Control test: Cattolici si diventa, e pure apostati.

Pubblicato ilgiugno 8, 2011 da  

Siamo daccapo. Il papa non fa in tempo a pronunciare uno degli ormai radi e diplomaticissimi memento su cosa significhi essere cattolici, e subito compare il contro-pontificare di qualche lapsus (in senso tecnico: gente che per fragilità a rinnegato la fede, in toto o partim).
Succede anche in seguito alla visita di Benedetto XVI in Croazia, nella quale ha l’occasione di ribadire un paio di temi strategici.

Il primo riguarda l’impegno a costruire famiglie fondate sul matrimonio (valore non-negoziabile per ogni cattolico, così come la libertà di educazione e la tutela della vita):
«Non cedete a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio! Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo, senza riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un’ altra persona! Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità!».
In una pagina costruita ad hoc i massoni del Corsera pubblicano la notizia affiancandole uno degli innumerevoli exempla del dissenso post-conciliare. Questa volta non si scomoda nessun prelato di successo, né qualche ex-sacerdote autoproclamatosi teologo per un giorno, ma si usa la vecchia tecnica della testimonianza dal basso. Si tratta di Roberta e Sergio.
MILANO – Roberta Quattrone e Sergio Ruggeri. Lei impiegata, lui avvocato. Quarantadue anni entrambi. Da undici insieme, a Messina. «Ma ci conosciamo da quando ne avevamo quindici, eravamo compagni di classe». Sei anni fa sono andati a convivere. Durante il trasloco si sono accorti che era in arrivo Dorotea, la figlia. «Non era programmata in quel momento, ma ne siamo stati felici». Cattolici tutti e due, lui ha frequentato le elementari dalle suore. «E ne ho un ricordo dolcissimo», spiega. Si sposeranno, e lo faranno in Chiesa. «Perché sono i valori con i quali siamo cresciuti, quelli in cui crediamo». Non lo hanno fatto finora perché c’ è stata prima la spesa della casa. «E poi la convivenza ci ha fatto bene, ci ha permesso di smussare qualunque tipo di rifiuto dei difetti dell’ altro, ci siamo amalgamati. Secondo me è fondamentale per il matrimonio, indispensabile». Proprio quello che il Pontefice ieri ha esortato a non fare: «Cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio». Per Sergio, invece, questo monito non riguarda lui e Roberta: «Noi è come se fossimo già sposati, l’ impegno lo abbiamo già preso l’ uno verso l’ altra. Io la presento a tutti come mia moglie, e per gli altri sono suo marito. Certo, a un certo momento santificheremo la nostra unione in Chiesa davanti a Dio. Ma non ci sentiamo di vivere nel peccato solo perché il sacramento non è stato ancora celebrato». Serra Elvira Pagina 22 (6 giugno 2011) – Corriere della Sera
Io conosco l’obiezione che viene spontanea. Ed è che Roberta e Sergio sembrano più spontanei e credibili di un vecchio tedesco che blatera regole generiche.
Purtroppo qui non si tratta di contrapporre la spontneità – che è buona – con le regole generiche – che sono cattive; qui si tratta di contrapporre lo spontaneismo – che è cieco e suicida – con i principi capaci di reggere l’orbe nella pace di Cristo.
Ma no! - già sento l’eco delle falangi bolognesi tuonare – questa è una coppia che funziona. E il criterio per stabilirlo lo dà Cristo stesso: è la carità!
Infatti in nome della carità questi due concubinarii hanno tenuto il bambino e si ripromettono di sposarsi in Chiesa, per ratificare i valori in cui già credono.
Bella fregatura. Usare le parole di Cristo capo contro la Chiesa che è il suo corpo. La manovra è satanica (fu Satana a tentare Cristo citando le parole di suo Padre).
Il buon senso chiede che si usino con precisione i termini. La carità cristiana è una, e si misura con criteri precisi; viceversa vi sfido, in nome della spontaneità, a dimostrare come mai non si possa chiamare carità anche l’amore pedofilo (come sostenuto da molti, recentemente anche da ecclesiastici dell’alta Europa).
Sento l’ultima obiezione: ma cosa c’è di male? Roberta e Sergio hanno fatto del bene… etc.
Vediamo assieme.
Ci sono almeno tre panzane enormi nelle dichiarazioni dei due benintenzionati fornicatori: la prima, che loro possano decidere di avere valori cattolici pur prescindendo da quelli che il papa propone autorevolmente come principii non-negoziabili; la seconda, che il matrimonio sia una sorta di foedus alla romana, buono a coprire le intemperanze di gioventù, e sostanzialmente indifferente a definire lo spirito cristiano di una coppia (la trasformazione dei due in una carne sola, l’incardinarsi della coppia in Cristo stesso, etc); la terza e più grave non è una panzana nei contenuti ma è un bacio di Giuda vero e proprio.
Qual è infatti l’effetto proprio delle dichiarazioni di Roberta e Sergio, così come sono recepite dalla stampa e divulgate nelle case e nei siti di centinaia di migliaia di lettori?
Roberta e Sergio ci insegnano ad avere valori cattolici chiari e condivisi? No
Roberta e Sergio ci insegnano a tenere i bambini avuti per errore? No
Roberta e Sergio ci insegnano a seguire di più il papa? No
Roberta e Sergio si limitano ad allargare la frattura e la crisi della Chiesa post-conciliare. Roberta e Sergio partecipano a creare quel Regno diviso in se stesso, che è opera diabolica e anticristica per eccellenza.
Ho usato termini molto forti, lo so. Concubini, fornicatori, anticristi.
Ma lo richiede la crisi della Chiesa – e quindi del mondo – spaventosa e gravissima. Urge correre ai ripari.
E’ una crisi che cresce nonostante le buone intenzioni, i sorrisi porporati, le primavere sempre profetate e mai raggiunte…
Forse una buona soluzione è tornare a dirci la verità; e la cosa curiosa è che questa verità – il nostro parteggiare per il diavolo, il nostro contribuire ad accelerare lo scatenamento del maligno, la nostra intima cattiveria – spesso si realizza sotto la forma di buone intenzioni, di emozioni piene di buonismo, di una buona fede protestata con forza, ecc.
Diciamocelo. Basta con questi falsi eroi. Autentiche scimmie di satana.
La crisi post-conciliare è una crisi di diserzione e di frantumazione.
Possiamo uscirne solo ritornando compatti e solidi attorno ai valori di sempre.
E’ vero, non tutte le scelte oggi sembrano cattolicamente facili come 60 anni fa. Ma almeno quando il papa richiama all’ordine, almeno lì, cerchiamo di capire e di tornare alla verità. riconosciamo che lì, almeno lì, il discernimento è già fatto, a noi tocca solo aderirvi (adequatio intellectus ad rem).
Almeno evitiamo di professare pubblicamente la nostra disobbedienza – criterio princeps per definire se siamo o no uniti a Cristo obbediente fino alla morte di Croce.
Che è poi il secondo grande tema del papa in Croazia: il richiamo alla coscienza, non come occasione di relativismo egoista e antiecclesiale, ma come centro dell’incontro tra uomo e Dio, intimità vera in cui ognuno può riconoscere da sé la bontà dei valori che il papa ci ricorda e porge.
Poveri Roberta e Sergio, eroi per nessuno. Non perla Chiesa che hanno tradito due volte: nel peccato e nella diffamazione; non per la stampa che li ha manovrati per i soliti fini anticlericali e antiumani; non per i laici che dei valori soggettivi di una coppia di confusi messinesi non se ne fanno nulla, e attendevano piuttosto una testimonianza coraggiosa di cristianità come si deve.
Diceva Tertulliano: cristiani non si nasce, si diventa.
Mi permetto di ricordare che si può pure diventare apostati, benintenzionati addirittura.
Chi ha orecchie per intendere…
*
E anche questa è fatta.
Mettiamo un’altra X sulla nostra cartina. Dopo i magazzini bolognesi che hanno portato all’abortista di fama mondiale Prodi, dopo ambrogiolandia che ha addestrato migliaia di dissidenti pseudo-cattolici dal retrogusto esegetical-porporeggiante; dopo le lande savoiarde dell’autonomismo monastico del finanziere di Bose; ora mettiamo una crocetta sopra Messina, piccolina però. Perché la differenza tra Robertaesergio e gli altri di cui sopra. è che questi sono i manovratori, quelli i burattini manovrati.
A tutti diciamo: attenti che la cuccagna sta già finendo.
E speriamo arrivi in fretta la fata Turchina a sistemare le cose.