La questione è quella delle intercettazioni delle conversazioni private, praticate a tappeto e sistematicamente messe in piazza anche quando non configurano alcun reato e non hanno alcuna giustificazione giudiziaria.
Una pratica che se applicata anche a dirigenti di Chiesa, come la si applica contro l’uno o l’altro personaggio pubblico, avrebbe effetti devastanti nel senso pieno della parola.
Nel condannare questa pratica “L’Osservatore Romano” è stato netto. È ciò che si ricava dalla lettura di un testo dell’insigne storico della Chiesa Paolo Prodi, apparso sul quotidiano della Santa Sede il 4 maggio.
Il testo del professor Prodi era parte della presentazione ufficiale, tenuta il 3 maggio nel Palazzo della Cancelleria, di due volumi sul sacramento della penitenza e sulla Penitenzeria Apostolica editi dalla Santa Sede.
Ha scritto Prodi al termine del suo dotto intervento sul rapporto tra foro interno e foro esterno nella Chiesa e nella società moderna e contemporanea:
“Ora nella crisi della giustizia statale, nello sviluppo abnorme della piazza mediatica dove tutto ciò che è interno viene messo in mostra come in un immenso e continuo foro pubblico senza alcun senso di una scelta interna tra bene e male, penso che la Penitenzieria, anche con le sue esperienze secolari, possa avere un ruolo importante per parlare a quest’epoca, per riportare in primo piano nella Chiesa il tema della coscienza, del peccato e del foro interno”.
Pochi giorni prima, invece, il segretario della CEI aveva sciolto un inno agli aspetti “positivi” delle intercettazioni, indicate addirittura come preludio di “un’epoca nuova per l’umanità”.
Ecco che cosa ha detto monsignor Crociata in una conferenza su etica privata ed etica pubblica tenuta il 28 aprile, a Sorrento, al Sovrano Militare Ordine di Malta, e diffusa dall’ufficio per le comunicazioni sociali della CEI:
“Accanto alla rilevata separazione tra sfera privata e pubblica e tra i rispettivi parametri etici, si assiste oggi a un fenomeno opposto, quello di una crescente porosità tra queste due sfere. Sempre più il privato diventa pubblico, come risulta evidente nel caso delle intercettazioni telefoniche e della loro diffusione, negli scandali legati alla sfera affettiva e intima, nella comunicazione dei propri sentimenti su mezzi di comunicazione di massa, nella condivisione di video che riportano la propria vita privata. Al tempo stesso il pubblico entra nel privato, con sondaggi che interpellano i singoli su questioni di rilevanza pubblica, e attraverso la rilevazione e la diffusione delle opinioni su radio, televisione e social network. Questa mescolanza di privato e pubblico può portare nella direzione di un’accresciuta presa di coscienza del peso non meramente individuale delle proprie scelte. Lo scandalo avvertito dai più di fronte alle frodi perpetrate da esponenti delle classi dirigenti rivela la crescente percezione dell’urgenza di un’etica pubblica da tutti condivisa e rispettata. Proprio i media moderni, capaci di trasformare le abitudini delle persone e le persone stesse, spalancano le porte a un’epoca nuova per l’umanità e a una ridefinizione di privato e pubblico. Di questa novità che ci sta davanti, di cui comprendiamo solo in parte la portata, è doveroso percepire le opportunità positive, oltre a denunciarne gli squilibri”.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/05/05/crociata-pro-intercettazioni-ma-il-vaticano-non-ci-sta/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.