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lunedì 26 aprile 2021

Cavie per legge

Covid. Sull’Evidenza dell’Immoralità dei Vaccini per l’Uomo Medio.


Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un avvocato romano di grande esperienza ci ha inviato questa riflessione in tema di vaccini, da un punto di vista cattolico. Buona lettura. 

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SULL’EVIDENZA DELL’IMMORALITA’ DEI VACCINI PER L’UOMO MEDIO

Non dovrebbe essere necessario essere eruditi o dotti teologi o formati dottrinalmente, e nemmeno cattolici, per poter valutare in coscienza la moralità di un atto. Qualora la questione morale di un atto dovesse essere di difficile lettura per il singolo o per la maggioranza delle persone investite dal problema, tutti ne sarebbero sollevati moralmente. E’ ovvio. 

Con riguardo alla liceità dei vaccini quindi, se la questione morale sottesa fosse così articolata e impervia come molti studiosi ci raccontano, non si porrebbe il problema morale. Ognuno sarebbe assolto nella sua scelta di sottoporsi o no al vaccino, proprio grazie alla difficile individuazione razionale della sua bontà o malizia. 

Appare invece evidente che, soprattutto trattandosi di scelta comportamentale dalle gravi implicazioni che investe di fatto l’intera umanità, è da escludere che appunto tutta l’umanità sia assolta da responsabilità morale nel vaccinarsi o meno. Tale atto ha quindi una valenza morale e non è possibile sottovalutarla. Allo stesso tempo tale valenza morale dovrebbe essere in astratto di facile discernimento.

Il criterio che dovrebbe illuminare il percorso razionale volto a capire quale dovrebbe essere il comportamento di ognuno, tiene conto del fatto che, proprio perché si tratta di una scelta che investe l’intera umanità, per cui la gamma di soggetti impegnati a valutare è infinita, si deve ritenere che il soggetto chiamato a decidere sia quello di conoscenza media, non lo studioso, non il teologo, non il cattolico che studia i documenti del Magistero e le questioni morali.

Quindi abbiamo: un soggetto medio, una condizione storica in cui l’umanità è afflitta da un virus, la proposta insistente e quasi impositiva di sottoporsi a un vaccino (accantoniamo le valutazioni in ordine alla paura che attanaglia molti: la paura potrebbe ovviamente costituire un’attenuante in ordine alla responsabilità morale della scelta, ma altresì un merito nel far prevalere le facoltà intellettive e volitive, nonostante appunto la paura).

Ognuno dovrebbe quindi avere gli strumenti e poter attingere facilmente alla propria esperienza per valutare la bontà dell’atto vaccinale, e tale esperienza, essendo comune a tutti, dovrebbe offrire delle evidenze e delle necessità che da una parte non dovrebbero richiedere approfondimenti scientifici o particolari condizioni antropologiche o culturali o religiose per essere conosciute, e dall’altra dovrebbero costituire la premessa delle ulteriori indagini e non potrebbero perciò essere contrastate o ignorate da qualsiasi successivo processo scientifico. 

L’evidenza per il soggetto medio, attingibile senza eccessivi sforzi o dotte elucubrazioni, è che a meno di un anno dall’insorgere dell’epidemia, il vaccino non possa che essere ancora in fase sperimentale; non sia quindi già stato testato e non se ne conoscano con certezza scientifica gli effetti benefici nonché gli effetti collaterali. Il fatto che si tratti quindi di una terapia “sperimentale” costituisce un dato esperienziale ineludibile e insuperabile che non dovrebbe essere scalfito nemmeno dal pressante “pensiero unico” dominante.

 E questo, sia considerando che si tratti di un vaccino vero e proprio, sia che si tratti di una terapia genica: ciò non rileva, proprio perché il soggetto medio non approfondisce tali profili, non fosse altro perché le sue fonti di conoscenza sono quelle basilari di informazione. Ovviamente, la conoscenza del fatto che possa non trattarsi di un vaccino, ma di una terapia genica, ancor più dovrebbe incidere sull’attivazione della prudenza.

Tornando all’improbabilità che il vaccino sia stato testato, ciò è confermato anche dal succedersi dei fatti, visto che il “mondo scientifico” risponde all’insorgere di eventi avversi con incertezza e palese non conoscenza delle cause, dimostrando l’inesistenza di una previa definitiva sperimentazione scientifica, e soprattutto dando esplicita conferma che la sperimentazione sia in atto proprio sui soggetti vaccinati. A fronte di ciò, l’uomo medio a maggior ragione deduce che il vaccino non sia stato testato e che sia l’uomo stesso a costituire la cavia della sperimentazione.

Tale fatto dovrebbe essere di per sé ignobile e aberrante e indurre chiunque a dubitare fortemente, per poi escluderlo, di poter contemplare come atto prudente e quindi moralmente lecito quello di sottoporsi alla sperimentazione. Sottoporsi quindi al vaccino, in quanto terapia sperimentale, costituisce un attentato alla propria vita e farlo fare ai propri cari o a terzi in generale è un attentato alla vita altrui, non essendo ponderabili sul piano scientifico e prudenziale gli effettivi benefici e soprattutto i danni.

Costituisce pertanto solo un interessante discorso accademico quello fatto da alcuni sulla “liceità” (!!!) morale dei vaccini, anche se derivati dall’utilizzo di feti abortiti volontariamente, che si avvale della teoria sulla cooperazione al male o sull’”appropriazione” del male. Non tutta l’umanità infatti può conoscere tale dato, non tutta l’umanità ha conoscenze rette sulla portata immorale dell’aborto indotto (ciò purtroppo a causa della dilagante coscienza lassa).

Soprattutto non tutti sono in grado di fare o seguire speculazioni così articolate come quelle degli studiosi che ci hanno allietato variamente sul punto, il che esclude la ricaduta morale sull’uomo medio: egli non ne sarebbe responsabile a priori, perché Dio non chiede cose difficili. Il discernimento sulla moralità degli atti è semplice come lo è Dio.

O comunque è alla portata di tutti, e non solo degli studiosi.

Inoltre, il fatto che questi studi portino a risultati antinomici comporterebbe l’opinabilità della scelta o l’equivalenza delle scelte, vaccino sì vaccino no, il che implicherebbe in generale la sua irrilevanza morale.

Volendo però affrontare la questione del materiale abortivo, qualora tale dato costituisse patrimonio dell’uomo medio che deve decidere se vaccinarsi o meno, la valutazione logica da farsi potrebbe essere la seguente. E’ escluso, per quanto detto, che il vaccino costituisca la soluzione di un problema di salute, non essendo sicuri i suoi effetti benefici e non essendo noti i suoi effetti nocivi; è quindi escluso che ciò possa superare il dubbio sulla sua liceità (anche il solo dubbio dovrebbe a maggior ragione fermare ogni atto positivo).

 Ciò posto, è facilmente intuibile anche da parte di un soggetto medio che l’usufruire del risultato di un’operazione di laboratorio in cui siano stati utilizzati feti abortiti implichi una responsabilità morale, in quanto il trarre beneficio implica un consenso esplicito, per facta concludentia, una legittimazione diretta ed un incentivo alla moltiplicazione di quegli atti. Il soggetto medio non si pone il problema che si tratti di cooperazione al male, formale o materiale, o di appropriazione. Ciò che egli rileva è che ciò di cui usufruisce, costituisce il risultato di un atto intrinsecamente malvagio, immorale in sé, a nulla valendo la cooperazione previa, ma valendo sì la cooperazione postuma che è a quel punto diretta e non accidentale per il raggiungimento dello scopo. Chi si avvale del vaccino pur sapendo che è risultato di materiale abortivo non fa che “compiere”, realizzare, l’atto posto in essere all’origine in quanto atto posto proprio con la “finalità” del suo uso. E’ ingannevole pertanto il processo logico tipico della cooperazione al male: non ha importanza quale grado di partecipazione ci sia a monte dell’aborto, ma che si faccia uso di quell’aborto, il che è evidentemente molto peggio. Il lasso di tempo intercorso fra l’aborto e il trarne beneficio non ha rilevanza: è come se si potesse ritenere meno grave o irrilevante la ricettazione fatta oggi di un’opera d’arte rubata secoli fa. La ricettazione è sempre grave se ha come oggetto il frutto di un reato. Il trarre profitto da cose di provenienza illecita costituisce un reato ancor più grave laddove il male all’origine sia particolarmente riprovevole, e lo è addirittura anche laddove non ne siano responsabili gli autori del reato perché non imputabili o non punibili (per un raffronto con il codice penale vedi art. 648).

Sul piano morale, il fatto è viepiù riprovevole laddove è il mondo intero che dovrebbe ritenere lecito, secondo alcuni studiosi, l’uso del vaccino nonostante esso derivi da materiale abortivo. Viene quindi da costoro sottovalutato anche l’ulteriore aggravante data dal lucro (per di più enorme) che ne deriverebbe per la produzione farmaceutica a livello industriale. Gli studiosi che hanno dottamente scritto sul tema tranquillizzandoci sulla liceità morale dei vaccini, non hanno nemmeno considerato che, non trattandosi di una fattispecie morale ascrivibile a casi isolati, circoscritti, non quindi leggibili sotto la lente delle condizioni dell’atto singolo (quanto per esempio a stato di necessità, universalmente esclusa se non sotto l’ottica della paura, o quanto a gravità proporzionale, esclusa perché non risolutiva), ma trattandosi invece di atti di portata universale, essi sono ancor più abominevoli e deprecabili in quanto fanno dell’aborto la salvezza del mondo, con un sofisma che trasforma il male finora avversato (l’aborto), in bene per il genere umano. L’aborto che salva il mondo dal virus: l’esaltazione più ingannevole e diabolica di un atto che grida vendetta al cospetto di Dio. Se quindi non si tratta di cooperazione al male a monte, finisce con l’essere una cooperazione al male sia formale che materiale a valle, a nulla valendo la questione spazio-temporale, perché il consenso all’atto aborto ha una portata omnicomprensiva per il sol fatto di farvi ricorso per la propria salvezza. Ci si rende quindi fruitori consenzienti sia dell’intenzione che dell’atto materiale dell’agente principale.

Non c’è comunque nemmeno bisogno, sempre guardando le cose dal punto di vista del soggetto medio, di dimostrare l’erroneità delle teorie sulla liceità dei vaccini derivanti da materiale abortivo, in quanto tali teorie violano palesemente il principio di non contraddizione, quello per cui si opporrebbero all’evidenza della nocività intrinseca dei vaccini data dal fatto che sono sperimentali e che il sottoporvisi implicherebbe fare da cavie per testarli.

Ciò che fa inorridire gli animalisti, dovrebbe a maggior ragione far inorridire gli uomini.

Marco Tosatti

26 Aprile 2021 Pubblicato da  4 Commenti

https://www.marcotosatti.com/2021/04/26/covid-sullevidenza-dellimmoralita-dei-vaccini-per-luomo-medio/

Un bambino di cinque mesi è tragicamente morto dopo essersi ammalato gravemente poche ore dopo che sua madre aveva ricevuto una dose del vaccino sperimentale Pfizer / BioNTech Covid.

Articolo pubblicato su Daily Expose. La traduzione è a cura di Wanda Massa. 

Bambino-in-ospedale

 

L’incidente è stato segnalato al Vaccine Adverse Event Recording System (la versione USA dello schema MHRA Yellow Card nel Regno Unito) il 4 aprile dal medico che aveva cercato di salvare la vita del bambino solo un paio di settimane prima.

Il rapporto (che può essere trovato qui, ID – 1166062) specifica che la madre del bambino ha ricevuto una seconda dose del vaccino Pfizer il 17 marzo mentre era al lavoro. Ma il giorno dopo il suo bambino di cinque mesi allattato al seno ha sviluppato un’eruzione cutanea ed era inconsolabile. Il bambino si è rifiutato di mangiare e ha sviluppato la febbre.

Il medico che ha stilato il rapporto descrive come la madre abbia portato il bambino gravemente malato al pronto soccorso locale, dove sono state fatte gli accertamenti. Si è scoperto che il bambino aveva enzimi epatici elevati. Il bambino è rimasto in ospedale per il trattamento, ma è tragicamente peggiorato ed è spirato solo due giorni dopo, il 20 marzo 2021.

Il bambino non aveva allergie note, difetti di nascita, disabilità o condizioni preesistenti, e non è stato esposto a nient’altro che il vaccino Pfizer attraverso il latte materno.

Il rapporto elenca anche diverse altre condizioni che si sono sviluppate prima della tragica morte del bambino, oltre agli enzimi epatici elevati come dettagliato nella relazione del medico. Gli enzimi epatici elevati indicano un’infiammazione o un danno alle cellule del fegato, e possono essere causati dall’abuso di alcool o droga.

Il bambino di cinque mesi ha anche sviluppato la porpora trombotica trombocitopenica. Questa è una condizione che porta alla formazione di coaguli di sangue in piccoli vasi sanguigni in tutto il corpo. Questo a sua volta si traduce in un basso numero di piastrine e bassi globuli rossi a causa della loro rottura. Questo causa spesso disfunzioni ai reni, al cuore e al cervello. Questa è proprio la condizione che è stata dimostrata essere causata dal “vaccino” del vettore virale della AstraZeneca. Così ora sembra che abbiamo la prova che il vaccino Pfizer può causare lo stesso disturbo.

Nessun test è stato effettuato per confermare se uno qualsiasi dei “vaccini” sperimentali Covid sia sicuro da usare durante la gravidanza o l’allattamento. Purtroppo quelli abbastanza incauti da assumerlo ancora stanno soffrendo le gravi e tragiche conseguenze delle loro azioni con la morte dei loro figli non ancora nati o appena nati.

Questa non è la prima morte straziante di un bambino a causa dei vaccini Covid, e purtroppo non sarà l’ultima, poiché la determinazione delle autorità a vaccinare ogni uomo, donna e bambino sul pianeta è incrollabile.

Di Wanda Massa

Cavie per legge: lettura salvavita in tempo di Covid

Cavie per legge - libro G. Amato - P. Gulisano
Cavie per legge – libro G. Amato – P. Gulisano

di Wanda Massa

 Questo pregevole saggio probabilmente verrà snobbato dai guidatori mascherati e solitari, dai delatori che allertano i carabinieri perché un paio di ragazzi giocano al pallone o perché il parroco non ha vigilato sui distanziamenti durante la Messa o dai convinti che andrà-tutto-bene perché il Vaccino ci salverà.

Infatti probabilmente non è destinato a coloro che, ipnotizzati e terrorizzati dal martellante terrorismo sanitario, amplificato dai media, hanno irrimediabilmente offuscato la fede e spento la ragione.

Per costoro temo che non ci sia più nulla da fare, neppure i validissimi argomenti magistralmente esposti da due personalità autorevoli come il dott. Paolo Gulisano, epidemiologo e l’avv. Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita.

Per tutti gli altri, invece, questo piccolo libro è uno strumento provvidenziale, una lettura salutare nel senso letterale del termine.

In Cavie per legge si possono trovare chiarimenti su questioni estremamente attuali: sull’utilità dei vaccini in generale e di quelli contro la Sars-Cov2 in particolare, sull’immunità naturale e di gregge, sull’effettiva liceità dell’obbligo a sottoporsi ad una terapia genica sperimentale e contaminata dall’aborto.

Chiarimenti che vengono forniti alla luce della storia della medicina, del diritto, dell’economia, della statistica, dell’esperienza sul campo, ma soprattutto sulla base del principio cardine della medicina ippocratica: PRIMUM NON NOCERE.

Il lettore è stimolato a riflettere sull’attendibilità della narrativa dominante in merito all’evoluzione del Covid-19 con semplici interrogativi, documentati e basati su fatti.

Vi anticipo un assaggio.

Le grandi epidemie del passato, dalla Spagnola alla Asiatica, fino alla Sars del 2002, non sono mai durate più di un anno. Per quale motivo questo virus dovrebbe continuare a circolare imperterrito per altri cinque anni o per tutta la nostra esistenza, come sostiene Bill Gates che vede il nostro futuro come una vita di richiami vaccinali?

Il mainstream non fornisce al riguardo alcuna spiegazione scientifica.

Si tratta quindi di una mera ipotesi, peraltro smentita da tutta la storia delle epidemie, ben nota al dottor Gulisano che a quell’argomento ha dedicato un libro.

La stessa posizione è condivisa dal professor Giulio Tarro, il maggior virologo italiano, che ritiene che il virus andrà ad esaurirsi spontaneamente e sparirà com’è accaduto con l’epidemia della Spagnola.

In questo piccolo libro troverete abbondanza di argomenti per confutare chiunque sostenga, in buona o cattiva fede, il dovere morale di vaccinarsi, ovvero di offrire il proprio corpo ad una terapia genica sperimentale.

Il mio consiglio per il vostro benessere fisico e psicologico in questi tempi difficili è molto semplice: spegnete la televisione, mettete da parte il cellulare e immergetevi nella lettura delle 50 pagine di Cavie per legge.

Ne vale la pena. La posta in gioco siamo noi: la nostra libertà e la nostra vita.

 Il libro può essere acquistato qui

https://www.sabinopaciolla.com/cavie-per-legge-lettura-salvavita-in-tempo-di-covid/

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