Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Inutile nasconderlo, Quest'anno dobbiamo subire un Natale sequestrato dai perfidi ottusi imbecilli che abbiamo al governo. Ordini di scuderia mondialista: e allora stanno giocando con le nostre vite. Pertanto allungano e accorciano il guinzaglio al quale ci tengono legati, a loro piacimento. In questi giorni la gente sembra come impazzita, frenetica per la mancanza di tempo a sua disposizione. E allora corre per ottimizzare quel poco di tempo "libero" (si fa per dire) che ha a sua disposizione, prima di venire nuovamente rinchiusa nell'ovile.
Pertanto si registrano nuovi incidenti automobilistici. Una delle cose che mi ha maggiormente irritato da parte dei soliti ipocriti è piccarsi di fare gli spiritualisti tanto per tenerci e trattenerci ancora un po' di più in casa da soli. "A riflettere", dicono loro. Come se non avessimo già dato abbastanza in termini di segregazione! Conte dice che il Natale attorniato di troppi amici e familiari "non viene bene" e si mette a bestemmiare - proprio lui- di "spiritualità". Ieri sera a "Quarta Repubblica" di Nicola Porro, sento il teatrante Moni Ovadia che si dichiara ebreo e ateo, mettersi a fare il moralista contro le usanze e tradizioni della convivialità natalizia italiana, perché in giro c'è la pandemia che è una tragedia, e la gente muore. Perciò niente "raduni" familiari. Scusate tanto, ma mi sembra di ascoltare le barzellette di Woody Allen quando spara un geniale aforisma: "Dio non esiste ma noi siamo il popolo eletto". A che titolo dice queste cose Moni Ovadia? Proprio da un ateo, dobbiamo prendere lezioni di spiritualità? C'è qualcosa che non quadra.
Non posso più sopportare il solito luogocomunismo che ogni anno a Natale sento ripetere contro il cosiddetto "consumismo". Fate un po' quattro conti rispetto ai Natali dello scorso anno prima di ripetere frasi fatte trite e ritrite (alla Bergoglio, per intenderci) e vedrete che quest'anno sebbene sembra di vedere "ressa" (i famigerati "assembramenti") non si spenderà come nel 2019, né come nel 2018, né come nel 2017. Anche perché manca il tempomateriale per spendere, dato che ci avete rubato non so quanti giorni di libertà di circolazione. Inoltre, se anche io volessi essere "consumista" a voi che importa? Consumisti e spreconi sarete voi che dissipate denaro pubblico per foraggiare torme di immigrati clandestini e stiparli negli alberghi vuoti e senza turisti, a nostre spese. Se quest'anno qualcuno acquista qualche regalo in più, non fa altro che sostenere una categoria che voi vorreste vedere morta e non ne fate neanche più un mistero: quella dei commercianti al dettaglio. Quegli stessi che insieme ai ristoratori, rinchiuderete ancora in casa, ad aspettare indennizzi ("ristori") che non arriveranno.
Un'altra cosa. L'avete vista la coda alla Caritas? Non è solo una lunga colonna di "poveri", ma anche di "impoveriti" a Milano mentre attendono in fila di ricevere una scodella di minestra. Perché un conto è nascere poveri, un altro conto è aver conosciuto un po' di agiatezza ed essersi impoveriti a causa delle vostre politiche economiche genocide. C'è differenza sapete? Hanno fame, ma voi gli date solo tamponi e vaccini. E promettete primule a primavera, a consolazione delle sofferenze patite. E' questo il vostro concetto di rinascita? Avete perfino allestito dei fonti battesimali nelle piazze delle chiese a forma di primula per il nuovo battesimo e cresima di massa: il vaccino. Chi lo fa, avrà una primuletta da appuntarsi alla giacca, quale distintivo. Chi non lo farà, verrà guardato con riprovazione. Siamo giunti alle stelle gialle e alle deportazioni? La chiesa, ormai complice dei blasfemi Mercanti del Tempio, lascia fare e acconsente. Un empio sacrilegio.
Il popolo ha fame? Fategli un tampone.
Avete creato la divisione tra chi può andare a far Natale con i familiari e chi no. Basta il chilometraggio. Ma non vi vergognate? E l'avvocato del Diavolo forse non lo sa che la legge è uguale per tutti? Chi abita in comune limitrofo fino a 20 km di distanza, può "ricongiungersi". Chi invece abita più lontano e in un comune superiore ai 5.000 abitanti, invece no. Il Diavolo divide, è nella sua natura e nell'etimologia del suo nome: dal greco diàbolos: propriamente ingannatore, separatore. Insomma, colui che divide. Siete dei diavoli, dei demoni, ma stavolta non avrete la meglio, perché il richiamo a unirsi e a vivere in letizia e in armonia è troppo forte, e perché in un modo o nell'altro, la gente disobbedirà i vostri stolti iniqui decreti, nonostante gli sbirri ai vostri ordini. Conte crede di essere un signorotto del suo castello feudale: tu sì, tu no, tu puoi passare dal ponte levatoio, tu invece verrai scaraventato nel fossato in pasto ai coccodrilli. No, non è così che funziona. Che l'inferno sprofondi e inghiotta nelle sue voragini i malefici tiranni che ancora osano segregarci e ai quali dobbiamo assolutamente e con ogni mezzo, ribellarci.
Buon Natale agli italiani di buona volontà, termine quest'ultimo che è stato bandito da Bergoglio nella preghiera del Gloria. Per questo vale la pena di ripetere l'esortazione. Perché c'è bisogno di uomini di buona volontà. Buon Natale agli amici lettori, navigatori e a tutti gli internauti.
S. Giovanni da Kety sacerdote (antivigilia di Natale)
Il mondo “sostenibile” che si sta materializzando sotto i nostri occhi, reca in sé la fine delle danze, la fine dei canti corali, la fine delle sale cinematografiche, la fine dei teatri, la fine dei concerti rock. Ma anche la fine delle feste religiose, la fine delle sagre di paese, la fine del turismo di massa, la fine delle ritualità sportive. E così, anche, esso reca in sé l’interdizione dei funerali in determinati luoghi e periodi, il crollo quantitativo dei battesimi, il calo esponenziale dei matrimoni, il diradarsi dei raduni famigliari nelle festività.
Qualunque elemento rituale, ludico o artistico-culturale che possa insomma svolgere funzione di collegamento tra il singolo e la collettività, cessa di esistere, le arti abdicano dal loro ruolo di celebrazione collettiva della pólis per adeguarsi, senza porre resistenza alcuna, a un destino di fruizione esclusivamente individuale e domestica.
Menzionando il rapporto fra arti e pólis, si ricorda come la nascita delle prime discenda da quella culminazione della sfera collettiva che sono i riti. Sacrificale, stagionale, propiziatoria o apotropaica che sia, la dimensione rituale rappresenta da sempre – come argomentato da Durkheim, da Malinowski, da Frazer e da insomma ampia parte dell’antropologia – il principio originario e fondativo della comunità e del contratto sociale. Ma non soltanto il rito realizza il riconoscersi di ogni singolo uomo nel rapporto con la propria collettività: esso realizza, altresì e specularmente, il riconoscersi della specie umana nel rapporto con l’universo. L’esistenza finita e mortale dell’uomo, infatti, al cospetto della sostanza infinita della natura e del cosmo circostanti, si ritrova in quella che Ernesto De Martino definisce crisi di presenza. I riti rispondono dunque a tale crisi e la trasmutano in consapevolezza della relazione, generando così senso e sentimento di legame fra specie umana e cosmo.
Questa coscienza di un universo esteriore a sé e la celebrazione rituale e collettiva di tale consapevolezza, ebbene, caratterizzano la specie umana da molto prima della scoperta della ruota. Da questo punto di vista, allora, possiamo affermare che la società del distanziamento permanente, annichilendo ogni forma rituale collettiva, stia alienando l’uomo dal senso e dal sentimento del proprio legame con gli altri uomini nonché del proprio legame con la natura e il cosmo circostanti. In conseguenza di ciò, possiamo concludere che la società del distanziamento stia altresì alienando l’uomo da ciò che lo definisce come specie nonché da tutto ciò che sia inscrivibile entro la categoria di umanità.
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