ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 1 ottobre 2021

Prima o poi capirà ?

DON FLORIANO, Seconda Lettera pubblica al card. Gualtiero Bassetti, presidente della «Conferenza Episcopale Italiana»


Coi (Val di Zoldo), 29 settembre 2021



Eminenza Reverendissima, signor presidente della «Conferenza Episcopale Italiana»,


questa è la quarta volta che Le scrivo e continuerò a scriverLe, anche se Lei dovesse cestinare tutte le mie lettere. Sappia, però, che sono pubblicate su vari canali internet e sono lette da decine di migliaia di persone. 


E quindi, Le piaccia o meno, prima o poi capirà di non poter far a meno di reagire, se non altro sapendo che molti La staranno valutando non proprio bene per la Sua cocciutaggine di non voler o saper rispondere ad un prete di alta montagna e di 65 anni. Le ho scritto il 2 settembre: formalmente la lettera era indirizzata a tutti i vescovi della «Conferenza Episcopale Italiana» ma, di fatto, pubblicata in internet e spedita via mail al nunzio apostolico in Italia, al mio vescovo (di Belluno-Feltre) e a tutti i vescovi della regione ecclesiastica del Triveneto (nome orrendo, comprendente il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, Trento e Bolzano, che con noi Veneti e Friulani non hanno nulla a che fare; la capite sì o no?). La seconda lettera era del 14 settembre, spedita formalmente alla presidenza della «Conferenza Episcopale Italiana» ma di fatto ai medesimi destinatari. La terza è del 17 settembre scorso: mi sono rivolto a Lei direttamente, spedendola ancora ai medesimi destinatari. Fatte queste spedizioni, nessuno mi può accusare d’aver agito dietro le spalle e, perciò, se questi messaggi non Le sono giunti, non è colpa mia ma di chi avrebbe dovuto quantomeno informarLa.


In passato m’ero interessato ben poco della «Conferenza Episcopale Italiana». La gioia e la fatica di essere prete – di Dio, della mia comunità e del Popolo Veneto quale figlio di Aquileia – ; la pura gioia soprattutto, della vita delle anime accompagnate e illuminate sulla strada di Dio e del Vangelo, nella fedeltà interiore, per quanto con diverse fragilità e una vita non sempre coerente, non mi facevano sentire il motivo di rivolgermi alla C.E.I. Lo slancio interiore, suscitatore di forze e di creatività, mi ha spinto in iniziative a volte ardite e, in più di un caso, incomprese là per là dai miei stessi vescovi; che importa! Quando si è certi in coscienza e quella che si intraprende non è una via di onori terreni ma di servizio e di sacrificio, non si ha più paura di nulla. L’eco della parola di Dio è così dolcemente potente, così suscitatore di libertà responsabile che non si chiede altro.


Ultimamente, però, Dio, in coscienza, mi ha fatto capire, come altre volte su altri argomenti, che non potevo tacere e starmene in disparte. Ed eccomi a Lei e, in umiltà ma senza servilismo alcuno, faccia a faccia dei vescovi tutti, operanti in questa realtà strana, complessa, contraddittoria e senza reale fondamento storico che è chiamata Italia, affidata a uomini di Stato di cui è legittimo vergognarsi.


La mia prima lettera iniziava con queste sofferte considerazioni (le altre può leggersele da sé stesso): «Da un anno e mezzo la stragrande maggioranza dei fedeli cattolici italiani è sconcertata e scandalizzata dai vostri incomprensibili silenzi, dal vostro non saperci indicare più un cammino di Fede; sembrate, a tutti gli effetti, sale che ha perso il sapore e, come dice Cristo, “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. Avete ceduto pressoché in tutto a quello che vi chiedeva, e continua a suggerirvi, il Governo italiano. Avete trasformato (almeno all’apparenza e in foro esterno) la Chiesa da realtà divina a società manipolabile da un Governo, fatto sociale che ben poche altre volte si era verificato nella bi-millenaria vita terrena della Chiesa e, comunque, mai con una reazione, da parte dei vescovi, di così appiattito silenzio. Vi è stato dato l’ordine di tacere? Vi è stato dato l’ordine di far credere in una pandemia che è scientificamente dimostrato non essere tale? Volete continuare a farci credere quello che ormai tutti o quasi sanno essere falso? Io stesso, nel mio piccolo, ricevo ogni giorno decine e decine di video, registrazioni e riflessioni (ogni giorno) che dimostrano quanto in realtà sta succedendo; non mi direte che voi ne ricevete meno di me, un semplice sacerdote, o di un semplice laico? Scomparsi, siete scomparsi! Neve sciolta al sole, dove siete finiti come vescovi? Come vescovi che siano vescovi? ».


A Lei della mia sofferenza non è importato nulla; né della mia, né di quella della «stragrande maggioranza dei fedeli» di cui parlavo! Avanti, bravo, sempre così! 


La seconda lettera riprende e segnala ancora questa nostra sofferenza, già dalle prime parole: «Molti cattolici italiani hanno la sensazione, netta e perdurante nel tempo, di essere stati abbandonati, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, da voi vescovi, loro Pastori, e io stesso ho dovuto prendere atto con dolore, le volte in cui ve l’ho scritto, che avevate fatto delle mie parole carta straccia o, almeno, avreste voluto che fosse così, nascondendovi da vili dietro un muro, invisibile ma potente, di silenzio». Il resto è capace (credo) di leggerselo da sé; ma ribadisco che Lei si sarebbe fatto più onore se non avesse pubblicato quella vergognosa lettera che va sotto il titolo di «Curare le relazioni al tempo della ripresa»; lettera che noi cattolici seri, Veneti e legati ad Aquileia non possiamo che rispedirLe come carta igienica. Perché non è ammissibile che dei Pastori, ripetano – come scrivevo – «pappagallescamente, servilmente e acriticamente, come verità incontestabile, la filastrocca governativa a sostegno delle pseudo-vaccinazioni, filastrocca che già Mario Bergoglio ha sposato in pieno, lasciando tutti sbigottiti, persino i non credenti». Mi aspettavo che, dopo questa sbandata («errare humanum est»), rinsavito e resosi conto di aver detto una mostruosità, pieno di vergogna avesse fatto un altro documento per chiedere scusa dell’errore; e non dovrebbe aver paura, sa, il Bergoglio ha perdonato anche a Lutero, che ne aveva sparate ancora di più grosse! E, invece, niente!


Nella terza lettera Le ho tirato moralmente le orecchie per aver definito il prof. Mario Draghi novello uomo della Provvidenza. E sia: abbiamo capito che l’ha in simpatia; ma questa simpatia come si concilia con il Suo essere vescovo? Com’è che un cardinale vede come uomo della Provvidenza un massone, quando per San Pio X (e tutti gli altri papi) la Massoneria è la più grande nemica della Chiesa? Non sarà mica anche Lei simpatizzante di quella Massoneria che negli ultimi decenni si è infiltrata spaventosamente nella Chiesa?  


Pur gravatosi alla leggera da questi strani, pubblici e non accettabili silenzi, Lei, Eminenza Reverendissima, invece di redimersi (come era ed è suo strettissimo dovere) ha continuato a seguire la strada dell’errore, lasciando ancor più sbigottiti quanti la osservano con animo fedele alla sana dottrina. In particolare ne ha combinate altre due di grosse:


1) Una fiducia assurda e scandalosa nei sieri genici


Invece di resistere con forza, o anche solo con doveroso senso di dignità, alle pressioni del Governo (che vorrebbe costringere i cattolici, in particolare noi sacerdoti e tutti gli operatori pastorali, all’adozione del green pass), in un’intervista a Tgcom24 Lei s’è dimostrata titubante, infastidita dall’eventuale necessità di entrare in un qualche conflitto con il Governo. Ha perciò preso tempo e parlato di «dialogo, trattativa in corso», puntualizzando che frattanto «resta valido il protocollo» ossia «accordo» CEI-Governo del 7 maggio 2020, «integrato con le successive indicazioni del Comitato Tecnico-Scientifico: mascherine, distanziamento tra i banchi, Comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote». In definitiva, poiché l’accordo era quello, non vede (giustamente) possibilità di cambiarlo senza prima «sentire il Consiglio permanente e tutto l’episcopato […] non per privilegio ma come tutte le religioni». Rebus sic stantibus, «la certificazione verde non è richiesta per partecipare alle celebrazioni». È già un buon risultato, nel senso che finora non ha ceduto al diktat del Suo amico Draghi e dei suoi ministri.


Un simile risultato, però, non è sicuro neppure ai Suoi occhi, e già il fatto che non se la senta di dire da sé un no definitivo, ma voglia consultare l’episcopato, lo evidenzia e prova ad abundantiam. Un’evidenza che viene ulteriormente confermata, a Suo disonore, quando ammette ingenuamente come per Lei, che pure aveva e avrebbe tutto il tempo per studiarla in ogni dettaglio (o cosa fa tutto il giorno?) essa «non è una questione semplice». Per noi “sacerdoti semplici”, invece, è – guardi un po’ – «una questione semplice», anzi semplicissima, perché l’abbiamo studiata con più serietà di Lei e della stragrande maggioranza dei vescovi operanti in questa infelice Italia; e l’abbiamo studiata già da molto tempo, non andando solo a consultare, come creduloni, il sedicente Comitato Tecnico Scientifico che affianca e fa da scudo alle decisioni politiche del Governo. Siamo giunti a capire, con certezza assoluta, che è una grande fesseria quella che Lei dice e continua a ripetere, come un bambino dell’asilo, quando afferma, cocciutamente e arrogantemente, che «il vaccino è garanzia di salute». Nell’intervista a Tgcom24, infatti, se ne è uscita con queste penose e inaudite parole: «Non voglio entrare nel problema delle proteste sul green pass. Comunque si usino tutti i mezzi per conservare la nostra salute. Al momento attuale il vaccino è ancora la più grande garanzia che abbiamo». Ma, scusi, vive sulla Luna o su Marte? Persino i laici Gliel’hanno fatto notare. Questo, ad esempio, il duro commento di Maurizio Blondet: «[È una] menzogna forse resa necessaria dalla forza della pressione [governativa]; ormai è [infatti] di dominio comune che i sieri provocano gravi effetti collaterali (vedi sotto l’articolo de “Il Fatto” [qui non da me riportato]). Ma peggio di tutto è l’esclusivo invito, da parte di un vescovo, alla nostra “salute” fisica, che il cardinale dice di avere a cuore, senza la minima evocazione e cura della nostra salvazione eterna».


Niente da fare: o Lei è un credulone o un mistificatore e un ingannatore! Le importa tenere, per quanto possibile, il buon rapporto ora in atto con il Governo, e non compromettere i sussidi, non piccoli, che vengono dati. Rassicura, perciò, il Governo dicendo: «Finora nelle chiese abbiamo rispettato tutte le regole che ci siamo posti».


Quanto ai sussidi, da internet, facendo sia pur brevi ricerche, appaiono le cifre, tutt’altro che simboliche e certo non disinteressate che il Governo sgancia alle opere collegate con le Diocesi, la C.E.I. stessa e moltissime attività che ufficialmente sono state inserite sotto la qualifica di cattoliche. Guardiamo solo all’editoria: dall’apposito sito governativo (cfr. https://informazioneeditoria.gov.it/it/attivita/contributi-erogati-e-agevolazioni-concesse/contributi-erogati-e-agevolazioni-concesse/2020/ ) risultano per il 2020, tra molte altre, queste contribuzioni in euro: ad «Avvenire» 2.533.353,97; a «Città Nuova» dei Focolarini 133.735,95; a «Famiglia Cristiana» 3.000.000,00; a «Gente Veneta» della diocesi di Venezia  105.879,13; alla gesuitica «La Civiltà Cattolica» 143.809,65; a «La Difesa del Popolo» 143.136,82; a «La Vita Cattolica» 136.723,45; a «La Voce dei Berici» 134.645,26; a «L’Amico del Popolo» della diocesi di Belluno-Feltre 187.469,02; a «L’Ancora» 174.088,63; a «L’Eco di San Gabriele» 105.522,75; a «L’Informatore» della diocesi di Novara 110.326,53; a «Litterae Communionis Tracce» di Comunione e Liberazione 204.185,17; a «Nuova Scintilla» della diocesi di Chioggia 31.930,39; a «Verona Fedele» 144.184,72; a «Vita Trentina» 180.022,00; a «Voce Isontina» dell’arcidiocesi di Gorizia 34.262,29. In tutto, i periodici sponsorizzati sono quasi cento. Poi ci sono i contributi per le scuole private, gli ospedali, le cooperative di accoglienza dei “profughi”, i centri di recupero per drogati, ecc. È chiaro che si va male a mettere a rischio queste entrate; pur tuttavia, la Chiesa deve essere Chiesa, anche se dovesse chiudere testate, centri di assistenza, scuole e altro; la Chiesa non può annacquare la propria missione per paura di perdere contributi governativi. Pena il diventare una specie di Chiesa di Stato alla cinese, una Chiesa che non è più Chiesa.


E, infatti, nel mentre si ha paura di perdere i contributi governativi e ammettere onestamente che varie opere cattoliche non si reggevano (come già non si reggono) di forza propria, si è pagato un prezzo altissimo nel settore operativo tipico ed esclusivo della Chiesa. Da oltre un anno e mezzo la Chiesa italiana ha rinunciato all’integrità delle proprie liturgie, si è lasciata imporre mascherine persino in chiesa, mostrando una ben poco forte fede in Dio; ha rinunciato ai segni di pace, all’acqua santa, alla Comunione in bocca, alla socialità fraterna sua propria per riempirsi la bocca di fraternità di stile agnostico e massonico. Non ha lasciato che i sacerdoti andassero a benedire i malati in casa, ad accompagnare i morenti, a benedire i morti, ha persino stabilito quanti potevano partecipare ad un funerale e, per un periodo, ha imposto le cremazioni. I vescovi sono stati lontani dal gregge, preoccupati della propria salute e, direi, sopravvivenza fisica; si sono dimenticati di essere Pastori e si sono ricordati un po’ troppo di essere fragili uomini. Non hanno dato esempio di forza, di fiducia in Dio. I loro occhi sbarrati, le loro parole bloccate da una mascherina, le loro liturgie «mordi e fuggi» sono state un anno e mezzo di scandalo e di controtestimonianza quale non si sarebbe mai immaginato. Persino un card. Bagnasco, vergognosissimamente, viene a dire che è salvo per merito di un vaccino! Oh, Dio, è proprio vero che il tradimento degli apostoli non era terminato il giovedì santo nell’Orto degli Olivi! E il Papa, nel senso di Mario Bergoglio? Meglio non parlarne, scandalo su scandalo; il maestro degli scandali!


2) Un discorso più massonico che cattolico


In questo contesto di crisi enorme dell’episcopato italiano, crisi scandalosa che è inutile vogliate negare, si colloca, Eminenza Reverendissima, anche il Suo discorso di ieri l’altro, 27 settembre, pronunciato quale introduzione alla riunione del Consiglio permanente della «Conferenza episcopale italiana». In quel discorso, mi perdoni, sembra che parli una persona più atea che credente, un cristiano formale ma non una persona che vive un rapporto intimo e giornaliero con Cristo. Qualsiasi massone potrebbe fare il discorso che Lei ha fatto. Non fa crescere nella Fede, semplicemente espone una visione ideologica e la strada per il raggiungimento della fraternità mondiale; giusto come è negli intenti della Massoneria e come illustrerò in un apposito articolo per i miei lettori.


Discorso imbevuto delle solite citazioni strumentali di papa Bergoglio.


Discorso nel quale Lei continua a ripetere i Suoi errori, in buona fede o cattiva fede che sia, a riguardo dei sieri genici. Ecco le Sue errate parole: «Continua la campagna vaccinale contro il Covid-19. È doveroso ringraziare le autorità e gli operatori che si spendono in questo senso, e sottolineare il consenso dei cittadini che non si sono sottratti a quello che il Papa ha definito “un atto d’amore”. Bisogna proseguire su questa strada che ci consente innanzitutto di salvare tante vite umane, specialmente tra le persone più fragili».


Sia lodato Gesù Cristo o, meglio: Laudetur Jesus Christus!


don Floriano Pellegrini


Scritto il SETTEMBRE 29, 2021

http://donfloriano.altervista.org/don-floriano-seconda-lettera-pubblica-al-card-gualtiero-bassetti-presidente-della-conferenza-episcopale-italiana/

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