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sabato 5 dicembre 2020

Uggia Mariae…

Mascarucci, 8 Dicembre. I Catto-Progressisti Hanno in Uggia Maria…

 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci nell’imminenza della celebrazione dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, ci ha inviato questa riflessione sull’ostilità che alcuni ambienti di Chiesa sembrano nutrire nei confronti della Vergine. Buona lettura. 

 

L’Immacolata Concezione, Duns Scoto e l’assalto dei progressisti al culto mariano

L’ 8 dicembre 1854 papa Pio IX proclamava solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione, confermando come verità di fede il principio secondo cui la beata Vergine Maria era stata concepita immune dal peccato originale.

Veniva così sancito un principio che per secoli era stato oggetto di un’accesissima controversia che aveva contrapposto i due principali ordini mendicanti della Chiesa, i domenicani e i francescani.

Fra i primi dottori della Chiesa a dichiarare Maria “senza peccato” c’era Sant’Agostino, il quale però aveva lasciato irrisolto il nodo dell’eredità del peccato originale trasmesso da Adamo ed Eva ad ogni essere umano. Come poteva Maria essere quindi senza peccato?

La teologia scolastica di San Tommaso d’Aquino e altri filosofi, cui si richiamavano i domenicani, rispondeva sostenendo che Maria era stata salvata e liberata dal peccato originale con l’incarnazione di Cristo, ma che come tutti gli esseri umani fosse nata essa stessa nel peccato. Tesi questa contestata invece dal teologo francescano Giovanni Duns Scoto, vissuto nella seconda metà del duecento, che elaborò il concetto secondo cui Maria, proprio dovendo dare al mondo Gesù il Salvatore, era stata concepita immune dal peccato. Era stata quindi “pensata, creata e concepita immacolata” e non era stata necessaria in lei nessuna salvezza terrena come sostenuto dai domenicani.

Il beato Duns Scoto era stato docente di teologia in Francia e si era trovato al centro dello scontro che contrappose il re Filippo IV detto “Il Bello” al pontefice Bonifacio VIII. Il papa, seguendo le teorie del teologo francescano conventuale Matteo d’Acquasparta, sosteneva di possedere, in quanto capo della Chiesa e dunque detentore del potere spirituale derivante direttamente da Dio, un’autorità superiore a quella dei sovrani che erano quindi tenuti all’obbedienza nei suoi confronti. In più Bonifacio riteneva il clero dipendente unicamente da Roma e come tale esente dal pagare qualsiasi forma di tributo agli Stati in cui risiedeva. Tesi questa contestata dal re di Francia, che oltre a negare la supremazia del papa, aveva imposto tasse e tributi al clero. I francescani, considerati fedelissimi a Bonifacio VIII e accusati di essere i suoi consiglieri più fidati, furono banditi dalla Francia e anche Duns Scoto, che difendeva in pubblico le prerogative papali, fu costretto a lasciare la cattedra. Fece ritorno in Francia quando, alla morte di Bonifacio, il nuovo papa Benedetto XI sembrò interessato ad una pacificazione con Filippo IV, che in segno di disponibilità permise il rientro dei francescani. Ma Duns Scoto era rimasto un convinto papista e per tale motivo dovette lasciare ancora una volta il Paese in quanto “persona non gradita” al re. Si trasferì a Colonia, in Germania, dove morì nel 1308.

Duns Scoto dunque contestò le tesi degli scolastici, in base al principio secondo cui Maria era stata beneficiaria di una “redenzione preventiva” operata da Cristo stesso su di lei. E Dio non poteva incarnarsi e venire al mondo che attraverso un essere perfetto che non fosse “figlia di Eva”, ma “nuova Eva” colei cioè che avrebbe schiacciato la testa al serpente. “Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te” disse l’angelo Gabriele a Maria, e il suo essere “piena di grazia” derivava proprio dall’aver ricevuto da Dio il privilegio di essere stata concepita immacolata.

Per circa due secoli i teologi domenicani tenteranno di far proclamare eretica la dottrina di Duns Scoto mostrandola come contraria alle sacre scritture, scontrandosi con i teologi francescani che invece la difenderanno. Nel frattempo però il culto dell’Immacolata stava acquistando peso e grande devozione nel popolo, soprattutto a Roma, nonostante le accuse di eresia dei domenicani contro quanti proclamavano di credere alla concezione immacolata di Maria.

Verso la metà del 1400 papa Sisto IV concesse al popolo romano e a quanti avessero voluto, la possibilità di celebrare la festa dell’Immacolata e autorizzò anche la costituzione di confraternite e congregazioni religiose ad essa intitolate, riconoscendo così legittimità al culto, seppur a carattere locale, e senza tuttavia pronunciarsi nel merito della controversia. Però il pontefice, che proveniva dall’ordine francescano, vietò espressamente a francescani e domenicani di darsi battaglia accusandosi reciprocamente di eresia e riconoscendo come legittime nella Chiesa entrambe le posizioni. Sarà poi Clemente XI nel 1708 a rendere universale la Festa dell’Immacolata, senza pronunciarsi a favore della dottrina di Duns Scoto pur essendone un convinto assertore; quasi sicuramente per non entrare in conflitto con i domenicani, fieri alleati del pontefice contro i missionari gesuiti che chiedevano il riconoscimento dei riti cinesi.

Pio IX quindi nel 1854 andò a dogmatizzare una concezione teologica diffusa nella Chiesa e nella tradizione popolare cattolica, un fondamento di fede largamente riconosciuto, nonostante le tante dispute di carattere teologico che il pontefice, con la promulgazione del dogma, andò a chiudere definitivamente; riconoscendo come autentiche le teorie di Duns Scoto rispetto a quelle degli scolastici. Non mancarono le polemiche, soprattutto da parte di chi accusò Pio IX di aver commesso un “abuso” proclamando il dogma sulla base di un’infallibilità papale che in quel momento era ancora fortemente contestata, e sostenendo l’esigenza di far pronunciare sulla questione un concilio, come avvenuto nei secoli passati sulle grandi controversie di fede.

Anche l’Assunzione di Maria al Cielo era oggetto di grande devozione, ma anche qui si dovette attendere il 1950 perché un altro papa, Pio XII, la proclamasse verità di fede.

Dopo la proclamazione del dogma vi fu un fiorire di devozione mariana nel mondo grazie soprattutto alle successive apparizioni di Lourdes, dove Maria si presentò a Bernadette dicendo “Io sono l’Immacolata Concezione”, fra lo stupore di quanti restavano increduli di fronte a quel titolo che la fanciulla, ignorante e quasi analfabeta, non poteva conoscere. E difatti quando il parroco di Lourdes la interrogò, Bernadette ammise di non conoscere minimamente il significato del termine e di averlo dovuto ripetere continuamente durante il ritorno a casa per non dimenticarlo.

In Italia si sviluppò il culto della Madonna del Rosario di Pompei, grazie all’azione del beato Bartolo Longo, un ex satanista convertito dall’apparizione della Vergine che gli indicò nel Rosario la via per la salvezza delle anime. Longo quindi edificò il santuario di Pompei dove è conservato il quadro raffigurante la Vergine del Rosario e scrisse la Supplica a Maria che si recita due volte l’anno, esattamente l’8 maggio, giorno in cui fu posata la prima pietra del santuario di Pompei, e la prima domenica di ottobre.

Dopo Lourdes è stata la volta di Fatima e anche qui la Vergine si è rivelata a tre pastorelli, mostrando loro l’inferno, annunciando grandi sofferenze per la Chiesa provenienti dalla Russia comunista e chiedendo conversione e penitenza.

Poi è arrivato il Concilio Vaticano II e il culto mariano, come tante altre tradizioni della Chiesa, è stato da più parti messo in discussione. Lo stesso Paolo VI non fu mai un grande “mariologo” e anzi non amava affatto le tradizioni popolari basate sul culto delle madonne. Ma era soprattutto lo spirito del Concilio ad essere poco in linea con la mariologia, laddove i cattolici progressisti, ispirati dalla nuova teologia di Karl Rahner, rifiutavano una fede basata sul sovrannaturale, il misticismo, per ricondurre l’esistenza di Dio a parametri storici e razionali.

Da qui quindi lo scetticismo verso il culto mariano che, soprattutto in Italia e in Europa in seguito alle suddette apparizioni di Fatima del 1917, fu considerato dai comunisti uno strumento di lotta politica (le famose madonne piangenti). Non deve stupire quindi l’ostilità con cui i cattolici progressisti come Enzo Bianchi hanno sempre guardato a Fatima, fino a definirla una “montatura anticomunista”.

Ma c’è anche un altro aspetto da considerare: il culto mariano è un culto prevalentemente cattolico e non in linea con l’ecumenismo conciliare, sfociato ai tempi nostri nel “sincretismo bergogliano”. Nelle sue frequenti apparizioni, la Madonna chiede di pregare per il Santo Padre, di fatto riconoscendo nella Chiesa cattolica l’unica, vera e autentica, Chiesa di Cristo. Una Madonna che di fatto pone i teologi allievi di Rahner, in testa a tutti Hans Kung, venerati come profeti da certo cattolicesimo progressista, nell’alveo delle eresie, laddove gli stessi chiedono che la Chiesa cattolica riconosca il valore delle chiese riformate e si apra ad esse fino a mettere in dubbio l’infallibilità papale, l’ordine sacro, il divieto di ordinazione delle donne, e quei dogmi che sono da ostacolo al dialogo con il mondo protestante. Dove Maria è riconosciuta come madre di Cristo e rispettata, ma non venerata.

Ad evidenziare proprio la contrarietà al culto mariano in quanto preminentemente cattolico è stato il teologo domenicano francese Jean Cardonnel, secondo il quale il culto di Maria sarebbe addirittura “razzista” e Fatima ne sarebbe la prova provata; laddove si parlerebbe unicamente dei pericoli provenienti dal comunismo che riguardano la Chiesa, e non si farebbe menzione alcuna del popolo ebreo sterminato dai nazisti. Insomma, Maria per essere ritenuta davvero credibile, a Fatima avrebbe dovuto parlare il linguaggio del politicamente corretto, non avrebbe dovuto usare un linguaggio rigorosamente cattolico e citare il papa come unico rappresentante di Cristo in terra: avrebbe dovuto essere molto più generica forse, riferirsi ai cristiani in modo più neutro e si sarebbe dovuta preoccupare delle sofferenze che in seguito avrebbero interessato gli ebrei. Invece no, Maria ha chiesto conversione e preghiera paventando i rischi di un secondo conflitto mondiale anche peggiore del primo, dentro il quale sono contenute le atrocità del nazismo. Che comunque, rispetto alle tragedie del comunismo, hanno occupato uno spazio minimo, appena un decennio, e non hanno attraversato tutto il novecento con la scia di morti che l’ideologia bolscevica si è trascinata dietro con le sue persecuzione contro la Chiesa. E non avrebbe neanche dovuto parlare del pericolo comunista e degli errori che questo avrebbe seminato nel mondo, delle sofferenze che il papa avrebbe dovuto patire e della conversione della Russia, perché tutto questo sarebbe poi stato in evidente contraddizione con lo spirito conciliare.

Va dato atto a Giovanni Paolo II di aver riportato il culto mariano al centro della Chiesa durante il suo pontificato, anche in seguito all’attentato subito in piazza San Pietro il 13 maggio 1981, anniversario delle apparizioni di Fatima. E Wojtyla ha sempre sostenuto di aver avuto salva la vita grazie all’intercessione della Madonna che apparve ai tre pastorelli nel 1917. Diversamente da Bergoglio che a Fatima, nel maggio del 2017, è sembrato ridurre tutta la questione ad un ennesimo spot per la misericordia e l’accoglienza, quasi smontando tutta la narrazione mariana sull’inferno e la redenzione dell’umanità attraverso la conversione e la preghiera. Dando quasi l’impressione di pensarla alla stregua di Bianchi e Cardonnel, non citando nemmeno la conversione della Russia con la richiesta di consacrazione al “cuore immacolato di Maria”.

Mai, come dopo il Concilio, il culto di Maria è stato in grave pericolo, forse molto di più di come lo fu ai secoli del grande scontro intorno al dogma dell’Immacolata. Mai come dopo il Concilio, la madre di Dio è stata oggetto di attacchi provenienti dall’interno della Chiesa stessa, fino ad essere accusata di oscurare Cristo stesso e di essere oggetto di una venerazione idolatrica. E sotto accusa sono finiti anche i culti popolari legati alla figura della Vergine, raffigurata e venerata sotto varie e diverse forme. Eppure è proprio grazie a Maria se ancora oggi la gente crede e si avvicina alla fede, anche dopo aver ottenuto un miracolo. Perché, piaccia o no a Bianchi e compagni, se tante persone hanno conosciuto Dio, non è stato attraverso la storia o la razionalità, ma proprio perché a Lourdes, a Fatima, a Loreto, a Pompei e in tutti gli altri santuari della devozione mariana, hanno trovato conforto e risposte rispetto a ciò che la tanto decantata razionalità non è stata in grado di spiegare loro.

Americo Mascarucci – giornalista e scrittore

Marco Tosatti

5 Dicembre 2020 Pubblicato da  14 Commenti

https://www.marcotosatti.com/2020/12/05/mascarucci-8-dicembre-i-catto-progressisti-hanno-in-uggia-maria/

Grazie, Santità! Ma che Bel Regalo per Natale! Cinque Scatole di Vicks Flu…

 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, si sa che i tempi – economicamente parlando – per il Vaticano sono difficili. Calo delle offerte in molte parti del mondo, e soprattutto la chiusura alle maree di turisti e pellegrini dei Musei Vaticani, che costituivano, fino al Covid, una delle maggiori entrate costanti e reali. Ma il pontefice pensa sempre e comunque ai suoi dipendenti. Che per il momento – non sappiamo se ce ne saranno altri, in seguito – hanno avuto una piccola strenna natalizia: cinque scatole ciascuno di Vicks Flu.

Uno strano regalo, no, specialmente in tempi di Covid? Però la spiegazione forse si può trovare, come vedete dalla foto, nella data di scadenza: il giugno dell’anno prossimo. Vale a dire che la Farmacia Vaticana si è accorta che o le scatole venivano usate nei prossimi mesi, oppure per l’anno prossimo sarebbero diventate inutili.

Con certosina pazienza ogni etichetta è stata barrata, in modo da rendere impossibile qualsiasi possibile vagheggio (non so, andare dal farmacista e dire: mi sono sbagliato, in realtà volevo comprare questo o quello).

Che il dono faccia parte di un piano della Santa Sede per combattere il Virus per eccellenza? In effetti al primo posto nei componenti c’è il paracetamolo, che viene consigliato nelle fasi iniziali del Covid.

Certo, regalare medicine suona un po’ strano. Ma è l’intenzione che conta, mica l’oggetto il sé! Anche se quando si tratta di medicine in dono, un dono preventivo, quando chi riceve è ancora sano e in buona salute, l’intenzione può apparire un po’ ambigua. E in effetti, da quel che sappiamo, la prima reazione è stata quella di toccare legno, ferro, e altri oggetti scaramantici…Buon Natale.

Marco Tosatti

5 Dicembre 2020 Pubblicato da  19 Commentihttps://www.marcotosatti.com/2020/12/05/grazie-santita-ma-che-bel-regalo-per-natale-cinque-scatole-di-vicks-flu/

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