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sabato 28 agosto 2021

Punto, due punti, punto e virgola ?

Mascarucci: Quelle Mosse di Zuppi che Sanno di pre-Conclave


Carissimi Stilumcuriali, Americo Mascarucci ci offre questa riflessione sui movimenti cardinalizi che fanno presagire qualche strategia in vista del futuro Conclave. Buona lettura e buona discussione.

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Quelle mosse di Zuppi che sanno di pre-conclave

 

Chi entra papa esce cardinale recita un antico adagio, e se addirittura il papa regnante è ancora vivo e vegeto allora forse il rischio è di uscire pure vescovi. Agli inizi del terzo millennio con Giovanni Paolo II gravato dalla malattia ma ancora saldamente in sella, i media progressisti americani, dando per scontato che il pontefice polacco avrebbe presto tirato le cuoia, iniziarono con almeno cinque anni di anticipo a lanciare in pista la candidatura progressista del cardinale Carlo Maria Martini prefigurando la necessità di un rinnovamento della Chiesa. Le cose andarono diversamente perché nonostante l’appoggio dei salotti radical chic, dei circoli e delle lobby dem americane ed europee, dei media liberal progressisti, di George Soros, Eugenio Scalfari, Ignazio Marino, di Famiglia Cristiana, dei Gesuiti, dei cattocomunisti di ogni ordine e grado, Martini non fu eletto papa (stando ai retroscena non sarebbe stato nemmeno in campo come papabile visto che già allora i porporati progressisti pare gli abbiano preferito Bergoglio) e il conclave elesse Joseph Ratzinger.

Ora il sito Dagospia, dando quasi per certa una rapida uscita di scena di Papa Francesco per problemi di salute e la rinuncia al pontificato come profetizzato da Antonio Socci, ha riferito che sarebbero già aperti i giochi in vista del prossimo conclave, con una partita a due fra l’attuale segretario di Stato Pietro Parolin, sostenuto dal blocco dei cardinali occidentali e da una parte di quelli latino americani, e l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi sostenuto invece dai porporati del terzo mondo.

Sarà vero? Se più indizi fanno una prova forse è il caso di soffermarsi su alcune coincidenze piuttosto curiose che si sono verificate negli ultimi tempi e che hanno avuto per protagonista uno dei due ipotetici sfidanti, ovvero proprio il cardinale Zuppi. Il quale, sarà forse soltanto un caso, si è reso protagonista di due iniziative che hanno sorpreso chi conosce bene questo porporato molto gradito a Bergoglio e che certamente ha una formazione molto poco ortodossa.

Il 12 agosto scorso Avvenire scriveva: “Anche nell’arcidiocesi di Bologna proseguirà la celebrazione della Messa in lingua latina secondo la Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970: si terrà la domenica e nei giorni festivi, nella chiesa dove viene svolta già dal 2007. Si tratta della parrocchiale di Santa Maria della Pietà. Lo ha stabilito l’arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi, nel Decreto (pubblicato sul sito diocesano www.chiesadibologna.it) con il quale, qualche giorno fa, ha dato attuazione in arcidiocesi al motu proprio di papa Francesco Traditionis Custodes, che regola la celebrazione della Messa secondo l’edizione del Messale Romano del 1962. Una decisione che ha sorpreso qualcuno, forse convinto che il cardinale Zuppi fosse in qualche modo contrario a questo tipo di celebrazione”.

Ma non è tutto, perché negli stessi giorni sempre l’arcivescovo di Bologna interveniva sul Ddl Zan contro l’omofobia chiedendo sostanziali modifiche e, colpo di scena, sembrava offrire un perfetto assist alla Lega. Al punto da ricevere gli apprezzamenti del senatore Andrea Ostellari, commissario del Carroccio in Emilia Romagna e presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, incarico che gli ha permesso di rallentare l’arrivo del testo in aula prima della pausa estiva. Eppure si tratta dello stesso Zuppi che i leghisti hanno attaccato pesantemente in passato per aver chiesto moschee per gli islamici e aver lanciato la proposta dei tortellini di pollo in occasione dei festeggiamenti in onore del patrono San Petronio per rispetto nei confronti dei musulmani che vivono a Bologna. Ostellari in un’intervista al Corriere della Sera, non soltanto ha rilanciato l’appello di Zuppi a modificare il testo, ma gli ha espresso pubblicamente la solidarietà della Lega dopo che gli sono pervenuti insulti da parte dei sostenitori della legge.

Da non dimenticare poi che Zuppi vanta ottimi rapporti con il Popolo della Famiglia e con il suo leader Mario Adinolfi, che lo ha difeso quando veniva accusato di essere vicino alle lobby gay per aver scritto la prefazione al libro del gesuita James Martin che apre al riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso. Del resto l’arcivescovo di Bologna è stato sempre molto abile nel barcamenarsi fra appelli all’inclusione per le persone omosessuali e difesa della famiglia naturale, riuscendo nell’intento di essere apprezzato dalle organizzazioni arcobaleno come oppositore dell’integralismo del predecessore Carlo Caffarra e dai cattolici del Family Day come continuatore della sua linea pro life. Un campione di acrobazie come pochi.

Ora, sarà forse un caso che mentre divampano le polemiche sulla messa in latino con i tradizionalisti sul piede di guerra, l’arcivescovo di Bologna si renda protagonista di un gesto che, senza entrare in conflitto con le disposizioni papali, comunque sembra voler tendere la mano agli amanti del rito antico garantendo loro il pieno diritto di proseguire le celebrazioni? E sarà sempre un caso che proprio nel momento di massimo scontro sul Ddl Zan proprio Zuppi scenda in campo quasi allineandosi alle posizioni della Lega, suggerendo modifiche al testo, denunciando la mancanza di chiarezza in campo giuridico, rivendicando il diritto alla libertà di espressione e di opinione, andando molto oltre la linea della prudenza e della diplomazia del presidente Cei Bassetti? E senza preoccuparsi di ricevere elogi da un leader come Matteo Salvini considerato in Vaticano da Bergoglio e company una sorta di “male assoluto”?

E allora forse non è del tutto campato in aria pensare che Zuppi un pensierino sulla successione a Francesco ce l’abbia fatto davvero e che stia cercando di ritagliarsi l’immagine del candidato moderato, che strizza l’occhio ai conservatori, sapendo bene che non voteranno mai Parolin essendo il grande oppositore della messa in latino e il principale ispiratore del motu proprio di Bergoglio. E in un collegio cardinalizio ormai governato da una maggioranza bergogliana dove nessun tradizionalista avrà possibilità di uscire papa, vincerà chi saprà apparire meno progressista dell’altro. E Zuppi pare ce la stia mettendo tutta.

Americo Mascarucci- giornalista e scrittore

Marco Tosatti

1 commento:

  1. Speriamo di non dover assistere a ulteriori cose pietose.
    Abbiamo già dato.

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