Fede al ground zero: Gesù o Maometto pari sono
Maometto, Buddha o Gesù pari sono: per salvarsi l’anima uno vale l’altro. É il drammatico dato emerso da un nuovo sondaggio sui cristiani americani, che nei siti statunitensi sta comprensibilmente facendo rumore. A far notizia oggi è un cristiano che sappia precisamente il motivo per cui si può professare tale.
Maometto, Buddha o Gesù pari sono: per salvarsi l’anima uno vale l’altro. É il drammatico dato emerso da un nuovo sondaggio sui cristiani americani, che nei siti statunitensi sta comprensibilmente facendo rumore. Gli esiti di questa indagine, intitolata Probe’s Religious Views and Practices 2020: Do Christians Believe in Christ as the only Savior of the World?, sono condensati in otto pagine e sono il frutto di un lavoro con cui, lo scorso anno, sono state interpellate 3.100 persone di età compresa tra i 18 e 55 anni.
L’amara sorpresa si trova a pagina cinque, dove una tabella riporta quanti si sono dichiarati in «profondo disaccordo» con l’affermazione «Maometto, Buddha e Gesù sono tutte vie valide», per la salvezza s’intende. Ebbene, detto «profondo disaccordo» accomuna poco più del 30% dei cristiani tra i 18 e i 29 anni, mentre nelle fasce di età tra i 29 e i 40 e i 40 e i 55 tale percentuale sale, anche di poco, rispettivamente al 35 e ad oltre il 40%. Ciò significa che la maggior parte dei cristiani Usa non sa riconoscere in modo esplicito che Gesù sia il Figlio di Dio e, quindi, l’unica via per il bene della Tua anima. Si tratta di qualcosa di sconvolgente, che contraddice la definizione che Gesù ha dato di sé: «Io sono la via, la verità e la vita»
Da notare come sia stato detto «io sono la via» e non «anch’io sono la via», cosa che rende inaccettabile quanto rilevato dall’indagine citata e realizzata da Probe Ministries, un team di educatori. Certo, si potrebbe sempre ipotizzare che questa ricerca sia debole sotto il profilo metodologico ma, a parte che il campione considerato (che comprende tutte le denominazioni cristiane, cattolica inclusa) non è così irrisorio, c’è da dire che essa si colloca su un filone purtroppo ben consolidato, specie tra i cattolici.
Nell’estate del 2019 era infatti stato il noto Pew Research Center, in un report sulla conoscenza religiosa del popolo statunitense eloquentemente intitolato What Americans Know About Religion(Cosa sanno gli americani della religione), a far emergere come solo un terzo dei cattolici americani creda che la Comunione sia il corpo e il sangue di Cristo, mentre il 69% ritiene che il pane e il vino siano meri simboli.
Ma il fenomeno è in realtà ancora più datato. Basti pensare che nella primavera del 1994, sulle colonne del New York Times fu Peter Steinfels, il corrispondente sui temi religiosi, a scrivere: «Quando è stato chiesto a un campione rappresentativo di cattolici americani quale affermazione si avvicinava di più a ciò che credi avvenga durante la Messa solo 1 su 3 ha scelto il pane e il vino si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo». Insomma, l’ignoranza sull’identità di Gesù va di pari passo con quella sui sacramenti e sulla Santa Messa. Possiamo quindi sempre discutere sulle dimensioni del fenomeno, ma non negare che esso sia attuale, ben radicato ed ormai allarmante.
Quindi, che fare? A dirlo deve essere, come sempre, la Chiesa. Certo, di fronte a simili evidenze che descrivono il mondo Occidentale (difficile che in Europa ed Italia la situazione sia più rosea che negli Usa) un pensiero sorge comunque spontaneo, ed è quello della necessità, anzi dell’urgenza di evangelizzare e, insieme, di formare. Perché se è vero che la fede non è certo solo cultura, è parimenti indiscutibile che, senza una formazione di base, la fede sia priva di gambe sulle quali reggersi; il che dovrebbe forse ispirare meno attenzione alla necessità di presentare una dottrina «meno rigida» per il semplice fatto che la dottrina, oggi, non è né rigida né morbida: è ignorata. Un discorso completamente diverso.
Prima quindi di chiedere ai cristiani di oggi di “aprirsi” o di impegnarsi su versanti importanti ma per nulla decisivi per la loro fede – da quello ambientale a quello migratorio, da quello della lotta alla povertà a quello del contrasto alla corruzione -, bisognerebbe prima sincerarsi che, alla base, una fede ci sia. Un tempo, infatti, tale dato veniva dato in buona sostanza per pacifico ma oggi, sondaggi alla mano, non lo è più. Anzi, inizia per assurdo a far notizia un cristiano che sappia precisamente il motivo per cui si può professare tale.
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