di Alberto Strumia
I Domenica di Quaresima
(Anno B)
(Gen 9,8-15; Sal 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15)
I ritmi dell’anno liturgico ci sono dati, lungo il tempo della vita terrena, per rimettere a fuoco, regolarmente, ciò che conta veramente, perché non svanisce con il degradarsi delle cose materiali, ma rimane per sempre, eternamente, nella vita presente e dopo, oltre la morte. Ogni tanto sono anche i funerali delle persone care a rimetterci davanti la realtà della vita eterna. In questo, pur nel dolore istantaneo del distacco, sono un grande insegnamento sulla verità della vita.
– L’Avvento e il Natale ci rimettono, ogni anno, a contatto con l’Incarnazione del Verbo: Cristo vero Dio e vero Uomo.
– La Quaresima e la Pasqua ci rimettono, ogni anno, a contatto con la Salvezza che quello stesso Cristo ha realizzato per noi, restituendoci con la Sua Passione, Morte e Risurrezione, l’accesso a quella giustizia, quel “giusto modo” di rapportarci con Dio Creatore, con noi stessi e con gli altri, che è stato perduto fin dalle origini (“peccato originale”). E viene continuamente perduto ogni volta che l’uomo vuole illudersi – ingannato da Satana che per primo si è voluto illudere – di poter esistere senza Dio, sostituendosi a Dio, imponendo a se stesso la legge dell’arbitrio assoluto, al posto dei Comandamenti che Dio aveva dato all’umanità perché la vita degli uomini fosse felice («il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore nostro Dio così da essere sempre felici», Dt 6,24).
La liturgia della prima domenica di Quaresima, in particolare in questo anno B, ci rimette davanti all’intelligenza della ragione e della fede le tre verità centrali: i) dell’esistenza di questa “legge morale naturale”, racchiusa nei Comandamenti; ii) delle tentazioni sataniche che ci vogliono far credere, illudendoci, che eluderle, sostituendoci a Dio sia un vantaggio per l’uomo; iii) che solo nella Passione, Morte e Risurrezione di Cristo c’è la via d’uscita dalle conseguenze disastrose dell’aver seguito l’illusione satanica.
1. La prima lettura, dichiara, attraverso l’immagine simbolica dell’«arco nel cielo», che il legame tra l’uomo e Dio Creatore, che garantisce agli uomini il frutto buono della felicità, sta nell’osservanza di questa Legge naturale: chi si vuole ostinare contro di essa viene travolto dal diluvio distruttivo del male che si fa con le sue stesse mani. Mentre chi si pone al riparo applicandola, si colloca dentro un’Arca che lo protegge per la vita. In altre epoche della storia in molti lo avevano capito; nella nostra epoca, come ai tempi di Noè, sono rimasti solo pochi: quelli che, come Noè e la sua famiglia, non si sono fermati a guardare solo per terra, alla superficie delle cose, si sono accorti dell’esistenza del Cielo e hanno visto l’Arco che Dio ha posto in esso.
2. Il Vangelo di Marco, che è quello più antico e, quindi quasi necessariamente più breve – quasi fosse stato scritto velocemente come un per non dimenticare l’essenziale – molto sinteticamente ci dice che «lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana». Gesù fu indotto in tentazione! Non è stata una buona idea quella di togliere questa espressione reinterpretando il Padre nostro, falsandone la traduzione…
La funzione di questo brano del Vangelo, nella liturgia di questo anno, in particolare, ci dice che, oggi, è la Chiesa stessa ad essere tentata nel contesto di un’umanità resa un «deserto» dall’azione continuata di Satana, che continua ad illuderla nei suoi capi, nei suoi legislatori, nei suoi pensatori, di poter essere felice autodivinizzandosi, idolatrando se stessa, gli animali, l’ambiente, il cosmo come se non fossero opera del vero Dio Creatore che si è rivelato in Gesù Cristo. Finendo per essere travolti dal diluvio presente.
Le tre tentazioni di Cristo oggi si concretizzano nel Suo Corpo che è la Chiesa, dopo avere convinto l’umanità. E sono:
– quella del materialismo sociale («Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». Lc 4,3), ecologista, animalista («Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio», Es 32,8), panteista («alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l’esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle», Dt 4,19) ed edonista («Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro!», 2Tim 3,1-5);
– quella del potere dell’uomo sull’uomo e sulle leggi della natura, fino a sfidare Dio sfidandole («Lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù”», Lc 4,9);
– quella del satanismo: tutto sarà tuo se mi adorerai («Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». Lc 4,6). È il vertice al quale giunge oggi la gnosi che ispira le sette sataniche e la Massoneria nei suoi vertici, venendo a patti con il demonio in cambio del “piatto di lenticchie” dei poteri globali sugli esseri umani. Ma «qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?» (Mt 16,26).
Un tempo si riconosceva nell’Arca di Noè una prefigurazione della Chiesa nella sua totalità visibile. Oggi sembra essere piuttosto la prefigurazione di un piccolo resto che, in essa, ne conserva l’autenticità, conservando la fede e la vera dottrina di Cristo.
Maria che custodiva, come Arca della nuova alleanza, queste cose nel suo cuore (cfr., Lc 2,19), conservi e protegga questo piccolo resto, nel quale anche noi speriamo di essere con lei.
Bologna, 21 febbraio 2021
Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari.
fonte: albertostrumia.it
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