“E’ una scelta per il popolo, non contro il popolo, alla quale ho dato il mio assenso autonomamente”. Così il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn difendeva ieri davanti alle telecamere della tv di stato austriaca la decisione, clamorosa per molti, di confermare a capo del Consiglio pastorale di Stützenhofen, a nord di Vienna, Florian Stangl. Chi è Stangl? Una persona come tante la quale, tuttavia, oltre a essere dichiaratamente omosessuale convive col proprio compagno.
In Austria non si parla d’altro. I quotidiani lodano il “cardinale generoso”, Schönborn appunto, che nonostante le vibranti proteste di gruppi di cattolici che dai media vengono definiti “tradizionalisti”, ha deciso di “aprire la chiesa al futuro”.
Tra i contrari c’è il parroco di Stützenhofen, padre Gerhard Swierzzek. E’ stato lui a chiedere l’intervento di Schönborn dopo aver dichiarato l’elezione – Stangl è stato eletto capo del Consiglio ottenendo la maggioranza dei voti dei fedeli del posto – “non valida”. Confidava nell’appoggio del porporato, ma così non è stato. Prima di pronunciarsi in favore della decisione Schönborn ha voluto incontrare Stangl e il suo compagno a pranzo. Poi ha detto: “Ora capisco perché la comunità di Stützenhofen l’ha votato. E’ una persona impressionante, un uomo umile e di grande fede”. E ancora: “Conosco le regole, ma so anche che Gesù è venuto per l’uomo e non per le regole. Penso che questo giovane è nel posto giusto e per questo acconsento alla sua elezione”.
Nei giorni scorsi anche in Austria sono rimbalzate le parole che sul Corriere della Sera ha scritto il cardinale Carlo Maria Martini in merito alle coppie gay. “Non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi lo stato potrebbe anche favorirli”, ha detto Martini. Per molti cattolici d’Austria è qui che anche Schönborn “vuole arrivare”. Lui che, nel 2010, aveva affermato che “in tema di omosessualità si deve considerare anche la qualità di una relazione” e che, se questo elemento c’è, “se ne può parlare con apprezzamento”.
Non è facile il magistero di Schönborn a Vienna. Da mesi la “Pfarrer Initiative”, promossa nel 2006 da monsignor Helmut Schüller, pressa il cardinale e il Vaticano per avere riforme: il superamento della separazione strutturale tra chierici e laici per una corresponsabilità nella chiesa; un aperto confronto sulla sacra scrittura per raggiungere la piena partecipazione delle donne ai ministeri ecclesiali; la possibilità per le singole comunità di celebrare l’eucaristia e animare la propria fede in una pluralità non delimitata da regole e canoni storicamente condizionati; l’abolizione dell’obbligo del celibato ecclesiastico; la concessione dell’eucaristia ai divorziati risposati e la fine di ogni discriminazione nei confronti delle persone omosessuali. E il Vaticano? Per ora osserva ogni cosa ma si dice che, in silenzio, mediti contromosse.
Pubblicato sul Foglio martedì 3 aprile 2012
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