I cardinali del Consiglio per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, che si sono riuniti ieri e l'altroieri sotto la direzione del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, "pur esprimendo compiacimento per i risultati prospettati, non hanno mancato di manifestare preoccupazione per la situazione di crisi generale, la quale - sottolinea la nota - non risparmia neppure il sistema economico vaticano nel suo complesso. Ciò appare evidente soprattutto per la Santa Sede, la cui insostituibile fonte di sovvenzionamento è costituita dalle libere offerte dei fedeli". Lo si legge in una nota diffusa dalla sala stampa vaticana. Il Governatorato "ha un`Amministrazione autonoma ed indipendente da contributi della Santa Sede, e, attraverso le sue diverse Direzioni, provvede alle necessità relative alla gestione territoriale dello Stato", sottolinea nota conclusiva del Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede. Negli interventi dei cardinali, seguiti all'esposizione del bilancio, i cardinali "hanno espresso profonda gratitudine per il sostegno che questi ultimi danno, spesso in forma anonima, al ministero universale del Santo Padre, esortandoli a perseverare in tale opera di bene". La nota informa che alla riunione di martedì e mercoledì del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, presieduta dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone, hanno partecipato i cardinali Angelo Scola, arcivescovo di Milano (Italia), Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia (Germania), Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid (Spagna), Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban (Sud Africa), Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima (Perú), George Pell, arcivescovo di Sydney (Australia), Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas (Venezuela), Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux (Francia), Odilo Pedro Scherer,
Arcivescovo di San Paulo (Brasile).
Conti allo Ior |
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VATICANISTA DE LA STAMPA |
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I titolari di depositi Ior sono 33 mila, in gran parte europei. Due su tre provengono dall'Italia, poi ci sono Polonia, Francia, Spagna, Germania, mentre 2.700 sono fondi di congregazioni africane e dell'America del Sud. È quanto scrive L'Espresso, che oggi anticipa un'inchiesta sul documento ufficiale trasmesso alla Moneyval committee - l'organismo del Consiglio d'Europa - che sta verificando gli enti del Vaticano per decidere se ammetterlo o no nella «white list» dei paesi virtuosi. Il dossier, di 250 pagine, contiene la radiografia dello Ior, l'istituto per le opere di religione, la 'bancà vaticana. Dentro: norme sui conti correnti, i controlli anti-riciclaggio e le procedure riservate dell'istituto. Per aprire un conto allo Ior devi essere un prete o una suora, un nunzio o un dipendente (anche pensionato) della Città del Vaticano, un diplomatico presso la Santa Sede o un membro della 'famiglià del Pontefice, chi cioè ha ricevuto onorificenze pontificie. Circa metà dei depositi, 15 mila, sono intestati a sacerdoti, oltre 1.600 a vescovi e la maggioranza dei cardinali (circa 210) è cliente - scrive L'Espresso. Vietati i conti cifrati, i prestanome e la co-intestazione, sottolinea l'avvocato statunitense Jeffrey Lena, legale della Santa Sede interpellato dal settimanale. Papa Ratzinger non ha un conto personale. L'aveva come cardinale, ma il pontefice deve rinunciare ai beni terreni e quindi anche al conto corrente. Il patrimonio complessivo viaggia attorno ai 5 miliardi di euro e circa l'80%, rivela il documento Moneyval, è riferibile a fondazioni, ordini religiosi, conferenze episcopali, collegi e monasteri sparsi in mezzo mondo. |
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