Diario Vaticano /
L'attuale nunzio a Washington non sopporta d'essere stato cacciato da Roma. E reagisce contro il suo arcinemico, il cardinale Bertone. In curia ha molti sostenitori. E lo scontro lambisce il papa
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CITTÀ DEL VATICANO, 26 gennaio 2012 – I due testi riprodotti integralmente più sotto sono:
– il primo una lettera del 7 luglio 2011 a Benedetto XVI dall'allora segretario generale del governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Carlo Maria Viganò, oggi nunzio negli Stati Uniti, resa pubblica nel corso della trasmissione televisiva "Gli intoccabili", la sera del 25 gennaio, sul canale italiano "la 7";
– il secondo la nota diffusa il 26 gennaio, a proposito della stessa trasmissione, dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
La lettera di Viganò a Benedetto XVI è stata il pezzo forte di questa puntata de "Gli intoccabili". È stata esibita assieme a un fascio di altre lettere scritte dallo stesso Viganò al papa e al segretario di Stato Tarcisio Bertone. È logico presumere che le copie di queste lettere siano arrivate al curatore della trasmissione, Gianluigi Nuzzi, per via diretta o indiretta, dal mittente piuttosto che dai destinatari. Nella nota di padre Lombardi si esprime "amarezza per la diffusione di documenti riservati" ma non si accusa nessuno.
A dar più sostegno alla trasmissione c’è stato il fatto che vi abbiano partecipato tre esponenti della Santa Sede. Due intervistati nelle rispettive residenze: il vescovo Giorgio Corbellini e il cardinale Velasio de Polis. Uno ospite in studio: il direttore de "L'Osservatore Romano" Giovanni Maria Vian. Il cardinale intervistato in maniera “oscurata” potrebbe essere stato lo stesso de Paolis ripreso a sua insaputa mentre parlava "off the records".
– il primo una lettera del 7 luglio 2011 a Benedetto XVI dall'allora segretario generale del governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Carlo Maria Viganò, oggi nunzio negli Stati Uniti, resa pubblica nel corso della trasmissione televisiva "Gli intoccabili", la sera del 25 gennaio, sul canale italiano "la 7";
– il secondo la nota diffusa il 26 gennaio, a proposito della stessa trasmissione, dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
La lettera di Viganò a Benedetto XVI è stata il pezzo forte di questa puntata de "Gli intoccabili". È stata esibita assieme a un fascio di altre lettere scritte dallo stesso Viganò al papa e al segretario di Stato Tarcisio Bertone. È logico presumere che le copie di queste lettere siano arrivate al curatore della trasmissione, Gianluigi Nuzzi, per via diretta o indiretta, dal mittente piuttosto che dai destinatari. Nella nota di padre Lombardi si esprime "amarezza per la diffusione di documenti riservati" ma non si accusa nessuno.
A dar più sostegno alla trasmissione c’è stato il fatto che vi abbiano partecipato tre esponenti della Santa Sede. Due intervistati nelle rispettive residenze: il vescovo Giorgio Corbellini e il cardinale Velasio de Polis. Uno ospite in studio: il direttore de "L'Osservatore Romano" Giovanni Maria Vian. Il cardinale intervistato in maniera “oscurata” potrebbe essere stato lo stesso de Paolis ripreso a sua insaputa mentre parlava "off the records".
Corbellini, che è stato vicesegretario generale del governatorato dello Stato della Città del Vaticano dal 1993 al 2011 ed iniziò la sua carriera ecclesiastica all’ombra del cardinale salesiano Rosalio Castillo Lara (che a sua volta fece molto per aprire la strada all’allora semplice sacerdote Tarcisio Bertone), è apparso ai telespettatori il più disposto, con silenzi e sorrisi piuttosto che con affermazioni nette, a convalidare la tesi di fondo della trasmissione: secondo la quale Viganò, il moralizzatore solitario, sarebbe stato cacciato, soprattutto per volere del cardinale Bertone, per la sua intransigenza nel far osservare norme di trasparenza e onestà. Ma nella nota di padre Lombardi si parla di "informazione faziosa". E comprensibilmente non si fa cenno alla presenza nella trasmissione di esponenti della Santa Sede.
La nota riconosce i risultati "molto positivi" ottenuti da Viganò, ma li relativizza, ricordando che sono stati ottenuti anche grazie ad altri fattori "durante la presidenza del cardinale Lajolo". Il cui ruolo, però, è valutato negativamente dallo stesso Viganò nella sua lettera al papa resa pubblica da Nuzi.
Può essere significativo che la nota faccia esplicitamente cenno, come concausa importante del risanamento dei conti dello Stato della Città del Vaticano, ai risultati "notevolissimi" conseguiti dai Musei vaticani. È infatti con il delegato amministrativo dei Musei, monsignor Paolo Nicolini, che Viganò ha avuto uno degli scontri più aspri durante il suo mandato, con gravi accuse reciproche.
La nota rivela inoltre che il “Comitato Finanza e Gestione” composto dai banchieri Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Massimo Ponzellini ed Ettore Gotti Tedeschi (quest'ultimo successivamente passato a presiedere l'Istituto per le Opere di Religione, la banca vaticana) fa capo non solo al governatorato ma anche alla segreteria di Stato. Ciò però non vuol dire che si tratti di una struttura “bertoniana” in tutto. Ponzellini fu chiamato a farne parte per raccomandazione del cardinale Giovanni Battista Re, uno dei capofila in curia della fronda anti Bertone. Lo stesso Re che poi si recò in udienza dal papa per perorare la permanenza di Viganò al governatorato.
L'argomento più forte opposto dalla nota contro la tesi della trasmissione è il fatto che al posto di Viganò Benedetto XVI ha nominato non qualcuno con fama di affarista ma un ecclesiastico di grande competenza giuridica e di indiscussa onestà personale: il vescovo Giuseppe Sciacca, conosciuto e apprezzato sì da Bertone, ma anche personalmente stimato da Benedetto XVI e dal suo segretario personale Georg Gänswein.
La nota termina definendo "indubitabile" la stima e la fiducia del papa nei confronti di Viganò. Un modo, forse, per chiedere all’ecclesiastico, palesemente amareggiato per il suo allontanamento da Roma, di mettere da parte da lì in avanti i propri risentimenti.
D’altra parte la nota non poteva ricordare a Viganò che non gli è lecito lamentare il mancato adempimento della promessa di succedere a Lajolo come governatore dello Stato della Città del Vaticano, ammesso che tale promessa gli sia stata fatta. Né la nota poteva mettere nero su bianco che non spetta fare simili promesse a chi, come il segretario di Stato, non ha il potere di farle. Tali nomine infatti le dispone solo il papa.
Senza contare, poi, che nessuno dei predecessori di Viganò ha fatto il salto da segretario a governatore. Non lo fece Bruno Bertagna. Non lo fece Gianni Danzi. Non lo fece Renato Boccardo, il quale anche lui dovette lasciare anzitempo l’incarico, per la non prestigiosissima sede vescovile di Spoleto-Norcia. E se ne andò senza protestare e senza inviare lettere a destra e a manca. Con ben altro stile rispetto all’attuale nunzio a Washington.
Il nipote di Viganò, monsignor Carlo Maria Polvani, 47 anni, guida l'ufficio informazioni della segreteria di Stato che sovrintende a "L'Osservatore Romano", alla Radio Vaticana e anche alla sala stampa diretta da padre Lombardi.
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"CON PROFONDO DOLORE E AMAREZZA..."
Stato della Città del Vaticano
Governatorato
Il Segretario Generale
A Sua Santità
Papa Benedetto XVI
Città del Vaticano, 7 luglio 2011
Beatissimo Padre,
con profondo dolore e amarezza ho ricevuto dalle mani dell'Em.mo Cardinale Segretario di Stato la comunicazione della decisione di Vostra Santità di nominarmi Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d'America. In altre circostanze tale nomina sarebbe stata motivo di gioia e segno di grande stima e fiducia nei miei confronti ma, nel presente contesto, sarà percepita da tutti come un verdetto di condanna del mio operato e quindi come una punizione.
Nonostante la grave lesione alla mia fama e gli echi negativi che questo provvedimento provocherà, la mia risposta non può essere che di piena adesione alla volontà del papa, come sempre ho fatto durante il mio ormai non breve servizio alla Santa sede. Anche di fronte a questa dura prova, rinnovo con profonda fede la mia obbedienza assoluta al Vicario di Cristo.
L'incontro concessomi da Vostra Santità il 4 aprile scorso mi aveva recato grande conforto, così come la successiva notizia che il Papa aveva istituito una speciale Commissione "super partes", incaricata di chiarire la delicata vicenda in cui sono stato coinvolto; e così pure mi era sembrato ragionevole sperare che ogni eventuale provvedimento a mio riguardo sarebbe stato preso solo a conclusione dei lavori di detta Commissione, anche perché non apparisse punito chi, per dovere d'ufficio, aveva segnalato al suo immediato Superiore, il Card. Giovanni Lajolo, fatti e comportamenti gravemente riprovevoli che, del resto, S.E. Mons. Giorgio Corbellini, Vice Segretario Generale, aveva invano più volte già riportato e documentato al medesimo Superiore – molto prima della mia venuta al Governatorato – e che, in mancanza di un intervento del medesimo Cardinale, si era sentito in dovere di riferire anche in Segreteria di Stato.
Mi ha poi ancor più addolorato il sapere, a seguito dell'udienza con l'Em.mo Cardinale Segretario di Stato il 2 luglio corrente, che Vostra Santità condivide il giudizio sul mio operato nei termini in cui era stato anticipato il 26 giugno scorso in un blog di Andrea Tornielli, che cioè io sarei colpevole di aver creato un clima negativo al Governatorato, rendendo sempre più difficili le relazioni tra la Segreteria generale e i responsabili degli uffici, tanto da rendere necessario il mio trasferimento.
Al riguardo, desidero assicurare Vostra Santità che ciò non corrisponde minimamente alla verità. Gli altri Cardinali membri della Pontificia Commissione del Governatorato, che sanno bene come ho agito in questi due anni, potrebbero informarLa con maggiore obiettività, non essendo essi parte in causa in questa vicenda, e provare facilmente quanto siano lontane dal vero le informazioni che Le sono state riferite sul mio conto, che sono state il motivo della Sua decisione nei miei confronti.
Mi angustia poi il fatto che, dovendo purtroppo prendermi cura personalmente di un mio fratello sacerdote più anziano, rimasto gravemente offeso da un ictus che lo sta progressivamente debilitando anche mentalmente, io debba partire proprio ora, quando ormai intravedevo di poter risolvere in pochi mesi questo problema familiare che tanto mi preoccupa.
Santità, per le ragioni sopra esposte, mi rivolgo a Lei con fiducia per chiederLe, a tutela della mia buona fama, di rinviare per il tempo necessario l'attuazione della decisione da Lei già presa, che in questo momento suonerebbe come un'ingiusta sentenza di condanna nei miei confronti, basata su comportamenti che mi sono stati falsamente attribuiti, e di affidare il compito di approfondire la reale situazione di questa vicenda, che vede coinvolti anche due Em.mi Cardinali, ad un organo veramente indipendente, quale ad esempio la Segnatura Apostolica. Ciò permetterebbe di far sì che il mio trasferimento possa essere percepito come un normale avvicendamento e di consentirmi, altresì, di trovare più facilmente una soluzione per mio fratello sacerdote.
Qualora Vostra Santità me lo concedesse, desidererei ardentemente, ad onore del vero, poterLe fornire personalmente gli elementi, necessari a chiarire questa delicata vicenda, di cui certamente il Santo Padre è stato tenuto all'oscuro.
Con profonda venerazione, rinnovo a Vostra Santità sentimenti di filiale devozione
in X.to Signore
+ Carlo Maria Viganò
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NOTA DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I., A PROPOSITO DI UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA
La trasmissione televisiva "Gli intoccabili" andata in onda ieri sera, accompagnata dall’abituale contorno di articoli e commenti può essere oggetto di molteplici considerazioni, a cominciare dalla discutibilità del metodo e degli espedienti giornalistici con cui è stata realizzata, per continuare con l’amarezza per la diffusione di documenti riservati. Ma non è di questo che ora vogliamo principalmente parlare, essendo oggi tutto ciò fin troppo abituale, sia come metodo generale, sia come stile di informazione faziosa nei confronti del Vaticano e della Chiesa cattolica. Proponiamo piuttosto due semplici considerazioni che non hanno trovato spazio nel dibattito.
La prima. L’azione svolta da mons. Viganò come Segretario Generale del Governatorato ha certamente avuto aspetti molto positivi, contribuendo ad una gestione caratterizzata dalla ricerca del rigore amministrativo, del risparmio e del raddrizzamento di una situazione economica complessiva difficile. Questi risultati, ottenuti durante la Presidenza del card. Lajolo, sono chiari e non sono negati da nessuno. Una valutazione più adeguata richiederebbe tuttavia di tener conto dell’andamento dei mercati e dei criteri degli investimenti nel corso degli ultimi anni, ricordare anche altre circostanze importanti, come i risultati notevolissimi dell’attività dei Musei Vaticani, con flusso accresciuto di pubblico e orari di apertura più ampi, ricordare le finalità non puramente economiche ma di supporto della missione della Chiesa universale da parte dello Stato della Città del Vaticano che sono motivo di spese anche notevoli, e così via. Alcune accuse poi – anche molto gravi – fatte nel corso della trasmissione, in particolare quelle nei confronti dei membri del Comitato Finanza e Gestione del Governatorato e della Segreteria di Stato di Sua Santità, impegnano la Segreteria di Stato stessa e il Governatorato a perseguire tutte le vie opportune, se necessario legali, per garantire l’onorabilità di persone moralmente integre e di riconosciuta professionalità, che servono lealmente la Chiesa, il Papa e il bene comune. In ogni caso, i criteri positivi e chiari di corretta e sana amministrazione e di trasparenza a cui si è ispirato mons. Viganò continuano certamente ad essere quelli che guidano anche gli attuali responsabili del Governatorato, nella loro provata competenza e rettitudine. E ciò è coerente con la linea di sempre maggiore trasparenza e affidabilità e di attento controllo sulle attività economiche su cui la Santa Sede è chiaramente impegnata, nonostante le difficoltà, come dimostrano anche le adesioni alle Convenzioni internazionali di cui si dà notizia – per casuale coincidenza – proprio quest’oggi. Insomma, l’avvicendamento alla guida del Governatorato non intende certamente essere un passo indietro rispetto alla trasparenza e al rigore, ma un ulteriore passo avanti.
La seconda. Discussioni e tensioni, comprensibili differenze di opinioni e posizioni, vengono sottoposte alla valutazione di un giudizio superiore proprio perché questo è in grado di vedere le questioni in una prospettiva più ampia e con criteri più comprensivi. Un procedimento di discernimento difficile sui diversi aspetti dell’esercizio del governo di un’istituzione complessa e articolata come il Governatorato – che non si limitano a quelli del giusto rigore amministrativo – è stato invece presentato in modo parziale e banale, esaltando evidentemente gli aspetti negativi, con il facile risultato di presentare le strutture del governo della Chiesa non tanto come toccate anch’esse dalle fragilità umane – ciò che sarebbe facilmente comprensibile – quanto come caratterizzate in profondità da liti, divisioni e lotte di interessi. In questo diciamo senza timore che si è andati e si va spesso ben aldilà della realtà; che la situazione generale del Governatorato non è così negativa come si è voluto far credere; che tanta disinformazione non può certamente occultare il quotidiano e sereno lavoro in vista di una sempre maggiore trasparenza di tutte le istituzioni vaticane, e infine che non bisogna dimenticare che il Governo della Chiesa ha al suo vertice un Pontefice di giudizio profondo e prudente, la cui dirittura al disopra di ogni sospetto garantisce la serenità e la fiducia che giustamente si attendono coloro che operano al servizio della Chiesa e i fedeli tutti. In questa prospettiva va riaffermato decisamente che l’affidamento del compito di nunzio negli Stati Uniti a mons. Viganò, uno dei compiti più importanti di tutta la diplomazia vaticana, data l’importanza del Paese e della Chiesa cattolica negli Stati Uniti, è prova di indubitabile stima e fiducia da parte del Papa.
Città del Vaticano, 26 gennaio 2012
__________http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350153
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