Il razzismo sanitario
Il corriere del siero, gazzetta ufficiale del vaccino di regime e quotidiano unificato in formato ideologico, divide ogni santo giorno l’umanità in due razze: i vaccinati e i mostri. E ne dà puntuale, ossessiva rappresentazione politica dedicando paginate ai virtuosi che caldeggiano gli obblighi, i divieti, le carte verdi, le zone rosse e i domani neri; e ai depravati che sognano una libertà come barbarie, anarchia, contagio, promiscuità, assenza di maschere e vaccini.
Allo scopo, il Partito Unico della Sanità, in sigla Pus, non a caso, ha emesso la tessera del regime che sola permette di accedere a tutto, come nei regimi totalitari: la chiama Green Pass ma è la Tessera del Partito senza la quale la gogna, il vituperio, l’interdizione dai pubblici uffici e dai privati movimenti scatta insieme alla discriminazione razziale annessa. Ogni giorno editoriali, articolesse, bolle pontificie, scomuniche ufficiali abbondano sulle pagine dell’organo ufficiale del PUS, e spiegano il divario tra l’umanità e i suoi nemici, che poi corrispondono grosso modo agli elettori del centro-destra, in particolare i “sovranisti”.
Ora, non ho intenzione di rovesciare la frittata e compiere l’operazione inversa, di glorificare gli uni e vituperare gli altri. Nutrivo e nutro tante diffidenze sui vaccini, i loro effetti e i loro rischi, oscillanti tra due estremi – l’inefficacia o i danni imprevisti a medio e lungo termine; ciononostante mi sono vaccinato doppiamente, ho deciso di condividere con i concittadini il percorso, i rischi e il travaglio di questa guerra asimmetrica, assurda e permanente contro il virus e i suoi eredi sfuggenti, chiamati varianti. L’argomento principe su cui si impernia la campagna forzata di vaccinazione regge su un presupposto purtroppo smentito dalla realtà: non è vero che il vaccino di massa abbatta il rischio contagi perché i due paesi che hanno battuto tutti gli altri per efficienza e copertura vaccinale, vale a dire l’Inghilterra e Israele, capeggiano la classifica dei nuovi contagiati. E hanno fatto due vaccini diversi, ma si resta interdetti quando si apprende che non solo i malati in forma asintomatica o lieve, che sono poi la stragrande maggioranza, ma anche tra i ricoverati, molto alta è la percentuale dei già vaccinati.
Avendo, con riluttanza e diffidenza, accettato di vaccinarmi, capisco le riserve sul vaccino e soprattutto non accetto lo spartiacque etico, giuridico, ideologico che si sta marcando tra i pro e i contro. Ma nel dubbio, mi sono detto, meglio agire e poi pentirsi che non agire e poi pentirsi ugualmente: non è il consiglio di un virologo ma di Niccolò Machiavelli. Però, ripeto, trovo assurda questa costruzione quotidiana del fossato tra due etnie, due ideologie, con relativo massacro a mezzo stampa di chi non si allinea; spero che i leader politici del versante mostrificato non entrino nel gioco e non si facciano catturare nella rappresentazione conseguente.
Ci sono due modi comprensibili di reagire ai numeri in risalita: quelli del partito della prevenzione e dell’allarme, che dicono di affrettarci con le misure restrittive per evitare la catastrofe, e quelli del partito del realismo che dicono di monitorare e studiare attentamente la situazione ma di adottare misure solo se risalgono davvero, in numero significativo, i ricoveri, le terapie intensive, il rischio-vita. In questa situazione, i danni prodotti dalle chiusure, dalla psicosi, dalle restrizioni sono superiori ai vantaggi delle misure anticovid a priori, ammesso poi che siano efficaci. Distanziamenti, mascherine in luoghi chiusi o in caso di assembramenti, misure igieniche e controlli, ma non divieti, chiusure, restrizioni a priori. Non possiamo estenuare così la nostra vita sociale, economica, lavorativa, ricreativa, psicologica.
Ma sposando questa tesi non ho certezze né superiori visioni e informazioni; ho più semplicemente una differente valutazione della situazione e mi lascio guidare da un realismo prudente e vigilante.
Il tema di fondo che ci consegna però questo scenario, e questa caccia al collaborazionista del covid, accusato di intelligenza con nemico, tradimento del popolo e della democrazia è invece questo: tra leggi Zan e misure sanitarie, la politica si è ridotta solo a un ramo riflesso della biologia; non biopolitica ma ancora più giù, gli unici temi generali sembrano essere quelli che riguardano la vita privata, la salute, i sessi e i genitali, gli orientamenti sessuali e sanitari.
Se vogliamo, è anche un effetto del governo Draghi: non potendo gestire e nemmeno disputare sul recovery plan e non potendo guidare direttamente il paese, la politica regredisce a uno stato puerile e biologico, si fa disputa adolescenziale sul sesso e sulla salute, su cui si impianta la nuova ideologia da passeggio dei nostri giorni.
Ma guardando la nuova deriva politica rispetto agli scenari globali il quadro che se ne ricava è il seguente: la democrazia e lo spazio della politica sono ridotti ai temi biologici, si può negoziare sui confini della biologia in relazione alla vita delle persone e la loro immunità. Mentre la direzione dei processi macroeconomici e sociali è rigorosamente al di fuori della loro portata, esula dagli spazi della politica e della democrazia, è affidata a gruppi, figure, esecutori e mandanti che detengono il potere decisionale. Non una battaglia investe il modello sociale di sviluppo, il capitalismo globale e i temi della sovranità o della vita economica e lavorativa. Tutto si riduce al rione sanità e politica vuol dire oggi difendere oppure offendere gay, lesbiche trans, migranti e neri. Non è dato un diverso pensiero, una diversa prospettiva. È su quei temi che si battezza o di sbattezza il genere umano e la cittadinanza, per usare un’espressione dell’ultima teologa del lgbtqrfgsjpnkx (scusate, ma non ricordo più a che consonanti si è arrivati per definire la razza eletta e protetta). Per tutelare il nuovo razzismo scendono in campo le nuove SS, Sesso & Sanità…
MV, La Verità (23 luglio 2021)
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/il-razzismo-sanitario/
Green Pass: il fantasma della libertà
22 luglio 2021. Segniamo sul calendario questa data: è quella del DPCM con cui è istituito il green pass vaccinale. Il regime neo feudale che ha trasformato popolazioni intere in servi della gleba sanitari entra ufficialmente in vigore; il biopotere si impadronisce legalmente del corpo fisico dei sudditi. Nessuna reazione popolare: solo una minoranza di ribelli (o nemici del popolo, usi il lettore la definizione che preferisce) osano manifestare contrarietà. La maggioranza è allineata e coperta, indifferente alla perdita di un pezzo enorme delle sue libertà.
Dovremo esibire il magico salvacondotto- in formato cartaceo o elettronico – per svolgere quasi tutti gli atti normali della vita. La libertà concreta di movimento, di scelta e di decisione è sequestrata. Come la stella gialla segnalava la presenza degli israeliti, l’Altro da sé fisicamente indistinguibile, il possesso del salvacondotto (ausweis, nelle zone di occupazione) ci abilita a vivere, previ controlli, accertamenti, richieste imperative di un potere sempre più pervasivo ed occhiuto. Il fantasma della libertà si aggira per l’Italia e per il mondo: un fantasma, appunto, un simulacro del passato, del tempo in cui ci illudevamo di vivere in uno Stato di diritto.
Poco conta la procedura seguita dal governo Draghi, l’utilizzo del “solito” DPCM, decreto del presidente del consiglio dei ministri, un atto amministrativo contro il quale non esiste difesa giuridica. A che servono i diritti scritti, se nessuno ha la forza per farli rispettare? Dal 22 luglio dell’anno di Dio 2021- (Dio, il tizio ucciso della Ragione, della Materia, della Scienza, del Progresso) la libertà e la democrazia finiscono per mano di un esserino invisibile che la tassonomia scientifica chiama Sars-Cov-2. Ignaro, il Covid con le sue varianti percorre la sua strada mentre i governi approfittano per cambiare nel profondo la vita degli ex cittadini divenuti sudditi.
É assai significativo il commento di Mario Draghi, il commissario straordinario insediato dai poteri forti al vertice del governo tra gli applausi della politica sconfitta (sindrome di Stoccolma) e le speranze di molti, giustamente stufi dell’incapacità del governo precedente. L’uomo del panfilo Britannia, svenditore del patrimonio delle imprese e delle banche pubbliche negli anni 90, il governatore di banche d’emissione creatore di denaro dal nulla con passaporto e immunità diplomatica della BIS (Bank of International Settlements, la cupola delle banche centrali) ha osato affermare che chi non si vaccina è un assassino. “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”.
Milioni di assassini girano impuniti nel Bel Paese: è aperta la caccia. Chi non crede alla versione ufficiale sulle punturine (le chiamiamo così in quanto si tratta di terapie geniche sperimentali) è cacciato. Non solo nel senso che gli si chiudono tutti gli spazi, non solo fisici, ma in senso letterale: è aperta la caccia. Uno dei virologi stelle del circo mediatico, Roberto Burioni, chiede sogghignando sottoscrizioni per abbonamenti a Netflix (un po’ di réclame a una multinazionale: due piccioni con una fava) per i renitenti all’iniezione, da rinchiudere in casa, in attesa, chissà, di campi di concentramento o rieducazione. Nel deprecato ventennio, occorreva esibire la tessera del partito fascista per lavorare e dimostrare di essere buoni italiani. Oggi abbiamo il green pass, la tessera del PUS, il Partito Unico Sanitario, come lo ha definito Marcello Veneziani.
Siamo obbligati a una giustificazione preventiva ad uso dei delatori, informatici, algoritmici, e in carne e ossa, sempre più numerosi e agguerriti. Chi scrive non è “no vax”, la nuova etichetta squalificativa che espelle dalla civiltà. Non abbiamo sufficienti cognizioni per schierarci pro o contro i vari preparati, né apparteniamo alla schiera sterminata di chi si considera esperto finanche delle varie marche di Big Pharma. Tuttavia, ci è chiaro che non esistono prodotti in grado di immunizzare da virus mutanti dopo pochi mesi di ricerche. In più, appare sospetto l’accanimento ufficiale contro terapie alternative di vario genere, meno costose e invasive. Ciononostante, cedendo alle insistenze familiari, possediamo il magico papello, previa doppia iniezione. Non parliamo, dunque, per fatto personale o per il gusto di essere bastian contrari.
Certo, ci turba il nome: non l’hanno chiamato carta verde, o salvacondotto, o certificato vaccinale, nella nostra lingua. Molto meglio “green card”, in globish, il grugnito globale degli illuminati di Cosmopoli. Green, verde, in ossequio al comandamento ecologico, altro “mantra” postmoderno. Ogni giorno ci aggiornano sul numero dei “contagi”. Contagio: parola terribile, che evoca pestilenze, morte e una trasmissione pressoché automatica, irrefrenabile. In realtà, si parla di tamponi assai dubbi; molti ospedali tendono a rifarli ai ricoverati di ogni patologia in quanto, ammettono in privato, non si fidano dei tamponi altrui.
Numerosi positivi al Sars-Cov-2 sono asintomatici e non sviluppano la malattia, ma il terrore è sparso, l’esito è assicurato. Infatti, secondo i primi sondaggi – la cui credibilità è incerta quanto le statistiche quotidiane – una maggioranza schiacciante sarebbe favorevole alle misure del governo, pare il 73 per cento. Se è vero – altre rilevazioni sono più prudenti – significa che il potere ha lavorato benissimo e la rana è bollita al punto giusto. Lo Stato di diritto è abolito di fatto, ma che importa, la posta in gioco è la vita. Rassegniamoci: i ribelli, chi non si beve la narrazione del potere, sono e resteranno minoranza. La libertà è un valore aristocratico, di minoranze attive e pensanti.
La lunga crisi morale e spirituale che ha condotto ai tempi che viviamo ha posto sul piedistallo unicamente l’esistenza in vita. Non più il cartesiano “cogito, ergo sum”, penso, dunque esisto. Esisto in quanto respiro. Da oggi, sappiamo che cosa è e quali obiettivi si propone il Grande Reset, il grande reinizio: un mondo di schiavi muniti di carte, chip, certificati, controllati, sorvegliati, non più proprietari del corpo fisico. Un filosofo considerato “di sinistra” (quanto sono grottesche codeste etichette ammuffite!) Giorgio Agamben, un pensatore che ha esplorato per decenni la dimensione del sacro, ha scritto pochi giorni fa che chi si attiene alla propria libera e fondata convinzione verrà escluso dalla vita sociale. Detto fatto. L’iniezione e la certificazione relativa “si trasformano in una sorta di simbolo politico-religioso volto a creare una discriminazione fra i cittadini, evidente nelle dichiarazione irresponsabile di un uomo politico (“de sinistra” N.d.R.) che, senza accorgersi di usare un gergo fascista, ha minacciato: li purgheremo (i reprobi…) con il green pass”.
La carta verde è la stella gialla virtuale. Il filosofo- oggetto da un anno e mezzo di attacchi velenosi dai suoi ex sodali, conclude con una serie di domande che facciamo nostre e giriamo a chi ha ancora facoltà di pensiero: “che cosa diventa un Paese al cui interno viene creata una classe discriminata? Come si può accettare di convivere con dei cittadini di seconda classe? “ Infatti è aperta la caccia. Spaventano le discriminazioni fattuali, neppure sostenute da uno straccio di legge, il razzismo biopolitico che getta un’ombra sinistra sul futuro di popolazioni trasformate in greggi.
Più onesto sarebbe stato introdurre l’obbligo, ma il Dominio, attraverso i suoi funzionari, di cui Draghi è l’esponente di grado più elevato in Italia, vuole mantenere i simulacri della tramontata democrazia. L’obbligo non è costituzionalmente sostenibile, dunque uno strumento diverso dal DPCM sarebbe facilmente impugnabile e qualche tribunale svelerebbe l’imbroglio. Ecco un altro punto dirimente, pur se ad esso è indifferente la maggioranza della cosiddetta opinione pubblica: è sovrano, ovvero comanda, chi decide nello stato di eccezione (Carl Schmitt). Il sovrano d’Italia è il commissario straordinario, il plenipotenziario Draghi, con la sua corte di esperti, giuristi, virologi e imbonitori.
Dovremo scrivere a Chi l’ha visto? la fortunata trasmissione televisiva, per cercare tracce di un’opposizione politica. L’unica esistente si barcamena con evidente disagio ed è comunque un’opposizione di Sua Maestà, desiderosa di andare al governo senza mettere in discussione il Dominio. Fattorini che consegnano ai popoli la posta, recitano a pagamento, il conto è a nostro carico, una parte in commedia, esattamente come le forze che sostengono il governo dei poteri esterni globali. É la farsa antica del poliziotto buono e di quello cattivo, senza che neppure siano chiari i ruoli rispettivi.
Su tutto, al di là del Reset e della nuova stagione di illibertà con applauso popolare, c’è uno dei massimi equivoci a cui sono soggetti i popoli. I sociologi le chiamano credenze ingenue e la più diffusa è la convinzione che il potere stia comunque dalla parte del popolo, sia, in qualche modo, al nostro servizio. L’esperienza dimostra il contrario; chi svolge o ha svolto nella vita professionale un ruolo direttivo, anche modesto, sa quante volte ha dovuto mentire, ha ricevuto pressioni per tacere o negare la verità. Perché dovrebbe essere diverso al più alto livello?
Eppure, l’opposizione esiste, dispersa, solitaria, fatta di atomi lontani tra loro, che non si conoscono e ignorano l’esistenza di colleghi di lotta e convinzione. I ribelli hanno carne e ossa e probabilmente sono più numerosi di quanto appaia. Come in tutti i tempi difficili, la tendenza è al silenzio, a rinchiudersi in spazi personali e interiori sempre più angusti, minacciati come non mai dalla sorveglianza del biopotere panottico che tutto osserva, sorveglia e trasforma in dati. La filosofia antica degli Stoici chiedeva di vivere nascosti, di sopportare, resistere e astenersi dall’intervenire nell’agorà pubblica. Oltre la nobiltà di limpide figure intellettuali, non ce lo possiamo permettere.
Dobbiamo, come teorizzava Ernest Juenger, “passare al bosco”, ovvero vivere da ribelli e rammentare a chi vorrà ascoltare – pochi, ma sono le avanguardie a cambiare la storia – che il Dominio sta resettando le libertà pubbliche e private, rendendo carta straccia i diritti scritti, le leggi, le costituzioni, le procedure formali che sostanziano le decisioni. Se tutto è saltato a causa o con il pretesto della pandemia (l’una e l’altra cosa, probabilmente) significa che qualcuno è diventato il sovrano assoluto delle nostre vite, le quali non sono la semplice sussistenza del battito cardiaco e la persistenza delle funzioni vitali.
Se c’è un sovrano-padrone, noi siamo schiavi, cose, oggetti nelle sue mani. Iniziamo come Gandhi, con la resistenza passiva, ovvero non forniamo sponde al Dominio, non regaliamogli il consenso, asteniamoci dall’applauso e dalla partecipazione ai suoi riti. Occorrerà rinunciare a qualcosa. Fatalmente, la resistenza sarà affare di pochi, all’inizio. Fu così anche per il padre della Patria indiana, che spiegò: prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. Certo, ci vuole costanza, fermezza, tensione morale, slancio spirituale.
Basterebbe forse riflettere se e come torneremo indietro. Ci sarà un dopo-green pass, oppure, forti del successo dell’esperimento zoologico in corpore vili estenderanno ulteriormente il salvacondotto, creeranno obblighi nuovi, certi che le leggi siano pezzi di carta inerti, da interpretare secondo convenienza, anche capovolgendo il senso e il significato delle parole, come stanno facendo il politicamente corretto e la cultura della cancellazione?
Se non conosciamo il passato, non possediamo neppure i criteri per giudicare il presente, tanto meno gli strumenti per opporci a qualcosa. Non importa: in una prima fase, accontentiamoci della reazione “di pancia” di chi, istintivamente, si rende conto del trattamento subìto. Qualcuno potrà convincersi leggendo che dovrà esibire il “passi” se si siederà al tavolo interno di un bar, ma non se andrà in affollati centri commerciali. Evidentemente, il contagio rispetta le multinazionali della distribuzione, ma non le osterie. Divertente è la norma che esclude il Parlamento dal green pass. É servito il popolo di quelli che “uno vale uno”; deputati e senatori hanno un apparato immunitario superiore rispetto a pensionati, ragazzi, operai e casalinghe.
Ancora una volta, semaforo rosso per le discoteche: è ragionevole, ma come lo spiegate, signori del potere e servi sciocchi, ai giovani che avete convinto che la discoteca è il tempio della gioia e del piacere? Ditelo voi a ragazzi, ragazze, figli e nipoti che bisogna stare fermi, chiusi in casa o giù di lì, nonostante il famigerato Sars –Cov-2 colpisca soprattutto gli anziani. E voi, ragazzi, provate a svegliarvi e ragionare. É difficile, vi abbiamo disabituato. Almeno, concedete il beneficio del dubbio, non credete a tutto come pecore matte. Oggi vi colpevolizzano perché rappresentate l’allegria, la vita, il futuro. É aperta la caccia a voi, ai dissidenti, agli uomini e alle donne libere.
Forse ci stanno venendo a prendere, ma non cadremo da soli. Tutto ciò che non piace ai padroni del discorso lo chiamano fascismo e nazismo. Prendiamoli in parola: un secolo fa, un pastore protestante esprimeva così la sua opposizione al mondo che andava prospettandosi. “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Roberto Pecchioli Luglio 23, 2021
https://www.ricognizioni.it/green-pass-il-fantasma-della-liberta/
Protesta contro il Green Pass, in piazza in 80 città
Contro l'obbligo di Green Pass, gli italiani scendono spontaneamente in piazza in 80 città. Nessun partito o movimento ha organizzato una protesta, nata dal passaparola. Analoghe manifestazioni in Francia, Israele e Australia.
Bologna, la piazza contro il Green Pass obbligatorio
Ci si poteva anche attendere una reazione delle piazze, dopo un anno e mezzo di restrizioni imposte per contenere la pandemia di Covid. La politica del Green Pass obbligatorio, alla fine, ha fatto scendere in piazza, in 80 città, anche gli italiani. Una settimana fa erano stati i francesi, con proteste molto più energiche e talvolta anche violente. E nel resto del mondo si registrano manifestazioni (e scontri) in Australia e in Israele, nel primo caso per un infinito lockdown, nel secondo per la reintroduzione del Green Pass.
In Italia, prima di tutto, da Nord a Sud, le persone scese in piazza sono state decine di migliaia. Non esistono ancora cifre ufficiali sul numero dei partecipanti, ma solo a Milano erano 9mila, a Roma almeno 3mila (stima della questura, solitamente la più prudente), a Torino circa 5mila (e un migliaio almeno erano scesi in piazza due giorni prima), a Genova almeno 2mila, a Bologna almeno 2mila, a Firenze almeno 1000, a Napoli piazza Dante era piena. Il balletto sulle cifre reali continuerà ancora molto a lungo. Le questure tendono a sottostimare, come sempre accade in tutte le manifestazioni, ma in questo caso anche i media fanno di tutto per minimizzare la portata dell’evento.
Un altro grave ostacolo, per ricostruire la giornata di ieri, è la tendenza dei media a confondere (volutamente?) i termini della protesta. Le manifestazioni, organizzate sui social network, non avevano alle spalle alcuna sigla politica, ma nelle cronache spuntano sempre i nomi di Forza Nuova e Casa Pound. C’erano militanti di entrambi i partiti, la loro presenza è ampiamente documentata, ma non era una manifestazione del partito neofascista. Negli slogan di quasi tutti i manifestanti, da Nord a Sud, si manifestava semmai contro il nuovo autoritarismo del governo. “Libertà” era la parola più gridata e scandita. Con un incredibile esercizio di bis-pensiero, un titolista di Open (il quotidiano online di Enrico Mentana) ha aperto con “No al Green Pass, insulti a Draghi e svastiche”. Le svastiche c’erano: come atto di accusa contro un decreto che sa di nazismo, di discriminazione sistematica. Ma chi legge pensa che fossero i nazisti a scendere in piazza. Infine, la stessa definizione di “manifestazioni no vax”, ripetuta tantissime volte, cela il vero scopo della protesta, che è rivolta contro l’obbligo di green pass, non contro il vaccino. E’ una protesta contro l’esclusione dettata dallo Stato, da gran parte dei luoghi pubblici, di chi non è vaccinato. E vi hanno partecipato anche moltissime persone già vaccinate, per altro.
Nonostante l’organizzazione improvvisata, l’assenza di un movimento strutturato (con un suo servizio d’ordine) e la tensione del momento, gli incidenti sono stati pochissimi. Un tafferuglio fra manifestanti e militanti di Forza Italia a Pescara e a Roma un tentativo di sfondare il cordone della polizia in via del Corso sono però notizie che ieri hanno dominato la narrazione mediatica dell’evento.
La stessa protesta contro l’obbligo di Green Pass è avvenuta anche in Francia, il primo Paese ad adottare questa misura. Dopo una settimana di proteste e disordini, scatenati soprattutto dai gilet gialli, ieri in tutte le piazze francesi sono scesi almeno 161mila. A Parigi sono scoppiati nuovi scontri nel corso della marcia dei manifestanti verso la (ex) Bastiglia. Che in Francia ci sia aria di rivoluzione si sente da anni, da quando erano scoppiate le prime proteste dei gilet gialli. A cavallo del 14 luglio, slogan come “noi siamo il popolo del 1789” e immagini di ghigliottine (per la classe politica attuale) sono diventate comuni. Anche se, paradossalmente, sono rivolte contro una classe politica progressista che è degna discendente diretta dello spirito del 1789.
In Israele, primo Stato ad imporre l’obbligo di Green Pass in febbraio, già allora erano scoppiate proteste massicce. Ora che l’obbligo è stato reintrodotto, a causa della crescita dei contagi da variante Delta, una manifestazione non autorizzata si è tenuta, venerdì, di fronte alla residenza del premier Naftali Bennett e fatta sgomberare dalla polizia, anche con momenti di grande tensione.
In Australia si sono svolte proteste imponenti in tutte le principali città del Paese, soprattutto Sydney, Melbourne e Brisbane. La causa, in questo caso, non è il green pass, ma il prolungato lockdown, che dura già da cinque settimane. Da quando ha incominciato a diffondersi il contagio della nuova variante Delta, il governo, considerando che solo il 14% della popolazione è vaccinato, ha chiuso di nuovo tutto. Dopo cinque settimane molti australiani hanno perso la pazienza. A Sydney, in particolar modo, sono scoppiati scontri fra manifestanti e polizia.
Stefano Magni
https://lanuovabq.it/it/protesta-contro-il-green-pass-in-piazza-in-80-citta
Ci stanno rubando la giovinezza - la rabbia dei giovani in piazza
I ragazzi manifestano in Piazza del popolo chiedendo di restituirgli la loro vita e la loro giovinezza indebitamente sottratta.Franco Fracassi: Questo è solo l'inizio
Visione TV https://www.youtube.com/watch?v=zmbz5pBZU7s&t=12s
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