ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 14 febbraio 2021

Ancor più danni dei precedenti

L'ERA DRAGHI

Ambiente, famiglia, scuola, digitale: questo governo è pericoloso

Solidarietà nazionale e retorica delle competenze mascherano una visione ideologica non diversa dal governo precedente, ma addirittura più determinata. Alla conferma di ministri - Speranza, Lamorgese, Bonetti - che già hanno fatto male con Conte in settori chiave, si somma l'ingresso di tecnici che promettono un'agenda ben lontana dalle nostre istanze: scuola, famiglia e le transizioni digitale ed ecologica, sono le materie più preoccupanti.

Il governo Draghi non promette niente di buono. Anzi, con la scusa della solidarietà nazionale (attuata tuttavia e come sempre con il manuale Cencelli) e con la retorica dei competenti, rischia di fare ancor più danni dei precedenti. Naturalmente, tutto dipende da cosa uno vuole da un governo in generale e da questo governo in particolare.

Ma per chiarirci le idee basta che ci poniamo alcune semplici domande: sarà ancora possibile criticare l’Unione europea, l’euro e la moneta a debito? Rivendicare un briciolo di sovranità nazionale e di identità? Chiedere il controllo delle migrazioni e lo sbarramento dei porti? Aprire alla scuola non statale? Promuovere la famiglia naturale? Chiedere politiche ambientali libere dall’ideologia ambientalista? Pensare ad una digitalizzazione senza controllo centralistico? Diminuire drasticamente le tasse e difendere la proprietà privata? Pensare ad una lotta al Covid non soggiogata alla ideologia vaccinista?

Chiunque si faccia queste domande e cerchi una risposta scorrendo i nomi che compongono il nuovo governo deve concludere con un no: su questi temi fondamentali non ci si può attendere nulla da questo governo, anzi ci si deve attendere il contrario di quanto sarebbe giusto e bello fare.

Il presidente Draghi ha distribuito le poltrone “politiche” secondo il bilancino del peso dei partiti e, tirando di qua e mollando di là, ha voluto accontentarli tutti. Peccato che la cosa pesi non solo sul metodo poco innovativo e inadeguato alla grandezza messianica del personaggio, ma anche sui contenuti. Il bilancino di Draghi ha lasciato al loro posto la Lamorgese agli Interni, Speranza alla Sanità e la Bonetti alla Famiglia. La politica dei porti attuata dalla prima non ha soddisfatto per niente. Durante la pandemia ne sono entrati tanti e poi tanti.

Nemmeno la politica anti-pandemica di Speranza può essere considerata soddisfacente: improvvisazioni terapeutiche, lentezze sulle cure domiciliari e sulle protezioni, esclusione inspiegabile di terapie, uso strumentale della scienza: c’è chi propone la sua denuncia alla Corte internazionale di giustizia. Senza contare poi della liberalizzazione voluta da Speranza della pillola abortiva. Del resto un esponente della sinistra comunista al ministero della sanità in questi tempi nevralgici per le tante questioni etiche in ballo non può che produrre disastri per motivi ideologici.

La politica della famiglia della Bonetti non si è nemmeno vista, le sue convinzioni personali in proposito lasciano molto a desiderare e, per di più, il suo ministero si chiama “per le Pari opportunità e la Famiglia”, ossia la famiglia è collocata dentro le pari opportunità che tutti sappiamo essere oggi non solo quelle tra maschio e femmina ma anche quelle relative ad altri generi.

Il quadro ideologico di fondo di questo governo è uguale al precedente: un socialismo illuminato, uno statalismo individualista, un tecnicismo centralistico, un paternalismo costituzionale, un europeismo ideologico. Gli innesti non lo hanno cambiato, semmai lo hanno rafforzato rendendolo ancora più preoccupante. Il nuovo ministro della Pubblica istruzione Patrizio Bianchi ha già fatto affermazioni di dedizione, sostegno e rilancio della scuola statale. Niente di male, ma in Italia non c’è - né deve esserci - solo la scuola statale. Per avere il centralismo educativo dello Stato bastava la Azzolina e l’ideologia neo-giacobina 5Stelle-Pd. E siccome Bianchi è più competente della Azzolina forse potrà fare anche di peggio, dal punto di vista di chi crede nella scuola libera delle famiglie.

Poi ci sono le due “transizioni”, quella ecologica e quella digitale. Qui stiamo parlando di ambiti pericolosissimi per il bene dell’uomo. La transizione digitale può trasformarci tutti in ultimi terminali di una rete. Può anche renderci dipendenti da un forte controllo centrale e impedire la nostra libertà, quella di pensiero prima di tutto. Può fornire al potere la possibilità di creare dei database su tutti noi, se già non è avvenuto. Che garanzie offre Colao, il nuovo ministro della transizione digitale, su questo delicatissimo fronte? La competenza tecnica? Non è certo sufficiente perché è proprio la tecnica a dover essere guidata.

La transizione ambientale è ugualmente preoccupante. L’idea era venuta da Grillo - e la fonte non depone a favore dell’idea - e Draghi l’ha subito accolta. Questo ministero – guidato da Roberto Cingolani - sarà il principale tra tutti, non solo perché assorbirà l’ambito dell’energia ma soprattutto perché guiderà un comitato interministeriale essendo la transizione ambientale trasversale a tutti i ministeri e a tutte le politiche governative. Ora, siccome l’ambientalismo è una nuova ideologia e una nuova religione che si fonda su molti dogmi, poco brilla di buon senso ed è funzionale al grande reset mondiale, c’è molto da preoccuparsi.

Se il governo precedente assomigliava a dei concorrenti allo sbaraglio, questo invece ha maggiori pretese che non solo sopravvivere, è più ideologicamente determinato, più autorevole si dice in gergo. e quindi lascerà aperte meno fessure in cui potersi insinuare o forse nessuna fessura. È un governo blindato e funzionale a far transitare il Paese secondo le esigenze dominanti oggi. Che non sono le nostre.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/ambiente-famiglia-scuola-digitale-questo-governo-e-pericoloso

Quali saranno i rapporti tra la Chiesa e Draghi


La prossimità istituzionale tra i sacri palazzi ed il secondo governo presieduto da Giuseppe Conte non è sfuggito ai più. In molte circostanze, infatti, diversi osservatori hanno “giustificato” l’ascesa dell’ex premier, sostenendo che l’ex “avvocato degli italiani” avesse l’appoggio della Santa Sede. Ma il Vaticano – come sappiamo – non è un attore della politica, almeno non per come la intendiamo noi. Fatto sta che alcuni ambienti ecclesiastici, nelle ultime ore, che coincidono con la formazione del nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi, sembrano piuttosto dubbiosi sulla bontà di questa operazione. E forse a muovere certe disamine è anche un po’ di nostalgia per l’epoca di “Giuseppi”. Una fase, questa, che può almeno per il momento essere definita conclusa.

Il nuovo presidente del Consiglio è considerato un prodotto dell’alta finanza, mentre la “Chiesa in uscita” di papa Francesco guarda soprattutto al solidarismo ed alle “periferie economico-esistenziali”. Bergoglio, in realtà, ha nominato Draghi presso l’Accademia delle Scienze Sociali in tempi non sospetti. Tra Draghi ed il Papa non esistono frizioni, anzi. Semmai è l’impostazione della Chiesa bergogliana ad innescare un po’ di malumore. Come ha fatto notare il quotidiano La Veritàalcuni commentatori – come il teologo Pino Lorizio – non hanno sposato senza riserve la causa di Draghi. Attendismo, dovendo scegliere, è la parola che meglio descrive il clima tra le sacre stanze. Un discorso simile vale per Luigino Bruni, economista, che ha avuto modo di esprimersi sulla stessa rivista mediante cui aveva parlato Lorizio, ossia Famiglia Cristiana.

“Nel curriculum di Draghi non ci sono provvedimenti sul fronte dei poveri e del sociale”, ha dichiarato Bruni, economista vicino a Stefano Zamagni, che Bergoglio ha individuato per presiedere una Pontifica accademia. Sono piccoli segnali, ma iniziano ad essere rilevanti. Soprattutto se si tiene conto del fatto che Famiglia Cristiana è una rivista paolina, dunque non proprio esterna agli umori ecclesiastici. Certo, il Papa aveva in mente, con l’iniziativa The Economy of Francis, di rifondare alcuni concetti dell’economia globale, contraendo un nuovo patto con i giovani, nel nome della ridistribuzione del capitale secondo un rinnovato criterio di giustizia sociale. E forse è proprio la prossimità di Draghi all’ideologia liberista e capitalista a far storcere il naso o comunque a non alimentare entusiasmi tra certi ambienti filo-Bergoglio. Ma non è tutto qui.

Non ci stupiremmo se un po’ di nervosismo circolasse per via del ritorno al governo di Matteo Salvini e del Carroccio: sappiamo quanto i preti di strada, che a loro volto si sono mossi sempre in simbiosi con le istanze della “Chiesa in uscita”, abbiano protestato per la linea dura del governo gialloverde in materia di gestone dei fenomeni migratori. La sinistra della Chiesa cattolica, insomma, non dovrebbe stappare lo spumante per Draghi e per il suo esecutivo. Per quanto Draghi sia un membro ordinario di una Pontificia accademia. Draghi, a differenza di certo grillismo della prima ora (poi smentitosi), non ha il sapore della rivoluzione copernicana. E questo può far storcere il naso alla Chiesa di lotta.

Almeno in Italia, dove nel frattempo si parla con continuità di un Sinodo in grado di riorganizzare l’assetto dell’episcopato nazionale. Forse proprio l’appuntamento sinodale sarà il vero luogo in cui i vescovi avranno modo di discutere delle politiche messe in campo da Mario Draghi, che nel frattempo avrà già lasciato un’impronta precisa. Di qualunque tipo essa sia. In termini di “schieramenti vaticani”, quella odierna sembra una fase di riassetto. Del governo Draghi fanno parte anche i sovranisti, che il Papa ha spesso rimproverato e anche combattuto. Un fattore che può contribuire a destabilizzare il consenso espresso dal clero italiano. Vedremo alla prova dei fatti quale sarà il rapporto tra la Chiesa cattolica italiana, con i vescovi in testa, ed il governo Draghi.

Francesco Boezi 14 FEBBRAIO 2021

https://it.insideover.com/politica/la-parte-di-chiesa-che-guardava-a-conte-ora-attacca-draghi.html?

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