Il quotidiano del Vaticano menziona - fatto non frequente - il quotidiano della Cei a proposito della manovra varata dal Governo e illustrata ieri dal premier alle Camere. In un breve articolo di cronaca, l'"Osservatore romano" riferisce i passaggi clou del discorso di Monti: "Se l'Italia non converte la spirale negativa sul debito che ispira diffidenza sui mercati internazionali, ci sarebbero conseguenze drammatiche fino a mettere a rischio la moneta comune e colpire al cuore l'integrazione europea avviata sessant'anni fa". I sacrifici saranno "temporanei e circoscritti per doppiare questo capo molto difficile della nostra vita economica e sociale". Non prendere subito queste misure significherebbe "farne di ben più gravi tra poche settimane e pochi giorni, mettendo a rischio la ricchezza accumulata". "Il quotidiano 'Avvenire', in un editoriale del direttore Marco Tarquinio - conclude il giornale vaticano - ha sottolineato che 'ci volevano intelligenza e coraggio per mettere su una rotta sicura la nave Italia' e 'né l'una né l'altro sono mancati a Mario Monti e ai ministri del suo governo'".«Ci volevano intelligenza e coraggio per mettere su una rotta sicura la 'nave Italià, nè l'una nè l'altro sono mancati a Mario Monti e ai ministri del suo governo. Bisogna essere consapevoli e grati per questo, anche se pesano - e molto - le misure di rigore assunte»,scrive il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio sottolineando che il
Paese e la stessa Eurolandia sono stati sottratti a «un naufragio collettivo, desolante prospettiva aperta da errori in serie un pò altrui, ma soprattutto nostri». Il giornale della Cei approva dunque in pieno quella che definisce «una manovra forte dagli effetti forti che altri non potevano compiere o s' impedivano, l'un l'altro, di articolare e concludere». Una manovra «inevitabile, dunque. E, bisogna pur dirlo, non liquidabile sotto il segno dell'iniquità». «Poteva essere più equa?», si chiede infatti Tarquinio, che risponde: «Facile dire di sì. Ma poteva pure essere molto meno equa e molto meno lungimirante, come in passato (anche in un passato recente) è ripetutamente accaduto. Equità e lungimiranza sono infatti sorelle gemelle, perchè nessuna scelta, nessuna attribuzione e nessuna regola può essere buona soltanto qui e ora, e se un sistema di sussidi e un regime fiscale, contributivo e pensionistico sono orientati a scaricare sulle generazioni future i pesi dell'oggi non possono essere considerati buoni e
giusti, perchè sono sbagliati alla radice». In proposito, l'editoriale pubblicato oggi in prima pagina
da Avvenire sottolinea in particolare che la manovra affronta «con lucidità la cruciale, e comunque aspra, questione del riequilibrio necessario tra trattamenti e attese previdenziali della generazione dei cinquantenni di cui faccio parte (nonchè di quelle appena precedenti) e la condizione delle nuove
generazioni, segnate da una vasta precarietà». «Il governo dei tecnici - afferma il quotidiano cattolico - nella situazione politica attuale, tenendo conto di diverse sensibilità e di un comune senso dell'urgenza, ha fatto ciò che doveva essere fatto, prima o poi. Meglio prima che poi, allora. Con la speranza, che non può più esser delusa, del pronto avvio di un cantiere, quello che il presidente del Consiglio ha evocato
ieri, in Parlamento, parlando delle politiche per la famiglia, nel quale le grandi questioni irrisolte eppure decisive per il futuro dell'Italia e degli italiani potranno essere affrontate a dovere». «Speriamo conclude dunque l'articolo - che la svolta porti rapidamente buoni frutti e lavoriamo perchè i buoni
frutti siano distribuiti con giustizia». |
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