Anche la Cei benedice Monti: "Dia una iniezione di fiducia"
Colloquio a Fiumicino tra il neo premier e Bendetto XVI prima del voto a Montecitorio. La Cei promuove il governo tecnico: "Ora serve coesione nazionale"
I vescovi benedicono il premier Mario Monti e il governo tecnico che proverà a traghettare il Paese fuori dalla crisi economica. Dalla Chiesa italiana è, infatti, arrivato un pieno via libera e un incoraggiamento al nuovo esecutivo.
Il premier Mario Monti e il papa Benedetto XVI
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In mattinata Monti ha accolto papa Benedetto XVI a Fiumicino: un saluto cordiale e sorridente, poi i due hanno scambiato qualche parola e il premier ha accompagnato il Santo Padre fino alla scaletta dell’aereo che lo ha portato in Benin.
Il Sir auspica che dal nuovo governo arrivi "un’iniezione di fiducia per il Paese tutto, che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera". "Incassa una fiducia plebiscitaria al Senato - si legge nella nota pubblicata dall’agenzia stampa della Cei - il governo Monti ed è pronto per mettersi al lavoro. Non si tratta semplicemente di mettere a profitto quella 'luna di miele' che tradizionalmente accompagna i nuovi esecutivi, quanto di tamponare l’emergenza con misure che comincino a disegnare risposte strutturali, per quanto di pertinenza dell’Italia, al complesso processo di ristrutturazione che è in atto su scala mondiale". I vescovi pongono il problema di chi pagherà i costi di una crisi economica che ha anche un profilo mondiale. Per dare una risposta positiva a questo problema c’è, appunto, bisogno di una "coesione nazionale", quindi senso di responsabilità. "L’Italia il sistema politico italiano - spiega i vescovi - è sempre stato un contenitore di un’infinita e variegata pluralità di interessi, di posizioni, di soggetti. Il pluralismo può essere centrifugo o centripeto, frammentato o invece cooperativo".
Secondo la Cei, la sfida di Monti potrebbe tradurrsi, quindi, in "una iniezione di fiducia per il Paese tutto, che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera". A partire dai giovani che, per i vescovi, sono "il segno evidente delle tante energie e, dunque, delle ricchezze che ci sono, ma sono a rischio". "Se cominciano anzitempo a scoraggiarsi, e le statistiche parlano di uno su cinque che è assolutamente fermo, ci manca il propellente per ricominciare a crescere - ha poi conluso la Cei - per questo bisogna partire e qui bisognerà senza dubbio arrivare, con rigore, serietà e serenità, gli atteggiamenti giusti per un passaggio molto delicato e molto importante".
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