Martin Lutero viene scomunicato
Martin Lutero brucia pubblicamente la bolla pontificia con cui viene scomunicato.

Una delle incredibili “vittorie strategiche” di Lorenzo il Magnifico fu far creare cardinale – da Innocenzo VIII – il giovane figlio Giovanni. Sarebbe diventato (ultimo da semplice diacono al momento della elezione) il 217° Papa, col nome di Leone X, dal 1513 al 1 dicembre 1521. Il Papa che fronteggiò Lutero e che fu da Lutero sfidato, quando quest’ultimo bruciò, nel dicembre del 1520, la bolla papale Exsurge Domine. Sarebbe seguita la scomunica formale proprio 500 anni fa: 3 gennaio 1521, con la Decet Romanum Pontificem


Leggere questi anni solo per lo scandalo delle indulgenze o le note tesi di Wittenberg affisse proprio da Lutero (quando era diventato professore di teologia, sotto indicazione del vicario generale degli agostiniani in Germania, Johann von Staupitz e sotto interessata tutela del principe elettore Federico di Sassonia) sarebbe oltremodo riduttivo. Non furono certamente le indulgenze o il destino delle anime del Purgatorio la vera questione del protestantesimo, come non lo furono le ragioni politiche dell’Impero di Carlo V.

La questione era ben altra, meritevole di insanabile rottura e rivoluzione dottrinale: la questione era di fede, di peccato e di escatologia anticristica: la fede sarebbe stata ridotta a mera esperienza di coscienza (da cui poi sarebbe dipeso l’ateismo moderno, come analizzato anche qui); il peccato sarebbe stato inteso come condanna irrevocabile per l’uomo, predestinato compreso; l’Anticristo sarebbe stato “semplicemente” identificato con la Chiesa cattolica in quanto tale.  In questo, la Riforma conferì alla guerra europea un incentivo che non aveva mai avuto prima. Ma che ebbe certamente dopo: sia nelle guerre di religione tra XVI e XVII secolo, fino alla pace di Westfalia del 1648 (conclusione della Guerra dei 30 anni), sia nelle grandi rivoluzioni del XVIII secolo, in versione laica o addirittura anti-cristiana.

Lutero per primo, infatti, pose la lotta contro la cattolicità non in termini di eresia, ma di dottrina anticristica, imposta dal potere anticristico del papato in quanto tale. Così facendo, in un certo senso determinò anche l’ideologia secolarizzata delle rivoluzioni e delle guerre moderne, dove l’oppositore non era un avversario qualsiasi. Ma il nemico del popolo. La scristianizzazione programmatica di giacobini, massoni e fedeli esecutori e/o seguaci fu il contraltare laico di un odio contro Roma, in quanto Anticristo. Tale odio perdura tutt’ora in molta teologia d’oltralpe o anche solo nelle varie forme di inquisizione laicista (il caso più recente qui)!

I rivoluzionari moderni si mossero (e si muovono) secondo intenzioni anti-cattoliche, per la creazione di un contro-ordine sociale, morale e religioso. In radicale opposizione a ciò che era cattolico, quindi cristiano. Questa radicalità laica è erede della radicalità religiosa che Lutero aveva posto contro la Roma della fede, della Chiesa e dei Papi. Un Aut-Aut, come tra Spirito Santo e Anticristo.

Lutero, infatti, non agì né a causa dello scandalo delle indulgenze (motivo parziale e indipendente dal suo personale vissuto religioso e interiore) né in vista di una riforma morale del clero. Tanto meno pauperistica o utopica, contro cui intimò sempre di usare la spada, senza mezzi termini. Bisogna riconoscergli che non fu mai incline ad una sorta di teologia della liberazione ante-litteram: anzi, la sua maturata idea antropologica dell’uomo condannato al male – e solo al male –, prevedeva coerentemente la necessità di un potere temporale coercitivo molto forte. Non per nulla trovò in Hobbes e nel suo Leviatano la più nota teorizzazione. Sul piano spirituale le opere erano inutili sia perché la Giustizia divina è aliena da questo mondo (quanto alieno era il Dio originario buono dell’antico Gnosticismo), sia perché l’uomo – a causa del peccato originale – è condannato esclusivamente al peccato.

Inizialmente Lutero era ossessionato dall’uniformarsi punitivamente ai Comandamenti divini. Alla fine – nell’abisso della disperazione e dei sensi colpa – ribaltò letteralmente il giogo che si era dato. Ogni sforzo per compiacere Dio è totalmente inutile perché Dio agisce con imperscrutabile arbitrio salvifico e l’uomo – sempre e comunque – è condannato al male e non può far altro che peccare. La stessa fede, disgiunta dalle opere, fu sottratta dalla decisione e compartecipazione attiva dell’uomo. L’adagio noto dell’uomo che si salva per fede, presuppone, in Lutero, che la stessa fede sia comunque esclusiva iniziativa e opera divina. Persino il predestinato non è mai “reso” giusto, quanto solo “considerato” tale da parte di Dio: l’uomo, salvato per misteriosa e anarchica decisione divina, peccatore è e peccatore resta, nella strutturale impossibilità di adempiere sia la Legge di Mosè, sia la Legge di Cristo. Il Vangelo, con Lutero, è valido solo teoricamente: nella pratica è un non-senso. Esiste per non essere messo in opera da nessuno, perché nessuno sarà mai in grado di farlo. Neppure il salvato, perché questi non è “realmente” redento, ma solo “considerato” – pur restando peccatore – giusto agli occhi (ciechi) dell’anarchia di Dio. Non a caso Calvino, pur sapendo che la Legge vieta il prestito ad interesse “al prossimo”, prima nullifica la presenza stessa di un qualsiasi prossimo – perché il peccato avrebbe determinato una universale estraneità reciproca – poi, beatamente legittima verso il nuovo chiunque, l’interesse sul prestito.

Il piano della anarchica giustificazione divina fu così legato con l’assunto che la Chiesa di Roma in quanto tale era l’Incarnazione stessa dell’Anticristo. Non negli scandali morali o economici dei suoi uomini. Ma nella sua essenza e nella sua millenaria dottrina. Senza questa matrice non è possibile capire davvero la forza (e la violenza ideologica) del protestantesimo, che non a caso portò linfa vitale nelle fila della massoneria inglese e scozzese (e poi europea tutta). Combattere i musulmani era questione ovvia. Si trattava di combattere gli infedeli: specialmente dopo la caduta di Bisanzio, ma di fatto per tutto il Medioevo, considerando che l’idea stessa di Europa nasce in chiave anti-islamica e per opera di Carlo Magno nel IX secolo, centocinquanta anni dopo Maometto e le successive conquiste di tutta l’Africa e della Spagna (fino a Poitiers nel 732). Combattere i cattolici era una questione differente. Era porsi contro l’Anticristo in quanto tale.

C’è da chiedersi se questa sorta di contemporaneo “luteranesimo cattolico” (che già solo nell’espressione è una oggettiva contraddizione in termini) abbia accolto questa radicalità luterana. Se voglia abbattere – dall’interno questa volta e non in uno scontro frontale – la Chiesa cattolica, legittimando la propria intenzione di distruggere ogni sostanza di cattolicità, dentro la Chiesa cattolica. Come opera dettata dallo Spirito Santo e contro l’Anticristo. Chiediamo – per onestà delle parti – se questa cattolicità convertita a Lutero consideri, stimando Lutero umile servo dello Spirito Santo, la sostanza della Chiesa cattolica come sostanza anti-cristica. Tale, da ritenere la stessa apostasia della fede e della dottrina cattolica, “opera dello Spirito Santo e vero spirito evangelico di fratellanza e amore”. 

di Pierluigi Pavone 

https://www.sabinopaciolla.com/angeli-contro-500-anni-dalla-scomunica-di-lutero-3-gennaio-1521-2021-e-la-rivoluzione-moderna/

Benedetta De Vito, la Sensa, e le Maschere Lessicali di satana…

4 Gennaio 2021 Pubblicato da  11 Commenti

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci regala un articolo a mio povero giudizio assolutamente delizioso, frizzante come un prosecco, e leggero come un brano di Vivaldi. Buona lettura.

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Nei giorni gloriosi della Repubblica di Venezia, quando la Serenissima, costruita strappando la terra alla laguna veneta, splendeva sulle onde del mare profondo, si celebrava in piazza San Marco, nel giorno dell’Ascensione, un bel mercato dove si trovavano spezie d’oriente, balocchi, stoffe preziose, ceramiche, quadri, legni, vetri, tappeti. Il mercato si chiamava la “Sensa” che è masticamento popolare della parola Ascensione. Leggevo di questo bel mercato in  uno dei tanti volumi intitolati “Origine delle feste veneziane”, opera di Giustina Renier Michiel, nobildonna di famiglia dogale vissuta tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento. Un libro delizioso che vi consiglio.

E allora? Sento un coro critico e spinoso di punti interrogativi. Allora, spiego, è dalla Sensa, cioè dalla maschera veneziana dietro cui si cela il Mistero dell’Ascensione che partirò per scrivere, con il sorriso e senza pretese d’esser scientifica (perché non lo sono) un piccolo florilegio dei mascheramenti lessicali inventati da Satana per illuderci, confonderci, ipnotizzarci e mettere pian pianino il mondo a capo in giù.

E’ una filologia casareccia, figlia delle notti in cui mi sento chiamata e che ha se non altro il merito di essere comprensibile anche ai gondolieri per i quali ho scritto, e volentieri, per anni sulle pagine del Gazzettino. Andrò, se avrete il buon cuore e la pazienza di leggermi ancora un pochino, in ordine cronologico perché è, gradino dopo gradino, nei Secoli, che il grande – si fa per dire – tentatore tesse la sua tela di parole vestite d’Arlecchino.

E comincerò con il nome dell’uomo che, nel Cinquecento, divise la Chiesa, come fa il diavolo, la cui etimologia, greca, significa semplicemente colui che divide.

Come fece Luther con la Chiesa. Osservate da vicino il suo nome. Condivide le prime due lettere del nome con Lucifero, no? E poi quel th è ciancicamento popolare di “cf” e così, alla fine il nome di Lutero altri non è che Lucifero, il diavolo logico, colui che sa acchiappare le menti degli uomini conducendoli lontani dal Signore con l’illusione di essere “intelligenti”.

I frutti amari della divisione sono ancora vivi nel corpo visibile della Sposa di Cristo e oggi, addirittura, il protestantesimo (ma la Chiesa è ubbidiente, non protesta e gli ordini religiosi mica si chiamano disordini!) è penetrato nella Chiesa, togliendo il gregoriano, il latino, la liturgia, in nome della povertà, che è segno forte della presenza di Dio quando significa, in umiltà, privazione di attaccamento. Nel senso che siamo tutti poveri, anche i ricchi, se non siamo attaccati al mondo. Il denaro, la roba sono logica del mondo…

E veniamo al secondo nome utilizzato dal demonio per allontanare l’uomo da Dio. Ed è il signor Charles Darwin, che, con i suoi viaggi sul veliero Beagle nelle isole Galapagos, scoprì niente meno che gli uomini derivano dalle scimmie e quindi non creature create ed amate dal Signore, dotate di una scintilla divina chiamata anima, ma scimmiotti senza peli, tutti istinto predatorio. Bel colpo!

E ora analizziamo il nome Darwin. Non vi dice niente? Provate a ripeterlo cento volte ad alta voce e vedrete che, alla fine, scoprirete di dire “devil”, cioè diavolo.

Un salto indietro e sono all’università. Con la professoressa Nadia Fusini studiamo un drammaturgo inglese di nome John Ford. Il protagonista, o forse uno dei protagonisti di una sua opera “’Tis pity she is a whore”, si chiamava Messer Soranzo. “Ripetete questo nome cento volte”, ci disse, ridendo, la professoressa e noi ubbidienti. Che cosa viene fuori potete immaginarlo, senza tanta fantasia, perché la storia si svolgeva in Italia e allora come adesso la parolaccia è viva. Ecco, il metodo di John Ford è quello utilizzato dal nostro Nemico. Sempre lo stesso in grande monotonia.

Seguitemi ora sulle orme di un altro “gigante” dal nome curioso: Freud. Vi dice niente? Vi ricorda forse qualcosa? Ma certo: frode! E infatti l’insegnamento del fondatore della Psicanalisi è una frode. Perché insegna a odiare chi ha la “colpa” di averci fatto qualcosa. E dunque figli contro padri, madri contro figlie, marito contro moglie in un gioco di accuse, di rivalse e di vendette che non finisce mai e che genera frutti di sangue. E che, soprattutto, indurisce il cuore. Il Signore ha detto, invece, perdonali perché non sanno quello che fanno. Ed è proprio così. Una madre, inconsciamente, può diventar la matrigna di Biancaneve. Un figlio, inconsciamente Edipo. Non c’è deliberato consenso e piena avvertenza e dunque non c’è peccato. E’ la Croce che ognuno di noi deve portare, sublimare, purificare e superare con l’aiuto di Cristo che ci aiuta nel cammino. Freud, dunque, mise le basi per la società della discordia e della divisione che doveva permeare il Novecento, secolo del Sessantotto e poi, più avanti, molto più avanti, dei Cinque Stelle che fecero del “Vaffa day” una bandiera per entrare in Parlamento. Odiatori professionisti!

Va bene la finisco qui e torno alla Sensa dove, chiudendo gli occhi, mi piacerebbe andare oggi che ci hanno chiuso in casa e messo sulla bocca la mascherina.

Se fossi lì, comprerei, magari, una Madonna del Bellini per pochi soldi oppure i vetri veneziani che amo così tanto nella grazia colorata dei loro fiori delicati. D’un tratto. Mentre annuso le spezie orientali, vedo tutte le donne sciamare verso un punto lontano e anche io, lascio tutto, e con loro, in corsa. La parola alla Renier Michiel che spiega meglio di me il perché di tanta fregola: “Non si può passar sotto silenzio l’antica usanza curiosa di esporre nel luogo più cospicuo della fiera una figura di cenci vestita da donna, la quale serviva da modello per la moda tutto l’anno”.  Ma certo le donne, di oggi e di allora, amano e inseguono la moda. Forse anch’essa inventata dal Nemico.

https://www.marcotosatti.com/2021/01/04/benedetta-de-vito-la-sensa-e-le-maschere-lessicali-di-satana/