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domenica 18 settembre 2011

Fra modernisti ci si aiuta!


"Riaprire caso Fogazzaro"
LO SCRITTORE FU VITTIMA DI «UNA PREVARICAZIONE ANCORA SANGUINANTE», EVIDENZIA IL MINISTRO VATICANO DELLA CULTURA,GIANFRANCO RAVASI 

VATICANISTA DE LA STAMPA
Dopo il «caso Gaileo», la Chiesa dovrebbe riaprire anche il «caso Fogazzaro», lo scrittore vicentino le cui opere furono messe all'Indice dei libri proibiti con l'accusa di «modernismo». Per il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è tempo di una rilettura degli eventi culturali ed ecclesiali di cui fu protagonista Antonio Fogazzaro (1842-19119, l'autore del romanzo «Piccolo mondo antico» di cui quest'anno ricorre il centenario della
morte.
  In uno scritto che appare nella nuova edizione di «La vita di Antonio Fogazzaro» di Tommaso Gallarati Scotti (Morcelliana, pagine 512, euro 30,00), il cardinale Ravasi ricorda il «mea culpa» del Giubileo del 2000, quando Papa Giovanni Paolo II chiese perdono per i peccati commessi dalla Chiesa durante la sua storia bimillenaria.   «Ebbene, se a quest'ultimo proposito l'emblema rimane il 'caso Galileò, dobbiamo però riconoscere che una prevaricazione più modesta, ma non per questo meno sanguinante spiritualmente, potrebbe essere individuata anche nel 'caso Fogazzarò - scrive l'ex prefetto della Biblioteca Ambrosiana e fine biblista nel testo anticipato oggi da 'Avvenirè - figura di intensa fede e passione ecclesiale che, come è noto, si trovò immesso in quel flusso religioso e culturale, ora ardente ora turbolento, che va sotto il nome di 'modernismò». «Non dimentichiamo - ricorda il cardinale Ravasi- che lo scrittore vicentino dagli interessi molto variegati (non esiterà neanche a confrontarsi con le teorie evoluzionistiche) morì il 7 marzo 1911 nell'ospedale della sua città, senza apprendere che persino quel suo ultimo romanzo, 'Leilà, pubblicato l'anno precedente e destinato nelle sue intenzioni a diventare una sorta di
ritrattazione, veniva implacabilmente posto all'Indice dal Sant'Uffizio».
 Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura sottolinea come «l'aspirazione al rinnovamento della Chiesa, all'incontro tra
cultura e fede, all'elaborazione di un pensiero e di una prassi pastorale più in sintonia coi tempi pur nella fedeltà alle sue matrici», aveva alimentato l'intera esistenza di Fogazzaro e quella del suo grande amico, Tommaso Gallarati Scotti. Quest'ultimo dedicò a Fogazzaro una biografia anch'essa colpita dalla mannaia della condanna all'Indice nello stesso anno (1920) della sua pubblicazione.Dopo un breve excursus sui rapporti tra Fogazzaro e Gallarati Scotti, citando anche una documentazione inedita della Biblioteca Ambrosiana, così aggiunge il cardinale Ravasi: «Questa mia testimonianza marginale su figure così alte della cultura del Novecento e sul loro travaglio intellettuale e spirituale vuole essere solo uno stimolo a ripercorrere quelle vicende e soprattutto l'incontro tra due personalità straordinarie come furono Tommaso Gallarati Scotti e Antonio Fogazzaro»
  «Un itinerario - conclude - che può gettare luce anche sul nostro presente ecclesiale e sociale, ben più modesto ma segnato da analogie con quel glorioso passato, nella consapevolezza di quanto acutamente scriveva Giorgio Pasquali nella sua raccolta 'Filologia e storia (1920): 'Chi non ricorda non vive».

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