Politica italiana: come il governo “tecnico” vuole mutare l’antropologia
(di Danilo Quinto) «La diversità è un valore, deve essere tra le cose che i bambini imparano da piccoli. I semi si gettano tra i bambini e soprattutto nelle scuole. La collaborazione è già avviata con il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo». Così, Elsa Fornero, titolare del Ministero del Lavoro, durante l’audizione dello scorso 31 gennaio davanti alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro a Montecitorio, sulle linee programmatiche del suo dicastero in materia di pari opportunità.
La Fornero ha ricevuto il plauso di Daniel Baer, vice assistente del Segretario di Stato dell’amministrazione americana – «Avere ministri che fanno questo tipo di dichiarazioni pubbliche ha un grande impatto», ha affermato – da tempo impegnata nell’ingraziarsi le potenti lobby omosessuali americane in vista del voto presidenziale di quest’anno.
«Il mio impegno – ha aggiunto la Fornero – è pieno contro le discriminazioni anche verso gli omosessuali ed i transgender. E’ sotto gli occhi di tutti il grave ritardo culturale, di apertura mentale che il nostro Paese rappresenta in tema di pari opportunità, nell’accesso ai diritti rispetto alle diversità».
Siamo curiosi di conoscere quali saranno i «semi» che i membri di questo Governo vorranno lanciare. Essendo per la maggior parte studiosi, si può prevedere imitino i loro colleghi dell’Università di Oxford, che hanno reinventato la trascrizione del Nuovo Testamento.
Anche ai bambini italiani sarà imposto di dire «Padre/Madre nostro che sei nei cieli», in nome degli «enormi ritardi culturali» del nostro Paese? Sempre in Inghilterra, qualche anno fa, per combattere «le tendenze omofobiche e il bullismo radicate già nelle scuole elementari e per non urtare la sensibilità di chi non appartiene a una famiglia tradizionale», il Ministro della Scuola emanò una direttiva in base alla quale ai bambini, sin dai quattro anni, fu vietato di pronunciare le parole «mamma» e «papà», per comprendere che possono esistere genitori dello stesso sesso.
Al loro posto, fu indicato di usare il termine «genitore». Nella stessa direttiva, si prevedeva che alle scuole medie e a quelle superiori, quando si parla di matrimonio, vigesse l’obbligo di sottolineare l’esistenza delle unioni civili e dei matrimoni fra omosessuali, per invitare gli alunni «alla tolleranza».
E’ fuori discussione il fatto che l’orientamento sessuale debba essere rispettato e non debba essere oggetto di discriminazioni. Il rispetto, però, non si può trasformare nell’intendimento di stravolgere i principi della legge naturale. Dire che esiste il diritto umano a unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso, equivale a mutare l’antropologia umana.
Così come riteniamo sia lesivo della persona-bambino, insegnargli che non faccia nessuna differenza provare attrazione per una persona dello stesso sesso o di un sesso diverso. Ha scritto Dale O’Leary, membro della “Catholic Medical Association”, nel 2007: «La questione del ‘genere’ è la chiave intorno a cui, da vent’anni, gira tutto il tentativo di buttare all’aria l’ordine naturale del mondo, senza darlo a vedere. Adottare una prospettiva di genere, – spiega un documento dell’Instraw, un istituto che fa parte dell’Onu, – significa ‘distinguere tra ciò che è naturale e biologico e ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e rinegoziare i confini tra il naturale e la sua inflessibilità, e il sociale’. Questo comporta rifiutare l’idea che l’identità sessuale sia iscritta nella natura, nei cromosomi, e affermare che ciascuno si costruisce il proprio ‘genere’ fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie».
E’ questo il programma che vuole proporre il Ministro del Lavoro? In questo caso, ci chiediamo se i Ministri “benedetti” nella riunione di Todi del settembre scorso, avranno qualcosa da dire. (Danilo Quinto)
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«Il mio impegno – ha aggiunto la Fornero – è pieno contro le discriminazioni anche verso gli omosessuali ed i transgender. E’ sotto gli occhi di tutti il grave ritardo culturale, di apertura mentale che il nostro Paese rappresenta in tema di pari opportunità, nell’accesso ai diritti rispetto alle diversità».
Siamo curiosi di conoscere quali saranno i «semi» che i membri di questo Governo vorranno lanciare. Essendo per la maggior parte studiosi, si può prevedere imitino i loro colleghi dell’Università di Oxford, che hanno reinventato la trascrizione del Nuovo Testamento.
Anche ai bambini italiani sarà imposto di dire «Padre/Madre nostro che sei nei cieli», in nome degli «enormi ritardi culturali» del nostro Paese? Sempre in Inghilterra, qualche anno fa, per combattere «le tendenze omofobiche e il bullismo radicate già nelle scuole elementari e per non urtare la sensibilità di chi non appartiene a una famiglia tradizionale», il Ministro della Scuola emanò una direttiva in base alla quale ai bambini, sin dai quattro anni, fu vietato di pronunciare le parole «mamma» e «papà», per comprendere che possono esistere genitori dello stesso sesso.
Al loro posto, fu indicato di usare il termine «genitore». Nella stessa direttiva, si prevedeva che alle scuole medie e a quelle superiori, quando si parla di matrimonio, vigesse l’obbligo di sottolineare l’esistenza delle unioni civili e dei matrimoni fra omosessuali, per invitare gli alunni «alla tolleranza».
E’ fuori discussione il fatto che l’orientamento sessuale debba essere rispettato e non debba essere oggetto di discriminazioni. Il rispetto, però, non si può trasformare nell’intendimento di stravolgere i principi della legge naturale. Dire che esiste il diritto umano a unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso, equivale a mutare l’antropologia umana.
Così come riteniamo sia lesivo della persona-bambino, insegnargli che non faccia nessuna differenza provare attrazione per una persona dello stesso sesso o di un sesso diverso. Ha scritto Dale O’Leary, membro della “Catholic Medical Association”, nel 2007: «La questione del ‘genere’ è la chiave intorno a cui, da vent’anni, gira tutto il tentativo di buttare all’aria l’ordine naturale del mondo, senza darlo a vedere. Adottare una prospettiva di genere, – spiega un documento dell’Instraw, un istituto che fa parte dell’Onu, – significa ‘distinguere tra ciò che è naturale e biologico e ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e rinegoziare i confini tra il naturale e la sua inflessibilità, e il sociale’. Questo comporta rifiutare l’idea che l’identità sessuale sia iscritta nella natura, nei cromosomi, e affermare che ciascuno si costruisce il proprio ‘genere’ fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie».
E’ questo il programma che vuole proporre il Ministro del Lavoro? In questo caso, ci chiediamo se i Ministri “benedetti” nella riunione di Todi del settembre scorso, avranno qualcosa da dire. (Danilo Quinto)
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Articolo stampato da Corrispondenza romana: http://www.corrispondenzaromana.it
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