ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 marzo 2012

Le kikke in arrivo

 La Nueva Teologia Kikiana-Carmeniana...

Qualche Pezzo Grosso del Cammino preannuncia compiaciuto una "nueva teologia" kikiana-carmeniana: ce lo testimoniava un fratello neocatecumenale che si firma "Mko" poco più di una settimana fa. Siamo davvero al colmo della superbia, non bastavano la nueva estetica, la nueva liturgia e le nueve schitarrate calanti, ora addirittura una nueva teologia da studiare al posto di quella cattolica:

Ho assistito ad un incontro in cui un pezzo non proprio minore nel cammino ha spiegato che nel cammino si stanno preparando studi per una nuova teologia.... E questo, insieme ad altre cose, mi ha lasciato una grande amarezza proprio alla fine del cammino.

Prima o poi bisognerebbe avviare una discussione sull'abuso dell'aggettivo "nuovo" in ambito cattolico.

La Divina Rivelazione ci è stata data una volta e per tutte. Quindi, semplicemente, non è prevista nessunanovità.

E come potrebbe essere altrimenti? Forse che Nostro Signore avrebbe rivelato "quasi tutto" agli Apostoli, per poi aggiungere qualcosa dopo un po' di secoli, e poi qualcos'altro dopo altri secoli, e poi... e poi ancor oggi noi saremmo legittimamente rosi dal dubbio di non sapere tutto perché un futuro supplemento di "Rivelazione" darebbe una verità maggiore di quella in cui crediamo oggi...?

Mentre è vero che "non si possono rivelare le equazioni differenziali a chi non ha capito ancora le addizioni e moltiplicazioni", è almeno altrettanto vero che qualsiasi metodo fondato sulla segretezza e su rivelazioni "progressive" è equiparabile alla menzogna e all'inganno.

Nella vita della Chiesa, ciò che "progredisce" non è il contenuto della Rivelazione, ma il modo di porsi davanti ad essa. È un progresso che non fa salti né contraddice ciò che si era sempre insegnato prima. In una sola parola: «Tradizione».

Tento una piccola analogia: da bambini impariamo addizioni e moltiplicazioni, e poi scopriamo che sono utili per quanto riguarda i soldi, per quanto riguarda la velocità del treno, per quanto riguarda la classifica del campionato... E la conoscenza poi si allarga ai "numeri con la virgola", senza tradire né banalizzare quello che già si sapeva... E così via. Nessun uomo onesto e sano di mente viene mai a propinarci una qualsiasi "novità"(incoerente con la "Tradizione") tentando di convincerci che due più due fa cinque e che ciò migliorerebbe di colpo le nostre conoscenze scientifiche.

Ecco perché l'aggettivo "nuovo" applicato alla teologia (e ugualmente alla liturgia, perché il modo con cui si prega è specchio di ciò in cui si crede), nella storia della Chiesa è sempre stato utilizzato per suggerire ironia e disprezzo verso disonestà e assurdità (il vero progresso, nella teologia, è quello che chiarisce, illumina, santifica, non quello che ha bisogno di censurare: il vero progresso è san Tommaso, sant'Anselmo, san Bonaventura...)

Per esempio, il primissimo nomignolo che si beccarono i seguaci di Lutero fu quello di "innovatores": gli "innovatori", coloro che propugnavano cose "nuove", come se fino a quel momento la Chiesa si fosse sempre sbagliata nel prendere sul serio Nostro Signore Gesù Cristo.

Anche nei tempi recenti sono sorti dei fondatori di movimenti che battono tanto sul tasto del nuovopresentandolo come intelligente ed efficace superamento di tutto ciò che c'era prima, sottilmente spostando l'accento dal modo nuovo di vivere le cose tradizionali della fede, ad un nuovo [diverso] modo di concepirle, rivelate dal santone di turno "illuminato" da non si capisce bene quale "Spirito" e magari anche da qualche "visione" (si pensi per esempio alla «generazione nuova» dei focolarini, e alle visioni del «Paradiso» della fondatrice; oppure alla «nueva estetica» kikiana, canzonette orrende e icone ancor più orrende, obbligatorie per preghiere e liturgie neocat, ed ovviamente alla presunta «apparizione» avuta da Kiko e rivelata non certo al vescovo, non certo nella discrezione e nella preghiera, ma ad una ex-suora appena conosciuta al bar).

Nella gran caciara che ha letteralmente circondato ed accompagnato il Vaticano II, l'aggettivo "nuovo" è stato utilizzato boriosamente come risolutore di ogni problema, sottintendendo che tutto ciò che è tradizionale (a partire per esempio dalla liturgia e dalla dottrina), se non è da screditare, è almeno da tener lontano dai cattolici oramai "adulti" (come se con l'acqua sporca bisognasse buttar via anche il bambino): si pensi ad esempio al divieto di inginocchiarsi nelle celebrazioni neocatecumenali, ed al loro bislacco "nuovo" modo di fare la Comunione, con il "nuovo" significato dato da Kiko e Carmen.

Quando il "nuovo" si oppone anche minimamente alla sana Tradizione, è segno che dietro l'etichetta di "nuovo" si nasconde qualcos'altro. Fa riflettere, per esempio, il fatto che i fondatori del Cammino Neocatecumenale minacciarono pubblicamente uno scisma dalla Chiesa (in una convivenza a Porto San Giorgio del 2010, in cui la cosa più agghiacciante non fu la minaccia dello scisma, ma il fatto che nessuno dei presenti ebbe il coraggio di protestare). È noto poi che le alte sfere neocatecumenali intendono promuovere il cosiddetto "sacerdozio femminile" ma ritengono che non sia ancora giunto il momento di rivelarlo agli strati più bassi del Cammino (ai quali la "novità" verrà presentata come esito sacrosanto di tutto ciò che hanno appreso dagli "infallibili" super-catechisti).

Così dunque è possibile comprendere il disagio manifestato da "Mko": ma come, dopo che vi ho seguito così fedelmente, cambiate le carte in tavola? Dopo che vi ho affidato per ventisei anni la mia anima, seguendo anche quando non capivo, obbedendo anche quando sentivo puzza di marcio, sento annunciare una nueva teologia? Come mai anziché appianare i problemi come ci chiede il Papa, escogitate addirittura una nueva teologia per giustificare i vostri abusi? Perché mai ci dobbiamo distaccare in ogni cosa da ciò che fa la Chiesa?

Se il Cammino è un "dono dello Spirito", le innovazioni dottrinali/liturgiche kikiane-carmeniane possono essere mai parte del "dono"? Quale "Spirito" può contraddire se stesso? Se il Cammino si oppone a qualcosa della Tradizione, cos'è più "dono dello Spirito": il Cammino oppure la Tradizione?

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