LO STRANO CONCLAVE DEL 1958
No, si rassicurino i lettori: non vogliamo abbandonarci all’ennesima speculazione sulla presunta elezione al pontificato del cardinale Giuseppe Siri, con il nome di Gregorio XVII, nel conclave del 1958 da cui uscì invece papa il patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli. Del resto, ne avevamo già parlato suo tempo (Se cinque vi sembrano poche…, pubblicato suo sito dell’Accademia Nuova Italia il 02/02/18), per offrire al lettore quegli elementi di riflessione che potessero eventualmente indurlo ad approfondire per proprio conto la questione; pertanto non vogliamo tornarci sopra una seconda volta. Piuttosto, vogliamo far notare che sia nell’elezione di Roncalli al soglio pontificio, sia nella “sua” idea di convocare prontamente un concilio ecumenico, c’è qualcosa di “miracoloso”; qualcosa che non è stato sufficientemente evidenziato dalla narrativa ufficiale, e che anzi essa si è sforzata di far passare inosservato, per quanto possibile, appunto per il suo carattere fin troppo provvidenziale, e perciò in certo qual modo sospetto.
Partiamo dal primo punto: l’elezione. Sappiamo che se i membri del collegio cardinalizio si accordano al di fuori del conclave per decidere il nome del papa, tale azione è meritevole di scomunica immediata latae sententiae. È scritto nero su bianco nella costrizione apostolica Universi Dominici Gregis pubblicata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996, la quale, ai §§ 80 e 81, recita:
80. (…) in virtù di santa obbedienza e sotto pena di scomunica latae sententiae, proibisco a tutti e singoli i Cardinali elettori, presenti e futuri, come pure al Segretario del Collegio dei Cardinali ed a tutti gli altri aventi parte alla preparazione ed alla attuazione di quanto è necessario per l'elezione, di ricevere, sotto qualunque pretesto, da qualsivoglia autorità civile l'incarico di proporre il veto, o la cosiddetta esclusiva, anche sotto forma di semplice desiderio, oppure di palesarlo sia all'intero Collegio degli elettori riuniti insieme, sia ai singoli elettori, per iscritto o a voce, sia direttamente e immediatamente sia indirettamente o a mezzo di altri, sia prima dell'inizio dell'elezione che durante il suo svolgimento. Tale proibizione intendo sia estesa a tutte le possibili interferenze, opposizioni, desideri, con cui autorità secolari di qualsiasi ordine e grado, o qualsiasi gruppo umano o singole persone volessero ingerirsi nell'elezione del Pontefice.
81. I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d'ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto. Non intendo, tuttavia, proibire che durante la Sede Vacante ci possano essere scambi di idee circa l'elezione.
Il cardinale Giuseppe Siri, mancato Papa Gregorio XVII?
Naturalmente il 1996 non è il 1958, e nessuna legge può essere retrodata a danno di qualcuno; ma sta di fatto che se le manovre sotterranee per predeterminare l’elezione di un pontefice sono una cosa bruttissima e degna della massima pena canonica, che una condanna formale ci sia o non ci sia diventa una questione esteriore: nella sostanza, si tratta di un crimine della massima gravità. Eppure ci sono indizi che Roncalli sapeva che sarebbe stato eletto, ancor prima che Pio XII si ammalasse e morisse, il che presuppone l’esistenza di un complotto. Ne citiamo un paio, riportati nella biografia Paolo VI. L’audacia di un papa di Andrea Tornielli (Milano, Mondadori, 2009, p235):
[Giovanni XXIII] appare tutt’altro che ignaro di ciò che si prepara. (…) Per due volte prima del conclave, Roncalli incontra monsignor Tardini. Secondo il cardinale Siri, quegli incontri servirono per “promuovere l’elezione di Roncalli al pontificato e di Tardini a Segretario di Stato” (Benny Lai, “Il Papa non eletto: Giuseppe Siri cardinale di Santa Romana Chiesa”, 1993, p. 142).
“Roncalli entrò in conclave ben sicuro di diventare Papa”, racconterà il cardinale Silvio Oddi “e non esitò a comunicare questa sua quasi certezza ad alcuni amici” (L. Brunelli e S. Oddi, “Il tenero mastino di Dio”, 1995, p. 114)
Perchè Roncalli non solo sapeva che sarebbe diventato papa, ma sapeva anche che lo avrebbero eletto precisamene per convocare un "concilio ecumenico"?
Un altro indizio si trova su Wikipedia alla voce Papa Giovanni XXIII, nel paragrafo intitolato La scelta del nome, che qui riportiamo, senza le note al testo:
Quando il cardinale Roncalli fu eletto ci fu una piccola controversia per decidere se doveva essere chiamato Giovanni XXIII oppure Giovanni XXIV. Lui stesso scelse la prima ipotesi, chiudendo la questione.
La decisione di non assumere il numerale XXIV valeva da conferma dello stato di antipapa del primo Giovanni XXIII. La scelta venne presa, in un certo senso, sabato 27 settembre 1958 a Lodi dove il cardinale, in veste di legato pontificio per le celebrazioni dell'ottavo centenario di rifondazione della città, accolto dal vescovo Tarcisio Vincenzo Benedetti, visitò la quadreria della Sala Gialla del palazzo vescovile soffermandosi alla presenza di un quadro che ritraeva un papa in posa benedicente. Avendo chiesto di chi si trattasse e sentendosi rispondere "Giovanni XXIII", Roncalli fece notare in modo bonario che non era conveniente tenere in un palazzo vescovile il quadro di un antipapa. Poi, di fronte all'imbarazzo dei presenti (primo tra tutti il vescovo Benedetti), soggiunse: "Fu un antipapa, ma ebbe il merito di indire il Concilio di Costanza, che restituì l'unità alla Chiesa dopo lo Scisma d'Occidente”. Nessuno immaginava che un mese dopo sarebbe toccato proprio a Roncalli troncare definitivamente la questione scegliendo l'ordinale XXIII accanto al nome da papa. Anni dopo si scoprì che quel quadro, tuttora conservato nel palazzo vescovile di Lodi, ritraeva in realtà papa Pio VI e non Baldassarre Cossa-Giovanni XXIII.
Perchè Roncalli lodava l’antipapa Giovanni XXIII e ne scelse il nome?
Ora, Pio XII si era spento il 9 ottobre 1958 e il conclave per eleggere il suo successore si è svolto fra il 25 e il 28 ottobre. Roncalli è stato eletto papa il 28 ottobre e incoronato il 4 novembre. Però il 27 settembre, a Lodi, due settimane prima della morte di Pio XII e quasi un mese prima del conclave, Roncalli lodava l’antipapa Giovanni XXIII per aver convocato il Concilio di Costanza, che aveva ricomposto lo Scisma d’Occidente. E al momento della sua elezione, Roncalli sceglie come nome da pontefice quello di Giovanni XXIII, che nessun papa aveva mai assunto, proprio perché Giovanni XXIII, regnante dal 1410 al 1415, era stato un antipapa. Alcuni cardinali pertanto fecero presente a Roncalli l’inopportunità di quella scelta e gli suggerirono, se proprio voleva chiamarsi Giovanni, di assumere come numerale romano quello di XXIV; ma lui ebbe buon gioco nel far notare che prendendo proprio quel nome e quel numero, egli confermava la natura di antipapa del suo predecessore del XV secolo e lo espungeva definitivamente dall’elenco dei pontefici romani, mentre di fatto si appropriava, in un certo senso, della sua figura e del suo ricordo. E infatti, lodando Giovanni XXIII per aver indetto il Concilio di Costanza, mostrava di considerare positiva almeno una cosa di quello pseudo pontificato, decisamente la più importante. Guarda caso, appena quattro mesi scarsi dopo la sua elezione, il 25 gennaio 1959, nella sala capitolare del Monastero di San Paolo a Roma, al termine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Roncalli annuncia la convocazione di un concilio ecumenico, che passerà alla storia soprattutto per aver fatto dell’ecumenismo il nucleo centrale della nuova pastorale (con tutte le sue logiche e inevitabili conseguenze: libertà religiosa, relativismo, indifferentismo). Non c’è qualcosa di strano, anzi di molto di strano, in tutta questa concatenazione di eventi? Se Roncalli ha concepito l’idea di un nuovo concilio come replica, o come l’equivalente storico, del Concilio di Costanza del 1414-18, vale a dire come un atto necessario per ristabilire, o per favorire, l’unità dei cristiani, cosa confermata dal fatto che ne diede l’annuncio dopo la settimana di preghiera celebrata con tale intenzione, è credibile che la sua elezione sia stata solo il frutto di un caso, o per dir meglio di un compromesso fra i cardinali elettori, divisi fra progressisti e conservatori, in vista di un pontificato di transizione, come ci viene sempre ripetuto, considerata l’età e lo stato di salute dell’eletto? Ed è pensabile, è credibile, che l’idea del Concilio Vaticano II sia stata tutta sua, solamente sua, e frutto di una folgorazione improvvisa, come egli ci tenne a precisare nel discorso di apertura del concilio medesimo, l’11 ottobre del 1962, al § 3,1?
Quanto all’origine e alla causa del grande avvenimento per il quale Ci è piaciuto adunarvi, è sufficiente riportare ancora una volta la testimonianza, certamente umile, ma che Noi possiamo attestare come sperimentata: la prima volta abbiamo concepito questo Concilio nella mente quasi all’improvviso, e in seguito l’abbiamo comunicato con parole semplici davanti al Sacro Collegio dei Padri Cardinali in quel fausto 25 gennaio 1959, festa della Conversione di San Paolo, nella sua Patriarcale Basilica sulla via Ostiense. Gli animi degli astanti furono subito repentinamente commossi, come se brillasse un raggio di luce soprannaturale, e tutti lo trasparirono soavemente sul volto e negli occhi. Nello stesso tempo si accese in tutto il mondo un enorme interesse, e tutti gli uomini cominciarono ad attendere con impazienza la celebrazione del Concilio.
Straordinario. Roncalli viene eletto papa il 28 ottobre 1958, e il 25 gennaio successivo dà l’annuncio della convocazione di un concilio. Quando ne ha concepito l’idea? Lui non lo dice; dice solo che si è trattato di un’idea quasi improvvisa. Va bene, ma quando è sorta nella sua mente? In quei quattro mesi scarsi successivi alla sua elezione? Sembra molto, ma molto improbabile. Prima, allora? L’episodio della quadreria della sala gialla del palazzo episcopale di Lodi, il 27 settembre 1958, con la sosta davanti al (presunto) rittratto di Giovanni XXIII, e lo strano commento da lui fatto a proposito di quel lontano antipapa, sembrerebbe confermarlo. E se questa ipotesi è giusta, ne deriva che Roncalli non solo sapeva che sarebbe diventato papa, ma sapeva anche che lo avrebbero eletto precisamene per convocare un concilio ecumenico. Non è strano, infatti, e quasi miracoloso, che Roncalli parlasse pubblicamente di Giovanni XXIII, l’antipapa, e ne parlasse positivamente, un mese prima di essere eletto papa e due settimane prima che Pio XII spirasse? La faccenda è resa ancor più intrigante, e sospetta, dal fatto che nel 1415 molti erano dell’opinione che Giovanni XXIII fosse da considerarsi, sì, un antipapa dal punto di vista strettamente canonico, in quanto deposto dal Concilio di Costanza, ma che il suo pontificato non fosse stato realmente illegittimo, in quanto la sua deposizione si era resa necessaria per il bene della Chiesa, ossia per la ricomposizione dello Scisma d’Occidente, e non per qualche atto di eresia da lui compiuto o comunque tale da invalidare la legittimità di quel pontificato. Di tale opinione era perfino il nuovo papa eletto dal Concilio stesso, Martino V, che era stato fra i suoi sostenitori contro Gregorio XII e che non lo considerò mai un usurpatore, anzi si adoperò fattivamente per ottenerne la liberazione dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, che lo teneva prigioniero.
Roncalli e Montini i due papi del Concilio Vaticano II
E non è tutto. Per ben cinque secoli Giovanni XXIII continuò a essere presente nell’elenco dei pontefici romani e bisogna arrivare fino al 1947 perché il suo nome venga espunto dall’Annuario Pontificio. Ora, nel 1947 il papa regnante era Pio XII: il predecessore di Roncalli. Sembra quasi che quest’ultimo, al momento di essere eletto, abbia voluto impugnare la decisione presa da Pio XII riguardo a Giovanni XXIII. Una coincidenza? Ebbene, eccone un’altra, ancor più significativa. Nella Basilica di San Paolo fuori le mura è raffigurata, in una lunga serie di tondi, tutta la successione dei romani pontefici a partire da San Pietro: ebbene, Giovanni XXIII – quello del XV secolo, beninteso - compare al suo posto, esattamente dove dovrebbe trovarsi quale legittimo papa, procedendo in ordine cronologico. E da quale luogo il nuovo papa Giovanni XXIII annunciò di voler indire anche lui un concilio, così come l’altro Giovanni, l’antipapa, aveva indetto quello di Costanza? Dalla sala del capitolo del monastero benedettino di San Paolo, che sorge accanto alla Basilica di San Paolo fuori le mura, sulla via Ostiense. Tutto ciò non ha il sapore di una rivincita, consumata deliberatamente a tanti secoli di distanza? E, allo stesso tempo, non suona come una larvata, tacita, abilissima delegittimazione, o quanto meno come una correzione, di quanto aveva fatto Pio XII: espungere il nome di Giovanni XXIII dall’Annuario Pontificio?
C’è una frase della scrittrice cattolica tradizionalista Agatha Christie, grande fautrice della Messa in latino, che dice: Una coincidenza è una coincidenza; due coincidenze fanno un indizio; tre sono una prova. Ora, nell’elezione di Roncalli e nella convocazione del Concilio, indizi ce ne sono parecchi...
Vedi anche:
Se cinque vi sembrano poche… - SE 5 VI SEMBRANO POCHE
Quello strano conclave del 1958
di Francesco Lamendola
Del 07 Febbraio 2021
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