“Fonti dicono che due alti cardinali volevano portare il presidente della conferenza episcopale tedesca a Roma per una correzione sui suoi recenti commenti controversi, ma sono stati fermati da Papa Francesco”

Ne parla Edward Pentin in un suo articolo pubblicato sul National Catholic Register. Eccolo nella mia traduzione. 

Georg Bätzing, vescovo di Limburg (Germania)Georg Bätzing, vescovo di Limburg (Germania)


A gennaio, due cardinali vaticani volevano convocare il presidente della conferenza episcopale tedesca a Roma e correggerlo in merito a un’intervista ai media in cui aveva espresso il suo dissenso dall’insegnamento della Chiesa in una serie di aree. 

Tale incontro, che secondo alcuni avrebbe dovuto servire a dare l’opposizione formale del Vaticano al Cammino sinodale, non è mai avvenuto e ora i vescovi tedeschi vanno avanti senza freni, attirando gravi preoccupazioni di un possibile scisma. 

Il cardinale gesuita Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il cardinale Kurt Koch, presidente svizzero del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sono preoccupati per i commenti che il vescovo Georg Bätzing ha fatto in una lunga intervista alla pubblicazione tedesca Herder Korrespondenz pubblicata alla fine di dicembre.

Fonti vaticane hanno detto al Register che l’intervista, in cui il vescovo metteva in discussione l’insegnamento stabilito della Chiesa, era altamente rivelatrice del dissenso del vescovo stesso dal magistero, portando i due cardinali preoccupati a voler chiedere al vescovo Bätzing di venire a Roma per correggerlo. 

“Santa Marta ha detto ‘No'”, ha detto una delle fonti riferendosi alla residenza ufficiale del Papa.

The Register ha contattato entrambi i cardinali e la Sala Stampa della Santa Sede per avere conferma di questa versione dei fatti, ma finora non ha ricevuto alcuna risposta.  

L’intervista controversa

Nell’intervista in gran parte trascurata, intitolata “Voglio il cambiamento” e pubblicata nel corso del nuovo anno, il vescovo Bätzing di Limburg ha iniziato descrivendosi come un “buon conservatore perché amo questa Chiesa e do volentieri la mia vita e la mia energia ad essa. Ma voglio che cambi”. 

Ha poi continuato a sfidare direttamente l’insegnamento e la tradizione della Chiesa riguardo all’ordinazione sacerdotale delle donne, la benedizione delle unioni omosessuali, il celibato sacerdotale e la Santa Comunione per i protestanti. 

Limitare l’ordinazione agli uomini gli sembrava “sempre meno convincente”, ha detto, aggiungendo che “ci sono argomenti teologici ben sviluppati a favore dell’apertura del ministero sacramentale anche alle donne”. 

“Questo è il motivo per cui menziono spesso il diaconato delle donne, perché lo vedo come uno spazio di azione”, ha continuato. Ha aggiunto che quando si tratta di aprire il ministero sacerdotale alle donne, ogni papa, a partire da Giovanni Paolo II, ha risposto “all’unanimità” a questa domanda escludendola. “Tuttavia”, ha detto, “è sul tavolo”. 

Il vescovo Bätzing ha messo in discussione ciò che vede come la necessità di “aggrapparsi alle attuali condizioni di ammissione” al sacerdozio, dicendo che la Chiesa blocca le vocazioni “ex-culturating” (non chiara la traduzione, ndr) se stessa. 

E sul tanto criticato Cammino sinodale della Chiesa in Germania, un programma di due anni per discutere questioni di potere, moralità sessuale, vita sacerdotale e ruolo delle donne nella Chiesa nel tentativo di sradicare visibilmente gli abusi, ha detto che ha cercato di capire le riserve di Roma su di esso e ha percepito “una forte pressione su come mantenere unita la Chiesa universale in presenza di caratteristiche culturali così diverse”. 

Riferendosi alla lettera di Papa Francesco del 2019 alla Chiesa in Germania, in cui il Papa ha sostenuto il Cammino sinodale ma ha esortato i suoi partecipanti a concentrarsi sull’evangelizzazione, il vescovo Bätzing ha detto che i “blocchi di cause sistematiche di abuso” ostacolano l’evangelizzazione e devono essere “dissolti” prima. Ha anche detto di non essere d’accordo con le parti della lettera del Papa che distinguono il cammino spirituale da quello democratico, dicendo di volere più democrazia nella Chiesa cattolica per “capire, e non escludere, le opinioni degli altri”. 

Sul celibato sacerdotale, ha detto di credere che la discussione sia maturata e che non sia più una questione di discernimento. 

“Ad un certo punto, si deve decidere”, ha detto il vescovo di Limburg, aggiungendo che il Papa “non è papa in tutte le questioni” e che i vescovi sono “parte del governo della Chiesa universale”. 

Per quanto riguarda la benedizione delle unioni omosessuali, il vescovo Bätzing ha detto che c’è bisogno di soluzioni, che ritiene necessario trovare risposte liturgiche “senza l’approvazione di Roma”, e che crede “dovremmo cambiare il Catechismo in questo senso” dopo “un’intensa discussione”. 

 

Le preoccupazioni del cardinale Koch

 

Nei commenti dell’8 marzo al Register, il cardinale Koch ha detto di condividere le preoccupazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, espresse formalmente in una critica di quattro pagine e in una lettera al vescovo Bätzing lo scorso settembre, che affermava che le differenze dottrinali sono “ancora così pesanti” che “la mutua partecipazione alla Cena del Signore o all’Eucaristia” non è possibile. 

Il cardinale Koch, che secondo le fonti è profondamente preoccupato dagli sviluppi nella Chiesa tedesca come molti altri alti funzionari del Vaticano e che è stato insolitamente diretto nel resistere ai recenti sviluppi in Germania, ha anche sottolineato di aver reso nota la sua opposizione al documento del gruppo ecumenico attraverso interviste e una dettagliata lettera aperta al direttore della parte protestante del gruppo. 

Ha sottolineato che il Vaticano sta aspettando la risposta della conferenza episcopale tedesca alla lettera della CDF “prima di poter considerare se e quali ulteriori passi saranno necessari”. 

Il vescovo Bätzing ha detto nell’intervista alla Herder Korrespondenz che la conferenza episcopale risponderà alla lettera della CDF e “affronterà le contro-argomentazioni”, aggiungendo che la lettera lo ha colto di sorpresa, non è riuscita ad “apprezzare lo sforzo ecumenico” dietro il gruppo, e che ha sentito che è stato “un po’ cinico” del Vaticano dire: “No, questo non è giusto, lavorateci ancora”.

In una lettera del 1 marzo al clero della sua diocesi, il vescovo Bätzing ha detto che potevano dare la Santa Comunione a persone non cattoliche se lo avessero richiedesto dopo aver esaminato la loro coscienza, ma non ci sarebbe poteta essere “nessuna ricezione generale, inter-denominazionale dell’Eucaristia” o “nuove forme di celebrazione eucaristica”.

In altre parti dell’intervista alla Herder Korrespondenz, il vescovo Bätzing ha detto di essere “convinto” che stiamo vivendo in una “finestra temporale in cui possiamo davvero cambiare qualcosa” e che “dobbiamo usarla”. 

Alcuni leader della Chiesa tedesca credono che l’avanzamento da parte del vescovo Bätzing di argomenti eterodossi stia avvenendo in parte perché, come molti altri vescovi tedeschi, è influenzato dal Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK), la potente organizzazione laica del paese che è nota per le sue opinioni ideologiche dissenzienti e i suoi legami politici. 

“Hanno lo stesso pensiero, la stessa linea”, ha detto il Cardinale Gerhard Müller, il predecessore tedesco del Cardinale Ladaria alla Congregazione per la Fede, al National Catholic Register il 22 marzo. “La dirigenza della ZdK crede nel Dio del credo cattolico? Hanno solo idee per giustificarsi, ma non parlano del Dio che si è rivelato, il Signore della storia, di Israele e di Gesù Cristo”. 

 

È necessaria un’azione più forte del Vaticano?

 

Mentre l’opposizione a Roma continua, come mostrato più recentemente nella resistenza alla dichiarazione della CDF che rifiuta la benedizione delle unioni dello stesso sesso (vedi anche qui), i cardinali Ladaria e Koch non sono soli nelle loro preoccupazioni circa la direzione della Chiesa in Germania. Papa Francesco ha registrato le sue critiche, in particolare quando ha espresso “drammatica preoccupazione” sugli sviluppi dello scorso anno dopo aver ricevuto il nunzio apostolico tedesco in colloqui privati.

Ma alcuni funzionari a Roma credono che non si stiano facendo passi sufficienti per prevenire un possibile scisma formale. Essi sostengono che sarebbe un grave errore se il piano è quello di lasciare che il Cammino Sinodale si svolga fino a una conclusione, con la probabile approvazione di un’ampia gamma di opinioni dissenzienti su questioni chiave, prima che il Vaticano intervenga formalmente per correggere la direzione dissenziente della Chiesa tedesca.

“La gente è molto preoccupata, nessuno ne è entusiasta”, ha detto una fonte vaticana. “Se i vescovi tedeschi andranno avanti con il cammino sinodale, ci sarà uno scisma, e sarebbe molto brutto – e non una buona tattica – permettere ai vescovi di procedere e poi, alla fine, il Vaticano dice stop.”

Il cardinale Müller ha detto che non “ha grandi speranze” che il Vaticano agisca “perché non sono in grado di capire la gravità della situazione”. Lo ha paragonato alle prime fasi della Riforma, quando la Curia romana “non ha preso le giuste misure” perché erano coinvolti nella politica che consideravano “più importante della missione religiosa della Chiesa”.

“Ora abbiamo un problema simile nel senso che il Vaticano è troppo diplomatico e politico e non analizza teologicamente il grande pericolo”, ha detto, aggiungendo che il Vaticano è oggi più preoccupato “delle buone relazioni con i governi e le Nazioni Unite”. 

Lui e altri a Roma hanno anche paragonato la situazione al tempo di Martin Lutero e Papa Leone X. Troppo preoccupato dagli eventi politici, Leone non riuscì a considerare il movimento luterano con sufficiente serietà e quando intervenne, Lutero aveva già ottenuto un sostegno influente e duraturo.

“Papa Leone aveva una visione superficiale e non poteva capire Lutero”, ha detto il cardinale Müller, che ha scritto un libro del 2017 sulla storia dei papi chiamato Der Papst: Sendung und Auftrag (Il Papa: Missione e Mandato). “Leone non era un teologo, non capiva cosa stesse succedendo”, ha detto.

Ma il cardinale Müller ha sottolineato una “grande differenza” tra quel tempo e oggi, cioè che la questione allora era “i sacramenti, l’autorità dei successori degli apostoli e di San Pietro”. Oggi, ha detto, “stiamo parlando della protestantizzazione della Chiesa, ma non è il protestantesimo dei riformatori, piuttosto è il protestantesimo dei teologi liberali che riducono il cristianesimo” solo a “certe forme morali, individuali o sociali”.

Di Sabino Paciolla