- FAIDA TRA LA VECCHIA GUARDIA E I BERTONIANI PER IL SUCCESSORE DI RATZINGA - SI ANNUNCIA UN NUOVO CONCISTORO “DI RISARCIMENTO” PER DICEMBRE PERCHÉ DOVREBBE RISTABILIRE GLI EQUILIBRI DESTABILIZZATI DALL’ULTIMA INFORNATA DI PORPORATI TUTTI LEGATI A BERTONE - TARCISIO VERSO LA PENSIONE: IL PAPA DOVRÀ SCEGLIERE TRA CONTINUITÀ (IL MINISTRO DEGLI ESTERI MAMBERTI) O CAMBIO DI DIREZIONE (SANDRI)…
Giacomo Galeazzi, Francesco Grignetti per "La Stampa"
TARCISIO BERTONE
In gioco, come è di tutta evidenza, ci sono gli equilibri più
delicati del Vaticano. E lo scontro che si va consumando dietro il
Portone di Bronzo riguarda la posta più alta che ci possa essere: la
scelta del prossimo Papa. Così la leggono, almeno, gli analisti più
fini. Secondo una lettura condivisa anche dall'«intelligence» italiana, è
in corso una guerra di posizione tra almeno due schieramenti l'un
contro l'altro armati.
IL CARDINAL SODANO ALLA MESSA IN RICORDO DI PIETRO PRINCIPEDa
una parte la vecchia guardia, la diplomazia della prestigiosa scuola di
piazza della Minerva (Sodano, Sandri). Dall'altra il nuovo che avanza:
Bertone e i suoi fedelissimi (Versaldi, Calcagno, Coccopalmerio,
Bertello). Che le munizioni siano documenti segreti che finiscono ai
media, poco conta. Resta il fatto che i vertici della Santa Sede stanno
smottando, una casella alla volta. Tutti gli «infedeli» debbono essere
cacciati, nessuno deve rimanere in sella. Prima il segretario generale
del Governatorato, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò. Poi il presidente
dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.
IL CARDINALE ARGENTINO LEONARDO SANDRI jpeg
Non è un mistero che nel mirino dei «corvi» ci sia ora il segretario
di Stato, Tarcisio Bertone. Ieri il Pontefice ha esternato pubblica
fiducia verso i suoi più «stretti collaboratori» proprio per puntellare
la posizione del suo braccio destro. E' la gestione bertoniana, però,
che avrebbe scatenato la faida dentro la Curia vaticana.
ETTORE GOTTI TEDESCHI Un
passo, in particolare. La nomina da parte del Papa di 22 nuovi
cardinali nel concistoro del 18 febbraio. Erano mesi che se ne parlava
nei corridoi del Vaticano. Ma quando si sono conosciuti i nomi, alla
corrente ostile a Bertone è parso chiaro che gli equilibri nel Sacro
Collegio stavano cambiando perché molti dei nuovi cardinali erano
italiani e molti quelli considerati di osservanza bertoniana. E così un
intellettuale cattolico che parla chiaro come lo storico Alberto Melloni
spiegava fuori dai denti: «Ormai lo hanno capito anche i sassi, è
dentro il cuore del potere curiale che si addensa il grosso delle
tensioni e delle insoddisfazioni».
Certo, nel collegio cardinalizio la componente italiana è molto forte, ma da che mondo è mondo i cardinali non hanno mai votato guardando alla bandiera. Gli italiani hanno perso il conclave nel ‘78 e nel 2005 non perché fossero pochi ma perché erano divisi. La maggioranza nel prossimo conclave, dunque, è la vera posta in gioco. Ovvero gli equilibri tra le diverse cordate.
CARLO MARIA VIGANO jpeg
Il tutto in vista di una scadenza che è nella natura delle cose,
considerando che Benedetto XVI ha compiuto 85 anni. L'accenno di ieri
all'adempimento del suo ministero conferma che Benedetto XVI non ha la
benché minima intenzione di dimettersi. Una proposta che il direttore
del «Foglio» Giuliano Ferrara, tra gli altri, è tornato a prospettare in
questi giorni.
«Elucubrazioni giornalistiche», l'ha liquidata il portavoce vaticano Federico Lombardi. Lo stesso Ratzinger, peraltro, non aveva escluso l'ipotesi di dimettersi, nel libro-intervista «Luce del mondo», qualora non fosse più in grado di guidare la Chiesa per impossibilità fisica, psicologica o spirituale, ma aveva precisato che un comandante non lascia la nave nei momenti di difficoltà.
PAPA RATZINGER IN PREDA AL VENTO
Intanto si annuncia ormai un nuovo concistoro, che si dovrebbe tenere
a dicembre e che qualcuno Oltretevere chiama «di risarcimento» perché
dovrebbe ristabilire gli equilibri destabilizzati dall'ultima infornata
di porporati. Anche gli episcopati nazionali manifestano malumore per la
sproporzione tra capidicastero premiati con la berretta cardinalizia e
Chiese locali sottorappresentate nel Sacro collegio.
GIULIANO FERRARA
La tempistica della fughe di documenti fa pensare ad un piano
predefinito, ma resta da vederne gli effetti. Quanto la «guerra dei
veleni» all'interno della Curia romana può accrescere o diminuire le
chance di ascesa al Soglio di Pietro di un candidato italiano dopo due
pontefici stranieri?
Uno scenario sotto osservazione dell'«intelligence» soprattutto da quando un papabile italiano (l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola) è in pole position per la successione. «Il Papa non è fuori dalla disputa, alla fine farà giustizia ed emergerà chiaramente chi avrà vinto e chi avrà perso in questa contesa», assicura un cardinale «mediano» tra le due fazioni in lotta. La commissione cardinalizia non fa sconti, tiene «audizioni» con monsignori e porporati, riferisce personalmente al Pontefice ciò che di più grave emerge. L'attenzione è focalizzata in particolare su un cardinale di Curia di lungo corso.
Cardinale Scola
«I cardinali rispondono al Papa, se ci sono problemi seri che
riguardano un cardinale sicuramente dev'essere coinvolto - spiega padre
Lombardi -. Non può dipendere dal capo della Gendarmeria o dal
magistrato inquirente se interrogare o meno un cardinale».
Attilio NicoraLa
commissione d'inchiesta raccoglie testimonianze e informazioni su
Vatileaks, ma è tutt'altro che risolta anche la partita-Ior. Nel
«direttorio» della banca del Papa, i cardinali Nicora e Tauran hanno
chiesto chiarimenti sulla sfiducia a Gotti Tedeschi. «Non poteva restare
presidente: faceva scenate in consiglio e trattava male gli altri
componenti laici del board», spiega un banchiere vicino a Bertone.
Se l'orizzonte ultimo è il conclave, la tappa intermedia è la segreteria di Stato. A dicembre Bertone compie 78 anni e il Papa potrebbe sostituirlo per pacificare la Curia. A seconda se al suo posto andrà il ministro degli Esteri Mamberti (continuità) o Sandri (cambio di direzione) si capirà quale fazione ha avuto la meglio.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-39649.htm
Certo, nel collegio cardinalizio la componente italiana è molto forte, ma da che mondo è mondo i cardinali non hanno mai votato guardando alla bandiera. Gli italiani hanno perso il conclave nel ‘78 e nel 2005 non perché fossero pochi ma perché erano divisi. La maggioranza nel prossimo conclave, dunque, è la vera posta in gioco. Ovvero gli equilibri tra le diverse cordate.
«Elucubrazioni giornalistiche», l'ha liquidata il portavoce vaticano Federico Lombardi. Lo stesso Ratzinger, peraltro, non aveva escluso l'ipotesi di dimettersi, nel libro-intervista «Luce del mondo», qualora non fosse più in grado di guidare la Chiesa per impossibilità fisica, psicologica o spirituale, ma aveva precisato che un comandante non lascia la nave nei momenti di difficoltà.
Uno scenario sotto osservazione dell'«intelligence» soprattutto da quando un papabile italiano (l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola) è in pole position per la successione. «Il Papa non è fuori dalla disputa, alla fine farà giustizia ed emergerà chiaramente chi avrà vinto e chi avrà perso in questa contesa», assicura un cardinale «mediano» tra le due fazioni in lotta. La commissione cardinalizia non fa sconti, tiene «audizioni» con monsignori e porporati, riferisce personalmente al Pontefice ciò che di più grave emerge. L'attenzione è focalizzata in particolare su un cardinale di Curia di lungo corso.
Se l'orizzonte ultimo è il conclave, la tappa intermedia è la segreteria di Stato. A dicembre Bertone compie 78 anni e il Papa potrebbe sostituirlo per pacificare la Curia. A seconda se al suo posto andrà il ministro degli Esteri Mamberti (continuità) o Sandri (cambio di direzione) si capirà quale fazione ha avuto la meglio.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-39649.htm
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