vero, la lettera della Segreteria di Stato ha chiarito.
Stefano Fontana
- CARDINALE MAMBERTI: «NON C'ENTRO NULLA CON LA LOBBY GAY»
https://lanuovabq.it/it/papa-e-unioni-gay-la-segreteria-di-stato-peggiora-le-cose
di Sabino Paciolla
Come noto, le parole dette dal Papa nel docufilm “Francesco”, presentato il 21 ottobre scorso, con le quali ha dichiarato il suo sostegno ad una legislazione che regolamenta le unioni civili, anche per gli omosessuali, e per le quali lo stesso Pontefice dice di essersi battuto, sono state come una bomba lanciata in mezzo al popolo cattolico. Hanno creato un grosso clamore, un grande smarrimento, una notevole confusione, molto dolore. Ha creato due posizioni contrapposte, una di sostegno al Papa e l’altra di opposizione. Tanti hanno chiesto un chiarimento, che però non arrivava. Il clamore è stato poi esacerbato dalla premiazione del filmato il giorno dopo nei Giardini vaticani, e dalla pubblicazione delle foto in cui al regista, che festeggiava il suo compleanno, veniva offerta una torta, presente Papa Francesco. Da notare che il regista, Evgeny Afineevsky, ha al suo attivo un lungometraggio intitolato: “Oh no! Mio figlio è gay!”.
Ma dopo tante critiche, finalmente ieri, dopo ben 12 giorni, è arrivata una lettera che è stata inviata dalla Segreteria di Stato del Vaticano ai nunzi apostolici di tutto il mondo, affinché la diffondessero a tutte le conferenze episcopali, dunque a tutti i vescovi. L’arcivescovo Franco Coppola, nunzio apostolico, ne ha pubblicato il contenuto sul suo profilo Facebook.
Come riporta la stampa, diverse conferenze episcopali hanno confermato di aver ricevuto la lettera. Essa, però, non è firmata, non è stata riprodotta su carta intestata ufficiale, non si sa chi ha ordinato di scrivere la lettera, chi l’ha inviata, se papa Francesco ne sia a conoscenza, e se sia stato proprio il papa a chiedere di produrre il chiarimento. Tutto questo è apparso molto strano, prima di tutto ai funzionari di alcune conferenze episcopali.
Ovvio che le domande, anziché diminuire, sono aumentate. Perché quella forma? Perché il Vaticano non ha ancora fatto un comunicato stampa ufficiale ed ha invece optato per una lettera inviata alle segreterie dei Nunzi apostolici? Chi ha prodotto quella lettera forse non voleva assumersi responsabilità che riconosce come non sue? Forse che le responsabilità vanno attribuite ad un altro dicastero, come quello della comunicazione e dei media? D’altra parte, il clamore, e lo scandalo dei fedeli, è stato pubblico, e dunque il comunicato, secondo logica, dovrebbe essere pubblico. E allora qualcosa non quadra.
E non quadra soprattutto il contenuto. Infatti, l’intento dichiarato della lettera è quello di spiegare il contesto delle affermazioni, “con il desiderio di favorire un’adeguata comprensione delle parole del Santo Padre”.
E’ la lettera stessa che spiega che: “Più di un anno fa, durante un’intervista, Papa Francesco rispose a due domande distinte in due momenti differenti che, nel documentario citato, sono state editate e pubblicate come una sola risposta senza un’adeguata contestualizzazione, il che ha generato confusione.”
Bene. Però tutti gli esperti hanno osservato come sia stato fatto da parte del regista un sapiente collage delle due affermazioni fatte dal Papa in modo tale che il messaggio finale fosse quello di un Papa che apriva alle coppie omosessuali. Il tutto è stato agevolato anche dai sottotitoli in inglese. Basta vedere i titoli di tutti i giornali del mondo. D’altra parte, era stato proprio il regista Afineevsky a dire alla Catholic News Agency che quelle frasi erano state dette dal Papa direttamente a lui. E invece, da subito, gli analisti delle immagini avevano detto che quegli spezzoni di risposta del Papa, per le luci e l’ambientazione, non potevano essere state girate dal regista, ma avrebbero potuto appartenere alla intervista che nel 2019 la giornalista messicana Valentina Alazraki aveva fatto al Papa. Cosa poi confermata dalla lettera di ieri della Segreteria di Stato. Perché dunque Afineevsky ha mentito? Perché il Vaticano, che aveva il possesso del video originale dell’intervista del 2019 di Alazraki, rilasciò alla emittente Televisa l’intera intervista ad eccezione dello spezzone contenente l’affermazione del Papa sul suo sostegno alle unioni civili per gli omosessuali, che però, stranamente, è comparsa in questi giorni nel documentario “Francesco”? Si pensava forse che destinandolo ad un medium, quello del cinema, avrebbe avuto un effetto più dirompente dal punto di vista della platea giovanile rispetto ad una intervista più seriosa, quasi per addetti ai lavori? Non lo sappiamo.
D’altra parte, il filmato, prima della sua presentazione pubblica alla Mostra del cinema di Roma, sarà stato sicuramente visionato da esperti vaticani della comunicazione (alcuni giornali dicono che lo stesso Papa lo avrebbe visto sull’ipad del regista che glielo ha presentato in estate nei Giardini vaticani). Possibile che a nessuno degli esperti sia venuto in mente che quel passaggio del filmato, così ben congegnato, sarebbe stato una bomba? Difficile crederlo. Molti, allora, hanno ipotizzato che fosse proprio questo l’obiettivo: lanciare la pietra nello stagno e creare quanto più clamore possibile affinché si infrangesse un tabù e nei media si affermasse: il Papa, rompendo con la Tradizione della Chiesa, finalmente apre alle unioni civili per gli omosessuali. L’obiettivo, dunque, sarebbe stato quello di avviare un processo di cambiamento fattuale, nella mentalità corrente dei fedeli, senza minimamente cambiare la dottrina. Questa sarebbe rimasta sepolta nei “polverosi” documenti della Chiesa che pochissimi conoscono e che la maggioranza ignora.
Da questo punto di vista, a nulla vale precisare, come fa la lettera della Segreteria di Stato Vaticano, che comunque è sempre stato affermato che il matrimonio è quello tra un uomo ed una donna, se poi si lanciano messaggi che poderosamente vanno in un altro senso.
La lettera della Segreteria, inoltre, cerca di spiegare il contesto ma non chiarisce tutto.
Spiega innanzitutto che il primo spezzone del commento papale si riferisce agli omosessuali che non devono essere allontanati dalla famiglia, e che dunque con quelle parole non si intendeva affermare che essi hanno diritto ad una famiglia loro (cosa che l’editing del regista ha fatto intendere). Per altro verso, la lettera non spiega il tenore del secondo spezzone, quello in cui il Pontefice afferma: “Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; (gli omosessuali, ndr) hanno diritto di essere coperti legalmente. Questo è ciò che sostenni”. Non spiega neanche come queste frasi si raccordano con il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) del 2003, firmato dall’allora card. Ratzinger, sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II, che invece afferma:
“Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi (come le unioni civili, ndr) così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo.”
Qui il contrasto tra quanto affermato dal Papa e il documento della CDF è palese. La rottura con la Tradizione è chiara. E ciò perché, se un atto, come dice il Catechismo, è “intrinsecamente disordinato”, non è possibile farsi sostenitore di una norma positiva che legalizza, e quindi normalizza nella mentalità comune della gente, un tale atto. Si finirebbe per “offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità” e, in fin dei conti, cooperare, sia pure indirettamente, con il male.
In conclusione, occorre prendere di petto la questione principale che è quella della affermazione di Papa Francesco (e, indirettamente, la posizione dell’allora card. Bergoglio, che sostenne nel 2010 una legge che secondo la direttiva della CDF, già conosciuta dal 2003, non avrebbe dovuto sostenere – ed infatti la sua proposta alla Conferenza episcopale argentina fu da questa bocciata). Occorre dunque un chiaro e limpido comunicato in cui si ribadisce che non è possibile sostenere leggi sulle unioni civili, che si disconoscono quelle frasi dette nel docufilm, che si procederà a bloccare il filmato affinché venga emendato di quelle frasi di sostegno alle unioni civili.
Ogni altra cosa non serve a nulla.
UNIONI OMOSESSUALI. I BUCHI, LE TOPPE E I MISTERI IRRISOLTI.
3 Novembre 2020 6 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ci sembra interessante, a margine della polemica creata dalle dichiarazioni del Pontefice regnante sulle unioni omosessuali, riportare due articoli che trattano dell’argomento, e della singolare mossa compiuta dalla Segreteria di Stato per…fare che cosa? Il primo proviene da Il Sismografo, ed è una nota firmata dai gestori del sito. Il secondo è l’articolo che Franca Giansoldati de Il messaggero ha dedicato alla vicenda. Buona lettura.
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Città del Vaticano – Quando si dice che la toppa è peggio del buco. Il Vaticano ha dato disposizione a tutti i nunzi apostolici di chiarire la posizione della Santa Sede sulle famiglie gay e sulle leggi in discussione in tanti Parlamenti. Il polverone si era sollevato dopo che il Papa – in un film sul suo pontificato – aveva di fatto approvato le leggi civili per le coppie omosessuali. Una frase che risultava in palese contrasto con la tradizionale dottrina della Chiesa, fino a quel momento mai sconfessata, scatenando vivaci proteste di vescovi e cardinali. Nello stesso tempo il regista del film, Evgeny Afineevsky confermava ai giornalisti che il Papa in persona non solo aveva avuto modo di guardare il filmato integralmente ma di fatto lo aveva approvato, senza specificare altro.
La nota di chiarimento diramata dal segretario di Stato, Pietro Parolin ai nunzi parte dalla genesi di questo caos, spiegando che più di un anno fa, durante un’intervista, Papa Francesco aveva risposto a due domande diverse in due momenti diversi ma che poi, nel film di Afineevski, le frasi «sono state modificate e pubblicate come una sola risposta, senza la dovuta contestualizzazione, il che ha generato confusione».
Nella prima domanda il Papa aveva fatto un riferimento pastorale sulla necessità che, in seno alla famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non vengano mai discriminati. A loro si riferiscono le parole: «le persone omosessuali hanno il diritto di stare in famiglia; sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare dalla famiglia nessuno e rendere la vita impossibile per questo». Una posizione contenuta anche nella esortazione apostolica sulla Amoris Laetitia.
Una domanda successiva dell’intervista era invece inerente ad una legge di dieci anni fa in Argentina sui matrimoni di coppie dello stesso sesso e all’opposizione dell’allora Arcivescovo di Buenos Aires al riguardo. A questo proposito Papa Francesco aveva affermato che «è un’incoerenza parlare di matrimonio omosessuale», aggiungendo che, nello stesso contesto, aveva parlato del diritto di queste persone di avere una certa copertura legale: «quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; hanno il diritto di essere legalmente coperti. L’ho difeso io».
Una frase esplosiva visto che non tiene conto del documento (ancora valido) diffuso sotto il pontificato di Giovanni Paolo in cui si dice «che la Chiesa non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali». «Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali».
rc_con_cfaith_doc_20030731_homosexual-unions_it.html
La nota del Vaticano, poi, generando ulteriore confusione fa riferimento anche ad una altra intervista del Papa, stavolta del 2014: «Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolamentare diverse situazioni di convivenza, mossi dall’esigenza di regolare aspetti economici tra le persone, come ad esempio garantire l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di natura diversa, di cui non saprei dare un cast delle varie forme. È necessario vedere i vari casi e valutarli nella loro varietà».
La nota conclude: «È quindi evidente che Papa Francesco ha fatto riferimento a determinate disposizioni statali, non certamente alla dottrina della Chiesa, molte volte riaffermata nel corso degli anni».
Quale sia la reale posizione del Papa in materia non è ancora chiaro, nè se la linea del magistero tanto difesa sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sia nel frattempo stata emendata. Nella nota di spiegazioni inviata ai nunzi, inoltre, non si fa luce nemmeno alla grande questione del perchè Francesco (che ha visto il film in anteprima contenente il collage delle due frasi) non lo abbia bloccato in tempo evitando questa ulteriore frittata.
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https://www.marcotosatti.com/2020/11/03/unioni-omosessuali-i-buchi-le-toppe-e-i-misteri-irrisolti/
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