In Francia fa discutere la segretezza del “preambolo dottrinale” sottoposto dalla Chiesa ai tradizionalisti per porre fine allo scisma
GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANOPuò restare segreta la «proposta» vaticana ai lefebvriani? In Francia (patria dell’arcivescovo Marcel François Lefebvre scomunicato dalla Santa Sede) continua a far discutere il carattere di segretezza del«preambolo dottrinale» che la Chiesa ha sottoposto ai tradizionalisti per porre fine allo scisma.
Dal quotidiano cattolico «La Croix» al sito d’informazione religiosa «Baptises» ci si interroga se «quello che riguarda tutti non debba poter essere discusso da tutti». La congregazione per la Dottrina della fede ha consegnato alla Fraternità Sacerdotale San Pio X il testo come base per una rappacificazione senza renderlo pubblico. E le polemiche in Francia si focalizzano ora sulla decisione di mantenere segreto il documento. Il comunicato ufficiale del Vaticano si limita a dire che «tale Preambolo enuncia alcuni principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedeltà al magistero della Chiesa e il “sentire cum Ecclesia”, lasciando nel medesimo tempo alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del Concilio Vaticano II e del magistero successivo».
A giudizio del vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X questa discrezione è normale in ogni procedura importante, ne garantisce la serietà. «Accade che il Preambolo dottrinale che ci è stato consegnato sia un documento che, come indica la nota che l’accompagna, è suscettibile di chiarimenti e di modifiche- osserva monsignor Bernard Fellay-.Non si tratta di un testo definitivo. Noi invieremo a breve una risposta a questo documento, ove indicheremo con franchezza le posizioni dottrinali che ci sembra indispensabile mantenere. Dopo l’inizio dei nostri colloqui con la Santa Sede (i nostri interlocutori lo sanno bene) la nostra costante preoccupazione è stata quella di presentare in tutta lealtà la posizione tradizionale. Secondo Fellay, da parte di Roma, la discrezione s’impone anche perché questo testo, pur nello stato attuale che necessita numerosi chiarimenti, rischia fortemente di suscitare l’opposizione dei progressisti, i quali non ammettono la semplice idea di una discussione sul Concilio, perché considerano che questo Concilio pastorale sia indiscutibile o “non negoziabile”, come se si trattasse di un Concilio dogmatico».
Malgrado tutte queste precauzioni, le conclusioni della riunione dei Superiori della Fraternità San Pio X ad Albano, del 7 ottobre, sono state divulgate su Internet, da fonti diverse, ma concordanti. «Su internet le indiscrezioni non mancano mai- precisa Fellay-.È vero che questo Preambolo dottrinale non può ricevere il nostro avallo, benché comporti un margine per una “legittima discussione” su certi punti del Concilio. Qual è l’ampiezza di questo margine? La proposta che avanzerò in questi giorni alle autorità romane e la loro risposta ci permetteranno di valutare le possibilità che ci vengono lasciate. E qualunque sia il risultato di questi scambi, il documento finale che verrà accettato o respinto sarà reso pubblico».
Anche un gruppo di intellettuali francesi come Christine Pedotti, Anne Soupa, Thierry Jaillet, Gilles Marmasse riconoscono che la scelta del segreto ha la sua coerenza: si tratta, per i vertici del Vaticano e della Fraternità San Pio X, di concludere il processo di riavvicinamento, e, solo dopo, di rivelare quali concessioni hanno accettato di fare. Ma affidare la soluzione ad un accordo di vertice viola il «sensus fidei», la capacità dei fedeli di percepire la verità della fede. Roma conosce perfettamente le posizioni dei lefebvriani, «ed è con questa conoscenza precisa che il card. Levada ha presentato a mons. Fellay il Preambolo dottrinale». Come dire: non ci sarebbe mai stato proposto qualcosa che non avremmo potuto condividere. Non lascia adito a molte interpretazioni l’affermazione, contenuta in un’intervista al settimanale cattolico francese Famille chrétienne, del portavoce dei seguaci di monsignor Lefebvre, l’abate Alain Lorans. Il documento segreto, evidenzia l’agenzia cattolica Adista, va sottoscritto per ottenere la reintegrazione in seno alla Chiesa cattolica: poche pagine di «dottrine non negoziabili».
Il nodo più difficile da sciogliere riguarda l’adesione al magistero del Concilio Vaticano II, rigettato integralmente dai tradizionalisti lefebvriani. L’accordo con Roma, secondo Lorans, sistemerebbe per sempre la situazione canonica della Fraternità, ma la cosa più importante è che si «darebbe alla tradizione, spesso disprezzata o perseguitata da più di quarant’anni, il suo diritto di cittadinanza nella Chiesa»: processo avviato da Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum pontificum sulla messa tridentina. E se, dopo attento esame, monsignor Fellay riterrà di poter dare la sua adesione al Preambolo, «la fraternità sarà certamente favorevole». Lorans è chiaro su questo aspetto: «Alcuni insistono sul fatto che i punti che fanno difficoltà nel Concilio potrebbero essere discussi senza che questo metta in discussione l’appartenenza alla Chiesa. Si riconoscerebbe così che questi testi controversi non esigono l’adesione richiesta ai dogmi».
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