Benedetta De Vito e il Fiato di Malefica che Soffia dalle Televisioni.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci regala un altro dei suoi excursus a metà fra il passato e il misero presente di Roma. Un racconto che in certi momenti e tocchi ha del pastello in prosa; e in altri i ritmi di un’invettiva misurata ma serrata, che nasconde il desiderio di alzare tono e volume…buona lettura.
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Era bello, durante l’ottobrata monticiana, scendere in piazzetta, sotto alla bella fontana dei Catecumeni, dove si apparecchiavano le lunghe tavolate per mangiar la porchetta d’Ariccia, panini e vino dei Castelli. E tutto era vivo, allegro, e non si pronunciavano parolacce come “assembramento” per raccontar l’allegro e colorato scambio di chiacchiere e d’abbracci che erano pietanza dello stare insieme. Bar e ristoranti erano aperti, pieni di rumore e, i primi, di caffè e cornetti, e i secondi di spaghetti al sugo. Era il tempo dell’uomo che conosceva, sapiente, la grande verità.
Che cioè chi è solo è morto, come recita la geniale poesia “Pensa, uomo civile” di Rodolfo Wilckock, un bizzarro scrittore argentino che fece dell’Italia la sua Patria, scrivendo nella lingua nostra le sue intense poesie. E dunque, eccoci, soli, tutti quanti, e morti, con indosso, come scriveva il nostro poeta, la “maschera di Agamennone” che però non è d’oro, ma color clilestrino, nera o bianca, e comperata mestamente in farmacia. E il bello è che moriamo per non morire. Come se la morte avesse cominciato la sua danza a marzo dello scorso anno. E intanto muoiono, ma per davvero, esercenti, ristoratori, proprietari di palestre e piscine, aziende intere. La malattia c’è, ebbene curiamo i malati, con le cure che molti medici segnalano come ottime e abbondanti, ma non uccidiamo per questo un Paese.
Il fiato di Malefica, armato dalla paura, percorre le strade e le piazze del Rione Monti mio, delle nostre città e dei paesi. Lo “story telling” del terrore, insufflato dai telegiornali bianchi, rossi, gialli e verdi (cioè arcobaleno) divide le generazioni, mette le nonne contro i nipotini, invita i vicini di casa a farsi delatori, accende nella popolazione l’odio e il rancore ora verso i giovani che hanno la sola colpa di voler stare insieme, ora contro chi torna dal Brasile o dall’Inghilterra, in ondate d’odio che poco hanno di razionale e molto di psicotico. La “psicopandemia” ha trasformato i raduni e i ritrovi in deprecabili “assembramenti”, i luoghi dove essi si celebrano, da tempo immemore con allegre bicchierate e sorrisi e danze, cari al cuore, in pericolosi focolai di contagio da punire, chiudere, sbarrare, tenere sotto un pugno di ferro con regole senza capo né coda e dal respiro mozzo. Colorar l’Italia serve a tener sul filo tutti, come sotto un’eterna spada di Damocle che può essere calata, a piacimento, come punizione per i birichini.
Sì, perché, nel fondo, diciamocelo, il governo ha reso infanti gli uomini e le donne, chiudendoli nell’utero rimediato della casa, incapaci di ribellarsi, come direbbe Pier Paolo Pasolini (e quanto ci manca) “feti adulti”. Che strano, mi viene in mente che proprio PPP, nella sua ultima intervista prima di morire, disse: “Io vado all’inferno, ma l’inferno sta salendo su da voi”. Un inferno di ghiaccio. Infatti nella Divina Commedia, Dante ha infilato nel ghiaccio i grandi, terribili traditori cioè Giuda, Bruto e Cassio.
Le regole dei colori fanno acqua da tutte le parti. Qualcuno, tra gli scienziati, potrebbe spiegarmi perché, in zona gialla, bisogna chiuder i ristoranti alla sera, quando il giorno posso mangiare in trattoria? E perché non posso bere un caffè al bar in zona arancione, quando vado a bermelo per strada, insieme a chi mi pare? La notte poi: coprifuoco. Che parolone, un latinorum per evocar guerra, l’orrore della notte, l’ignoto che scora il cuore… Il virus, infatti – lo sanno anche i bambini – indossato il mantello di Paperinik, parte all’attacco e tutti barricati in casa, senza poter respirare l’aria fresca che il Signore ci regala e che non è di proprietà del Comitato scientifico. Respirare ossigeno è un diritto, così come aprire il proprio ristorante in piena sicurezza, con l’amore che si deve avere per il prossimo e l’attenzione che chi ha un’attività possiede in modo naturale. E nel caos che ci governa qualcuno ha anche detto che proprio le case sono tane perfette per il Covid 19. La mia risposta da credente è: se mi ammalo, i casi sono due. Muoio e allora vado nelle dolci mani del Signore, oppure guarisco e allora resto in questa valle di lacrime.
Invece niente, c’è sempre uno scienziato pronto a minacciarci dal video, tirandoci le orecchie, e avvertendoci che la mazza può calarci addosso in qualunque momento e che noi non possiamo far nulla contro l’inevitabile. E noi, dietro le mascherine, gli occhi torvi affacciati al balcone della tristezza, vaghiamo, soli, nel gelo. Mancano soltanto i cani neri del film Quintet per render ancor più gramo il panorama. E io che per Roma circolo, sgambando dai Monti all’Ostiense, a volte incontro sulla via solo gabbiani impettiti dai freddi occhi che mi sembrano verdastri. Altroché gli assembramenti di cui vedo i racconti sui tg… E sogno, a volte, di ritrovarmi negli autobus affollati, carichi dell’odore dell’umanità e non di amuchina, vorrei essere in uno dei mercatini per hobbisti, dove non riuscivo magari a vender nulla, ma facevo amicizia con la vicina di stand che era una gran simpaticona e nello scambio merci c’era il sugo della vita. E vorrei abbracciare mia madre, senza che lei mi guardi torva, cercando di leggermi negli occhi se ho un poco di mal di gola oppure no…
Marco Tosatti
14 Febbraio 2021 7 Commenti
Noi registriamo fatti, che ci colpiscono e li mettiamo lì, come puntini neri su un foglio bianco
Apparentemente i puntini neri messi lì alla rinfusa su un foglio bianco non significano nulla. Ma quando poi i puntini sul foglio bianco si aggiungono fino a formare un quadro d’insieme, lo scenario appare più chiaro e definito, manifestandosi nell’ectoplasma esteso del nostro osservatorio devozionale, devoto all’osservazione e alla lente. Ultimamente abbiamo registrato molte cose, tra cui ne elenchiamo alcune.
Abbiamo registrato che il governo italiano (Conte 2) è caduto poco dopo che si è formato il nuovo governo USA targato Biden e abbiamo registrato in merito un tempismo insolito.
Abbiamo registrato che le consultazioni con le parti politiche compiute da Fico sono durate di più della stessa formazione del governo Draghi. “Governo lampo”.
Abbiamo registrato che Renzi con tre ministeri ha fatto cadere un governo urlando a destra e a manca il suo dissenso al governo Conte 2, che gli garantiva 3 ministri e abbiamo registrato che oggi il rottamatore e asfaltatore Renzi non dice nulla a fronte del suo unico ministro col governo Draghi.
Abbiamo registrato una insolita unanimità del consenso di tutte le parti politiche al governo Draghi, per il quale si registra solo il dissenso dei Fratelli d’Italia.
Abbiamo registrato che 5 minuti dopo il discorso di Mattarella nel quale palesava due strade, elezioni o governo di scopo, il portavoce del Quirinale ha annunciato che Draghi era attesa il giorno dopo a colloquio con Mattarella. “Chiamata lampo”.
Abbiamo registrato che la democrazia è messa all’angolo l’ennesima volta in questa nostra Italia, che ha perso la guerra e deve sempre rendere conto agli alleati anticomunisti.
Abbiamo registrato che solo dopo 1 minuto che dalla voce del portavoce del Quirinale è uscito il nome Draghi, l’Italia ha risparmiato 1,3 miliardi di euro. “Coincidenze lampo”. Ma dai!
Abbiamo registrato che tra gli otto ministri “tecnici” troviamo il “riciclato” Colao come Ministro per l’Innovazione Tecnologica, “uomo di Bilderberg” e di cui l’ultima memoria che abbiamo della sua esistenza, era l’inglorioso fallimento della task force che avrebbe dovuto coordinare, mentre invece per di più stava nella sua residenza londinese durante il lockdown. In cima alla sua lista è la “lotta al contante”. Non la lotta contro gli utilizzi illeciti del contante, ma direttamente contro il contante.
Abbiamo registrato che un altro tra gli otto ministri “tecnici” è Cingolani, come Ministro per la Transizione ecologica (cioè dell’Ambiente, nome fumoso del giocattolo-manda-giù-il-rospo dei greta-grillini), un fisico, dal 1º settembre 2019 responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo, la maggior società italiana di armamenti e colosso mondiale nel settore militare.
Abbiamo registrato che la prima cosa a cui il governo Draghi metterà le mani è il Mes e che quasi la metà di questi fondi europei verranno gestiti dai sopramenzionati Colao e Cingolani, oltre che tutti i posti chiave economici sono saldamenti in mani ai tecnici.
Abbiamo registrato che la metà dei Ministri del governo Draghi del cambiamento sono riciclati dal governo Conte 2 fallimentare.
Abbiamo registrato che nove ministri sono lombardi e zero sono siciliani.
Abbiamo registrato che la casella del Ministero dello Sport è vuota. Vorrà pur dire qualcosa, perché nulla accade per caso…
Abbiamo registrato che Salvini chiedeva le dimissioni di Speranza, non 20 anni fa, ma pocanzi e ora è suo alleato insieme a coloro che hanno rottamato i suoi decreti sicurezza.
Abbiamo registrato che i giornali di regime sono passati da “quanto è bello e bravo Conte” a “quanto è bello e bravo Draghi” in solo un attimo. “Bello&bravo lampo”. “Gli italiani volano in soccorso del vincitore” (Bruno Barilli).
Abbiamo registrato che Crimi riceve preoccupanti telefonate da nove senatori che vorrebbero manifestare un no, che lui avrebbe stoppato subito.
Abbiamo registrato che un Popolo sovrano di uno Stato sovrano per l’ennesima volta ha un governo non votato dal Popolo.
Abbiamo registrato, registriamo e continuiamo a registrare, e mentre registriamo, la spia della preoccupazione si è accesa, il livello dell’indicatore della preoccupazione è in salita preoccupante.
Abbiamo registrato, registriamo e continuiamo a registrare a cervello acceso, senza ancora parlare di quello che registriamo, perché di quello che registriamo, per ora restano solo puntini neri su un foglio bianco ectoplasmatico ancora da plasmare, ma col biberon già pieno dei ministri del neonato “draghetto lampo”, come fossero dei biscottini Plasmon, che sperano che si guadagni la “fiducia lampo” da “buona la prima”.
Però, non siamo alla scala perché c’è il Covid-19, i teatri sono chiusi ma resta aperto il parlamento, tutto senza una apparente “co-relazione lampo”. Tutto solo per il momento. Con il mondo che ci osserva e le Basi Nato che ci ascoltano come le ville milionarie sul Mar Nero di nessuna appartenenza. Con fantasmi che sfilano in mutande avvelenate si vestono a funerale i super testimoni deceduti il giorno prima della deposizione a Lamezia Terme.
Mentre registriamo i movimenti informatici di ghostwriter simil-danteschi, in mezzo alla tempesta restiamo come i guardiani del faro. Ci sentiamo novelli Ghostbusters che fumano sigari cubani e ballano tango argentino tra fantasmi esotici ed ectoplasmi cosmici dal pessimismo leopardiano in un governo gattopardiano.
Ci muoviamo tra presenze invisibili, in questo palcoscenico mediatico, ove tutto è come non sembra e come non appare diversamente da quello che non è. Dove conta sempre meno essere se stessi e conta sempre di più apparire belli, bravi e fessi.
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