ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 11 luglio 2011

Pescare con lenza? meglio la rete di Pietro! (IV.post Pentecostes)



"Nuova evangelizzazione" o evangelizzazione "nuova"?

Leggo e propongo come riflessione, partendo da uno stralcio dell'intervista rilasciata da Mons. Rino Fisichella, nuovo prefetto della neo-Congregazione per la "Nuova evangelizzazione", pubblicata da Zenit nel dicembre scorso e altri spunti.

In che modo si può spiegare il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione?
Fisichella: Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è una grande intuizione profetica di Papa Benedetto XVI ed è una grande sfida per la vita della Chiesa dei prossimi decenni.
Intuizione profetica perchè ci obbliga a riflettere seriamente sul presente. Ci obbliga a capire le patologie che hanno dato vita a questa condizione che si esprime con l’indifferenza, con l’agnosticismo, con l’ateismo professato, con un individualismo che non si è mai conosciuto così forte negli ultimi secoli. In una parola con la secolarizzazione di cui il Papa parla sempre più spesso. Questa condizione obbliga la Chiesa a diagnosticare la patologia e verificare come curarla.
Dobbiamo riflettere sul perchè questa disaffezione nei confronti della verità da parte del mondo contemporaneo e poi passare a guardare il futuro per ricomporre in una condizione di dialogo e di collaborazione la fede con la ragione. Bisogna sottolineare che la scelta libera e consapevole dell’atto di fede non si fonda su un mito, ma su una relazione personale di un evento storico che ha cambiato il volto dell’umanità e della stessa storia, vale a dire l’incontro con Gesù di Nazareth.
Estrapolo le linee essenziali riconoscibili nel seguito dell'intervista e le esamino riflettendo su ognuna:
  1. Fisichella: Noi dobbiamo essere capaci di ricomporre questa condizione e mostrare che l’incontro e l’esperienza di Dio è una condizione necessaria perché il nostro contemporaneo possa ritrovare realmente il senso della propria vita.
    In risposta all’eclissi di Dio di cui parlava già Paolo VI, e su cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno riflettuto, è nato il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. E’ inevitabile che di fronte all’eclissi di Dio noi dobbiamo mobilitare le nostre forze e la nostra convinzione per riportare il primato di Dio nella vita delle persone e mostrare che l’ipotesi di Dio non è affatto superflua, ma è invece determinante per una vita che sia pienamente umana.
    In altre parole, noi abbiamo il compito di portare di nuovo il Vangelo agli uomini e alle donne di oggi perchè possano recuperare in umanità, perchè possano essere capaci di una rinnovata umanizzazione della propria esistenza.
Mi stupisce che portare di nuovo il Vangelo agli uomini e le donne di oggi debba produrre il risultato di una "rinnovata umanizzazione dell'esistenza". Gesù è forse venuto per umanizzarci? Certo "quelli che Lo accolgono (Gv, Prologo)" diventano uomini nuovi e realizzano la pienezza di umanità realizzata dalla Redenzione. Ma questa "novità" non consiste forse nella Creazione Nuova, quella dell'Ottavo giorno il primo dopo il sabato, cioè la Risurrezione, conseguente ad un'oblazione salvifica, che - come Paolo docet - ci rende Figli nel Figlio connaturali a Lui, a Lui sempre più configurati e per questo 'divinizzati' per adozione? Una Creazione Nuova riconsegnata al Padre nel momento dell'Ascensione al Cielo e rinfrancata e costituita nel momento dell'invio dello Spirito!

C'è forse bisogno di un linguaggio nuovo per dire queste fondamentali verità? C'è solo bisogno di cuori nuovi che le esprimano accesi di quella Presenza, i quali non hanno bisogno di strategie comunicative e di "metodi iniziatici" lasciati entrare imprudentemente nella Chiesa perché presentano il successo dei numeri, ma si sono rivelati il cavallo di Troia di vecchie e nuove eresie! A noi spetta l'Annuncio; chi opera è lo Spirito, se davvero lo abbiamo accolto, non le nostre parole più o meno accattivanti... L'importante è che siano VERE e trasmettano la Verità, che è il Signore!

E, invece, assistiamo a tutto questo profluvio di piani e di progetti, come se tutto dipendesse da noi e come se la Chiesa per 1970 anni fosse stata inadeguata. Errori e problemi ci sono stati e ci saranno in ogni generazione, perché fanno parte della logica del 'mondo'; ma a noi non è dato trovare migliori strategie e "nuovi linguaggi". Oggi, come sempre, è necessario conoscere e diffondere la Verità, tradita e dimenticata forse più che mai.

Attualmente la Chiesa sembra proporsi come nuovo Ente morale e politico piuttosto che come Mater et Magistra, perché Corpo Mistico di Cristo e Sua Sposa. Ne fa testo la pubblicità veramente sconcertante che la CEI sta mandando in onda sulla TV nazionale per l'8 per mille. In essa la Chiesa è presentata nelle sue attività sociali. Si è allestito persino un sito chediloaloro.it, tutto incentrato su testimonianze di opere sociali e umanitarie.

Non si dimentica forse che Cristo Signore non è venuto a portarci il benessere o la solidarietà, ma la Salvezza dal peccato e dalla morte spirituale che ci fa uscire dal Progetto di Dio per noi? Sì ci sono anche le opere di misericordia corporali e spirituali, ma esse sono CONSEGUENZA del dono di noi stessi possibile solo in Lui e non di un vago umanitarismo!

Si pensa che oggi la gente se parliamo di Dio non capisce? Ma forse dipende da quel che diciamo e c'è qualcosa che ci siamo dimenticati per via. Piuttosto perché non creare nell'Agorà rappresentata dai "media", invece di spazi pubblicitari, vere e proprie palestre di cristianesimo testimoniato da autentici testimoni e non da imbonitori improvvisati o da falsi profeti e cattivi maestri che sembra oggi siano gli unici ad aver diritto di cittadinanza mediatica? Il vero problema è "chi forma i formatori"... E tuttavia una palestra del genere sarebbe solo un'opportunità in più, perché la vera soluzione l'ho espressa nelle conclusioni.

In ogni caso sentir parlare del "nuovo umanesimo", senza la qualificazione irrinunciabile di "cristiano", rischia di confonderlo con il ruolo esclusivamente sociale - che somiglia tanto al Nuovo Ordine Mondiale sempre più incombente - diluendo invece quello primario sacramentale-salvifico esercitato diffondendo la Verità custodita e trasmessa portatrice della Presenza della Persona del Signore!
  1. Fisichella: [...] E quindi ci troviamo in una seria difficoltà nel parlare di Gesù Cristo, della fede e della Chiesa in un contesto culturale che o lo avversa o lo banalizza, dando per scontato una conoscenza che non è più viva. Certamente dobbiamo modificare il nostro linguaggio, dobbiamo diventare più comunicativi, dobbiamo essere capaci di accettare la sfida della comunicazione moderna, ben sapendo che il contenuto rimane sempre lo stesso. Perchè il cristianesimo, come diceva l’apostolo Paolo nella lettera agli ebrei, rimane sempre lo stesso ‘ieri, oggi e sempre’, quindi quello che è sempre stato creduto da tutti, in ogni luogo e da sempre, viene conservato, ma deve essere rivestito di un linguaggio che deve essere comprensibile. Dobbiamo fare in modo che il nostro contemporaneo possa vedere il Signore, deve fare l’esperienza di averlo rivolto a sé in prima persona, deve suscitare in lui il desiderio di fare esperienza in Dio, in Gesù Cristo e nell’appartenenza alla Chiesa.
E' importante piuttosto non correre il rischio di considerare "orientamenti passati" quello che invece è la "sostanza", perchè oggi il rischio è quello di cambiare tutto (liturgia, visione di Cristo, visione dell'uomo) in qualcosa che è molto diverso da quello che era l'insegnamento degli Apostoli, ma soprattutto in qualcosa che si allontana dall'autentico esserci dell'uomo in rapporto al Verum Bonum Pulchrum Essere di Dio...

Questo discorso del "rivestimento" rischia di essere un inganno perché, se le parole sono il rivestimento e si cambiano le parole, non dobbiamo dimenticare che sono esse che veicolano la realtà che significano: e allora, se se ne lasciano cadere alcune essenziali o a furia di non parlarne più cadono da sole (come espiazione, per esempio), cambiando il rivestimento cambia anche la sostanza. Perché il nostro contemporaneo possa "vedere" il Signore il discorso non serve, serve lasciarLo "trasparire".

Se non recuperiamo le 'vecchie 'parole della Tradizione che hanno costituito il nucleo dell'evagelizzazione di sempre (male-peccato-giudizio-perdono-redenzione ecc.) spalanchiamo la porta, già aperta, a tutte le novità. Ma, per fare questo non bastano laici di buona volontà, ci vogliono laici e sacerdoti ben formati. E nelle parole del Papa all'Assemblea Plenaria del neo Pontificio Consiglio di cui stiamo parlando c'è piuttosto il riferimento alla coerenza, che è sacrosanto
...non si potrà dimenticare che lo stile di vita dei credenti ha bisogno di una genuina credibilità, tanto più convincente quanto più drammatica è la condizione di coloro a cui si rivolgono.
E tuttavia non basta dire:
La nuova evangelizzazione dovrà farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l’annuncio della salvezza, senza del quale l’esistenza personale permane nella sua contraddittorietà e priva dell’essenziale. Anche in chi resta legato alle radici cristiane, ma vive il difficile rapporto con la modernità.
Infatti la proclamazione del mistero salvifico della morte e risurrezione di Gesù Cristo non passa dalla ricerca di "trovare nuove vie" di efficacia, ma dell'incontro vivo e vero con l'Unico efficace, che è Lui che opera servendosi di noi. E la Chiesa è QUESTO incontro vivo e vero che deve garantire, null'altro!
  1. [...] Intendiamo sollecitare la presenza delle diverse realtà che operano e anche molto bene nel tessuto della pastorale, ai vicini ed ai lontani, ma farlo in modo tale che non siano gli uni slegati dagli altri ma che ognuno possa comprendere la complementarietà nei confronti dell’altro. Se non c’è questa presenza unitaria noi non diamo un segno efficace. Vorrei ricordare che il Concilio Vaticano II ha chiamato la Chiesa segno e strumento di unità per tutto il genere umano. Se nell’annunciare il Vangelo non diamo un segno di unità, allora rischiamo di rendere meno efficace l’annuncio stesso che ci compete.
Questo è gravissimo, perché di fronte all'immobilismo della chiesa, ci sono già i movimenti - ed è ad essi che ci si riferisce - che non aspettano altro che le 'vecchie' parole della 'vecchia' evangelizzazione vengano messe in soffitta perché loro le hanno già sostituite con 'nuovi' significati. Un esempio concreto: nella Missio ad gentes di uno di questi movimenti, il Cammino neocatecumenale, è sparito non solo il termine ma anche la realtà parrocchia, sostituita dal cathecumenium e quindi, all'inizio, la chiesa sarà in case private. Così come sono sparite o sono state modificate molte prassi, compreso il rito, fonte della lex orandi.Ma questo chi lo sa? Però il papa fa riferimento ai tempi apostolici e all'inizio dell'evangelizzazione, chiunque può interpretarlo come un via libera alla chiesa=casa del presbitero, come nel primo secolo. Ma affermo per esperienza che questa evangelizzazione davvero "nuova" proprio perché "altra" - il cui "iniziatore" è stato inserito tra i consulenti del Dicastero - porta non all'implantatio ecclesiae nei luoghi in cui si diffonde in tutto il mondo, ma alla clonazione di cellule del Cammino, che non si integrano MAI con la Chiesa locale e la sostituiscono dove non c'è.

Per questo Fisichella batte sulla necessità di dare un "segno di unità", perché in realtà si vive una drammatica frammentazione, determinata proprio da certi stili di evangelizzazione che vanno per la maggiore, che non si integrano con le altre realtà ecclesiali, rimanendo blindate in quello che considerano loro "unicum". Egli sembra tuttavia dimenticare che l'unità non siamo noi a farla. E' il Signore che unisce e l'unità possono realizzarla e viverla in Lui solo coloro che condividono la stesa fede e lo stesso Altare, inutile girarci intorno, perché nella Chiesa -oggi- c'è la Verità, ma c'è anche il suo contrario.

E tuttavia Cammino NC non è l'unico attore della nuova evangelizzazione ma la sua influenza va aumentando, esponenzialmente decuplicata dal neo-modernismo imperante che non ne riconosce né eresie né le prassi anomale, né gli aspetti pesantemente giudaizzanti.
  1. Fisichella: [...] Nel libro intervista “Luce del mondo” appena pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, il Pontefice Benedetto XVI ha scritto che anche se “il cristianesimo non determina l'opinione pubblica mondiale, altri ne sono alla guida” tuttavia “sulla base di quello che vedo e di cui riesco a fare personale esperienza, sono molto ottimista rispetto al fatto che il cristianesimo si trovi di fronte ad una dinamica nuova”. Quali sono le ragioni di questo ottimismo?
    Il Papa ha una idea molto precisa della realtà della Chiesa. Nelle visite ad limina con i Vescovi di tutto il mondo, riceve informazioni precise sui diversi continenti. Mentre noi a volte abbiamo una visione un po' limitata geograficamente e guardiamo spesso solo all’Europa. Ma il Papa ha una visione globale. La Chiesa è presente in Africa, in America Latina, in India, in Corea del Sud... E dai dati complessivi si nota che la Chiesa sta crescendo.
A me sembra vedere solo le enormi contraddizioni che si vanno ingigantendo, annebbiando le menti, anziché illuminarle, per un semplice motivo: che questa Chiesa rinnovata dal concilio ha preteso e pretende di servire due padroni: Cristo e il mondo. Ciò mi pare inconcepibile, secondo il Vangelo, ma essa continua imperterrita a proporci questa posizione doppia, incurante della sua stridente contraddizione con Cristo e con se stessa, con quella che ESSA è/era DA SEMPRE.

A questo punto che significato si può dare alla parola "Tradizione", che pare sempre più un vuoto contenitore, dal bel suono, utile a convincere i diffidenti circa la reale continuità di questa Chiesa con la Chiesa di sempre?

Nei discorsi del Papa sono più riconoscibili chiari riferimenti alla Tradizione, quella vera, non quella "vivente", che cambia secondo le mode del tempo e che ha innestato principi simboli e prassi nuove nella Chiesa, non innovatori, ma decisamente "altri" dalla Tradizione Apostolica e tali da sovvertirla.

Ma alle parole, purtroppo non sembrano corrispondere i fatti...

Infatti anche il Papa sembra aggirare l'ostacolo insormontabile di una realtà ecclesiale, renitente al cambiamento del senso di adeguamento cattolico, col trovare insieme le modalità nuove di evangelizzazione lasciando intendere che nessuna delle attuali 'modalità' ha il monopolio dell'evangelizzazione e non dovrà monopolizzarla come invece tende a fare e di fatto lo fa un certo movimento senza che vengano posti dei limiti.

Se ne parlerà più diffusamente dedicando al tema la prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nel 2012: "Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana", di cui accenna anche Fisichella. Il rischio che si corre è lo stesso del concilio, nel quale un minoranza sovvertitrice ma agguerrita ha imposto testi ambigui interpretati e applicati nel senso rifondativo della Chiesa (e non semplicemente rinnovatore). Questo sinodo, in cui i 'rampanti agguerriti' affinati e galvanizzati da anni di briglie sciolte e fatti compiuti non repressi, la faranno da antesignani del "nuovo che avanza", otterrà la prosecuzione se non il rafforzamento di quel che essi già sono riusciti ad imporre in tante diocesi.

Finché il Papa indica, consiglia, lascia fare, anziché governare anche espellendo gli errori o almeno correggendoli efficacemente senza applicare l'"inclusivismo spinto", la barca di Pietro sarà alla deriva... ed è una situazione di grande buio e confusione quella che stiamo vivendo, che non accenna a risolversi, nonostante le luci del Summorum, al quale non mancano inquinamenti a causa di sacerdoti e vescovi "ibridi" o "double face" che dir si voglia, oltre alle molte, anzi troppe, viscerali resistenze di sacerdoti e vescovi dichiaratamente 'contro' persino in contrasto con la volontà del Papa...

Dice Benedetto XVI ai partecipanti all' Assemblea Plenaria del neo Pontificio Consiglio di cui stiamo parlando: "Il compito dell'evangelizzazione è precisamente quello di educare nella fede in modo tale che essa conduca ciascun cristiano a vivere i Sacramenti come veri Sacramenti della fede, e non a riceverli passivamente, o a subirli."

Il principio è sacrosanto. Nulla da eccepire. Ovvio che è necessaria la catechesi, cioè l'insegnamento: il munus docendi appartiene prevalentemente dei sacerdoti, ed è delegabile a laici adeguatamente formati e coerenti nella fede vissuta.

Il problema è chi catechizza cosa. Non dimentichiamo che l'evangelizzazione non si fa soltanto andando per le strade, o nella tanto enfatizzata "Missio ad gentes", che sembra averne il monopolio, ma partendo da una formazione seria e, soprattutto, testimoniando...
Il problema dell’uomo è il problema dell’adorazione e tutto il resto è fatto per portarvi luce e sostanza. (Romano Amerio, Di un bisogno dei contemporanei, «Pagine nostre», giugno 1926)
La prima evangelizzazione la garantiscono sacerdoti Adoratori che esercitano il loro munus sanctificandi, celebrando vere Eucaristie e amministrando veri Sacramenti della Riconciliazione, conducendo le anime a viverli sempre più profondamente.
Il problema dell’uomo è il problema dell’adorazione e tutto il resto è fatto per portarvi luce e sostanza. (Romano Amerio, Di un bisogno dei contemporanei, «Pagine nostre», giugno 1926)

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