ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 8 giugno 2021

Vere e proprie profezie sul futuro del mondo e della Chiesa

Nuova spiegazione del SOGNO DELLE 2 COLONNE di San Giovanni Bosco


Cari amici, Sergio Russo, il poliedrico artigiano-scrittore noto per i suoi contributi sul web (che hanno particolare risonanza soprattutto grazie al blog di Marco Tosatti dove spesso trovano spazio) mi ha inviato un testo molto interessante che presento alla vostra attenta e meditata lettura. Riguarda il notissimo sogno delle due colonne di San Giovanni Bosco del quale l'autore ha dato una nuova originale interpretazione, non priva di numerosi spunti per decifrare il nostro critico e misterioso momento storico. Buona lettura


_________

Uno dei più famosi sogni di san Giovanni Bosco è, senza dubbio, quello chiamato “il sogno delle due colonne”, che però in realtà – come tanti altri sogni di Don Bosco – erano delle vere e proprie profezie sul futuro del mondo e della Chiesa!
Di tale sogno dunque (meglio, su tale profezia) dovete sapere che il Cardinale Schuster – che fu Arcivescovo di Milano negli anni ’50, e che dopo la sua morte fu proclamato Beato – ne aveva una così alta opinione che un giorno disse ad un Religioso Salesiano: «Ho visto riprodotta la visione delle due colonne. Dica ai suoi Superiori che la facciano riprodurre in stampe e cartoline, e la diffondano in tutto il mondo cattolico, perché questa visione di Don Bosco è di grande attualità: la Chiesa e il popolo cristiano si salveranno [da notare il tempo al futuro!] con queste due devozioni: l’Eucaristia e Maria, Aiuto dei Cristiani».

Tale sogno dunque, fu narrato per la prima volta nell’anno 1862, io mi soffermerò, ove necessario, su alcuni passaggi salienti:

«Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro, a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario ed il mare agitato sembra favorire i nemici.

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione:
 “AUXILIUM CHRISTIANORUM” [Aiuto dei Cristiani]; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia di grandezza propor zionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “SALUS CREDENTIUM” [Salvezza dei Credenti]. Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidersi sul da farsi.»

Prestate attenzione a quel che dice ora Don Bosco:

«Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.»

Ecco allora: questa prima adunata intorno al Papa sembra proprio essere stata la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano I, tenutosi a Roma nel 1870; ma esso non poté concludersi, poiché in quello stesso anno le truppe sabaude invasero lo Stato Pontificio, il quale venne poi annesso al Regno d’Italia.

«Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.»

Ecco ancora! Questo invece, pare essere stato proprio il Concilio Ecumenico Vaticano II. Da notare tuttavia, come Don Bosco in finale dica: … ma la burrasca ritornò spaventosa (il Santo narra questo sogno nell’anno 1862); ebbene, quasi con le identiche parole, esattamente 110 anni dopo, il Papa Paolo VI, all’indomani del Concilio Vaticano II (e siamo quindi nel 1972) pronuncia queste altrettanto tragiche parole: «Credevamo che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, di buio, di ricerca, di incertezza!»

«Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali, tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une, con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre, con i cannoni, con i fucili, con i rostri.»

Attenzione! Qui veniamo a sapere invece quali siano le due tattiche preferite dal Nemico, quando egli combatte contro la Chiesa e contro i Cristiani.

Infatti Don Bosco dice: “con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie”. Questa è dunque la prima tattica, quella della seduzione, che è sovente accompagnata dalla calunnia; quando però poi, queste due armi non sono più sufficienti, ecco subentrare la tattica successiva: “con i cannoni, con i fucili, con i rostri”, vale a dire mediante la violenza, seguita dalla persecuzione, che degenera in oppressione.

«Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporti nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare.»

Da notare adesso questo: abbiamo appena letto (nel punto ove Don Bosco racconta che: “…i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare.”) come i nemici della Chiesa, dopo i guasti che erano riusciti a fare nel cosiddetto periodo post-conciliare, invece di cantare vittoria, abbiano piuttosto ricevuto una sonora sconfitta (ma non certamente hanno perso la guerra, poiché li ritroveremo nuovamente più avanti, tali nemici, tentare un’altra carta). La spiegazione a questa débâcle degli avversari, trovandoci noi ora nel pieno della storia contemporanea, è data dall’avvento sulla scena del mondo e della Chiesa, di quello stupendo Papa, il “totus tuus”, che è stato Giovanni Paolo II.

Infatti, in quegli stessi anni (1970-80) l’ideologia marxista, avendo sedotto tanti religiosi, sacerdoti, e persino vescovi, pervenne al risultato di creare un grave disorientamento nella compagine ecclesiale e pure fra il popolo cristiano (le cui conseguenze purtroppo, perdurano ancora oggi), giungendo persino ad inquinare – sebbene temporaneamente – le limpide acque della dottrina cattolica (san Giovanni Bosco, in un altro celebre sogno, dice che “i cavalli dei cosacchi si sarebbero abbeverati alle fontane di san Pietro”, pensate un po’!).

Provvidenzialmente però il papa polacco, docilissimo strumento nelle mani dell’Immacolata, fu proprio egli il principale artefice che in seguito contribuì al crollo dell’impero sovietico, ateo e materialista, simboleggiato nella caduta del “Muro di Berlino”, avvenuta nel fatidico anno 1989.

Tornando quindi alla narrazione del sogno di Don Bosco, questo così prosegue:

«Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie.». Pertanto: esaurite le due precedenti tattiche, al Nemico non rimane che ricorrere al suo – chiamiamolo così – “piano segreto”, vale a dire “combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie”; questo significa che d’ora innanzi egli tenterà di agire dall’interno, nella stessa Chiesa, cercando di infiltrarsi e mimetizzarsi e seducendo tutti coloro che gli sarà possibile, convincendoli a schierarsi dalla sua parte.

Quindi ora – facciamo ben attenzione a quel che segue – nella narrazione del sogno vien detto che:

«Ad un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici, sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.»

Ergo, lasciando al momento da parte l’interpretazione – pur degna di nota – che vede nelle parole “il Papa, colpito gravemente, cade”, l’attentato a Giovanni Paolo II (in cui realmente egli fu “colpito gravemente”, ma non morì), desidero invece porre adesso la vostra attenzione su questo medesimo passaggio del sogno, poiché si tratta di ricollegarlo a quel che immediatamente lo precede, quando il Santo accenna al “combattimento ad armi corte” – ricordate? – figura questa, che simboleggia: i nemici penetrati all’interno della Chiesa stessa.

Orbene, in questa formidabile descrizione di Don Bosco sui nostri tempi, credo di non sbagliare dicendo che, quando egli usa il termine “Papa”, non si riferisca tanto ai singoli pontefici (i quali si sono succeduti da allora sino ai nostri giorni) quanto piuttosto la sua intenzione sia quella di riferirsi alla istituzione stessa del Papato, e ciò sembra essere confermato da due fatti storici, che adesso vi vado ad illustrare.

Come abbiamo visto, quella “prima convocazione attorno al Papa” – cioè il Concilio Vaticano I – non poté essere conclusa a motivo dei gravi moti risorgimentali e massonici orditi contro lo Stato della Chiesa, ciò nonostante in tale assise, Pio IX fece in tempo comunque a proclamare il dogma (ed in questo evidentemente il santo Padre ricevette una luce particolare dall’Alto) del “primato e infallibilità del Romano Pontefice”, e ne scopriremo il perché.

Nella “seconda convocazione attorno al Papa” invece – cioè il Concilio Vaticano II – le spinte moderniste e massoniche cercarono di fare tutto il possibile per mettere a segno il loro, chiamiamolo “colpaccio”, sennonché, anche se vi andarono molto vicini, pur tuttavia non riuscirono completamente nel loro intento.

A conferma di tale ipotesi, vi è infatti un documento conciliare, la Lumen Gentium (costituzione dogmatica sulla Chiesa), che al suo interno contiene un capitolo riguardante l’Episcopato.

Ebbene, proprio in tale capitolo i modernisti si erano riproposti di far passare, sebbene con parole velate ed alquanto ambigue, il concetto di “potestà autonoma del collegio dei Vescovi”, da esercitare quasi in antagonismo con quella, ben altra suprema autorità, che possiede soltanto ed unicamente il Romano Pontefice. Tant’è vero che il Papa Paolo VI si ritrovò costretto ad intervenire personalmente, apponendo (al suddetto capitolo) quella oramai famosa “Nota Prævia”, nella quale dovette ribadire la norma – conforme alla Dottrina, plurisecolare nella Chiesa – concernente la insindacabile autonomia e il pieno governo, che possiede soltanto il Vicario di Cristo, il Successore di Pietro, il Supremo Pontefice!

Fu questo dunque, quel primo ma piccolo “sassolino”, messo a tamponare la mortale falla, che in quegli anni si era cominciata ad aprire nella barca di Pietro.

A conferma di quanto sopra detto, questa medesima Nota Prævia è considerata da tutti quei vescovi, religiosi e laici, progressisti, alla stregua di una inammissibile ingerenza (!) del Papa, nei confronti dei Padri conciliari. Ne consegue che: è proprio in tale momento storico che vanno poste le parole di Don Bosco “a un tratto il Papa (cioè il Papato) colpito gravemente cade”.

Infatti, questa contestazione al Supremo Pastore – che si rese palese durante i lavori conciliari – fu poi la medesima che si diffuse nel tormentato periodo post-conciliare (anni Settanta/Ottanta), contestazione che è stata magistralmente stimmatizzata – ne cito uno, fra tanti – da don Stefano Gobbi nel suo noto “libro azzurro”, quando parla appunto della Massoneria infiltrata all’interno della Chiesa, cioè la Massoneria ecclesiastica, che si è diffusa soprattutto fra i membri della Gerarchia.

Riprendendo dunque la narrazione del sogno di Don Bosco notiamo che egli, dopo aver detto che “il Papa colpito gravemente cade”, aggiunge che subito è soccorso [sempre da intendersi il Papato]”.

È quindi in tali parole “subito è soccorso”, che adesso si possono far combaciare quei due splendidi pontificati: di san Giovanni Paolo II prima, e di Benedetto XVI dopo, (in verità sempre, questi due papi hanno operato insieme: Giovanni Paolo, appoggiandosi a Joseph Ratzinger, il “guardiano” della retta Fede, e Benedetto, ispirandosi al suo santo predecessore, che teneva come celeste consigliere e patrono); due infaticabili pontefici pertanto, che hanno iniziato l’uno, e proseguito l’altro, quella immane opera di restauro spirituale, tutta volta a riparare i danni (“… avveniva talvolta che, la grande nave, percossa da formidabili colpi, riportasse nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spirava un soffio dalle due colonne e le falle si richiudevano e i fori si otturavano…”), danni provocati da modernismo e relativismo!

Poi Don Bosco, proseguendo ancora nel racconto, dice che “cade una seconda volta (il Papa, cioè il Papato), e muore”! Ora però, siamo davvero giunti ai nostri giorni, quelli attuali (che pur tuttavia si stanno continuamente evolvendo, sviluppandosi nei molteplici accadimenti e fatti contemporanei).

Chi ha avuto modo di seguire le vicende contemporanee della Chiesa, e si ricorda del doloroso annunzio, da parte di Benedetto XVI, della rinuncia ad esercitare – attenzione bene, parole testuali – “il servizio attivo del ministero petrino” [da cui ne deriva necessariamente, che Benedetto XVI possiede ancora la potestà contemplativo-spirituale la quale, a incontestabile giudizio del Signore Gesù, (vedi il racconto evangelico di Marta e Maria, vita attiva e vita contemplativa) rimane veramente l’unica cosa necessaria da perseguire!]. Chi ha seguito tali vicende dicevo, sarà anche venuto a conoscenza di come, nel comunicare quel suo inconsueto e clamoroso ritiro, Benedetto XVI fu spinto (questo non lo dice egli direttamente, ma è trapelato recentemente da fonti molto autorevoli ed affidabili) da forti pressioni di cardinali e prelati, che non tolleravano più le sue ferme prese di posizione, specialmente a favore della Tradizione, e soprattutto a sostegno della Liturgia (con la liberalizzazione del Rito Tridentino); ma in tutto ciò Papa Ratzinger, non stava facendo altro se non che proseguire in quella sua opera di pulizia spirituale, proprio contro quella famosa “sporcizia” (da lui stesso denunciata nell’ultima Via Crucis al Colosseo, subito prima di essere eletto papa), presente e dilagante all’interno della Chiesa medesima. Evidentemente però, non la pensavano alla stessa maniera molti prelati di Curia e varie Conferenze episcopali: riuscendo essi in tal modo, a mettere a segno quest’altro “colpaccio” veramente eclatante!

Dal 1862, anno in cui raccontava Don Bosco tale sogno, fino ad oggi (di cui prendo come riferimento la data del 13 marzo 2013, giorno in cui fu eletto il cardinal Bergoglio, quel vescovo argentino venuto “dalla fine del mondo”) mai nessun papa, prima di lui, affacciandosi al loggiato di san Pietro, essendo appena stato eletto, ha esordito definendo se stesso “Vescovo di Roma”!

È forse un “vescovo vestito di bianco”, e non più il Papa (al quale unicamente il Signore ha promesso che “le porte degli inferi non avrebbero prevalso contro la Sua Chiesa!”) che si è messo alla testa di altrettanti vescovi, con il perverso intento di portare a compimento quell’opera di autodemolizione, denunciata dagli ultimi papi e profetizzata da santi, mistici e veggenti? «Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici, sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio», dice Don Bosco.

Stando ai fatti dunque… certamente facciamo l’amara constatazione di una crescente “protestantizzazione”, penetrata lentamente, ma costantemente, all’interno della Chiesa Cattolica, assieme ad un senso d’impotenza, per tali disastri spirituali, via via verificatisi nel corso degli anni, e che anzi tuttora continuano ad accadere!

Probabilmente però, non siamo ancora forse ben consapevoli di come anche un altro tremendo “virus” spirituale stia infettando la Cattolicità. Esso ha un nome un po’ particolare: autocefalìa, consistendo questa nel deleterio modo di operare “pastoralmente”, che porta molti Vescovi a ritenere che:

“… La Chiesa si appoggi unicamente sulle Chiese locali, cioè sulla visibilità locale. Ciò è ben osservabile all’interno stesso dell’Ortodossia [cioè le Chiese Orien tali], poiché i vescovi e le Chiese in cui l’Ortodossia si articola, hanno totalmente consolidato il principio di autonomia, ognuno fa di testa sua (tale, è il significato letterale di autocefale). Gli ortodossi sanno che proprio questo è il loro grande problema. La struttura ecclesiologica affermatasi nei secoli è arrivata a tal punto che non sono in grado di uscirne.

L’autocefalia è una specie di virus che diventa un principio di distruzione della Chiesa, e purtroppo ha attaccato anche la Chiesa cattolica. Basti pensare all’elefantiasi delle conferenze episcopali (nazionali, regionali, territoriali) che praticamente vogliono dettare legge pure alla sede apostolica di Roma. Il rischio è grave: la realtà – non da oggi – è che c’è un tentativo da parte di alcune conferenze episcopali di costituirsi come alter ego della Santa Sede, dimenticando che le conferenze episcopali non sono di istituzione divina. Sono degli organismi ecclesiali che quindi hanno tutti i limiti degli organismi umani. Neanche l’autorità di un singolo Vescovo può essere surclassata da una conferenza episcopale. Ma oggi si assiste a questo, al lento, indiretto esautoramento dell’autorità del singolo vescovo da parte delle Conferenze episcopali. […] Ma tuttavia, come insegna il Concilio Vaticano II, il collegio dei vescovi non è mai senza il suo capo.
 [cfr la “Nota Prævia” di Paolo VI: il “sassolino” che tampona la falla!].

Se non provvediamo subito a curare questo virus rischieremo di trovarci anche noi in situazioni analoghe – e direi sempre più difficili – a quelle dei cosiddetti fratelli separati.” [Quella sopra riportata è una “lucida analisi contemporanea”, a firma dell’autorevole liturgista don Nicola Bux].

Ecco quindi la conclusione del “sogno” di Don Bosco: questa parte finale, a mio avviso, appartiene senza dubbio al futuro. Ho però la strana sensazione che si riferisca ad un futuro oramai molto prossimo:

«Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. [Che sia forse quel “Pietro Romano”?]. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’àncora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta, a un’altra àncora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.

Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma.»
 [La sospirata “era di pace”!].

Siamo dunque giunti al momento in cui voi vi starete adesso chiedendo: «Ma perché presentare come novità le “due colonne”, visto che l’Eucaristia e l’Immacolata, da sempre, sono presenti nella Chiesa?». Orbene, allora io vi rispondo che: sì, queste sono certamente presenti nel tesoro della Santa Chiesa, però esse sono ben lungi dal poter effondere tutto il loro meraviglioso e benefico potenziale sull’insieme dei credenti. E purtroppo, ciò non può ancora avvenire, causa le seguenti tre motivazioni:

prima motivazione) Nel “sogno” di Don Bosco, che abbiamo appena letto – l’Immacolata “Aiuto dei Cristiani” e Gesù Eucaristico “Salvezza dei Credenti” – vengono presentati come l’ultima àncora di salvezza per la Chiesa, in modo tale che quest’ultima possa finalmente trionfare, in maniera definitiva, su tutti i suoi nemici. Purtroppo però, tale risolutrice situazione, è a tutti evidente come essa sia attualmente disattesa.

Il motivo di questa deplorevole mancanza di affidamento nelle “Due Colonne” risiede nel fatto che la “suprema ostensione”, di tali splendide luci, che attendono ancora di poter rifulgere nella Chiesa e nel mondo, è tuttora procrastinata e completamente inadempiuta da parte della Gerarchia Cattolica.

Ecco quindi quanto appare urgente e necessario oggi, elevare queste due maestose colonne sopra il tempestoso mare della vita e delle vicende umane, considerando queste, le sole àncore di salvataggio per la Chiesa, per il mondo e per la salvezza delle anime.

Gesù Eucaristico e l’Immacolata pertanto – e ci tengo a ribadirlo – saranno dunque l’unico approdo risolutivo, al termine dei grandi accadimenti storici a livello mondiale, narrati in quella stupenda profezia di san Giovanni Bosco. La conclusione del sogno (e questo è a tutti evidente!) deve ancora concretamente realizzarsi: l’affrettarsi di tale meraviglioso evento è adesso affidato unicamente all’ardente fede ed alla implorante preghiera di tutti i credenti!

Seconda motivazione) Ai nostri giorni poi, meno che meno, siamo ben lontani da un profondo e radicato amore eucaristico – sorgente senza eguali, meravigliosamente prodiga nel donare grazie spirituali, sapienza creativa ed impensabili acquisizioni – e purtroppo, clero e popolo cristiano (generalmente parlando) sono invece giunti ad una banalizzazione del SacramentoSantissimo per eccellenza, da tutti costoro oggi considerato alla stregua di una “semplice cena conviviale”, o conforto della comunità, anziché – come dovrebbe al contrario essere tenuto – quale Supremo Sacrificio d’Amore di Dio per l’uomo!

Per cui il credente, se meditasse tale meravigliosa realtà (questa, dottrinalmente corretta!), sarebbe allora sospinto ad amare e adorare Gesù Cristo Signore, assimilandone sempre più in sé medesimo, la sua recondita profondità liturgica e il suo fervente spirito adorante. Diverrebbe così – lui stesso, il credente – anch’egli “figlio”, in comunione col Padre, tutto immedesimato e quasi immerso in quella sconfinata beatitudine, che è pace, delizia, gioia, nella gloria dell’Altissimo… cos’altro, se non questo, è ciò che godremo eternamente in Cielo!

terza motivazione) Infine, la beata Vergine Maria – oggi oscurata a causa di un misero e fuorviante ecumenismo (specialmente verso i protestanti) – è ben lungi dall’essere considerata la Sovrana Imperatrice dell’Universo; al contrario, per il “cattolico adulto” dei nostri giorni, Ella è invece: una semplice ragazza ebrea, quasi inconsapevole del grande compito che Dio le affidava.

Ma tale assurda “opinione” però, va esattamente in senso contrario a quello che invece hanno sempre ritenuto tutti i santi Teologi e Dottori della Chiesa, i quali senza esitazione affermano – come ha ben sintetizzato san Luigi Maria Grignon da Monfort – che la Santissima Trinità ha voluto porre Maria “al di sopra di tutto ciò che è al di sotto di Dio”, il che tradotto significa: sopra tutto e tutti (Dio escluso)!

Quando nCari amici, Sergio Russo, il poliedrico artigiano-scrittore noto per i suoi contributi sul web (che hanno particolare risonanza soprattutto grazie al blog di Marco Tosatti dove spesso trovano spazio) mi ha inviato un testo molto interessante che presento alla vostra attenta e meditata lettura. Riguarda il notissimo sogno delle due colonne di San Giovanni Bosco del quale l'autore ha dato una nuova originale interpretazione, non priva di numerosi spunti per decifrare il nostro critico e misterioso momento storico. Buona lettura.


_________


Uno dei più famosi sogni di san Giovanni Bosco è, senza dubbio, quello chiamato “il sogno delle due colonne”, che però in realtà – come tanti altri sogni di Don Bosco – erano delle vere e proprie profezie sul futuro del mondo e della Chiesa!
Di tale sogno dunque (meglio, su tale profezia) dovete sapere che il Cardinale Schuster – che fu Arcivescovo di Milano negli anni ’50, e che dopo la sua morte fu proclamato Beato – ne aveva una così alta opinione che un giorno disse ad un Religioso Salesiano: «Ho visto riprodotta la visione delle due colonne. Dica ai suoi Superiori che la facciano riprodurre in stampe e cartoline, e la diffondano in tutto il mondo cattolico, perché questa visione di Don Bosco è di grande attualità: la Chiesa e il popolo cristiano si salveranno [da notare il tempo al futuro!] con queste due devozioni: l’Eucaristia e Maria, Aiuto dei Cristiani».

Tale sogno dunque, fu narrato per la prima volta nell’anno 1862, io mi soffermerò, ove necessario, su alcuni passaggi salienti:

«Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro, a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario ed il mare agitato sembra favorire i nemici.

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione:
 “AUXILIUM CHRISTIANORUM” [Aiuto dei Cristiani]; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia di grandezza propor zionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “SALUS CREDENTIUM” [Salvezza dei Credenti]. Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidersi sul da farsi.»

Prestate attenzione a quel che dice ora Don Bosco:

«Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.»

Ecco allora: questa prima adunata intorno al Papa sembra proprio essere stata la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano I, tenutosi a Roma nel 1870; ma esso non poté concludersi, poiché in quello stesso anno le truppe sabaude invasero lo Stato Pontificio, il quale venne poi annesso al Regno d’Italia.

«Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.»

Ecco ancora! Questo invece, pare essere stato proprio il Concilio Ecumenico Vaticano II. Da notare tuttavia, come Don Bosco in finale dica: … ma la burrasca ritornò spaventosa (il Santo narra questo sogno nell’anno 1862); ebbene, quasi con le identiche parole, esattamente 110 anni dopo, il Papa Paolo VI, all’indomani del Concilio Vaticano II (e siamo quindi nel 1972) pronuncia queste altrettanto tragiche parole: «Credevamo che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, di buio, di ricerca, di incertezza!»

«Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali, tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une, con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre, con i cannoni, con i fucili, con i rostri.»

Attenzione! Qui veniamo a sapere invece quali siano le due tattiche preferite dal Nemico, quando egli combatte contro la Chiesa e contro i Cristiani.

Infatti Don Bosco dice: “con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie”. Questa è dunque la prima tattica, quella della seduzione, che è sovente accompagnata dalla calunnia; quando però poi, queste due armi non sono più sufficienti, ecco subentrare la tattica successiva: “con i cannoni, con i fucili, con i rostri”, vale a dire mediante la violenza, seguita dalla persecuzione, che degenera in oppressione.

«Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporti nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare.»

Da notare adesso questo: abbiamo appena letto (nel punto ove Don Bosco racconta che: “…i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare.”) come i nemici della Chiesa, dopo i guasti che erano riusciti a fare nel cosiddetto periodo post-conciliare, invece di cantare vittoria, abbiano piuttosto ricevuto una sonora sconfitta (ma non certamente hanno perso la guerra, poiché li ritroveremo nuovamente più avanti, tali nemici, tentare un’altra carta). La spiegazione a questa débâcle degli avversari, trovandoci noi ora nel pieno della storia contemporanea, è data dall’avvento sulla scena del mondo e della Chiesa, di quello stupendo Papa, il “totus tuus”, che è stato Giovanni Paolo II.

Infatti, in quegli stessi anni (1970-80) l’ideologia marxista, avendo sedotto tanti religiosi, sacerdoti, e persino vescovi, pervenne al risultato di creare un grave disorientamento nella compagine ecclesiale e pure fra il popolo cristiano (le cui conseguenze purtroppo, perdurano ancora oggi), giungendo persino ad inquinare – sebbene temporaneamente – le limpide acque della dottrina cattolica (san Giovanni Bosco, in un altro celebre sogno, dice che “i cavalli dei cosacchi si sarebbero abbeverati alle fontane di san Pietro”, pensate un po’!).

Provvidenzialmente però il papa polacco, docilissimo strumento nelle mani dell’Immacolata, fu proprio egli il principale artefice che in seguito contribuì al crollo dell’impero sovietico, ateo e materialista, simboleggiato nella caduta del “Muro di Berlino”, avvenuta nel fatidico anno 1989.

Tornando quindi alla narrazione del sogno di Don Bosco, questo così prosegue:

«Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie.». Pertanto: esaurite le due precedenti tattiche, al Nemico non rimane che ricorrere al suo – chiamiamolo così – “piano segreto”, vale a dire “combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie”; questo significa che d’ora innanzi egli tenterà di agire dall’interno, nella stessa Chiesa, cercando di infiltrarsi e mimetizzarsi e seducendo tutti coloro che gli sarà possibile, convincendoli a schierarsi dalla sua parte.

Quindi ora – facciamo ben attenzione a quel che segue – nella narrazione del sogno vien detto che:

«Ad un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici, sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.»

Ergo, lasciando al momento da parte l’interpretazione – pur degna di nota – che vede nelle parole “il Papa, colpito gravemente, cade”, l’attentato a Giovanni Paolo II (in cui realmente egli fu “colpito gravemente”, ma non morì), desidero invece porre adesso la vostra attenzione su questo medesimo passaggio del sogno, poiché si tratta di ricollegarlo a quel che immediatamente lo precede, quando il Santo accenna al “combattimento ad armi corte” – ricordate? – figura questa, che simboleggia: i nemici penetrati all’interno della Chiesa stessa.

Orbene, in questa formidabile descrizione di Don Bosco sui nostri tempi, credo di non sbagliare dicendo che, quando egli usa il termine “Papa”, non si riferisca tanto ai singoli pontefici (i quali si sono succeduti da allora sino ai nostri giorni) quanto piuttosto la sua intenzione sia quella di riferirsi alla istituzione stessa del Papato, e ciò sembra essere confermato da due fatti storici, che adesso vi vado ad illustrare.

Come abbiamo visto, quella “prima convocazione attorno al Papa” – cioè il Concilio Vaticano I – non poté essere conclusa a motivo dei gravi moti risorgimentali e massonici orditi contro lo Stato della Chiesa, ciò nonostante in tale assise, Pio IX fece in tempo comunque a proclamare il dogma (ed in questo evidentemente il santo Padre ricevette una luce particolare dall’Alto) del “primato e infallibilità del Romano Pontefice”, e ne scopriremo il perché.

Nella “seconda convocazione attorno al Papa” invece – cioè il Concilio Vaticano II – le spinte moderniste e massoniche cercarono di fare tutto il possibile per mettere a segno il loro, chiamiamolo “colpaccio”, sennonché, anche se vi andarono molto vicini, pur tuttavia non riuscirono completamente nel loro intento.

A conferma di tale ipotesi, vi è infatti un documento conciliare, la Lumen Gentium (costituzione dogmatica sulla Chiesa), che al suo interno contiene un capitolo riguardante l’Episcopato.

Ebbene, proprio in tale capitolo i modernisti si erano riproposti di far passare, sebbene con parole velate ed alquanto ambigue, il concetto di “potestà autonoma del collegio dei Vescovi”, da esercitare quasi in antagonismo con quella, ben altra suprema autorità, che possiede soltanto ed unicamente il Romano Pontefice. Tant’è vero che il Papa Paolo VI si ritrovò costretto ad intervenire personalmente, apponendo (al suddetto capitolo) quella oramai famosa “Nota Prævia”, nella quale dovette ribadire la norma – conforme alla Dottrina, plurisecolare nella Chiesa – concernente la insindacabile autonomia e il pieno governo, che possiede soltanto il Vicario di Cristo, il Successore di Pietro, il Supremo Pontefice!

Fu questo dunque, quel primo ma piccolo “sassolino”, messo a tamponare la mortale falla, che in quegli anni si era cominciata ad aprire nella barca di Pietro.

A conferma di quanto sopra detto, questa medesima Nota Prævia è considerata da tutti quei vescovi, religiosi e laici, progressisti, alla stregua di una inammissibile ingerenza (!) del Papa, nei confronti dei Padri conciliari. Ne consegue che: è proprio in tale momento storico che vanno poste le parole di Don Bosco “a un tratto il Papa (cioè il Papato) colpito gravemente cade”.

Infatti, questa contestazione al Supremo Pastore – che si rese palese durante i lavori conciliari – fu poi la medesima che si diffuse nel tormentato periodo post-conciliare (anni Settanta/Ottanta), contestazione che è stata magistralmente stimmatizzata – ne cito uno, fra tanti – da don Stefano Gobbi nel suo noto “libro azzurro”, quando parla appunto della Massoneria infiltrata all’interno della Chiesa, cioè la Massoneria ecclesiastica, che si è diffusa soprattutto fra i membri della Gerarchia.

Riprendendo dunque la narrazione del sogno di Don Bosco notiamo che egli, dopo aver detto che “il Papa colpito gravemente cade”, aggiunge che subito è soccorso [sempre da intendersi il Papato]”.

È quindi in tali parole “subito è soccorso”, che adesso si possono far combaciare quei due splendidi pontificati: di san Giovanni Paolo II prima, e di Benedetto XVI dopo, (in verità sempre, questi due papi hanno operato insieme: Giovanni Paolo, appoggiandosi a Joseph Ratzinger, il “guardiano” della retta Fede, e Benedetto, ispirandosi al suo santo predecessore, che teneva come celeste consigliere e patrono); due infaticabili pontefici pertanto, che hanno iniziato l’uno, e proseguito l’altro, quella immane opera di restauro spirituale, tutta volta a riparare i danni (“… avveniva talvolta che, la grande nave, percossa da formidabili colpi, riportasse nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spirava un soffio dalle due colonne e le falle si richiudevano e i fori si otturavano…”), danni provocati da modernismo e relativismo!

Poi Don Bosco, proseguendo ancora nel racconto, dice che “cade una seconda volta (il Papa, cioè il Papato), e muore”! Ora però, siamo davvero giunti ai nostri giorni, quelli attuali (che pur tuttavia si stanno continuamente evolvendo, sviluppandosi nei molteplici accadimenti e fatti contemporanei).

Chi ha avuto modo di seguire le vicende contemporanee della Chiesa, e si ricorda del doloroso annunzio, da parte di Benedetto XVI, della rinuncia ad esercitare – attenzione bene, parole testuali – “il servizio attivo del ministero petrino” [da cui ne deriva necessariamente, che Benedetto XVI possiede ancora la potestà contemplativo-spirituale la quale, a incontestabile giudizio del Signore Gesù, (vedi il racconto evangelico di Marta e Maria, vita attiva e vita contemplativa) rimane veramente l’unica cosa necessaria da perseguire!]. Chi ha seguito tali vicende dicevo, sarà anche venuto a conoscenza di come, nel comunicare quel suo inconsueto e clamoroso ritiro, Benedetto XVI fu spinto (questo non lo dice egli direttamente, ma è trapelato recentemente da fonti molto autorevoli ed affidabili) da forti pressioni di cardinali e prelati, che non tolleravano più le sue ferme prese di posizione, specialmente a favore della Tradizione, e soprattutto a sostegno della Liturgia (con la liberalizzazione del Rito Tridentino); ma in tutto ciò Papa Ratzinger, non stava facendo altro se non che proseguire in quella sua opera di pulizia spirituale, proprio contro quella famosa “sporcizia” (da lui stesso denunciata nell’ultima Via Crucis al Colosseo, subito prima di essere eletto papa), presente e dilagante all’interno della Chiesa medesima. Evidentemente però, non la pensavano alla stessa maniera molti prelati di Curia e varie Conferenze episcopali: riuscendo essi in tal modo, a mettere a segno quest’altro “colpaccio” veramente eclatante!

Dal 1862, anno in cui raccontava Don Bosco tale sogno, fino ad oggi (di cui prendo come riferimento la data del 13 marzo 2013, giorno in cui fu eletto il cardinal Bergoglio, quel vescovo argentino venuto “dalla fine del mondo”) mai nessun papa, prima di lui, affacciandosi al loggiato di san Pietro, essendo appena stato eletto, ha esordito definendo se stesso “Vescovo di Roma”!

È forse un “vescovo vestito di bianco”, e non più il Papa (al quale unicamente il Signore ha promesso che “le porte degli inferi non avrebbero prevalso contro la Sua Chiesa!”) che si è messo alla testa di altrettanti vescovi, con il perverso intento di portare a compimento quell’opera di autodemolizione, denunciata dagli ultimi papi e profetizzata da santi, mistici e veggenti? «Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici, sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio», dice Don Bosco.

Stando ai fatti dunque… certamente facciamo l’amara constatazione di una crescente “protestantizzazione”, penetrata lentamente, ma costantemente, all’interno della Chiesa Cattolica, assieme ad un senso d’impotenza, per tali disastri spirituali, via via verificatisi nel corso degli anni, e che anzi tuttora continuano ad accadere!

Probabilmente però, non siamo ancora forse ben consapevoli di come anche un altro tremendo “virus” spirituale stia infettando la Cattolicità. Esso ha un nome un po’ particolare: autocefalìa, consistendo questa nel deleterio modo di operare “pastoralmente”, che porta molti Vescovi a ritenere che:

“… La Chiesa si appoggi unicamente sulle Chiese locali, cioè sulla visibilità locale. Ciò è ben osservabile all’interno stesso dell’Ortodossia [cioè le Chiese Orien tali], poiché i vescovi e le Chiese in cui l’Ortodossia si articola, hanno totalmente consolidato il principio di autonomia, ognuno fa di testa sua (tale, è il significato letterale di autocefale). Gli ortodossi sanno che proprio questo è il loro grande problema. La struttura ecclesiologica affermatasi nei secoli è arrivata a tal punto che non sono in grado di uscirne.

L’autocefalia è una specie di virus che diventa un principio di distruzione della Chiesa, e purtroppo ha attaccato anche la Chiesa cattolica. Basti pensare all’elefantiasi delle conferenze episcopali (nazionali, regionali, territoriali) che praticamente vogliono dettare legge pure alla sede apostolica di Roma. Il rischio è grave: la realtà – non da oggi – è che c’è un tentativo da parte di alcune conferenze episcopali di costituirsi come alter ego della Santa Sede, dimenticando che le conferenze episcopali non sono di istituzione divina. Sono degli organismi ecclesiali che quindi hanno tutti i limiti degli organismi umani. Neanche l’autorità di un singolo Vescovo può essere surclassata da una conferenza episcopale. Ma oggi si assiste a questo, al lento, indiretto esautoramento dell’autorità del singolo vescovo da parte delle Conferenze episcopali. […] Ma tuttavia, come insegna il Concilio Vaticano II, il collegio dei vescovi non è mai senza il suo capo.
 [cfr la “Nota Prævia” di Paolo VI: il “sassolino” che tampona la falla!].

Se non provvediamo subito a curare questo virus rischieremo di trovarci anche noi in situazioni analoghe – e direi sempre più difficili – a quelle dei cosiddetti fratelli separati.” [Quella sopra riportata è una “lucida analisi contemporanea”, a firma dell’autorevole liturgista don Nicola Bux].

Ecco quindi la conclusione del “sogno” di Don Bosco: questa parte finale, a mio avviso, appartiene senza dubbio al futuro. Ho però la strana sensazione che si riferisca ad un futuro oramai molto prossimo:

«Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. [Che sia forse quel “Pietro Romano”?]. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’àncora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta, a un’altra àncora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.

Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma.»
 [La sospirata “era di pace”!].

Siamo dunque giunti al momento in cui voi vi starete adesso chiedendo: «Ma perché presentare come novità le “due colonne”, visto che l’Eucaristia e l’Immacolata, da sempre, sono presenti nella Chiesa?». Orbene, allora io vi rispondo che: sì, queste sono certamente presenti nel tesoro della Santa Chiesa, però esse sono ben lungi dal poter effondere tutto il loro meraviglioso e benefico potenziale sull’insieme dei credenti. E purtroppo, ciò non può ancora avvenire, causa le seguenti tre motivazioni:

prima motivazione) Nel “sogno” di Don Bosco, che abbiamo appena letto – l’Immacolata “Aiuto dei Cristiani” e Gesù Eucaristico “Salvezza dei Credenti” – vengono presentati come l’ultima àncora di salvezza per la Chiesa, in modo tale che quest’ultima possa finalmente trionfare, in maniera definitiva, su tutti i suoi nemici. Purtroppo però, tale risolutrice situazione, è a tutti evidente come essa sia attualmente disattesa.

Il motivo di questa deplorevole mancanza di affidamento nelle “Due Colonne” risiede nel fatto che la “suprema ostensione”, di tali splendide luci, che attendono ancora di poter rifulgere nella Chiesa e nel mondo, è tuttora procrastinata e completamente inadempiuta da parte della Gerarchia Cattolica.

Ecco quindi quanto appare urgente e necessario oggi, elevare queste due maestose colonne sopra il tempestoso mare della vita e delle vicende umane, considerando queste, le sole àncore di salvataggio per la Chiesa, per il mondo e per la salvezza delle anime.

Gesù Eucaristico e l’Immacolata pertanto – e ci tengo a ribadirlo – saranno dunque l’unico approdo risolutivo, al termine dei grandi accadimenti storici a livello mondiale, narrati in quella stupenda profezia di san Giovanni Bosco. La conclusione del sogno (e questo è a tutti evidente!) deve ancora concretamente realizzarsi: l’affrettarsi di tale meraviglioso evento è adesso affidato unicamente all’ardente fede ed alla implorante preghiera di tutti i credenti!

Seconda motivazione) Ai nostri giorni poi, meno che meno, siamo ben lontani da un profondo e radicato amore eucaristico – sorgente senza eguali, meravigliosamente prodiga nel donare grazie spirituali, sapienza creativa ed impensabili acquisizioni – e purtroppo, clero e popolo cristiano (generalmente parlando) sono invece giunti ad una banalizzazione del SacramentoSantissimo per eccellenza, da tutti costoro oggi considerato alla stregua di una “semplice cena conviviale”, o conforto della comunità, anziché – come dovrebbe al contrario essere tenuto – quale Supremo Sacrificio d’Amore di Dio per l’uomo!

Per cui il credente, se meditasse tale meravigliosa realtà (questa, dottrinalmente corretta!), sarebbe allora sospinto ad amare e adorare Gesù Cristo Signore, assimilandone sempre più in sé medesimo, la sua recondita profondità liturgica e il suo fervente spirito adorante. Diverrebbe così – lui stesso, il credente – anch’egli “figlio”, in comunione col Padre, tutto immedesimato e quasi immerso in quella sconfinata beatitudine, che è pace, delizia, gioia, nella gloria dell’Altissimo… cos’altro, se non questo, è ciò che godremo eternamente in Cielo!

terza motivazione) Infine, la beata Vergine Maria – oggi oscurata a causa di un misero e fuorviante ecumenismo (specialmente verso i protestanti) – è ben lungi dall’essere considerata la Sovrana Imperatrice dell’Universo; al contrario, per il “cattolico adulto” dei nostri giorni, Ella è invece: una semplice ragazza ebrea, quasi inconsapevole del grande compito che Dio le affidava.

Ma tale assurda “opinione” però, va esattamente in senso contrario a quello che invece hanno sempre ritenuto tutti i santi Teologi e Dottori della Chiesa, i quali senza esitazione affermano – come ha ben sintetizzato san Luigi Maria Grignon da Monfort – che la Santissima Trinità ha voluto porre Maria “al di sopra di tutto ciò che è al di sotto di Dio”, il che tradotto significa: sopra tutto e tutti (Dio escluso)!

Quando noi pure – unicamente per un gratuito dono di Dio – giungeremo in Paradiso, soltanto allora potremo constatare personalmente come invece tutti i Santi e tutti i Beati, Angeli ed Arcangeli, i Troni, le Dominazioni, le Potestà, le creature tutte insomma, assieme alle miriadi di schiere angeliche, nei cieli, sulla terra, ed anche negli inferi, siano effettivamente al servizio della Immacolata, sempre pronti a cogliere di Lei (o a temerlo, se nell’inferno) un seppur minimo cenno… attentissimi ad ogni suo sospiro… sommamente gratificati nel soddisfare ogni sua richiesta e desiderio!

Ed allora carissimi, come mai – noi invece, essendo “viatori”, qui su questa terra – non La dovremmo degnamente amare, e venerare, e servire, in modo tenero e filiale, aumentando così facendo, la nostra terrena (attualmente) ed in futuro (eterna) beatitudine?

Servire Dio è regnare!”

A tal riguardo: pensate voi che oggigiorno – da parte del Clero e dei Fedeli – la Madonna sia considerata e recepita in tal modo, come appena sopra ho detto?

Oppure è forse vero il contrario: che ci permettiamo addirittura di criticarla e di respingerla, non riconoscendoLa quando Ella, la Misericordiosa, nostra Avvocata, Mediatrice e Corredentrice, appare in vari luoghi nel mondo, completamente prodiga nell’aiutare i suoi figli e la Chiesa intera?

Ebbene, a tal proposito ognuno si esamini interiormente, con tutta sincerità e franchezza!

(Sergio Russo e Rosanna Boccacci)oi 

pure – unicamente per un gratuito dono di Dio – giungeremo in Paradiso, soltanto allora potremo constatare personalmente come invece tutti i Santi e tutti i Beati, Angeli ed Arcangeli, i Troni, le Dominazioni, le Potestà, le creature tutte insomma, assieme alle miriadi di schiere angeliche, nei cieli, sulla terra, ed anche negli inferi, siano effettivamente al servizio della Immacolata, sempre pronti a cogliere di Lei (o a temerlo, se nell’inferno) un seppur minimo cenno… attentissimi ad ogni suo sospiro… sommamente gratificati nel soddisfare ogni sua richiesta e desiderio!

Ed allora carissimi, come mai – noi invece, essendo “viatori”, qui su questa terra – non La dovremmo degnamente amare, e venerare, e servire, in modo tenero e filiale, aumentando così facendo, la nostra terrena (attualmente) ed in futuro (eterna) beatitudine?

Servire Dio è regnare!”

A tal riguardo: pensate voi che oggigiorno – da parte del Clero e dei Fedeli – la Madonna sia considerata e recepita in tal modo, come appena sopra ho detto?

Oppure è forse vero il contrario: che ci permettiamo addirittura di criticarla e di respingerla, non riconoscendoLa quando Ella, la Misericordiosa, nostra Avvocata, Mediatrice e Corredentrice, appare in vari luoghi nel mondo, completamente prodiga nell’aiutare i suoi figli e la Chiesa intera?

Ebbene, a tal proposito ognuno si esamini interiormente, con tutta sincerità e franchezza!

(Sergio Russo e Rosanna Boccacci)

Tempi di Maria

https://gloria.tv/post/UC233U6FE3Zz4rFCqk3XZrcDw

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.