Un “Rito” davvero cattolico. Un film da imprimatur sull’esorcismo
esorcismo cattolico e superstizioni di cattolici “adulti”
Riflessioni su un film: “The Rite”
Il demonio contro cui lottano i protagonisti del film, tra l’altro, incarna perfettamente lo “spirito del mondo”, perché vuole far credere al giovane seminarista di non esistere, di essere una mera rappresentazione del male, che la possessione sia una forma sconosciuta di schizofrenia alla quale la scienza non ha ancora dato una spiegazione. Un demone subdolo che poi si rivela come l’antagonista di Jahvè nei deserti mediorientali, quel Baal posto dagli idolatri cananei al vertice degli dei del monte Sapanu.
di Vincenzo Scarpello
A voler essere pignoli, dall’alto del retaggio dell’italica cinematografia horror che ci ha abituato ai Dario Argento ed ai Lucio Fulci, questo Il Rito non brilla di certo per tensione narrativa, emersione di simboli e forza di immagini e non costituisce nemmeno una prova registica particolarmente efficace da parte dello svedese che ha dato prove migliori in film come 1408. Costituisce però da un punto di vista teologico un unicum, data la sua perfetta rispondenza agli insegnamenti della Chiesa sul mistero del male e sulla cosiddetta “teologia della malattia”.
UN FILM CHE I CATTOLICI ADULTI DOVREBBERO VEDERE
La prospettiva è affascinantissima, dal momento che è quella di un seminarista statunitense, cresciuto in una famiglia cattolica che gestisce un’impresa di pompe funebri, il quale, a seguito della morte della madre, rinuncia alla fede.
Ed attraverso una discesa agli inferi, grazie alla confidenza con colui che della rinuncia alla Grazia fece un marchio della dannazione, il nostro scettico razionalista non solo riacquista la fede, ma ne diventa difensore e tutore.
Se invece si analizza il film sotto una prospettiva cattolica, non solo nella trama è quasi filologicamente rispondente agli insegnamenti del catechismo della Chiesa Cattolica (ed è ben strano per un regista svedese, terra riformata per eccellenza) sul problema del male; ma occorrerebbe che molti “cattolici adulti” lo guardassero perché fornisce delle risposte sorprendentemente adeguate alle domande che promanano dall’intelletto. Intelletto che i cattoliciadulterati, vorrebbero presentare in espansione ma che è obnubilato dal razionalismo scientista che cade nel più vieto relativismo. Col rischio che, per omaggiare il proprio intelletto e la perfezione del proprio sofisma, si giunga al punto di partenza da cui muove la storia del protagonista del film, ossia la rinuncia a Dio.
QUEL DEMONE CHE SI TRAVESTE DA “SPIRITO DEL MONDO” E NEGA SE STESSO
Il demonio contro cui lottano i protagonisti del film, tra l’altro, incarna perfettamente lo “spirito del mondo”, perché vuole far credere al giovane seminarista di non esistere, di essere una mera rappresentazione del male, che la possessione sia una forma sconosciuta di schizofrenia alla quale la scienza non ha ancora dato una spiegazione. Un demone subdolo che poi si rivela come l’antagonista di Jahvè nei deserti mediorientali, quel Baal posto dagli idolatri cananei al vertice degli dei del monte Sapanu.
QUELLE PATOLOGIE CHE PER CURARLE CI VUOLE UN ESORCISTA
Eppure l’evidenza della fede che emerge dal Sacramento viene messa in discussione da questi stessi teologi, o sedicenti tali, dalla “simbolizzazione” del Sacramento, svuotandone la natura soprannaturale con la paura protestante che si trasformi in un atto idolatrico di teurgia.
Ed invece no, l’esorcismo non è un theatrum mundi et temporis nel quale, mediante l’utilizzo per fini sciamanici di antiche pratiche religiose, si tenta di curare patologie psichiche riproducendo la lotta cosmica tra bene e male; patologie che richiederebbero cure farmacologiche, e non il ricorso a “controproducenti e desuete superstizioni”. L’esorcismo è la conferma più impressionante della Verità della fede cattolica perché solo nell’esorcismo e con l’esorcismo si possono definitivamente guarire questo tipo di patologie dello spirito (e non della mente) a cui Corrado Balducci diede il felice nome di demonopatie. Verità della fede cattolica che viene splendidamente resa nella scena del film nella quale, nel corso della degenza dell’indemoniata, il seminarista accosta la tenda della finestra da cui si gode la vista della cupola di San Pietro, sede del Vicario di Cristo, ma il vecchio esorcista lo blocca, perché il demonio deve vedere chi comanda.
IL FILM PER LA CRITICA E’ “DIDASCALICO”: OSSIA NON SPERNACCHIA LA CHIESA
DINANZI ALL’EVIDENZA
Credo sia questa l’ottica esatta, razionale, con la quale assistere alla visione di questo film, che, pur non avendo l’asetticità ed il rigore di una docufiction, ed essendo chiaramente il prodotto di finzione cinematografica, introduce lo spettatore in un mondo oscuro nel quale l’approfondimento e l’utilizzo della ragione, non può far altro che far trovare o recuperare la fede per chi ne sa usare con criterio e giudizio, e perderla per chi con troppa superficialità la dà per scontata.
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