ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 23 marzo 2012

Il treno ad alta velocità in Vasusa sfida la logica e il senso del sacro

di Guido Ceronetti - 23/03/2012

Fonte: Corriere della Sera [scheda fonte]

In Valsusa - una croce pensarla - le due cause in contrasto sono entrambe perdenti, di fatto già perse. Ne distinguo una giusta e una sbagliata: la giusta è della resistenza-renitenza valligiana, e soltanto quando respinga, con la Tav, le tentazioni e il contagio della violenza, che porta il seme della discordia e dell’ autodistruzione - ma l’ essere causa giusta, perfettamente giusta, non la salva, purtroppo è persa. La pro-Tav, benché metta in campo la forza formidabile di uno Stato moderno, condizionato dall’ Europa, soggetto alle influenze del capitale finanziario e di poteri occulti convergenti, squali ciechi, è ugualmente, a lunghezza di giorni, persa. La Valle subirà il danno ambientale, le provocazioni, le repressioni e non gli resterà altro; la ferrovia comincerà a correre quando i binari saranno diventati superflui; e il modo di valutarne la necessità inderogabile farà dire ai più avveduti: «Non c’ era nessun bisogno di fare questa scemenza!». Tutto cambia dall’ oggi al domani, perfino da un’ ora all’ altra. C’ è sempre un intoppo per l’ infallibile treno da Monaco ad Amburgo: la stazione di Eschede. Per la Cancelliera credo che questo sia uno spettro persecutore. Vivi restano i ricordi del terrorismo sudtirolese: vittime, danni, militarizzazione, enormi spese, per mantenere a forza in Italia una regione usurpata e un confine naturale ma non etnico, predato senza merito ed escluso dall’ orizzonte rigorosamente tridentino del martire Battisti. La pace è venuta e il bilinguismo è un dono per gli abitanti; però in tutta la provincia di Bolzano-Bozen, il cittadino italiano è spaesato, e l’ austriaco in casa propria. Non capisco perché il luogo comune seguiti a designare come Torino-Lione la Tav. Il capolinea non ne sarebbe Milano, primo supposto beneficiario? Ma non lo è tuttora, e da un pezzo? Per Lione si prende lo stesso TGV che da Milano in sei ore o poco più è a Paris-Lyon, con coincidenze che prendono pochi minuti. La nuova ipotetica linea, suscitatrice di tanto sciagurato trambusto, distillerebbe una mezzora, leggo, in meno. Europaaaa! Chissà quali eurovantaggi, in un mondo dove la virtualità smisurata dissuade dal viaggio, salvo quello in cui si rischia l’ avventura pericolosa, lo spostarsi fisicamente spopola anche le rotte aeree, e l’ irreale tecnico sbalestra di qua e di là una sconcertata e impotente marionetta umana! Perfino il salvagente-libro, crociato della libertà di pensare, ce lo stanno sradicando con zelo come un molare in malora! Piccolo elenco di quel che servirebbe davvero a Torino e a Milano meno smog assassino, meno ragazzi in discoteca, meno catenacci di pensiero unico dominante, meno crimini, meno follia di guadagni! Queste sono preoccupazioni degne di sindaci buoni. Misterioso lo stress che la Valle subisce dai tempi più lontani. Stress destinale che apre, che dà accesso, che impregna in compenso le vie superiori, i cammini angelici di San Michele, da Castel del Monte alla Roccia della Sacra, cuore della Valle, per arrivare al Mont Saint-Michel, coagulo di energie telluriche profonde. Prima che transito di Barbari, la via francigena conduce i pellegrini da Roma, attraverso la Valle, alle innumerevoli rotte che convergono su Santiago de Compostela. Un Illuminato come Goethe vide nell’ incrociarsi e convergere continuo dei pellegrini verso un punto magico la mappa della primitiva unità dell’ Europa. Sotto questo aspetto la Tav è legittimabile come prosecuzione laica, errata nei fini, della prescritta unità europea segnata dagli stracci e dai bastoni dei pellegrini di ogni ventura.

Non ci sarebbe tanto accanimento nel voler far passare questa Tav angosciante per un luogo sacro, di montagne atterrite dallo stupro tecnologico delle perforazioni. Il progetto è ignorante all’ estremo delle energie cosmiche in gioco, delle loro influenze di vita e di morte. Anche le reazioni a catena che hanno brutalmente introdotto nella sbadataggine italiana, nel suo ottuso preoccuparsi di tutt’ altro, questa contesa periferica, che ormai a tutti appare assurda - «Hanno rotto!», «È ora di finirla» - (per il governo Monti è impossibile comprenderla, lo spirito geometrico non lo consente) è interpretabile come un contagio di peste e di confusione mentale che piglia origine da un sacro violato. Il nichilismo ha una sola faccia. Sventura ha voluto che alla buona causa della Valle si attaccassero le maledette ventose dei gruppi violenti che si trovano disseminati ormai in tutta Europa, e che hanno contribuito alla perdizione, anche stavolta, di ogni buona ragione delle vittime. La rinuncia al progetto sarebbe un buon antibiotico. Tardivo, ma salutare. Non conosco a questo «male estremo» un estremo rimedio migliore. Ma non è la ragione a guidare gli Stati. Chissà se tra Avigliana e Bardonecchia e il Frejus esistono ancora insegne di locande, di ristoranti, della Stella. Era la Via Lattea, che indicava, lungo la Francigena e attraverso il Moncenisio, il Camino de Santiago. Nessun computer la eliminerà, e a San Michele e alla Stella la dolente e paziente Valle resta, pur perdente, affidata] I n Valsusa - una croce pensarla - le due cause in contrasto sono entrambe perdenti, di fatto già perse. Ne distinguo una giusta e una sbagliata: la giusta è della resistenza-renitenza valligiana, e soltanto quando respinga, con la Tav, le tentazioni e il contagio della violenza, che porta il seme della discordia e dell' autodistruzione - ma l' essere causa giusta, perfettamente giusta, non la salva, purtroppo è persa. La pro-Tav, benché metta in campo la forza formidabile di uno Stato moderno, condizionato dall' Europa, soggetto alle influenze del capitale finanziario e di poteri occulti convergenti, squali ciechi, è ugualmente, a lunghezza di giorni, persa. La Valle subirà il danno ambientale, le provocazioni, le repressioni e non gli resterà altro; la ferrovia comincerà a correre quando i binari saranno diventati superflui; e il modo di valutarne la necessità inderogabile farà dire ai più avveduti: «Non c' era nessun bisogno di fare questa scemenza!». Tutto cambia dall' oggi al domani, perfino da un' ora all' altra. C' è sempre un intoppo per l' infallibile treno da Monaco ad Amburgo: la stazione di Eschede. Per la Cancelliera credo che questo sia uno spettro persecutore. Vivi restano i ricordi del terrorismo sudtirolese: vittime, danni, militarizzazione, enormi spese, per mantenere a forza in Italia una regione usurpata e un confine naturale ma non etnico, predato senza merito ed escluso dall' orizzonte rigorosamente tridentino del martire Battisti. La pace è venuta e il bilinguismo è un dono per gli abitanti; però in tutta la provincia di Bolzano-Bozen, il cittadino italiano è spaesato, e l' austriaco in casa propria. Non capisco perché il luogo comune seguiti a designare come Torino-Lione la Tav. Il capolinea non ne sarebbe Milano, primo supposto beneficiario? Ma non lo è tuttora, e da un pezzo? Per Lione si prende lo stesso TGV che da Milano in sei ore o poco più è a Paris-Lyon, con coincidenze che prendono pochi minuti. La nuova ipotetica linea, suscitatrice di tanto sciagurato trambusto, distillerebbe una mezzora, leggo, in meno. Europaaaa! Chissà quali eurovantaggi, in un mondo dove la virtualità smisurata dissuade dal viaggio, salvo quello in cui si rischia l' avventura pericolosa, lo spostarsi fisicamente spopola anche le rotte aeree, e l' irreale tecnico sbalestra di qua e di là una sconcertata e impotente marionetta umana! Perfino il salvagente-libro, crociato della libertà di pensare, ce lo stanno sradicando con zelo come un molare in malora! Piccolo elenco di quel che servirebbe davvero a Torino e a Milano meno smog assassino, meno ragazzi in discoteca, meno catenacci di pensiero unico dominante, meno crimini, meno follia di guadagni! Queste sono preoccupazioni degne di sindaci buoni. Misterioso lo stress che la Valle subisce dai tempi più lontani. Stress destinale che apre, che dà accesso, che impregna in compenso le vie superiori, i cammini angelici di San Michele, da Castel del Monte alla Roccia della Sacra, cuore della Valle, per arrivare al Mont Saint-Michel, coagulo di energie telluriche profonde. Prima che transito di Barbari, la via francigena conduce i pellegrini da Roma, attraverso la Valle, alle innumerevoli rotte che convergono su Santiago de Compostela. Un Illuminato come Goethe vide nell' incrociarsi e convergere continuo dei pellegrini verso un punto magico la mappa della primitiva unità dell' Europa. Sotto questo aspetto la Tav è legittimabile come prosecuzione laica, errata nei fini, della prescritta unità europea segnata dagli stracci e dai bastoni dei pellegrini di ogni ventura. Non ci sarebbe tanto accanimento nel voler far passare questa Tav angosciante per un luogo sacro, di montagne atterrite dallo stupro tecnologico delle perforazioni. Il progetto è ignorante all' estremo delle energie cosmiche in gioco, delle loro influenze di vita e di morte. Anche le reazioni a catena che hanno brutalmente introdotto nella sbadataggine italiana, nel suo ottuso preoccuparsi di tutt' altro, questa contesa periferica, che ormai a tutti appare assurda - «Hanno rotto!», «È ora di finirla» - (per il governo Monti è impossibile comprenderla, lo spirito geometrico non lo consente) è interpretabile come un contagio di peste e di confusione mentale che piglia origine da un sacro violato. Il nichilismo ha una sola faccia. Sventura ha voluto che alla buona causa della Valle si attaccassero le maledette ventose dei gruppi violenti che si trovano disseminati ormai in tutta Europa, e che hanno contribuito alla perdizione, anche stavolta, di ogni buona ragione delle vittime. La rinuncia al progetto sarebbe un buon antibiotico. Tardivo, ma salutare. Non conosco a questo «male estremo» un estremo rimedio migliore. Ma non è la ragione a guidare gli Stati. Chissà se tra Avigliana e Bardonecchia e il Frejus esistono ancora insegne di locande, di ristoranti, della Stella. Era la Via Lattea, che indicava, lungo la Francigena e attraverso il Moncenisio, il Camino de Santiago. Nessun computer la eliminerà, e a San Michele e alla Stella la dolente e paziente Valle resta, pur perdente, affidata.
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