CATTOLICI OGGI
Stato-Chiesa: ripensare i rapporti col "Grande animale"
Covid e vaccinazione hanno mostrato il volto totalitario dello Stato, la sua volontà impositiva, la propaganda di regime, la sospensione a tempo indeterminato di molte libertà, l’asservimento della Chiesa trasformata in Chiesa di Stato, il controllo e la sorveglianza dei cittadini e la loro schedatura tramite il Green Pass. Cattolici, tornare al non expedit? Di sicuro, iniziare a ripensare i rapporti per non essere complici.
Agli inizi della storia moderna del movimento cattolico il rapporto con lo Stato era di resistenza e contrasto. Il non expedit, ossia l’indicazione di non partecipare alle elezioni e di prendere le distanze dal nuovo Stato anticlericale, fu applicato per la prima volta nel 1868. Fu ulteriormente formalizzato da Pio IX, mantenuto da Leone XIII, poi allentato e infine tolto nel 1919 da Benedetto XV. Da allora, attraverso vicende complesse, i cattolici accettarono lo Stato moderno, collaborandovi. Da un lato il magistero cercò di teorizzare dottrinalmente la questione ribadendo le linee fondamentali della concezione corretta dello Stato, come per esempio Giovanni Paolo II nella Centesimus annus, dall’altro si cercò di correggerne l’esistenza dall’interno ma senza più mettere in questione i suoi presupposti.
Ai giorni nostri, però, il volto dello Stato (italiano prima di tutto, ma non solo) si mostra tragicamente truce e non solo per motivi contingenti, bensì proprio perché sta mettendo in luce i suoi presupposti sbagliati. La questione è talmente evidente che i cattolici dovranno riprendere in mano il tema del loro rapporto con lo Stato, andandosi a rivedere i motivi dell’ottocentesco non expedit.
Questa epoca di Covid e di vaccinazione ha mostrato il volto totalitario dello Stato, la sua volontà impositiva, pianificatrice dal centro, invasiva anche in aree non di sua diretta competenza come la salute, il suo disprezzo politico della scienza, la propaganda di regime per convincere con mezzi truffaldini le coscienze, la sospensione a tempo indeterminato di molte libertà, l’asservimento della chiesa trasformata in Chiesa di Stato che applica i decreti governativi senza battere ciglio, la supremazia dell’esecutivo sul legislativo, il controllo e la sorveglianza dei cittadini in aree delicate della loro vita, la loro schedatura tramite il Green Pass, l’uso di una “legislazione premiale” per indurre in modo di fatto obbligatorio certi comportamenti. Una fase, questa, che viene utilizzata per rafforzare ancor di più il centralismo burocratico, lo statalismo e una specie di “collettivismo sanitario” e politico: creare cittadini dipendenti dal sistema sanitario pubblico e, quindi, dal sistema politico.
Le “angherie di Stato” non sono però una novità dell’epoca della pandemia di Stato, dato che esse sono da molto tempo tragicamente evidenti nel campo della vita e della famiglia. Nel nostro Paese c’è un “aborto di Stato” e guai a chi lo contesta, c’è ormai una “eutanasia di Stato” anche se non viene chiamata con questo nome, c’è una “procreazione di Stato” tramite la fecondazione artificiale e c’è anche un “gender di Stato” dato che a spese pubbliche si possono fare interventi di rettifica sul proprio corpo. La procreazione è apparentemente libera, ma di fatto lo Stato la condiziona e impone che oltre i due figli non si può andare se non per eroismo di coppia, che la morale di Stato condanna e ridicolizza.
Dato che c’è una “scuola di Stato” a servizio della ideologia dello Stato, tutte le questioni relative alla vita e alla famiglia sono insegnate nelle sue aule, sia in forma diretta e, a breve, anche con il sostengo di una legge specifica come il ddl Zan), sia in forma indiretta dato che, quando va bene, di vita e di famiglia non si parla mai tra i banchi per non offendere le opposte visioni in materia nel segno di una finta “tolleranza di Stato”. La scuola di Stato è quantomeno a-familistica. Per questo parlare di matrimonio o diritto alla vita oppure di famiglia naturale nella scuola di Stato è o impedito di fatto oppure contraddetto apertamente da insegnamenti contrari. Da quando i desideri ingiusti sono diventati diritti, lo Stato diventa una macchina che li impone con tutti gli strumenti a sua disposizione. Per questo oggi lo Stato (italiano) è un “sistema-Stato”, una piovra, un “grande animale”, una macchina dai mille tentacoli alla quale non si sfugge.
Si tratta di uno Stato democratico, ma democraticamente è impossibile incidere su di esso. Soprattutto perché alla sua base c’è una visione puramente quantitativa della democrazia: contano i numeri indipendentemente da contenuti, verità, valori, giustizia. Ma nella democrazia di oggi diventa impossibile ottenere anche i numeri, perché le elezioni sono condizionate da mille interferenze, condizionamenti, pressioni … e soprattutto c’è una “cultura di Stato” che condiziona tutti, sicché cambiano le maggioranze ma con esse non cambia nulla. La democrazia è oggi estremamente oligarchica. Singoli candidati affidabili vengono poi assorbiti nel partito, un partito potenzialmente affidabile viene poi assorbito nelle convenienze tattiche e nei condizionamenti elettorali. Il sistema di Stato tiene e in Italia il principale guardiano e garante di questo sistema di Stato è da qualche tempo il Presidente della Repubblica: anche da noi possiamo dire che ci siano un uomo solo al comando.
Ora, davanti a questo quadro, qui delineato con poche e insufficienti pennellate, i cattolici dovrebbero riconsiderare il loro rapporto con lo Stato. Quando si è davanti ad un sistema – il grande animale di Hobbes – diventa impossibile non collaborare al male, perché quanto può apparire in sé un bene, diventa funzionale al male complessivo che la piovra produce.
Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/stato-chiesa-ripensare-i-rapporti-col-grande-animale
Green pass a mensa: cosa succede da oggi?
Il Vaticano tra i primi ad applicare le regole
di Claudio Del Frate
Resta da vedere cosa accadrà a partie da oggi. Tra i primi ad annunciare una applicazione ferrea delle regole (ancora prima del chiarimento governativo) è stato il Vaticano. Da martedì 17 il green pass sarà obbligatorio per tutti i dipendenti della Santa Sede che vogliono usufruire del servizio mensa. In alternativa serve un certificato medico comprovante l’impossibilità di vaccinarsi. Stessa regola varrà per i dipendenti della Polizia di Stato. Qua e là per l’Italia i datori di lavoro e i gestori dei servizi di ristorazione hanno esternato le loro intenzioni. L’Università di Brescia, ad esempio, non farà sedere a tavola suoi dipendenti sprovvisti della certificazione verde. In Veneto rischia di diventare un caso quello della Clivet, fabbrica di Feltre (Belluno) che ha deciso di istituire locali separati: da una parte i vaccinati e dall’altra i renitenti.
(estratto da)
COVID E PROPAGANDA
Come vaccinare i giovani, con tecniche di adescamento
"Vaccinati e avrai un gelato in omaggio". "Se ti vaccini ti dò dieci euro di tasca mia". Per spingere dei giovani da 12 a 17 anni (tasso di letalità da Covid del 0,0002%) a fare una scelta importante si svilisce la medicina preventiva con mezzucci che ricordano l'adescamento.
Vaccinazioni itineranti
L’attuale “emergenza Covid” tra le altre devastanti conseguenze sul mondo della Medicina può annoverare anche l’eliminazione della Medicina Preventiva. Ormai la prevenzione infatti è ridotta ad un solo elemento: la vaccinazione. Il governo, fin dagli inizi della pandemia, non ha mai cercato altre strade strade al di fuori dei lockdown e del vaccino per aiutare a prevenire la malattia. Niente informazioni sugli stili di vita più idonei per affrontare il virus, nessun tentativo di disincentivare il fumo – fattore di rischio importantissimo - nessuna promozione di stili di vita sani. Ora poi il concetto di Medicina Preventiva attraverso l’educazione sanitaria è stato completamente soppiantato dalle scelte politiche che puntano unicamente sull’obbligo e sulla coercizione.
L’obiettivo attuale della campagna vaccinale in questa fase estiva è apertamente la fascia giovanile. Ovvero quella che meno necessita di una eventuale immunizzazione vaccinale, secondo le evidenze dei dati epidemiologici che parlano di un tasso di letalità dello 0,0002% per le persone al di sotto dei 20 anni. Ormai non c’è niente da fare: la campagna guidata dal plurimedagliato generale Figliuolo è un treno lanciato ad alta velocità che sembra impossibile cercare di arrestare. Mentre si profila all’orizzonte lo scenario preoccupante di una vaccinazione mRNA estesa ai bambini fino ai sei anni, anche con gli adolescenti si sta cercando di utilizzare tutti i mezzi possibili per portare i ragazzi ai centri vaccinali.
Un tempo la Medicina Preventiva utilizzava strumenti come l’informazione scientifica, depliant illustrativi, incontri ad hoc per informare sulla possibilità di vaccinazioni. Ora tutto questo è stato soppiantato da una strategia che si basa fondamentalmente sul criterio del bastone e della carota. Il bastone è rappresentato dalla normativa coercitiva, quella che utilizza lo strumento ricattatorio del lasciapassare, quella che obbliga al vaccino per andare a scuola, per andare a praticare uno sport, per non essere recluso in casa. La carota invece è rappresentata da quelle iniziative fatte per invogliare i ragazzi a farsi vaccinare, e qui stiamo assistendo a episodi surreali, se non disgustosi: iniziative promozionali che prevedono l’offerta ai ragazzi che decidono di vaccinarsi di diverse regalìe: dalla pinta di birra al biglietto omaggio per lo stadio, fino al gelato.
Negli scorsi giorni infatti la Regione Piemonte ha offerto un gelato a tutti i ragazzi che si presentavano a vaccinarsi. Insomma: se ti presenti a sottoporti ad una sperimentazione come quella in atto, ci puoi guadagnare qualcosa. Non si parla minimamente di salute, di importanza della prevenzione per evitare malattie. Si va dritto al sodo: o ti vaccini oppure non giochi a Basket e non vai al McDonald’s; ti vaccini e ti faccio un bel regalino. In criminologia, queste tecniche di offerta di piccoli doni ai minori, dai gelati ai dolciumi (ricordate il famoso “non accettare caramelle dagli sconosciuti” dei nostri nonni?) fino a biglietti del cinema o delle partite, e che potrebbe a breve vedere altri tipi di offerte, dalle ricariche telefoniche ai preservativi, è definito adescamento, e viene praticato sistematicamente dai pedofili.
L’adescamento ai fini vaccinali è iniziato a maggio con l’organizzazione degli Open Day, proposti come lasciapassare per un ritorno alla vita sociale utilizzando come vaccino AstraZeneca che già il Cts aveva stabilito da destinarsi unicamente agli anziani. Poi si sono verificati eventi gravi e fatali in persone giovani vaccinate con AstraZeneca che hanno indotto nuove decisioni: il ministero della Salute ha stabilito che ai giovani adulti venga offerto solo uno dei due vaccini a mRNA, mentre AstraZeneca o Johnson restano per gli anziani. Per i giovani si deve accelerare, ed ecco allora la politica del bastone e della carota. Del bastone del lasciapassare “verde” si è già detto; per quanto riguarda invece la carota, queste “offerte promozionali” sono davvero squallide.
Allettare un ragazzo a una scelta importante con la promessa di un gelato da due euro vuol dire svilire la salute, il concetto di prevenzione, la vaccinazione stessa. Eppure, assistiamo ad una vera e propria gara al peggio in questa strategie di adescamento. Il fondo probabilmente l’ha toccato il sindaco leghista di Varallo Sesia, in Piemonte. Il primo cittadino, probabilmente ignaro – colpevolmente- delle prese di posizione in merito ai vaccini di importanti esponenti del suo movimento, come Bagnai, Borghi o Siri, ha lanciato un pressante invito ai suoi concittadini a vaccinarsi, offrendo una banconota da 10 euro, tirata fuori dal suo portafoglio, a coloro che si faranno vaccinare. Siamo ormai arrivati al mercanteggiamento, al suq vaccinale.
Le ragioni della scienza, dell’epidemiologia, della Medicina Preventiva, hanno lasciato posto alla vaccinazione a tutti i costi. Fossero anche 10 euro.
Paolo Gulisano
https://lanuovabq.it/it/come-vaccinare-i-giovani-con-tecniche-di-adescamento
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