Francesco tra i primi a ricevere il vaccino in Vaticano
La notizia relativa alla vaccinazione del papa, circolata sui mass media argentini, è stata confermata da fonti vaticane.
Il luogo in cui il Vaticano somministra il vaccino si può vedere qui.
L’ambulatorio è stato allestito nell’atrio dell’aula Paolo VI, la grande sala utilizzata per le udienze.
Papa Francesco ha dunque ricevuto la prima delle due dosi del vaccino della Pfizer-Biontech. La seconda sarà somministrata fra tre settimane.
Il Vaticano ha comunicato che la quantità di vaccini arrivata è sufficiente per coprire il fabbisogno di tutti i cittadini e dipendenti dello Stato. Per conservare le dosi di vaccino è stato acquistato un ultra low temperature refrigerator, un frigorifero a bassissima temperatura che si può vedere qui.Il numero di dosi arrivate in Vaticano non è stato comunicato, ma si dice che siano diecimila. Le persone che lavorano in Vaticano sono circa cinquemila, mentre 618 sono i cittadini, 264 dei quali residenti. Potranno essere vaccinati anche i familiari che usufruiscono dei servizi sanitari interni. Il papa inoltre ha espresso il desiderio che il vaccino sia messo a disposizione anche dei poveri assistiti dall’Elemosineria apostolica.
Dall’inizio della pandemia nei sacri palazzi si sono registrati una trentina di casi di Covid. Tre i cardinali colpiti: il filippino Luis Antonio Tagle (63 anni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli), l’italiano Giuseppe Bertello (78 anni, presidente del Governatorato) e il polacco Konrad Krajweski (58 anni, elemosiniere pontificio).
Sebbene il papa abbia detto pubblicamente che vaccinarsi è un dovere etico, in Vaticano la decisione di ricevere o meno il vaccino resta a discrezione delle persone interessate.
Circa Benedetto XVI, il suo segretario, monsignor Georg Gänswein ha fatto sapere che il papa emerito riceverà il vaccino “non appena possibile”, con tutte le altre persone che vivono nel monastero Mater Ecclesiae, residenza di Joseph Ratzinger.
https://www.aldomariavalli.it/2021/01/13/francesco-tra-i-primi-a-ricevere-il-vaccino-in-vaticano/
Immunità di gregge, chi si illude che basti il vaccino
Sull’immunità di gregge c’è un’enorme confusione, e vedere nel vaccino - come sostiene l’OMS - il modo principale e di fatto esclusivo per raggiungerla è illusorio. Se il vaccino non è abbastanza efficace o duraturo nel tempo o non interrompe i contagi, l’immunità di gregge non la si raggiungerà mai, e pertanto diventa quasi inutile parlarne e certo non potrebbe essere invocato questo argomento per convincere o costringere qualcuno a vaccinarsi.
L’articolo dedicato all’Immunità di gregge ha suscitato qualche reazione negli ambienti dove i pronunciamenti dell’OMS sono visti come Vangelo.
Un certo stupore ha destato anche il fatto che si sia dato supporto alle tesi contenute nella Dichiarazione di Great Barrington, un documento elaborato da tre epidemiologi professori delle università di Oxford, Harvard e Stanford: non proprio gli ultimi venuti. Tale Dichiarazione è stata quasi totalmente silenziata nel nostro Paese, e con una ragione molto precisa: le osservazioni dei tre prestigiosi epidemiologi e di tutti gli altri trentadue firmatari del documento, smentisce clamorosamente le politiche italiane e di altri Paesi europei in merito al lockdown, politiche che si sono dimostrate fallimentari nel contenere la diffusione del Covid
Nell’incipit del documento, i firmatari scrivono: “In qualità di epidemiologi delle malattie infettive e di scienziati della salute pubblica, siamo molto preoccupati per gli effetti dannosi sulla salute fisica e mentale causati dalle politiche adottate dai Governi in materia di COVID-19, e raccomandiamo un approccio che chiamiamo “Protezione Focalizzata” (Focused Protection).
Provenendo da diverse parti del mondo e sia da destra che da sinistra del panorama politico, come epidemiologi abbiamo dedicato la nostra carriera alla protezione delle persone”.
Non si tratta quindi di persone irresponsabili e incoscienti, ma di scienziati che hanno una visione complessiva della Sanità Pubblica, e che sono giustamente preoccupati di evitare morti prevenibili per tutte quelle patologie che non sono Covid e che nel mondo Occidentale rappresentano il 98% delle cause di morte.
C’è addirittura chi definisce poco “etica” questa visione, contrapponendole una sedicente maggiore “eticità” dell’OMS. A prte il fatto che ultimamente il valore della parola “etica” è stato ampiamente svuotato di contenuti, ricordiamo che le scelte dell’OMS riguardo valori moralmente significativi, i valori “irrinunciabili” di cui si parlava un tempo, sono sempre state schierate contro la dignità della vita umana. L’OMS da anni promuove – tra le altre cose- l’aborto e le politiche denataliste.
Cos’è che dunque ha tanto infastidito l’OMS da portarla a pubblicare - come si ricordava nell’articolo -, un post dove si affermava che l’Immunità di gregge si raggiunge col vaccino, e non “esponendo” la popolazione al virus (come se non lo fosse comunque, nonostante le chiusure)? Perché questa insofferenza verso l’idea dell’immunità naturale?
Il tema dell’immunizzazione della popolazione è tutt’altro che liquidabile in un post. La Medicina riguardo l’immunizzazione dalla malattia indotta dal Covid-19 non è in grado ancora di dare risposte certe. Qual è la soglia che definisce l’immunità di gregge? Il professor Valliance parlava negli scorsi mesi del 60%; i fautori della vaccinazione parlano del 95%, come quella di altri virus, come il Morbillo. Chi ha ragione?
Non dimentichiamo che il vaiolo è stato eradicato con una copertura vaccinale che aveva di poco superato il 60%.
Sulla immunizzazione restano molti dubbi: dopo una malattia come quella del Covid-19 restano anticorpi, tant’è che vi sono anche i donatori di plasma, ma per quanto tempo durano? Ancora non si sa: non ci sono studi e pubblicazioni, e finchè non ci sono i dati non possiamo avere certezze assolute. Sull’immunità di gregge c’è un’enorme confusione, e vedere nel vaccino - come sostiene l’OMS - il modo principale e di fatto esclusivo per raggiungerla, è illusorio.
Se infatti il vaccino non è abbastanza efficace o duraturo nel tempo o non interrompe i contagi, l’immunità di gregge non la si raggiungerà mai, e pertanto diventa quasi inutile parlarne e certo non potrebbe essere invocato questo argomento per convincere o costringere qualcuno a vaccinarsi. Dovremmo quindi tornare all’ipotesi dell’immunizzazione naturale. Il nostro obiettivo dovrebbe quindi essere quello - come sostiene la Dichiarazione di Great Barrington -, di ridurre al minimo la mortalità attraverso le terapie adeguate, nonché ridurre i danni sociali fino a raggiungere l’immunità di gregge naturale.
Questa “Protezione focalizzata” rappresenterebbe un approccio più umano, che bilancerebbe i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge, ed è quello che permetterebbe alla Medicina di tornare a dispiegare tutte le sue forze per curare tutte le altre patologie e permetterebbe a coloro che sono a basso rischio per il Covid di vivere normalmente la loro vita e costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale, proteggendo al meglio coloro che sono a più alto rischio.
Paolo Gulisano
https://lanuovabq.it/it/immunita-di-gregge-chi-si-illude-che-basti-il-vaccino
Un nuovo virus? Sarà ancora lockdown, niente cure a casa
La visione dettata dal Governo col nuovo piano pandemico non tiene conto della necessità di emanare prontamente linee guida per assistere i pazienti a casa, mentre ci si concentra ancora una volta a potenziare la rete ospedaliera puntando sulle politiche di lockdown.
Imparare dagli errori è buona regola per non doversi trovare a ripeterli alla prossima occasione. Invece è quello che potrebbe ripetersi se – speriamo di no – dovesse presentarsi nel futuro prossimo una nuova pandemia. Il Governo, finalmente, ha fatto filtrare la bozza del piano pandemico 2021-2023 dopo le polemiche che hanno segnato l’assenza di un piano aggiornato nel corso di tutta la pandemia.
Ma da una lettura delle 140 pagine della bozza che è stata scritta dal Ministero della Salute con una molteplicità di attori (dall’Istituto Superiore di Sanità alle principali sigle dei medici) e che dovrà essere approvato in Conferenza Stato Regioni, ci si è dimenticati ancora una volta delle terapie domiciliari. Sono state considerate la “Cenerentola” della pandemia da SARS-CoV-2, ma anche giudicando dalle testimonianze di medici in prima linea, hanno salvato il sistema sanitario impedendo che si creasse, soprattutto nella seconda, fase, un intasamento degli ospedali.
Ancora una volta la visione dettata dal Governo con questo piano pandemico non tiene conto della necessità di emanare prontamente linee guida per assistere i pazienti a casa mentre ci si concentra ancora una volta, come abbiamo visto nell’analisi dei verbali del Cts, a potenziare la rete ospedaliera e approvvigionarsi di Dpi (dipositivi di protezione individuale) lasciando alle politiche di lockdown il potere di fare la parte restante.
È quanto si può desumere dalla lettura della bozza che sta circolando in queste ore e che ha attirato l’attenzione del giornalista collettivo solo per un passaggio a effetto, ma insignificante, dato che è stato già chiarito, sulle priorità di cura a intasamento delle strutture o in carenza di una risposta terapeutica per tutti.
Così, con titoli tutti uguali, dal Corriere della Sera ad Avvenire, da Repubblica al Messaggero, tutti si sono concentrati sul passaggio sui criteri di cura che ha fatto titolare brutalmente ai giornali “se va male, addio cure ai vecchi” (Il Tempo) o “Cure a chi trae più beneficio” (Ansa). In realtà si tratta di un falso problema dato che la questione era già stata chiarita anche durante il primo lockdown dopo lo scivolone dell’associazione rianimatori, corretti anche dai geriatri, che avevano giustamente sollevato un problema di criptoeutanasia, verso un approccio multifattoriale e non solo col criterio della mera età.
Più difficile invece sarebbe stato fermarsi a leggere il piano e cercare gli errori compiuti dal governo nel 2020 da non ripetere e che invece sono destinati a ripetersi. Ebbene: se un potenziamento della terapia domiciliare avrebbe sicuramente sgravato gli ospedali allontanando nell’esecutivo lo spettro di politiche liberticide, questo non è stato fatto, come dimostra anche solo il fatto che le prime linee guida ministeriali per il covid at home, per altro insufficienti, sono state licenziate ai primi di dicembre.
E nel piano questo concetto è assente tanto che verrebbe da chiedersi con quali criteri – e tenendo in mente quali successi – sia stato redatto il piano. Ma siamo pur sempre nel Paese in cui il ministro della Salute Speranza ha dato alle stampe un libro dal titolo autocelebrativo “Perché guariremo”, ma che, mistero, è introvabile sugli scaffali delle librerie.
Secondo il piano dunque «è dimostrato che sia il tasso di attacco clinico che il tasso di attacco clinico al picco (rispettivamente il numero di ospedalizzati e il numero di ammessi in terapia intensiva al picco) possono essere ridotti considerando l’introduzione di altre misure farmacologiche (come la profilassi antivirale nelle scuole) e di distanziamento sociale (es. quarantena dei nuclei familiari e chiusura reattiva delle scuole)» fino alla «strategia di chiusura reattiva delle scuole, senza l’utilizzo di trattamenti farmacologici». Tradotto: se mai dovesse esserci una nuova pandemia, il piano si prefigge lo scopo di ridurre l’ospedalizzazione puntando su politiche di lockdown e di profilassi, ma di provare ad affrontare il toro per le corna, vale a dire curare e curare al più presto, con le risultanze immediate e più promettenti che le terapie daranno su quel nuovo virus x che dovesse presentarsi, non se ne parla proprio.
Tutto è ancora incentrato sulla «programmazione dei servizi sanitari ospedalieri» che vanno potenziati nelle terapia intensive per portare a «regime a 8.679 posti letto complessivi, di cui 3.500 di nuova attivazione».
È stata posta attenzione sugli interventi non farmacologici come la quarantena e l’isolamento anche se si riconosce che «l’isolamento di intere comunità ha mostrato come sia difficilmente sostenibile per lunghi periodi senza conseguenze sia sul benessere della popolazione che sulla sostenibilità economica».
Pertanto, «una volta chiarite, attraverso indagini epidemiologiche, le potenziali modalità di trasmissione, è bene sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai rischi del contagio e ai mezzi per limitarne la diffusione, e adottare tutte le misure non farmacologiche disponibili per limitare la trasmissione dell’infezione a seconda della severità della malattia».
L’accesso programmato ai luoghi di cura territoriali (studi medici di medicina generale e pediatrici, Sedi di Continuità Assistenziale) sono citati, certo, ma non sono mai inclusi in una valutazione primaria. Restano sempre sullo sfondo. Così il ruolo dei medici di medicina generale ai quali vengono riconosciuti come già fatto in passato soltanto compiti di informazione, aggiornamento, educazione della popolazione e gestione della campagna vaccinale.
L’eventuale futura pandemia di un virus x, dunque, verrà affrontata secondo le metodologie di quella che stiamo affrontando ora: misure di prevenzione individuale, distanziamento fisici, limitazione alle visite dei familiari in ospedale e nelle case di riposo, raccomandazioni ed eventuali restrizioni sui viaggi all’estero ed in Italia».
Curioso che ad un certo punto si sottolinei che «la pandemia COVID-19 ha abbassato consistentemente il benessere della popolazione con un eccesso di mortalità, ricoveri e conseguenze sociali dovute anche alla lunga durata della pandemia e alle ondate e alla difficoltà di mantenere misure restrittive per lunghi periodi» mentre d’altra parte non ci si chiede il perché dell’aumento esponenziale di ricoveri, che per almeno il 60% potevano essere gestiti tranquillamente da casa.
Nè ci si chiede come affrontare l'aspetto terapeutico. Una pandemia con un virus nuovo e sconosciuto presuppone un approccio curativo meno ingessato e più "coraggioso", volto a premiare le esperienze sul campo più promettenti anche in assenza di trials clinici standardizzati. La vicenda dell'idrossiclorochina e della bocciatura dell'Aifa anche dopo la vittoria del medici in Consiglio di Stato dimostra che l'approccio scientifico sarà il medesimo: nessuna medicina, dato che trattandosi di un virus nuovo non si possono fare esperimenti attendibili. In compenso si dà per scontato che esista già un vaccino e che questo vada gestito fin da subito.
In compenso nel piano pandemico è ben presente il concetto di «fake news, teorie di cospirazione e fughe di notizie che possono portare alla diffusione di comportamenti discriminatori e di stigma sociale, nonché ad atteggiamenti di rifiuto dei comportamenti e delle misure di contenimento del rischio». Insomma: attenti a limitare il dissenso e per nulla inclini a chiedersi come curare l’eventuale nuovo agente patogeno.
Il concetto di precocità del contagio viene avvertito, ma solo per dire che «essendo trasmesso anche da persone asintomatiche o paucisintomatiche, passa efficientemente da persona a persona ed è difficilmente contenibile, se non attraverso pesanti interventi di lock-down».
Si riconosce poi che «sia per i servizi ospedalieri, sia per quelli territoriali è emersa la necessità di definire meccanismi per il tempestivo potenziamento delle dotazioni organiche, con particolare riferimento ad alcune figure specialistiche (anestesisti, igienisti, pneumologi)», ma il ruolo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera appare ai margini rispetto alla necessità di potenziare le strutture ospedaliere.
Certo, è solo una bozza, ma sembra scritta per ripetere gli errori del passato e per proiettarci in nuovi e pesanti lockdown, la cui efficacia è ancora oggi tutta da dimostrare. Ora la palla passa alle Regioni, che devono integrare il piano con i piani regionali e si spera, davvero che, avendo più contatto con la medicina del territorio, si possa rafforzare nel piano una presenza che oggi appare come un’assenza colpevole, quasi un vulnus.
Andrea Zambrano
https://lanuovabq.it/it/un-nuovo-virus-sara-ancora-lockdown-niente-cure-a-casa
SI-VAX-Covid-19: perdona loro perché non sanno quello che fanno
ASL 8 e Ordine dei Medici di Vicenza lanciano ULTIMATUM a 113 medici di famiglia: “O accettate la vaccinazione entro domenica 17 gennaio, o subirete sanzioni disciplinari, fino alla radiazione se necessario”.
I SI-VAX-A-PRESCINDERE stanno dispiegando abusi e tracotanza che sarebbero comiche se non avessero effetti tragici nell’attuale contesto di assalto globale ai diritti fondamentali della persona.
Esemplare il video di un minuto e mezzo nel link qua sotto (RAI, TGR Veneto del 11/1/2021), in cui il presidente dell’Ordine dei Medici (O.M.) di Vicenza conferma di aver mandato un ultimatum scritto a 113 Medici e Pediatri di Famiglia: “o accettate di farvi vaccinare entro domenica 17 gennaio, o subirete sanzioni disciplinari, fino alla radiazione se necessario”.
La vicenda alimenta i sospetti che questo presidente non sia all’altezza del ruolo affidatogli, e che per giunta abbia pessimi suggeritori. Infatti il testo della lettera-ultimatum rivela con tutta evidenza che i suoi estensori si aggiornano sui mass media invece che sulla letteratura scientifica. Essi, come persone, meritano tutta la nostra comprensione, incarnando la tipica vittima del terrorismo mediatico imperversante ormai da un anno. Certamente tipica perché rappresenta almeno due terzi della popolazione, non solo anziana, di questo sciagurato Paese. Tipica e con compagnie altrimenti illustri come quella di un papa che, imbeccato da collaboratori che dimostrano di non capire né di Medicina né di Etica, parla pubblicamente di “dovere morale di vaccinarsi”…
Per tutte queste povere vittime della panicodemia mediatica, non possiamo che pregare dicendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Però ai professionisti, dirigenti dell’ULSS 8 e presidente dell’O.M. di Vicenza, il quale pure parla di obbligo morale, corre l’obbligo di citare qualche passo del Codice di Deontologia Medica aggiornato pochi mesi fa (dopo 22 anni) e pubblicato con tanto di Commentario dalla FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri).
Nell’ Art. 1 La FNOMCeO si autoelegge a unica Autorità Costituita, come se non esistessero fonti superiori tipo Costituzione Italiana, Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, etc.
Art. 2 “L’inosservanza dei precetti, degli obblighi e dei divieti fissati dal presente Codice… e ogni azione od omissione, comunque disdicevoli al decoro o al corretto esercizio della professione, sono punibili con le sanzioni disciplinari…”
Come dire: gli articoli che seguono riflettono i princìpi che abbiamo sempre dichiarato da Ippocrate in poi, ma l’interpretazione autentica verrà solo dagli Ordini dei Medici (OO.MM), e guai a chi non si adegua! Probabilmente molti “gerarchi” della Sanità italiana sono fermi a questi primi due articoli che, guarda caso, furono elaborati in piena era fascista. Gli articoli seguenti ripropongono i principi ippocratici che, però, vengono brutalmente violati proprio da tanti superiori gerarchici:
Art. 3
“Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana”…
Art. 4
“L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione”.
Art. 5
“Il medico… deve attenersi alle conoscenze scientifiche… Il medico deve denunciare all’Ordine ogni iniziativa tendente a imporgli comportamenti non conformi alla deontologia professionale, da qualunque parte essa provenga…
DOMANDA: e se un’eventuale “iniziativa tendente a imporgli comportamenti non conformi alla deontologia professionale” provenisse proprio dai superiori gerarchici?
RISPOSTA: qui cade a fagiolo il Commentario che precisa: “E’ indubbio che il progredire dei tempi porti sempre più spesso i medici a dover sopportare pressioni e condizionamenti derivanti ad esempio dal mondo dei mass media, tendenti a “utilizzare” la figura del medico per scopi non deontologici”.
DOMANDA: e se fossero proprio i superiori gerarchici a subire quelle “pressioni e condizionamenti derivanti dai mass media”? Dobbiamo per forza credere all’oste garante che il suo vino è buono?…
Art. 12:
… Sono vietate l’adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici… non supportati da ADEGUATA sperimentazione e documentazione clinico-scientifica…
PREMESSE:
A) I vaccini anti Covid-19 attualmente imposti (pardon: proposti) hanno ottenuto dall’EMA (Agenzia Europea di Sorveglianza sui Farmaci) una mera “AUTORIZZAZIONE all’immissione sul mercato TEMPORANEA E CONDIZIONATA.
B) La CONDIZIONE più cogente è: “Entro Dicembre 2023 il titolare dell’autorizzazione… deve fornire il rapporto finale sullo studio clinico per la conferma di efficacia e sicurezza…”.
Ma quale Rapporto finale? Fine della sperimentazione? I tumori e le malattie autoimmuni ci mettono molto più di tre anni per manifestarsi, e questo vaccino non è un semplice pezzo di virus atto a stimolare la risposta immunitaria, com’erano i vaccini che i nostri gerarchi hanno studiato molti decenni fa. No, qui si pretende iniettare un RNA messaggero, cioè le istruzioni perché siano le cellule della persona vaccinata a produrre quello che vogliamo noi. E che succede quando le cellule vengono stimolate a fare qualche cosa di anomalo? Succedono tante cose. Succede anche che le difese immunitarie si attivano contro le cellule “anarchiche” innescando una serie di malattie autoimmuni; succede anche che le cellule anarchiche continuano a proliferare, innescando una serie di tumori. Non pare che i gerarchi sanitari di Vicenza abbiano mai sentito esprimere preoccupazioni simili dai mass media che paiono essere la fonte privilegiata del loro aggiornamento professionale. Del resto, il mainstream è pagato dagli stessi padroni che pagano tanti “scienziati” che giocano a fare gli apprendisti stregoni con il genoma umano, e altrettanti “esperti” ospiti fissi nei talk show del mainstream: un perfetto giro di affari con in palio fino a 7 miliardi di dosi di vaccino, da ripetersi annualmente, e con pagamento anticipato. Il nostro ministro Speranza ne ha già prenotate 202,5 milioni di dosi. E dieci anni fa, per una analoga panicodemia mediatica, quella dell’influenza suina, comperammo 24 milioni di dosi di vaccino che poi marcì nei frigoriferi delle ASL…
Ma torniamo ai puri fatti del problema contingente:
C) da A e B consegue che: al tempo presente la documentazione sulla sicurezza ed efficacia dei candidati vaccini anti Civid-19 non è affatto ADEGUATA. Anzi, non è adeguata neppure la metodologia di studio, come segnala un’indiscussa autorità mondiale, il professor Peter Doshi nel British Medical Journal, secondo cui l’efficacia di 95% millantata dai produttori scenderebbe al di sotto del 30% (sic!). Vedere qui un buon riassunto in italiano.
Comunque, anche volendo credere ai produttori di vaccini, resta il fatto che siamo ancora in fase “sperimentale”; resta il fatto che chi si vaccina funge da cavia. E voi, egregi gerarchi sanitari di Vicenza, pretendete sanzionare 113 medici cui non va a genio l’idea di fungere da cavie umane? Senza scomodare il Codice di Norimberga, basta l’articolo 46 del nostro codice deontologico:
Art. 46 La ricerca biomedica e la sperimentazione sull’Uomo (LAPSUS!) devono ispirarsi all’inderogabile principio dell’inviolabilità, dell’integrità psicofisica e della vita della persona. Esse sono subordinate al consenso del soggetto in esperimento, che deve essere espresso per iscritto, liberamente e consapevolmente, previa specifica informazione sugli obiettivi, sui metodi, sui benefici previsti, nonchè sui rischi potenziali e sul diritto del soggetto stesso di ritirarsi in qualsiasi momento della sperimentazione.
Con tali premesse, ecco la DOMANDA conclusiva: il divieto di cui all’articolo 12 vale anche per i gerarchi della sanità vicentina? Dai comportamenti parrebbe di no, eppure proprio il Commentario precisa: “Il dibattito all’interno degli Ordini… è stato particolarmente serrato e l’art. 12 è stato uno degli articoli maggiormente approfonditi”.
Art. 34
“Il medico deve attenersi… alla volontà liberamente espressa dalla persona”.
Commentario: “Questo articolo… sottolinea la necessità del rispetto da parte del medico della volontà chiaramente espressa dal soggetto circa le proprie scelte in ordine alla tutela della propria salute”.
CONCLUSIONE:
Cari gerarchi sanitari di Vicenza, non vi sembra che ce ne sia abbastanza perché vi facciate un esame di scienza e di coscienza deontologica? Così, magari, vi accorgerete che davanti (non sotto) a voi ci sono 113 medici che obiettano in scienza e coscienza, e sono pure 113 persone che rivendicano la propria “autonomia in ordine alla tutela della propria salute”. Così, magari, riterrete opportuno revocare quegli atti intimidatori che offendono la dignità della Professione: altrimenti si torna all’articolo 2, e a rischiare sanzioni restate solo voi!
Cari colleghi presidenti di altri OO.MM. e federazioni varie, o direttori sanitari di ASL, o comunque in posizione gerarchica superiore ai professionisti della salute sia pubblici che privati: tutti voi che state esercitando pressioni indebite e indegni ricatti su tutto il personale sanitario, vale per voi tutto quanto detto sopra, con una piccola aggiunta, sempre dal NOSTRO codice deontologico:
Art. 69
“Il medico, qualora si verifichi contrasto tra le norme deontologiche e quelle proprie dell’ente, pubblico o privato, per cui presta la propria attività professionale, deve chiedere l’intervento dell’Ordine, onde siano salvaguardati i diritti propri e dei cittadini”…
… Oibò: non sia mai che gli Ordini dei Medici facciano la parte della volpe a guardia del pollaio! Ciò sarebbe non solo “disdicevole al decoro della professione”, ma anche crimine internazionale secondo il Codice di Norimberga, e nessuno di noi vuol vedere i nomi di attuali dirigenti sanitari associati a quello del dottor Mengele di infausta memoria.
Insomma, gerarca avvisato mezzo salvato, però Ignorantia Legis Non Excusat.
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